Corso accelerato d’imbecillità suicida…

 

 

 

Ma in che mondo ci stanno portando? Dunque ricapitoliamo la situazione per chi si fosse distratto, avesse perso il filo complessivo della situazione o si fosse messo in contatto con il mondo solo adesso, dopo aver vissuto da automa. Stando a quel che abbiamo appreso in questi giorni, noi dovremmo scendere in guerra con Putin, chiudere un occhio sugli eccidi di Gaza perché non sono un genocidio, interrompere ogni tentativo di arginare i flussi migratori, non celebrare le nostre feste religiose ma solo il ramadam, inserire nella Costituzione non più il diritto alla vita ma il diritto ad abortire, seguire le prescrizioni woke nelle scuole, nelle università, sui social, in famiglia e nelle relazioni pubbliche e private, ovunque. A suggerirci questo catechismo non sono isolati maestrini che si sono bevuti il cervello, ma nell’ordine i vertici dell’Unione europea e di alcuni suoi governi nazionali, come la Francia; gli Stati Uniti, intesi sia come superpotenza e apparato militare che come mecca dell’ideologia woke, della cancel culture e del politically correct; e poi le fabbriche mediatiche di opinione pubblica, locale e occidentale, scuole e Università sparse in Italia e in tutto l’Occidente, e infine il personale di bordo della sinistra. La ricaduta reale di questo degrado è sotto gli occhi di tutti: andate a vedere come è ridotta la capitale d’Europa, Bruxelles, per capire che alle parole seguono i misfatti, il degrado urbano, la decadenza civile si fa vita quotidiana. Viviamo in un corso intensivo e accelerato di imbecillità globale col rilascio finale di una patente che ti fornisce tutti gli alibi e tutti gli elementi per il suicidio finale della nostra civiltà e di noi stessi; preceduto dal suicidio della propria identità, storia e tradizione. Le regole elementari del vivere, l’istinto di autoconservazione e di sopravvivenza, il riconoscimento della realtà e dei nostri limiti, la difesa della propria identità, dignità e libertà di pensiero critico, e tutto ciò che salva la vita e l’intelligenza, vengono violate, calpestate, bandite ogni giorno, in alto e in basso. In più, non riusciamo a vedere le cose nel loro insieme e nell’effetto combinato disposto che producono quando vanno a sommarsi; non riusciamo che a vederle un pezzo alla volta, a sé stante, in modo isolato e frammentario; e ogni cosa così slegata dal resto e dal contesto, perde la sua carica negativa che si moltiplica combinandosi alle altre. Cosa volete che sia una dichiarazione pubblica guerrafondaia, cosa volete che sia la voce aborto entrata nella Costituzione in Francia, cosa volete che sia un giorno a scuola saltato in una scuola frequentata da molti ragazzi di famiglia islamica; cosa volete che sia la censura a quel genitore, a quel docente, a quel calciatore, a quel tale? Episodi locali, circoscritti.   Basterebbe usare il buon senso nelle piccole cose e il senso della realtà nelle grandi. A proposito del primo, per esempio, non sarebbe stato più facile proseguire le lezioni a scuole ed esonerare dalla lezione coloro che per motivi religiosi intendono osservare in quel giorno il riposo, piuttosto che adeguare la scuola intera all’islam? Non si trattava nemmeno di negare loro il diritto alla loro festa ma di non subordinare la nostra scuola al loro credo.   Non sarebbe stato più semplice dissentire dalla citazione di David Hume del professor Spartaco Pupo, spiegandone le ragioni, anziché usare il potere di censura e proporre assurde punizioni giacobine con effetto immediato sulla sua carriera e reputazione? E ancora, non sarebbe più intelligente separare la rivendicazione della verità sul processo Regeni dai rapporti complessivi tra stati, e dall’opportunità di arginare il fenomeno immigrazione irregolare? Non sarebbe senso della realtà e onesto giudizio critico riconoscere che la Russia di Putin è una falsa democrazia ma con vero consenso di popolo, riconoscere che nonostante la nostra propaganda, Putin sta vincendo in Ucraina e ammettere che trattiamo da sempre con regimi autocratici, dispotici, totalitari e dobbiamo fare i conti con colossi come la Cina, che non è certo una democrazia liberale? Perché scandalizzarsi e gridare al tradimento dell’occidente per chi, come Salvini, ha osato dire queste cose? Ci chiediamo dove porterà questa escalation di dichiarazioni bellicose, questa assenza di volontà negoziale, auspicata vanamente pure dal Papa? Ci rendiamo conto che stiamo raggiungendo il punto di non ritorno in questa folle spirale di guerra? Siamo consapevoli che l’Occidente oggi non può più dare le carte al mondo, stabilire il giusto e il torto, ma è un soggetto tra gli altri, e ci sono vaste aree geografiche, forti potenze mondiali, che non sono allineate ai nostri codici ?  E dove porterà all’interno della nostra società, questo continuo, permanente bigottismo censore e punitivo di tutto ciò che concerne le relazioni tra uomo e donna, i ruoli di genitori e figli, i linguaggi della vita e delle comunicazioni, la memoria storica e la difesa delle nostre eredità? Ma che materia hanno nel loro cervello (un sospetto ce l’avrei) quei docenti inquisitori che in virtù del loro codice ideologico di condotta dell’ateneo, intimano a un collega di rimuovere un post in cui è riportata la citazione di un filosofo empirista del ‘700, ridotto oggi a fautore del “patriarcato” e nemico del femminismo; da cui il docente, suo traduttore, avrebbe dovuto prendere le distanze? Ripeto, ogni singolo episodio in sé non vale nulla, è un trascurabile dettaglio, non può suscitare allarme, semmai ironia, una battuta e via. Ma l’addensarsi e il moltiplicarsi di questi episodi producono un clima e concorrono a mutare un modo di pensare e infine un mondo, soprattutto se poi questi micro-comportamenti si incontrano con i macro-comportamenti degli stati e dei loro capi, fino alla mobilitazione delle leggi e delle forze al servizio di questi deliri. Urge una calmata, un freno critico, un filtro dell’intelligenza; ma soprattutto urgono forze sovrane in grado di contrastare la marcia dell’imbecillità verso l’autodistruzione di massa.

