Creato da: miraggiogranata il 21/08/2006
Il Toro....uno stile di vita.

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Un mito....un uomo.

Post n°11 pubblicato il 23 Agosto 2006 da miraggiogranata
Foto di miraggiogranata

Aldo Agroppi è stato nostro ospite in un bel pomeriggio di fine marzo.            E' apparso sulla spiaggia di Sestri, puntuale, elegante, giovanile.                 Io non mi sono avvicinato, non osavo farlo,  lo guardavo da un po' più in là, sperando che nessuno se ne accorgesse per non passare da maleducato; avevo il timore di avvicinarmi al "mito".                    Vivo il calcio in maniera romantica, non sono particolarmente affezionato ai tabellini, non ricordo alcun dato.  Ogni volta che gli amici del Club, sulla tal partita mi sanno dire i marcatori, la sequenza del risultato, chi arbitrava, addirittura il numero degli spettatori, ….. rimango allibito.           Ho una memoria sognante dove la realtà prende i colori del sogno, appunto, con una voglia matta di mischiarsi con la fantasia, i ricordi non sono fotografici, prendono il profumo dell' ambiente che mi circonda, forse dell'irrealtà.                 Ho definito Agroppi "mito" non a caso, abusiamo troppo di questa parola, tanto da farle perdere la giusta identità, per lui è appropriata perché è entrato a far parte di quella che è ormai una favola nella mia mente.                      Era il 12 marzo del 72', il Toro stava andando bene, era secondo in classifica, quando venne a giocare qui a Genova contro la Sampdoria.                            I nostri tifosi locali erano giustamente orgogliosi di quella formazione e vollero partecipare numerosi all'evento.                Ero un ragazzino, mio padre, granata di quelli che stanno male per il Toro, mi portò assieme a lui e ad altri compagni di fede a Marassi.                      Non chiedetemi dello svolgimento della partita.                    Ho negli occhi solo quella calca umana dei distinti, quel cortiletto proprio lì, accanto agli scaloni d'entrata di quel settore, il rumore dei tacchetti dei "nostri" che procedevano al riscaldamento.                     Risento l'odore dell'erba, del fango direi, del campo da gioco, i litigi dei tifosi mischiatiassieme, il suono del pallone calciato, quello della rete colpita dallo stesso, e rivedo quella palla rotolarvi dentro abbondantemente, per poi essere tirato fuori da uno dei personaggi meno nobili del mondo del calcio (Lippi).               Ricordo l'amarezza, il magone da una parte e gli sberleffi e la malafede dall'altra.                     Questo era il mio ricordo di Aldo, lì in mezzo, col sei sudato, infangato, sulla schiena, a randellare e lottare per noi tutti….. il mito, appunto.           Ora ritrovo l'uomo, un uomo che la maturità e le traversie della vita, hanno reso saggio, riflessivo, voglioso di parlare più da uomo della strada che da personaggio del calcio.                            Non sono deluso perché il mito in me è rimasto tale, indelebile, e sono contento di associarvi ora anche la persona.                     Una bella persona, come belle sono le persone che hanno sofferto e che non si vergognano di dirlo, che non temono la loro umanità, e che cercano di essere d'aiuto ad altri che a loro volta stanno soffrendo.                    Agroppi parla della sua vita, io che avevo tante domande da fargli su quell'epoca lontana e bellissima come una favola, su di un calcio vero, fatto da uomini veri, lo ascolto senza il coraggio di fiatare.                      Sto ad ascoltarlo mentre guardo il suo viso, che il tempo ha sganciato da quello del calciatore.                              I capelli ingrigiti, gli occhiali che inforca per leggere lo avvicinano sempre più alla figura di un giovanissimo nonno qual' è piuttosto che a quella del combattente impressa nella mia mente.                         E' strano, presto attenzione alle sue parole, ma nel contempo mi estraneo e penso; mi immergo nelle sensazioni che il suo argomento suscitano in me.                           Parla della depressione e brucia ancora il dolore che quella maledetta, e vigliacca malattia reca con sè.                    Dolore nell'anima che sfocia nella disperazione più totale,dolore nel corpo che ormai non ti appartiene, che non risponde più a nessuno stimolo, perché stimoli non hai più.                     Quando sei leggermente più lucido ti chiedi cosa possa aver causato tutto ciò, ma continui a non capire e a chiederti mille volte disperatamente perché.               Perché se un motivo non c'è, perché proprio ora, perché proprio a te!          La vita diventa impossibile per uno che ormai più una vita non ha.   Non ci sono parole, non basta neppure la carezza di chi ti stà vicino e che di nascosto soffre ormai quanto te.                                 Sei solo completamente solo, non contano gli affetti più cari, quegli affetti per cui ieri hai sacrificato te stesso, e che oggi intravedi distanti in un mondo del quale non fai più parte.                        Non hai più alcun desiderio tranne quello di non soffrire più, non importa come, e sai bene come ma ti manca il coraggio che la disperazione ancora non ti dà.                         I giorni passano sempre più lenti, e tu li guardi tremante da un letto, pregando ogni Santo, pregando e piangendo.                            E in alcuni casi avviene il miracolo Qualcuno ti aiuta, ne esci, profondamente segnato per sempre, ma vivo,                       Sei stato all'inferno e sei ritornato, ti senti più forte e più debole nello stesso momento, vuoi scordare al più presto tutto quello sgomento, si è accesa una luce nell'oscurità più completa, e tu provi a seguirla ancora barcollando.                    Lentamente e con tanta fatica ritrovi le cose che avevi lasciato, risenti i suoni e rivedi i colori del mondo, ti guardi dentro e ci trovi qualcuno, questa volta è andata e tu puoi raccontarla!.                       Abbandono questi tristi pensieri perché la presentazione del libro di Aldo è finita, dopo gli autografi di rito andremo con Lui al ristorante.                       Il pomeriggio e la bella serata passata con Agroppi mi hanno dato la possibilità di fare un tuffo nel passato, e dentro di me, di ricordare un campione com'era e di scoprire una persona vera qual'è. 

Aprile 2006
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