Nulla torna…

 

La luna non si ripete
Non si ripete due volte la luna, né il fiume.
Due volte non si ripete il tuo sguardo,
né il pane si moltiplica benché esclami
mille scongiuri, innalzi altari,
appoggi una pietra sull’altra,
affini la gola
o strappi le radici del tuo ultimo morto.
Potrai metterti in ginocchio
su ciottoli,
sotto il sole o sulla sabbia
dal luogo dove vedesti la prima volta il giorno
fino al punto esatto
del primo ed unico miracolo.
Ma non vedrai due volte la stessa alba.
Nulla torna. Nemmeno tu sei lo stesso.
Soltanto il tuo canto si ripete,
lo ascolterò sempre nelle mie orecchie,
ricordandomi due volte
che il luogo dove una volta sola te ne andasti
è lo stesso dal quale nemmeno una volta
tornerai.

Mori Ponsowy

 

aldilà

 

Sempre lei al primo posto…

 

Prima c’è la solitudine,
nelle viscere e nel centro dell’anima:
questa è l’essenza,
il dato di base, l’unica certezza;
che soltanto ti accompagna il tuo respiro,
che sempre ballerai con la tua ombra,
che quella tenebra sei tu.
Il tuo cuore, quel frutto titubante
non deve amareggiarsi con il tuo fato solitario;
lascialo che aspetti senza sperare
ché l’amore è un regalo
che un giorno arriva da solo.
Ma prima c’è la solitudine,
e tu sei solo,
tu sei solo con il tuo peccato originale
– con te stesso –.
Forse una sera, alle nove,
compare l’amore e tutto scoppia
e qualcosa s’illumina dentro di te,
e ne diventi un altro, meno amaro, più felice;
ma non dimenticarti, specialmente allora,
quando l’amore sarà arrivato e brucerai,
che prima e sempre c’è la tua solitudine
e dopo niente
e dopo, se deve arrivare,
c’è l’amore.
Darío  Jaramillo  Agudelo

 

solitudine

Quando arriva la notte e si svegliano certi pensieri…

 

Buonanotte a te che in questo momento
dovresti essere qui e non chissà dove.
Buonanotte a chi anche stanotte
si perderà tra le lacrime e i pensieri.
Buonanotte a chi ha sperato, lottato
a chi ha tirato fuori le unghie ma comunque ha perso.
Buonanotte a me, che ti aspetto e prego ogni sera per vederti tornare.
Buonanotte ai codardi, ai “lo faccio per te”,
a chi ha deposto i sogni nel cassetto,
a chi è caduto ma ha avuto la forza e il coraggio di rialzarsi.
A chi non vuole occhi diversi.
A chi non ci riesce, a chi ci prova ma è dura,
a chi soffre in silenzio, a chi ride ma sta male,
a chi non riesce a camminare,
a chi è stato lasciato,
a chi ha il cuore spezzato.
Buonanotte, che poi questa notte di buono non ha nulla.
E resterò sveglia a pensarti, a immaginarti
a chiedermi come stai, cosa fai, se sorridi, se sei felice, se ti manco, se stai bene anche senza di me.
Chi ti scalda la notte, chi ti guarda dormire,
chi ti sorride così dal nulla.
E non so, ma ho paura.
Perché la notte diventiamo più deboli,
perché la notte cadiamo, i pensieri vanno veloci e le lacrime scendono.
Dove sei, con chi sei, mi manchi.

Charles Bukowski

mi manchi

Reyhnaeh Jabbari..ovvero proibito difendersi da una violenza.

 

In ricordo di Reyhnaeh Jabbari,
Hai preferito andartene spiegando le tue ali bianche
anziché sporcare la tua dignità,
svilire la tua bellezza,
rinnegare la tua libertà,
quella che nasce dal coraggio del Vero.

Pugnalasti per difenderti
e ti hanno impiccata
perché certe leggi sono fatte da uomini
che non sopportano donne consapevoli e fiere.

Eri colpevole di essere donna,
giovane, moderna, gentile, forte e bella.
Al processo non hai pianto,
non ti sei disperata,
non hai chiesto perdono.

Avresti potuto salvarti
rinnegando ciò che ti era successo.
Hai preferito morire e donare i tuoi occhi,
il tuo cuore, la tua pelle
a che non diventino polvere,
ma continuino a celebrare vita.

Quante e quanti
avrebbero avuto il tuo coraggio,
il coraggio della vera bellezza
in un mondo che troppo spesso la ignora,
il coraggio della verità
in un mondo che in ogni istante la calpesta,
il coraggio della responsabilità.