Marcello Veneziani

Paura della paura…

Scaccia la paura
e la paura della paura.
Per qualche anno le cose basteranno.
Il pane nel cassetto
e il vestito nell’armadio.
Non dire mio.
Hai preso le cose solo in prestito.
Vivi nel tempo e capisci
che poche cose ti servono.
Accasati.
E tieni pronta la valigia.
È vero quello che dicono:
ciò che deve succedere, succederà.
Non andare incontro alla pena.
E quando arriva,
guardala tranquillamente.
È effimera come la felicità.
Non aspettare nulla.
E abbi cura del tuo segreto.
Anche il fratello tradisce
se si tratta di te o di lui.
Prendi la tua ombra
come compagna.
Scopa bene la tua stanza.
E saluta il tuo vicino.
Aggiusta il recinto
e anche il campanello alla porta.
Tieni aperta la ferita dentro di te
sotto il tetto delle cose che passano.
Strappa i tuoi piani. Sii saggio
e credi nei miracoli.
Sono iscritti da tanto tempo
nel grande piano.
Scaccia la paura
e la paura della paura.
Mascha Kaléko

 

paura

Gian Ruggero Manzoni traduce la nuova edizione del libro. Il risentimento divino che non risparmia nessuno …

 

“Massa di idioti!” “Carne avariata!”. “Razza bastarda, figli infetti!”. Ci voleva la nuova traduzione di “Isaia” (traduttore Gian Ruggero Manzoni, editore De Piante) per sentire il boato degli insulti di Dio. Verso Israele? Verso tutti i popoli: “La vostra mente è malata, l’intero vostro cuore è marcio!”. Verso tutti i potenti: “Capi delle nefandezze”. Verso l’Italia, la Francia, la Spagna: “Come mai ciò che fu terra fedele è divenuta tempio dell’idolatria?”. Verso esterofili e immigrazionisti: “Misera gente che applaude tutto ciò che è straniero”. Verso l’Unione Europea: “Un continuo impartire regole su regole, principi dopo principi, comandamenti dopo comandamenti, precetti dopo precetti, un po’ qui e un poco là, ma senza un filo di ragione!”. Verso gesuiti e bergogliani vari: “E’ alta la pira di legno sulla quale verrà bruciato quel che resta dei sacerdoti miscredenti”. Verso intellettuali e opinionisti vari: “Guai a tutti coloro che si credono sapienti e si dicono intelligenti”. Massa di idioti anche loro, innanzitutto loro, chiaro.

