Creato da: miraggiogranata il 21/08/2006
Il Toro....uno stile di vita.

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Il duello.

Post n°147 pubblicato il 24 Settembre 2007 da miraggiogranata
Foto di miraggiogranata

Domattina all'alba dietro il convento delle Carmelitane!
Cominciava così la resa dei conti, il momento della verità tra chi aveva 
subito un torto e colui che lo aveva cagionato.
In un bosco, in un posto isolato, alle prime luci del mattino, tra la la neb
biolina che a stento si alza, e l'erba ancora bagnata di rugiada, due genti
lumini erano lì, uno di fronte all'altro, con la camicia bianca ed un'arma
in mano.          Soli, con il loro cavalleresco rancore, in quel silenzio che, 
di lì a poco, verrà rotto dal rumore delle lame o da due colpi di pistola.
Solo il sole appena nato, i due padrini e talvolta un dottore , saranno i te
stimoni della giustizia che si compie o di una doppia iniquità.
Sembra tutto molto lontano, sembra tutto molto incivile, una barbara 
usanza che rispondeva alla sete di giustizia con la via più pratica e più
praticata da quando esiste l'uomo. 
Barbari, incivili, rancorosi, ma almeno non davano fastidio ad altri, se la
vedevano tra di loro e non mettevano nessuno in mezzo allo loro lucida
follia.                         Domenica pomeriggio in Via Monticelli, nel centro di
Genova, questo l'appuntamento che devono essersi dati un centinaio 
di barbari, incivili, falliti di oggi, per regolare i propri conti, che non riesco
a capire quali conti siano.                   Una partita di calcio tra due squadre
cittadine, dopo quasi tre lustri, una generazione cambiata, l'imbecillità,
la viltà, la delinquenza, che invece non cambiano mai.
Non perdo tempo a cercare una motivazione ai loro atti, non mi ci metto 
neppure, e sarebbe meglio che non ci si mettesse più nessuno, da trop 
po tempo si prendono le loro parti, si continua a non condannarli come
sarebbe opportuno.         Da troppo tempo si concedono loro attenuanti,
è vergognoso far sempre ricadere la responsabilità sulla società, sul di
sagio, sul mondo intero, ma mai su di loro.
Sono stufo di sentire teorie deliranti, c'è paura, tanta paura di toccare 
questi "intoccabili", di far pagar loro un prezzo tanto alto, tale da ridur 
li a non nuocere più.              Sono altrettanto sicuro che ciò non avverrà 
mai, per cui vorrei rivolgermi a questi cento, duecento scarti dell'umani
tà, e a tutti quelli della loro stirpe, vorrei invitarli ad essere uomini, se ne
sono capaci.         Vorrei invitarli a prendere esempio da quei folli che duel
lavano in un bosco, in milioni di boschi, che mostravano all'avversario
il loro petto ed il loro volto.
Se proprio devono lavare l'onta dello sgarbo subito, se devono venire
alle mani, se si devono uccidere, lo facciano, lo facciano pure ma vada
no a farlo lontani dalla città, lontani dalla gente che li sente ostili, lontani 
dalla gente che non li sopporta più.
Ieri a Genova era una bella giornata, il sole era caldo, cosa ci sarebbe sta
to di meglio di una bella "gita" sulle alture con mazze, bastoni e colli di
bottiglia.                Perché non salire nel verde invece di andare tra le case
di una città che sta pregustando una bella serata di calcio e serenità.
Sarebbe stato facile organizzare, sarebbe stato facile darsele di santa ra
gione per tutta la mattina e se non fosse bastato anche nel pomeriggio, 
ma non lo hanno fatto perché ci sarebbe voluto del coraggio e questi ver
mi coraggio non ne hanno.            Lontani dal pubblico, lontani dalla forza
pubblica che, sapevano sarebbe accorsa a separarli, non fanno nulla 
perché si rischierebbe troppo, perché si rischierebbe la pelle, senza che
nessuno manco se ne accorga.
La pelle, la loro pelle non la vogliono rischiare, si proteggono con caschi
integrali, questi bastardi, la loro vita è troppo preziosa, non se la vogliono
giocare così.            Vogliono giocare, si, ma con la pelle e con le cose de
gli altri, mica son fessi, è bello rompere le auto di chi non c'entra, è diver
tente distruggere il motorino di chi, domani, vorrebbe usarlo per andare
al lavoro.           Si, ma loro che ne sanno di lavoro, che ne sanno della sve
glia che suona al mattino, loro questa mattina, come le altre mattine, si
sveglieranno e sbadigliando, passeranno davanti alla camera vuota dei
genitori che sono andati, loro si, al lavoro.
La chiameranno insofferenza giovanile, questa mancanza di attributi, la 
chiameranno ribellione, questa viltà, possono chiamarla come vogliono, 
e la colpa non l'avranno mai, ma non saranno mai degli uomini.

Gli uomini forse son rimasti in un bosco con la camicia bianca, il volto scoperto 

 e una spada in mano.                             

 
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