Perchè non siamo capaci ad essere felici?

 

Noi abbiamo veramente bisogno di poche cose per essere felici, ma non ce ne rendiamo conto fintanto che anche sola una di queste viene a mancare. Se perdi la vista,tu puoi avere tutto il potere del mondo, ma ti rendi conto che non sarai mai più te stesso, che la tua vita dovrà essere reinventata di sana pianta, che niente di quanto sognavi di fare e non potevi , e per questo era fonte di infelicità, altro non era che una cosa voluta, e per questo l’infelicità  dipendeva da te. Se ci viene da fare questi ragionamenti in momenti della nostra vita quando la realtà ce lo impone, allora perchè trascorriamo troppo tempo beato, quel tempo in cui non manchiamo di nulla di necessario e utile per vivere felici, alla continua ricerca dell’infelicità, che ci procuriamo con l’invidia, con la presunzione, con l’egoismo di possedere sempre di più, con la quasi certezza di poter contare sempre sulla nostra determinazione, e non mettiamo in conto che potrebbe esserci quell’attimo, che, senza ucciderti, mette la parola fine a tutto quello a cui eravamo abituati.

Un pensatore Zen dice:” Noi non abbiamo bisogno di nulla per essere felici, ma abbiamo bisogno di tutto per essere tristi.

felicità e tristezza

Codice Etico Lakota: le regole degli Indiani d’America per vivere felici

1. Alzati con il sole per pregare. Prega da solo. Prega spesso. Il Grande Spirito ascolterà, se solo parli.

2. Sii tollerante verso coloro che si sono persi sul loro cammino. Ignoranza, presunzione, rabbia, gelosia e avidità derivano da un’anima perduta. Prega affinché trovino una guida.

3. Cerca te stesso, da solo. Non permettere ad altri di fare il tuo percorso per te. È la tua strada, e solo la tua. Altri possono percorrerla con te, ma nessuno può percorrerla per te.

4. Tratta gli ospiti nella tua casa con molta considerazione. Servi loro il cibo migliore, dai loro il letto migliore e trattali con rispetto e onore.

5. Non prendere ciò che non è tuo da una persona, da una comunità, dal deserto o da una cultura. Non è stato guadagnato né dato. Non è tuo.

6. Rispetta tutte le cose che sono poste su questa terra, siano esse persone o piante.

7. Onora i pensieri, i desideri e le parole degli altri. Non interrompere mai un altro, non deriderlo o imitarlo bruscamente. Consenti a ogni persona il diritto all’espressione personale.

8. Non parlare mai degli altri in modo negativo. L’energia negativa che immetti nell’universo si moltiplicherà quando tornerà da te.

Leggi anche  Robert Fulghum: “Tutto quello che mi serve l’ho imparato all’asilo”

9. Tutte le persone commettono errori. E tutti gli errori possono essere perdonati.

10. I cattivi pensieri causano malattie della mente, del corpo e dello spirito. Pratica l’ottimismo.

11. La natura non è per noi, è una parte di noi. Fa parte della tua famiglia.

12. I bambini sono il seme del nostro futuro. Pianta l’amore nei loro cuori e innaffiali con saggezza e lezioni di vita. Quando sono cresciuti, dai loro spazio per crescere.

13. Evita di ferire il cuore degli altri. Il veleno del tuo dolore tornerà a te.

14. Sii sempre sincero. L’onestà è la prova della volontà all’interno di questo universo.

15. Mantieniti in equilibrio. Il tuo sé mentale, spirituale, emotivo e fisico: tutti devono essere forti, puri e sani. Allena il corpo per rafforzare la mente. Diventa ricco di spirito per curare i disturbi emotivi.

16. Prendi decisioni consapevoli su chi sarai e come reagirai. Sii responsabile delle tue azioni.

17. Rispetta la vita e lo spazio personale degli altri. Non toccare la proprietà di altri, in particolare oggetti sacri e religiosi. Questo è vietato.