Perché chi non si piega alla menzogna
restituisce al mondo intero dignità
e chi muore ingiustamente
per mano di un simile,
preservando il candore della sua anima,
dona luce al mondo intero

Maria Letizia Del Zompo

 

donna a

Ho contato i miei anni…

 

“Ho contato i miei anni
ed ho scoperto che ho meno tempo da vivere
da qui in avanti
di quanto non ne abbia già vissuto.
Mi sento come quel bambino
che ha vinto una confezione di caramelle
e le prime le ha mangiate velocemente,
ma quando si è accorto che ne rimanevano poche
ha iniziato ad assaporarle con calma.
Ormai non ho tempo per riunioni interminabili,
dove si discute di statuti, norme,
procedure e regole interne,
sapendo che non si combinerà niente…
Ormai non ho tempo
per sopportare persone assurde
che nonostante la loro età anagrafica,
non sono cresciute.
Ormai non ho tempo
per trattare con la mediocrità.
Non voglio esserci in riunioni
dove sfilano persone gonfie di ego.
Non tollero i manipolatori e gli opportunisti.
Mi danno fastidio gli invidiosi,
che cercano di screditare quelli più capaci,
per appropriarsi dei loro posti, talenti e risultati.
Odio, se mi capita di assistere,
i difetti che genera la lotta per un incarico maestoso.
Le persone non discutono di contenuti,
a malapena dei titoli.
Il mio tempo è troppo scarso per discutere di titoli.
Voglio l’essenza, la mia anima ha fretta…
Senza troppe caramelle nella confezione…
Voglio vivere accanto a della gente umana,
molto umana.
Che sappia sorridere dei propri errori.
Che non si gonfi di vittorie.
Che non si consideri eletta, prima ancora di esserlo.
Che non sfugga alle proprie responsabilità.
Che difenda la dignità umana
e che desideri soltanto essere
dalla parte della verità e l’onestà.
L’essenziale è ciò che fa sì che la vita
valga la pena di essere vissuta.
Voglio circondarmi di gente
che sappia arrivare al cuore delle persone…
Gente alla quale i duri colpi della vita,
hanno insegnato a crescere
con sottili tocchi nell’anima.
Sì… ho fretta… di vivere con intensità,
che solo la maturità mi può dare.
Pretendo di non sprecare nemmeno una caramella
di quelle che mi rimangono…
Sono sicuro che saranno più squisite
di quelle che ho mangiato finora.
Il mio obiettivo è arrivare alla fine soddisfatto
e in pace con i miei cari e con la mia coscienza.
Spero che anche il tuo lo sia,
perché in un modo o nell’altro ci arriverai…”

Mario Andrade

anziana a

 

Perchè i bambini giocano alla guerra…

 

I bambini giocano alla guerra.
E’ raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai “pum” e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
E’ la guerra.
C’è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.
Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.
E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.

Bertold Brecht

La poesia di Brecht, come si può comprendere anche in “i bambini giocano alla guerra”, vuole farci riflettere sulla realtà sociale e politica. La grande rivoluzione di Brecht fu quella di produrre una poesia marxista rivoluzionaria ,la critica della società borghese, capitalista. Il pubblico attraverso la poesia doveva poter prendere coscienza delle grandi contraddizioni della società. I conflitti sociali, la povertà, le contrapposizioni di ceto, la guerra, e così via, liberandosi dalle catene imposte dalla società. Giusto o sbagliato si interpreti il pensiero di Brecht, egli contribuì ad un’idea diversa del teatro e della poesia. Pertanto merita attenzione e soprattutto di essere letto con attenzione. Infatti scrive “è raro che giochino alla pace, perché gli adulti da sempre fanno la guerra”. Brecht cerca di farci riflettere su quello che, a volte, scambiamo come normale, anche il semplice “pum” durante un gioco. Quello sparo che, da un’altra parte del mondo, sta uccidendo qualcuno.
Educare un bambino alla pace non è una cosa semplice , significa insegare la condivisione, il rispetto, l’apertura mentale. Significa saper condividere l’amore, saper insegnare il concetto di amicizia e di famiglia. E, purtroppo, in molti posti nel mondo dove sono prioritari , discriminazioni, violenze, fame e sofferenza questi valori diventano poco o niente importanti.

bambini giocano guerra1

Quando puoi scegliere…

 