Camillo Langone___IL FOGLIO
tetto chiesa

La leggenda maya del colibrì…

 

Secondo gli antichi Maya gli Dei hanno creato tutte le cose sulla Terra e, nel fare ciò, ogni animale, ogni albero e ogni pietra sono stati incaricati di fare un lavoro. Ma quando ebbero finito, notarono che non c’era nessuno incaricato di trasportare i loro desideri e pensieri da un luogo all’altro. Dato che non avevano più fango o mais per creare un altro animale, presero una pietra di giada e con essa scolpirono una freccia molto piccola. Quando fu pronta, le soffiarono addosso e la piccola freccia volò fuori. Non era più una semplice freccia, ora aveva la vita: gli dei avevano creato il ts’unu’um , cioè il colibrì.  Le sue piume erano così fragili e così leggere, che il colibrì poteva avvicinarsi ai fiori più delicati senza muovere un solo petalo. Brillava sotto il sole come gocce di pioggia e rifletteva tutti i colori.  Quindi, gli uomini hanno cercato di catturare quel bellissimo uccello per fare decorazioni con le sue piume. Gli dei, vedendoli, si arrabbiarono e dissero che se qualcuno avesse osato catturare un colibrì, sarebbe stato punito.
Ecco perché i colibrì non possono essere tenuti in gabbia. Gli dei li hanno creati per volare liberamente. Ma gli dei non solo hanno creato questi splendidi uccelli e li hanno resi liberi. Assegnarono loro anche un lavoro: i colibrì avrebbero dovuto portare i pensieri degli uomini e degli dei stessi da una parte all’altra.  Ecco perché, secondo la leggenda, quando un colibrì appare improvvisamente davanti a te, porta un messaggio di amore e affetto da qualcuno che ti sta pensando.

colibrì

Invecchiare è un regalo…

 

E poi ho riflettuto, ho pensato che invecchiare è un regalo.
A volte mi sorprende la persona che vedo nel mio specchio. Ma non mi preoccupo di lei da molto tempo. Io non cambierei nulla di quello che ho per qualche ruga in meno ed un ventre piatto.
Non mi rimprovero più perché non mi piace riassettare il letto, o perché non mangio alcune cose. Mi sento finalmente nel mio diritto di essere disordinata, stravagante e trascorrere le mie ore contemplando i fiori.
Ho visto alcuni cari amici andarsene da questo mondo, prima di aver goduto della libertà che viene con l’invecchiare.
A chi interessa se scelgo di leggere o giocare sul computer fino alle 4 del mattino e poi dormire fino a chi sa che ora? A chi interessa se ballo da sola ascoltando la musica anni 50? E se dopo voglio piangere per un amore perduto? E se cammino sulla spiaggia in costume da bagno, portando a spasso il mio corpo paffuto e mi tuffo fra le onde lasciandomi da esse cullare, nonostante gli sguardi di quelle che indossano ancora il bikini, saranno vecchie anche loro se avranno fortuna.
È vero che attraverso gli anni il mio cuore ha sofferto per la perdita di una persona cara, ma è la sofferenza che ci dà forza e ci fa crescere.
Un cuore che non si è rotto, è sterile e non saprà mai della felicità di essere imperfetto.
Sono orgogliosa di aver vissuto abbastanza per far ingrigire i miei capelli e per conservare il sorriso della mia giovinezza, di quando ancora non c’erano solchi profondi sul mio viso.
So che non vivrò per sempre, ma mentre sono qui, voglio vivere secondo le mie leggi, quelle del mio cuore. Non voglio lamentarmi per ciò che non è stato, né preoccuparmi di quello che sarà.
Nel tempo che rimane, semplicemente amerò la vita come ho fatto fino ad oggi, il resto lo lascio a Dio.

Elisa, “Vietato calpestare i sogni”

invecchiare

Primum vivere? No abortire.

