Creato da: miraggiogranata il 21/08/2006
Il Toro....uno stile di vita.

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Luoghi comuni e malafede.

Post n°276 pubblicato il 30 Maggio 2009 da miraggiogranata
 
Foto di miraggiogranata

Ogni giorno che passa il calcio italiano mi fa sempre più schifo.
E’ successo qualcosa qualche anno fa che ha portato alla luce il marcio di una situazione triste e meschina, ma dopo un po’ di turbolenza,  tutto è ritornato nei giusti ambiti.
Non c’è da stupirsi, né da meravigliarsi, non possiamo neppure indignarci, zittiti dal coro di voci servili che ci fanno passare pure per fessi.                               E’ l’Italia, un grande Paese gestito male, vilipeso, umiliato, tenuto in ostaggio da personaggi piccoli.
Libero ma sotto un regime dittatoriale che impone con la forza mediatica il suo pensiero a senso unico, attenzione, non sto trattando di politica, argomento che mi nausea ancor di più, ma della tirannia calcistica nazionale.
Ci impongono, ci vogliono far credere a cose inammissibili per ogni testa pensante, ci violentano con teorie atte a dimostrare la bontà della loro scelta di campo opposta alla nostra ridicola posizione.
Avete sempre sentito dire che gli arbitri sbagliano sempre in buona fede, frase falsa ma che suona come monito a non fiatare, a non ribellarsi perché  è un postulato che non può esser messo in discussione.                 Non sbagliano in buona fede, l’errore arbitrale è sempre in malafede se non altro perché un arbitro non gode della libertà di giudizio né della possibilità di sbagliare.
Non è libero chi sbagliando a sfavore della “mafia” viene linciato con titoli in prima pagina, viene criticato con fiumi d’inchiostro e parole di fuoco, viene punito con arbitraggi di partite di seconda categoria e frenato l’avanzamento di carriera,
Non è libero di prendere una decisione serena che vada a scapito del potente perché andrebbe contro sé stesso, per cui “Meglio disonesto che fesso” sarà il suo pensiero ricorrente.
Meglio dare addosso a chi non conta niente e non può nuocere, intanto mai si potrà difendere, anzi, lui stesso verrà difeso a spada tratta e ne salterà sempre fuori pulito, con i complimenti del potere.
Altro luogo comune che hanno fatto passare come dogma è che gli arbitri italiani siano i migliori del mondo, e chi lo ha certificato?
Chi ha questa assoluta certezza che non lascia neppure il beneficio del dubbio?            Forse che siano i tirapiedi di chi dagli stessi ha ricevuti gentili omaggi, aiutini e aiutoni, scudettini e coppettoni?
E che dire di chi dice che alla fine i torti subiti si compensano coi favori ricevuti?
Ma come è possibile che qualcuno abbia qualcosa a favore o contro se gli arbitri italiani sono i migliori del mondo e pressoché infallibili?
Son tutte balle e chi le scrive ne è perfettamente a conoscenza ma deve far passare questa teoria perché il padrone ha dato quest’ordine, perché la nebbia impalpabile della regolarità scenda e copra le ingiustizie ed i favoritismi, ammantandole di candida verginità.
Dopo le cose dette in malafede, ce n’è un’altra detta per ignoranza calcistica: Con l’attribuzione dei tre punti per la vittoria, i pareggi non servono a nulla.
Teoria bislacca ed illogica se almeno non confortata da una doverosa precisazione: Per le prime in classifica il pareggio serve a poco!
Certo che si, perché è normale che se davanti qualche squadra continua a vincere, chi insegue per raggiungerla deve fare altrettanto, non certo accontentarsi del misero punticino.
Al contrario succede in coda alla classifica, poiché lì i tre punti a partita son solo una meteora e se le concorrenti non ottengono punti il misero, risicato punticino  diventa oro e sembra un balzo in avanti eccezionale.
Luoghi comuni, malafede, ignoranza, prepotenza, cupidigia e tutto và avanti così anche per colpa nostra che ci facciamo irretire dal pensiero di altri, che non proviamo neppure a elaborarne uno nostro, strumentalizzati da chi ci vuole così per il proprio tornaconto.
Tutto tristemente vergognoso o vergognosamente triste.

 
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