Possibilità

Preferisco il cinema.
Preferisco i gatti.
Preferisco le querce sul fiume Warta.
Preferisco Dickens a Dostoevskij.
Preferisco me che vuol bene alla gente
a me che ama l’umanità.
Preferisco avere sottomano ago e filo.
Preferisco il colore verde.
Preferisco non affermare
che l’intelletto ha la colpa di tutto.
Preferisco le eccezioni.
Preferisco uscire prima.
Preferisco parlare con i medici d’altro.
Preferisco le vecchie illustrazione a tratteggio.
Preferisco il ridicolo di scrivere poesie
al ridicolo di non scriverne.
Preferisco in amore gli anniversari non tondi,
da festeggiare ogni giorno.
Preferisco i moralisti
che non mi promettono nulla.
Preferisco una bontà avveduta a una credulona.
Preferisco la terra in borghese.
Preferisco i paesi conquistati a quelli conquistatori.
Preferisco avere delle riserve.
Preferisco l’inferno del caos all’inferno dell’ordine.
Preferisco le favole dei Grimm alle prime pagine.
Preferisco foglie senza fiori a fiori senza foglie.
Preferisco i cani con la coda non tagliata.
Preferisco gli occhi chiari, perché li ho scuri.
Preferisco i cassetti.
Preferisco molte cose che qui non ho menzionato
a molte pure qui non menzionate.
Preferisco gli zeri alla rinfusa
che non allineati in una cifra.
Preferisco il tempo degli insetti a quello siderale.
Preferisco toccare ferro.
Preferisco non chiedere per quanto ancora e quando.
Preferisco prendere in considerazione perfino la possibilità
che l’essere abbia una sua ragione.

margherita

Sono belle, davvero molto belle, le poesie di Wislawa. Colpiscono con frecce spuntate, le pieghe del nostro cuore. Nelle pieghe, tuttavia, lasciano amarezza e poco più. Emozioni lucide e sfiaccate.

Pensatela come vi pare…

 

Era strana,
o forse era solo diversa
dalle altre persone.
Era una di quelle persone
che non parlava,
che provava a stare
accanto a tutti,
ma non a sé stessa.
Che aiutava tutti
ma non si permetteva
di chiedere aiuto
e nessuno
ha mai capito
il perché.
Dentro di lei
c’era di tutto,
la rabbia, l’odio,
l’amore, la tristezza,
il sollievo, i pensieri,
le parole, le melodie,
il mare, l’oceano,
il cielo di primavera,
la poesia, la felicità,
aveva di tutto,
ma nessuno
riusciva a vederlo.
Era un vulcano inesploso,
dentro aveva di tutto,
dentro aveva l’universo
ma nessuno lo sapeva.
(Anonimo)

amore che impera

Nessuno tocchi questo amore…

Nessuno tocchi questo amore.
Ignorino tutti la cautela del nostro cielo notturno
e che il segreto sia l’aria gioiosa dei nostri placidi sospiri.
Nessun estraneo venga a contaminare il tuo e il mio sonno:
qualsiasi visitatore viene a invadere il tiepido ambito da noi abitato;
qui il tempo è acqua fresca in movimento, quasi sottile volo,
e tutte le persone vivono molto lontano dal nostro giardino allucinato,
fuori dal nostro paradiso segreto.

 

Darío Jaramillo Agudelo

 

nessun tocchi1

Le donne forti…

 

Le donne forti
camminano dritte,
lungo l’asfalto della vita.
Sono donne difficili.
Sono donne che
non si accontentano più.
Hanno il sole negli occhi,
e qualche relitto di troppo
nel cuore.
Eppure, non si stancano
di sfidare l’incertezza del mare.
Vivono di sogni
mischiati al cemento.
E capita che non sappiano
più distinguere gli uni dall’altro.
Danzano scalze.
Un po’ zingare, un po’ selvagge. Eternamente bambine,
sotto le ciglia vestite di rimmel,
e le labbra rosso rubino.
E’ la mente a partorire
il loro erotismo che,
lento, si annida nel cuore.
E poi, sinuoso,
si traduce sul corpo.
Il loro fare l’amore,
è un fare l’amore complesso.
Per questo,
quando prendi una donna,
non ne prendi un pezzo soltanto.
Ne sposi l’armoniosa,
assoluta, totalità.
Le donne forti
spogliano l’anima,
la vestono di magnifico nulla,
la dividono in parti,
piccolissime parti,
e ne mettono una
in ogni cosa che fanno.
Tutto quello che toccano
diventa magia.
La loro vita
è una corsa ad ostacoli,
senza podio e senza medaglie.
Si portano addosso i fallimenti,
e le sconfitte,
con innata eleganza,
e dignità sofferta.
Come un tassello di vita che, malgrado il dolore,
non baratterebbero mai.
Perché sono ciò che sono.
E non lo rinnegano.
Le donne forti
non smettono di cercare qualcuno per cui valga la pena
tornare ad amare.
Perché le donne forti
tornano ad amare
una volta ancora,
una volta in più,
una di troppo.
Anche dopo aver
giurato a sé stesse
che mai più lo avrebbero fatto.
Le donne forti fanno paura.
Ma sono le sole
per cui valga lo sforzo.
Antonia Storace

donna forte