Prima nel mondo, con orgoglio giacobino, la Francia ha inserito il diritto d’aborto nella Costituzione. A larga maggioranza, compresa una cospicua fetta della destra lepenista. Tanti esultano, molti tacciono, rari osano dissentire. Resta in solitudine la Chiesa cattolica a considerare un valore non negoziabile il diritto alla vita, fino a reputare l’aborto un omicidio, per dirla con Papa Francesco. L’aborto è diventato un diritto più sacro e inviolabile della nascita e della vita. Parafrasando un noto detto, primum abortire, deinde vivere. Chi osa confutarlo o chi è obiettore di coscienza è ora un nemico della Costituzione e delle donne; ma anche chi non lo rimette in discussione e prospetta solo la libera possibilità di un’alternativa ad abortire viene considerato come un delinquente retrogrado. Perché dovrebbe essere un crimine aiutare le donne a scegliere per la vita, restando pur sempre libere di accogliere o no l’aiuto? Perché difendere il diritto alla vita di una creatura sarebbe un sopruso e una violenza? Come in Orwell le parole si usano a rovescio, diventa barbaro e violento voler salvare una vita e minaccioso il solo pensarlo. I punti di forza degli abortisti sono il diritto delle donne a decidere della loro maternità e la tesi che il feto non sia ancora una persona con i suoi diritti. I punti di forza dei “nascisti” sono invece il diritto prioritario alla vita e la convinzione che una vita si formi al suo concepimento: il feto è già una persona e una promessa reale di vita. Gli abortisti dicono: se tu non vuoi abortire sei libera di non farlo ma lascia alle altre il diritto di farlo. Ma se consideri l’aborto la soppressione di una vita, non puoi dire: uccidi? fatti tuoi, io sono libero di non farlo… Tra i due fronti si può tentare di stabilire una zona di frontiera. Del tipo: rispettando le due opposte convinzioni e decisioni, si può concordare sul fatto che abortire è comunque una tragedia e perciò è lecito e doveroso, da parte della società, aiutare a non farlo, senza negare la facoltà di abortire. Ovvero non boicottare chi abortisce, ma in positivo, aiutare chi recede dal suo proposito . L’aborto, dicono i suoi sostenitori, esisteva anche prima ma era clandestino; ma mettendolo nella Costituzione ora lo Stato, la Legge, la Sanità, si sono messi dalla parte dell’aborto: il diritto a sopprimere una vita precede il diritto alla vita. Sbaglia chi pensa che il conflitto tra abortisti e anti sia il conflitto tra antichi e moderni. Nelle società arcaiche l’aborto c’era ma impressionava meno; c’era più famigliarità con la mortalità infantile, c’era più dimestichezza con la natalità e con la morte, spaventava meno di oggi. Anni di battaglie sui diritti umani, di difesa dei più deboli, i diritti dell’infanzia e dei disabili, ci hanno reso più sensibili. Perciò oggi più di ieri fa più impressione sopprimere una vita. E fa più impressione in Francia che in Africa.  So bene l’obiezione: in Italia ci fu un voto di maggioranza più di 40 anni fa. Va rispettato, anche se il tempo ci cambia; negli Usa la maggioranza è ora antiabortista. Ma se avessimo fatto un referendum popolare sulla pena di morte, sugli immigrati clandestini, sul linciaggio in piazza dei pedofili, sullo scioglimento dei partiti, cosa sarebbe venuto fuori? La democrazia referendaria non è un valore eterno e assoluto, e non vale solo quando coincide col proprio punto di vista.  Capisco l’aborto terapeutico quando è in pericolo la vita della madre. Capisco, con più fatica ma capisco, l’aborto per chi è stata violentata. Terribile anche se comprensibile è l’aborto eugenetico quando il feto ha gravi malformazioni: è umano il dramma dei genitori e la preoccupazione per un figlio non autosufficiente, anche se spaventa dove può portare questa selezione darwiniana. Ma l’aborto più praticato è quello compiuto per ragioni di libertà personale, per motivi psicologici e sentimentali, per situazioni famigliari e socio-economiche. Temi importanti ma possono giustificare la soppressione di una vita? La vita è un diritto elementare che precede tutti gli altri. Perché il diritto alla vita deve essere rivendicato per i condannati a morte che hanno ucciso altri uomini e non vale invece per una creatura inerme e innocente? Obiezione elementare, anzi infantile. Davvero qualcuno pensa ancora che la vita prenatale non si possa considerare vita, pur avendo mille riscontri opposti? Trovo ipocrita chi dice di farlo per il bene della vittima, per risparmiarle una vita infelice: lasciate che sia lui a decidere da grande, non avete diritto di vita o di morte su di lui nel nome della sua felicità. Lasciate stare le giustificazioni umanitarie. Semmai giustificatelo dicendo che non si può estirpare questa piaga, non si può sradicare, siamo fragili, incapaci di sopportare il peso di una vita sgradita. Ma evitate di fingere superiorità etica o accampare ragioni di filantropia. Comprendiamo il travaglio di chi abortisce, non conosciamo gli inferni altrui e soprattutto non abbiamo alcun titolo per mandarli noi all’inferno. Ma siamo uomini e dobbiamo assumerci la quota di corresponsabilità che ci spetta, non possiamo restare neutrali e indifferenti davanti a una vita che viene spenta nell’indaffarata indifferenza generale. Che vale prendersi cura del mondo (I care) e poi fregarsene del nascituro della casa accanto? Sconcerta questo rifiuto della nascita, salvo che per gli uteri in affitto. E spaventa questa macabra prevalenza dei morti sui vivi che segna l’Europa. Se essere un paese civile vuol dire che le bare battono le culle, preferisco vivere in un paese incivile. Ma so che è il contrario: civile è tutelare la vita, non la sua soppressione.