18. Sii fedele prima a te stesso. Non puoi nutrire e aiutare gli altri se non puoi nutrire e aiutare prima te stesso.

19. Rispetta le altre credenze religiose. Non forzare la tua fede sugli altri.

20. Condividi la tua fortuna con gli altri.

Camminare dopo tanto tempo mi ha riportato i miei vent’anni…

 Non so come mai un’estate come questa, caldissima, afosa di giorno e di notte  mi abbia così spesso riportato indietro negli anni e in particolare ai miei vent’anni, quando l’estate  era gioia, spensieratezza, e un grande amore da vivere solo colla pazzia di quegli anni. Felice , innamorata non solo di un amore, che pensavo sarebbe stato impossibile, ma di tutto ciò  che facevamo insieme. Le notti a guardare non solo le stelle, i sipari di nebbia sul Tanaro, le ore passate a leggere Garcia Lorca abbracciati sotto la luna  a lume di candela, ora  me le rivivo tutte Sarà che  cammino nuovamente dopo oltre due anni di sofferenze indescrivibili, ritorno a guardare le stelle sdraiata sull’erba, tu non ci si più, ma per me sei presenza in ogni angolo di questa natura , che mi circonda, che sa tutto di noi, mi accompagna la mia cagnolona e quel vecchio libro di Lorca in spagnolo che abbiamo letto non so quante volte. Ieri notte ho riletto la Sposa infedele, ho riso e ho pianto, e oggi voglio appuntare qui queste emozioni, che sono ancora le stesse dei miei vent’anni ormai lontani…ma sappiamo tutti che tempo e spazio non sono immobili e soprattutto un ‘opinione.

sposa-infedele

 

La sposa infedele
E io me la portai al fiume
credendo che fosse ragazza,
invece aveva marito.
Fu la notte di S. Giacomo
e quasi per obbligo
Si spensero i lampioni
E si accesero i grilli.
Dopo l’ultima curva
toccai i suoi seni addormentati
e mi si aprirono subito
come rami di giacinti.
L’amido della sua sottana
mi suonava nell’orecchio,
come una pezza di seta
lacerata da dieci coltelli.
Senza luce d’argento sulle cime
sono cresciuti gli alberi,
e un orizzonte di cani
abbaia lontano dal fiume.
Passati i rovi,
i giunchi e gli spini,
sotto la chioma dei suoi capelli
feci una buca nella sabbia.
Io mi levai la cravatta.
Lei si levò il vestito.
Io il cinturone con la pistola.
Lei i suoi quattro corpetti.
Né tuberose né chiocciole
hanno la pelle tanto fine,
né cristalli sotto la luna
risplendono con questa luce.
Le sue cosce mi sfuggivano
come pesci sorpresi,
metà piene di fuoco,
metà piene di freddo.
Quella notte percorsi
il migliore dei cammini,
sopra una puledra di madreperla
senza briglie e senza staffe.
Non voglio dire, da uomo,
le cose che lei mi disse.
La luce della ragione
mi fa essere molto discreto.
Sporca di baci e sabbia,
la portai via dal fiume.
Con la brezza si battevano
le spade dei gigli.
Mi comportai da quello che sono.
Come un gitano autentico.
Le regalai un grande cestino
di raso paglierino,
e non volli innamorarmi
perchè avendo marito
mi disse che era ragazza
quando la portai al fiume
Federico Garcia Lorca

E ora ascoltate La sposa infedele, capolavoro di sensualità, colori, profumi, immagini, nella interpretazione vocale di Arnoldo Foà…non perdetevela!

Successo o felicità?

Ciascuno di noi deve chiedere a se stesso :che cosa voglio realmente? Davvero voglio essere il Numero Uno? Oppure voglio essere felice? Allora la parte più vera di noi ci risponderà.” Se vuoi il successo devi essere disposto a sacrificare per esso la tua felicità. Tu puoi diventare vittima del successo, ma mai sarai vittima della felicità .”

Thich Naht Hanh

 

tazza

Tutta la felicità nella pubblicità…

Alla felicità”facile”, quanto illusoria, della pubblicità (ma la foto del bambino è comunque suggestiva, ricorda la tenerezza di Snoopy, sia pur un poco sdolcinata) risponde il realismo di Montale, che guarda, singolarmente anche lui, ai bimbi. Quasi una eccezione nel suo universo poetico:

Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s’incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t’ama.

Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
e’ dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case.

 

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Le cose belle…

 

Hai tante cose dentro di te e la più nobile di tutte, il senso della felicità. 

Ma non aspettarti la vita da un uomo.

Per questo tante donne s’ingannano.

Aspettala da te stessa.

Non sarai mai felice se continui a cercare in che cosa consista la felicità.

Non vivrai mai se stai cercando il significato della vita.

Come rimedio alla vita di società suggerirei la grande città.

Ai giorni nostri, è l’unico deserto alla portata dei nostri mezzi.

Non conosco che un solo dovere: quello di amare.

Nel bel mezzo dell’inverno ho infine imparato che vi era in me un’invincibile estate.

 Albert Camus

 

cose belle

 

Una lettera datata, ma sempre attuale, perchè essere giovani è sempre la stessa storia..

In realtà lo schema delle crisi giovanili è sempre identico: si ricostruisce a ogni generazione. I ragazzi e i giovani sono in generale degli esseri adorabili, pieni di quella sostanza vergine dell’uomo che è la speranza, la buona volontà: mentre gli adulti sono in generale degli imbecilli, resi vili e ipocriti (alienati) dalle istituzioni sociali, in cui crescendo, sono venuti a poco a poco incastrandosi.

Mi esprimo un po’ coloritamente, lo so: ma purtroppo il giudizio che si può dare di una società come la nostra, è, più o meno coloritamente, questo. Voi giovani avete un unico dovere: quello di razionalizzare il senso di imbecillità che vi dànno i grandi, con le loro solenni Ipocrisie, le loro decrepite e faziose Istituzioni.

Purtroppo invece l’enorme maggioranza di voi finisce col capitolare, appena l’ingranaggio delle necessità economiche l’incastra, lo fa suo, l’aliena. A tutto ciò si sfugge solo attraverso una esercitazione puntigliosa e implacabile dell’intelligenza, dello spirito critico. Altro non saprei consigliare ai giovani. E sarebbe una ben noiosa litania, la mia.

: BERTRAND RUSSELL, La conquista della felicità, 1930.

 

russell

In un niente la loro felicità… non togliamogliela!

 Questi tre meravigliosi bambini mi hanno incantata, belli, felici  di giocare con niente.  La felicità di questi bimbi è in quel giocare nell’acqua,  specchiare  nella sua limpidezza i loro altrettanto  limpidi occhi, arrampicarsi e fare le acrobazie su i rami bassi, alla loro portata di bimbi. La felicità di questi bambini è la libertà di cui godono, lontano dagli occhi dei grandi, non soltanto vigili, ma spesso limitativi dei genitori, nella natura incontaminata del luogo.La felicità di questi bambini è l’incoscienza del domani, che , per loro, non è altro che tempo, la felicità è nel godere la famiglia la sera, nella quiete del villaggio, dove la vita di oggi è quella di ieri e di ieri l’altro e di quelli che si perdono nel tempo. Il loro piccolo  mondo combacia col mondo dei grandi in un angolo di  Africa dove non è ancora arrivato il diavolo. E non sanno che questo mostro, al quale il loro credo animista porta rispetto ,ha spesso il volto di uomini come tanti. E se  e quando arriveranno i diavoli ribelli , pagati dall’avidità delle multinazionali a massacrare e spingere via gli abitanti dalla loro terra, il loro  piccolo mondo di felicità sarà spazzato via. E allora i tre piccoli , meravigliosi bimbi, spegneranno il loro sorriso e si incammineranno in fila indiana alla ricerca di un altro habitat, come vedevano fare ai grandi branchi di animali, anche loro alla ricerca dell’acqua.   E su questa immensa distesa di acqua troveranno un gommone, sul quale, abbracciati andranno verso un domani, che è solo un foglio bianco sul quale scrivere i giorni di un tempo ignoto.

