Le stelle e Van Gogh…

  In una delle sue ultime lettere, che Vincent Van Gogh scrive al  fratello Theo, prima di togliersi la vita, il pittore parla della grande attrazione che le stelle esercitano su di lui, la gioia che prova al solo pensiero di poter arrivare lassù… e di come queste siano irraggiungibili se non morendo… Questi sono i pensieri di un pazzo, secondo i medici) di un pazzo che ragiona della vita in termini filosofici ed oggettivi, come pochi uomini normali farebbero.Evidentemente la sensibilità artistica apre nella mente sentieri unici e speciali.

[Arles – luglio 1888] […] È veramente un fenomeno strano che tutti gli artisti, poeti, musicisti, pittori, siano materialmente degli infelici – anche quelli felici […] Ciò riporta a galla l’eterno problema: la vita è tutta visibile da noi, oppure ne conosciamo prima della morte solo un emisfero? I pittori – per non parlare che di loro – quando sono morti e sepolti parlano con le loro opere a una generazione successiva o a diverse generazioni successive. È questo il punto o c’è ancora dell’altro? Nella vita di un pittore la morte non è forse quello che c’è di più difficile.

Dichiaro di non saperne assolutamente nulla, ma LA VISTA DELLE STELLE MI FA SEMPRE SOGNARE, come pure mi fanno pensare i puntini neri che rappresentano sulle carte geografiche città e villaggi. Perché, mi dico, i punti luminosi del firmamento ci dovrebbero essere meno accessibili dei punti neri della carta di Francia? Se prendiamo il treno per andare a Tarascon oppure a Rouen, possiamo prendere la morte per andare in una stella. Ciò che però è certamente esatto, in questo ragionamento, è che essendo in vita non possiamo arrivare in una stella, non più di quanto, essendo morti, possiamo prendere il treno.

Comunque non mi sembra impossibile che <le malattie> possano costituir dei mezzi di locomozione celeste, così come i battelli, gli omnibus e il treno sono mezzi di locomozione terrestri. Morire tranquillamente di vecchiaia sarebbe come viaggiare a piedi. […]

 


Picasso e Velasquez…dall’ammirazione alla rivisitazione.

“Se mi mettessi di buona lena a copiare Las Meninas, a un certo punto arriverei a un’interpretazione personale, dimenticando l’opera di Velázquez. Sicuramente modificherei o cambierei la luce, spostando dei personaggi. Così, poco a poco, le damigelle d’onore apparirebbero deplorevoli a un pittore che copiasse opere antiche in modo tradizionale. Non sarebbero più le figure che aveva visto sulla tela di Velázquez. Sarebbero solo le ‘mie’ Meninas “.Così scriveva Picasso ad un amico anni prima di dedicarsi alla rivisitazione di artisti del passato, che aveva sempre amato ,ed essere approdato ,dopo aver sperimentato molti stili diversi, alla quasi esasperazione del cubismo.

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È del 1950 la sua copia del Ritratto di pittore di El Greco, del 1955 la sua interpretazione delle Donne di Algeri di Eugène Delacroix. Sei anni dopo si cimentò con il primo pittore della modernità, Édouard Manet e la sua opera più rappresentativa ed enigmatica Le déjeuner sur l’herbe. Ma solo delle “meninas” creò tante riproduzioni- mentre rifece di Velasquez anche El bufòn , il giullare di corte, in una curiosissima interpretazione, dove traspare tutta per intero l’ispirazione.

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IL BACIO nella scultura.( I miei preferiti)

 

“Non disse parola e non rallentò la stretta per cinque minuti buoni, durante i quali le diede più baci di quanto, potrei giurarlo, non ne avesse mai dati in tutto il resto della sua vita”. Ecco l’emozione e la bellezza del bacio, la passione per eccellenza, descritta da Emilie Bronte in ” Cime tempestose”.

IL BACIO di August Rodin-

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AMORE E PSICHE di Antonio Canova –

La notissima Scultura, tra le più note e amate al mondo, dove l’ erotismo sottile e raffinato emerge dalla tenera contemplazione del dio Amore al volto della fanciulla ,ricambiato da Psiche con una dolcezza di pari intensità. L’opera Amore e Psiche del 1788 è un capolavoro .Nella ricerca d’equilibrio questo squisito arabesco dispone le due figure diagonalmente e divergenti fra loro, bilanciando la piramide dei corpi con le ali aperte di Amore. Le braccia di Psiche invece incorniciano i volti, tesi nell’emozione , dove, il desiderio senza fine di Eros è ormai vicino allo sprigionamento. Opera che è la sintesi del bello, in ogni sua forma.

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ETERNA PRIMAVERA di Auguste Rodin –

In questa splendida scultura, la passione “sfrontata” travolge la coppia , che sboccia in tutte le parti più intime e nei gesti. Rodin ci regala una rappresentazione di un eros propulsivo e vibrante. Impeto nel pathos e veemenza nei gesti passionali, o più pacatezza e compostezza nel momento supremo dell’eros, ma Rodin, superbo maestro, ci mostra senza falsi pudori, tutta la naturalezza che porta al piacere amoroso.

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FAUST E MARGHERITA di Antonio Tantardini –

Ispirato al celebre poema drammatico di Goethe, il gruppo scultoreo, realizzato nel 1864, ci mostra Faust seduto su di uno sgabello abbracciato ad una giovane donna in piedi, Margherita. L’attimo colto è quello in cui i due amanti si avvicinano per scambiarsi un tenero bacio, il tutto calato in una fiabesca cornice medievale.

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Casa Vicens,opera di Gaudis,visibile dall’autunno a Barcellona…

Questa è Casa Vicens, si trova a Barcellona, ed è la prima opera architettonica dell’architetto Gaudìs, costruita tra il1883 e il 1885. Di proprietà privata fino alla fine degli anni’90 del secolo scorso, è stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. Negli ultimi due anni è stata sottoposta a lavoro di restauro e recupero . Ad ottobre aprirà per la prima volta le porte al pubblico, riproposta come centro culturale. Immagino che questa opera diventerà presto un altro luogo importante della città catalana, dove ogni anno migliaia di persone sono attratte dalle altre opere di Gaudìs presenti .

Una pennellata di Danza nella Parigi bohémien…

2 A Parigi ,Le moulin de la Galette ,nel XIX secolo , (su di una collina, con ristorante, bar, sala e spazio all’aperto per il ballo) era assai più ampio dell’attuale e comprendeva al suo interno due vecchi mulini a vento: il Moulin Radet ed il più grande Moulin Blute-fin. Il luogo divenne famoso perché era assiduamente frequentato dai pittori che lavoravano a Parigi in quel periodo ,che va dalla seconda metà del XIX secolo ai 1primi decenni del XX secolo. Mi riferisco a Renoir, Toulouse -Lautrec, Van Gogh, Picasso, Utrillo ed anche Giovanni Boldrini per trovare il soggetto di un suo dipinto. Ho messo insieme alcuni dipinti nei quali si possono vedere le varie interpretazioni, che le pennellate di questi artisti hanno immortalato; feste più o meno popolari, stili, colori, pennellate diverse in quella ricerca continua dinuovo dall’ Impressionismo in poi.

 

 

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