Marcello Veneziani

Una donna d’antan…

 

Sono all’antica, fatta di cose piccole, che oggi non si percepiscono più. Amo ancora la galanteria del baciamano, il corteggiamento, che mi si apra la portiera della macchina e mi si aiuti a scendere. Mi perdo nelle poesie, mi stupisco per un mazzo di fiori, mi emoziono per un” scendi, sono sotto casa tua”. La mia anima si perde nel romanticismo, il mio cuore batte forte per un abbraccio, i miei occhi si scaldano sotto una coperta. Non mi piace scappare dalle cose, risolvere con un messaggio, o una telefonata frettolosa, preferisco parlare a quattr’occhi e adoro le telefonate notturne per parlare d’amore. Scelgo sempre di arrivare in fretta , qualunque sia la situazione, che andarci troppo piano. Mi piace il rumore del sole alle sei di mattino, quando nell’alba tutto tace, amo metterci il cuore quando faccio l’amore, amo ancora il rispetto e il pudore di me e dei sentimenti. Amo la fedeltà, odio la gelosia ,mentre il mio agire è indubbia fiducia reciproca. Amo l’amicizia che gioca a carte mentre si parla di vita, due occhi che mi guardano come fossi l’unica cosa al mondo. La mia anima è fatta di cose antiche, di vecchie biciclette in giro per antichi borghi, di passeggiate mano nella mano, di notti illuminate da candele. Amo le sorprese, imparare le cose che non conosco, mi piacciono i baci inaspettati , i morsi sulle labbra, amo le cose folli, piccole pazzie, perchè  la normalità mi spegne dentro…

fiore viola

Il Mediterraneo…

Per quelli che l’attraversano ammucchiati e in piedi sopra imbarchi d’azzardo, il Mediterraneo è un butta dentro. Al largo d’estate s’incrociano zattere e velieri, i più opposti destini. La grazia elegante, indifferente di una vela gonfia e pochi passeggeri a bordo, sfiora la scialuppa degli insaccati. Non risponde al saluto e all’aiuto. La prua affilata apre le onde a riccioli di burro. Dalla scialuppa la guardano sfilare senza potersi spiegare perché, inclinata su un fianco, non si rovescia, affonda, come succede a loro. Qualcuno di loro sorride a vedere l’immagine della fortuna. Qualcuno ci spera, di trovare un posto in un mondo così. Qualcuno di loro dispera di un mondo così.

erri de luca

zattera

Chi non ha demoni di cui liberarsi?

 

I miei demoni  (paure ,complessi , insicurezze) li ho nutriti con l’accettazione e l’ascolto.
Li ho fatti sedere intorno a me e li ho chiamati per nome, solo allora hanno smesso di farmi paura e sono diventati alleati potenti.
Avevano il nome del ricatto, dell’invisibilità, dell’inadeguatezza, del dolore della perdita, della ferita d’amore, della paura.Finché li ho combattuti o ignorati hanno divorato la mia vita e le mie relazioni. I demoni vanno abbracciati, in quel momento ti apriranno le porte della rinascita.
Il demone della paura ti parlerà di quanto ti sei allontanata dalla tua natura, ti parlerà delle passioni che hai messo a tacere, della tua voce che non ascolti più.
Il demone dell’invisibilitá ti racconterà del tuo bisogno di brillare, quello dell’inadeguatezza ti mostrerà i tuoi doni e il tuo potere personale.
Ognuno di loro avrà una storia da raccontarti, ascoltala.

B. An Geal

inferiorità

L’estinzione si avvicina e in Italia vendiamo Fiori di Bach per cani..

 

È inutile che la politica si dia così tanto da fare. La Meloni sarà pur consapevole del dramma demografico, ma non ci può fare nulla

Camillo Langone     ___IL FOGLIO

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