Creato da: miraggiogranata il 21/08/2006
Il Toro....uno stile di vita.

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Ricordi di un calcio che non c'è più.

Post n°2 pubblicato il 21 Agosto 2006 da miraggiogranata
 
Foto di miraggiogranata

Lo si sente dire giornalmente, "Il calcio è cambiato", è vero è totalmente un'altra cosa.                Tralascio l'aspetto economico, che è quello più dibattuto, ma mai spiegato in maniera onesta.            Giri di tante, troppe parole per non dire nulla.                 Non si vuole ammettere che tutto questo "baraccone" oggi appartiene a 4/5 società ed ai loro potentati economici, e tutte le altre a recitare il ruolo di comparse.                         Nessuno deve infastidirle, né negli stadi, né tantomeno, nelle stanze dei bottoni.  In altre parole……. Tacere e subire.                  Forse è cambiato troppo velocemente,  forse io non sono riuscito ad adeguarmi, o forse sono semplicemente attaccato ad un calcio romantico, ma non mi ci ritrovo più.                Ho nostalgia del calcio di ieri ed ho tanti ricordi legati ad esso.             Ricordo, ad esempio, le raccolte delle figurine dei calciatori della mia infanzia.   Le prime che ho collezionato erano dei rettangoli di carta, con l'effige dei nostri eroi a mezzobusto.                       Non sembravano neppure una foto, mi parevano dei disegni.            Carta opaca, colori sbiaditi, graficamente brutte e approssimative, ma quanto fascino!            Nella mente di noi bambini quelle facce non erano di uomini ma appartenevano a Dei indistruttibili, invincibili, immortali.                        Potevamo affezionarci perché essi non tradivano, quei visi erano un tutt'uno con le maglie che indossavano.  A quei tempi le pagine degli album delle "figu" erano uguali per anni, oggi le raccolte prevedono aggiornamenti quasi mensili.                 Che emozione andare dal giornalaio con cento lire per acquistare ben cinque bustine.                                 Che miracolo trovarci quella da tempo attesa o che ci permetteva di finire la squadra!.              Che tenerezza vedere quei bimbi con la tasca delle "braghe corte" gonfia di figurine trattenuteda un elastico.                                      Passando davanti alle scuole si poteva assistere all'unico mercanteggiamento che si conoscesse.                  Si poteva udire:"Celo, celo, manca" e la parola bustina non era certo tristemente associata adaltri concetti, come purtroppo capita oggi.                           Ricordo quelle pagine dell'album così schematiche, quell'ordine dall'uno all'undici, quei portieri tutti "neri".                     Sotto la foto un po' di curriculum e quei bei ruoli chiari, comprensibili, certi.                                 Portiere, terzini destro e sinistro, centromediano in seguito divenuto stopper, libero, mediano, ali destra e sinistra, centravanti.    Com'erano belle quelle definizioni ormai desuete.  Com'era bella quella rigidità schematica.                                    Che fascino quelle specializzazioni.                     Ci si poteva identificare nei ruoli.   Sulla destra col "2"  giocava un marcatore arcigno, più veloce del "5" che stazionava al centro, forse più statico e certamente più "cattivo".Sulla sinistra col "3" un marcatore con "più piedi" e più fiato.                           Picchiavano niente male anche il "4" e l'"8", rispettivamente mediano detto di spinta e mezza-la destra.                Il "6" era il libero, ultimo a difendere e primo ad impostare.Il "7" era l'estroso della squadra, calzettoni abbassati, a dribblare sulla fascia destra.  In mezzo col "10" classe e geometrie e davanti il "9" e l'"11", centravanti e ala sinistra a sgomitare per buttarla dentro.  Bello, meravigliosamente bello, come belle sono le cose semplici ed il calcio è un gioco sem-plice; chi attacca deve riuscire a segnare e chi difende deve esser bravo ad impedirglielo.                         L'ala deve fuggire sulla fascia, il terzino deve esser più "gatto" di lui giocando in anticipo.                                    Tutto tremendamente semplice!.   Non so' come e quando sia cominciato l'azzeramento di tutto questo, ma oggi mi sento tatticamente nauseato.            Oggi l'ala sinistra la fa un terzino, senza saperlo fare, si sfianca su e giù sulla fascia senza capirci il verso, senza riuscire mai a concludere le sue inutili corse con  un cross azzeccato o un'invenzione vincente.                              E' diventato una vergogna il marcamento ad uomo, o sarebbe più giusto chiamarlo a "donna"(come sostiene Fascetti); tutti sulla stessa linea, con l'uomo a cinque metri!                          Non esistono più lo stopper e il libero, sostituiti dai "centrali" e non si capisce chi dei due debba marcare oppure a gire in chiusura.                 Per come la vedo io non lo sanno neppure loro e lo dimostrano con i tanti gol presi in maniera ridicola.                 Non concepisco come si possa (anche per ragioni di fisica e meccanica del moto dei corpi) difendere la propria area o la propria porta, correndo verso di essa come fa' l'attaccante avversario.                             Avrei ancora mille cose da  dire circa le tattiche, sulle regole, su questo odiato calcio moderno ma sono arrivato in fondo al foglio e non vorrei avervi scocciato con questo mio sfogo.                           Ora lascerò la tastiera e andrò a rivedermi, con un po' di malinconia le mie vecchie, care figurine.

Aprile 2004

 
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