Proviamo a specchiarci nell’ azzurro del cielo …

Quando in noi c’è qualcosa che non va, dovremmo sempre ricordarci che oltre ad un aiuto esterno, il miglior supporto per venirne fuori lo troviamo solo in noi stessi, nella volontà di riuscire ad ogni costo. Non dobbiamo guardarci intorno per trovare la felicità  perchè questa si trova in noi, nel nostro cuore, nella nostra mente, nella nostre capacità. Impariamo a parlare a noi stessi colla massima sincerità e la serenità sarà nostra fedele compagna!

serenità

L’ossessione della felicità…

Nel codice genetico e costituzionale dell’America c’è il diritto alla felicità. Strada facendo, però, il diritto alla felicità si e trasformato in un dovere, e da qual punto la felicità e diventata una bestia feroce, insaziabile e spietata,una specie di imperativo, di ossessione. Il male comune di cui soffre il mondo intero, è il dovere della felicità. Non si evitano stillicidi e crimini nel nome della felicità .Servirebbe una nuova filosofia di vita per aiutarci a liberarci da questo dovere di essere felici mentre le condizioni reali dei nostri giorni ci ammantano più facilmente di tristezza.
C’è un tempo per l’allegria e uno per la malinconia; non vergogniamocene, non guardiamo alla tristezza come una malattia da curare con farmaci e una condanna sociale.
La tristezza è un tratto nobile che vela il nostro volto, è uno stato d’animo e non uno stato di errore; e non c’è gioia viva e piena che non abbia la sua ombra. L’idea di perpetua felicità non appartiene al genere umano, ma piuttosto ad un mondo soprannaturale , che non ci appartiene, perchè non siamo nè dei, nè automi.
La prescrizione della gioia, e la condanna del dolore, alimentano l’infelicità anziché alleviarla. Va bene reagire, magari scherzare su un destino cattivo, ma pillole benefiche per essere felici non esistono ,possiamo stordirci con palliativi, senza mai guarire.
Moltissimi sono i depressi, colpiti da una malattia che consegue a questo fine di felicità per tutti, che, se non raggiunto, deflagra nel male oscuro e ci sono purtroppo società, ambienti che stigmatizzano azioni e comportamenti come propedeutica al raggiungimento più o meno completo di questo meraviglioso stato di benessere.
Pericoloso è misurare la qualità e la dignità di una persona dal grado di felicità che raggiunge; ma tragico è applicare questa norma ai popoli interi. Tutti i tentativi di raggiungere il paradiso in terra sortiscono l’effetto di propiziare gli inferni, perchè  si sogna una società gaudente in progress nel futuro, come si è fatto finora, mentre si è letteralmente visto il contrario, se non per una piccola parte di eletti. In fondo non è stato questo il sogno delle rivoluzioni ,dai giacobini ai comunisti ? La storia ha dimostrato che far capire al popolo tutto quello di cui manca non è renderlo capace di conquistare tutto, ma soltanto aumentare le proprie  infelicità di fronte all’impossibilità di potere raggiungere certi obiettivi.Le rivoluzioni hanno solo seminato odio. Persino i terroristi islamici, gente come i talebani uccidono nel nome della felicità; il loro scopo è raggiungere il paradiso, che per loro è molto terrestre, è fatto di prelibatezze e sfizi eterni, il piacere che si eternizza. E non è un diritto, come pensavano i pionieri dell’America, ma un dovere; costi quel che costi. Anzi se più costa più ha valore. Più soffrite e fate soffrire, più si gode, dopo.
Ora è di questo assillo alla felicità che noi dobbiamo liberarci. Primo, liberandoci dall’idea che la felicità sia un obbligo sociale, un dovere pubblico prescritto dalla Costituzione. Secondo, liberandoci dall’idea che la felicità sia un nostro dovere personale, il senso e lo scopo della nostra vita, che dobbiamo far nostra ad ogni costo. Essa è semplicemente uno stato di benessere, di grazia, che sentiamo in noi, anche in momenti inaspettati, di cui ci stupiamo e scompare improvvisamente appena ci rendiamo conto che quella era la felicità.
E’ come un’ubriacatura che lascia quella piacevole sensazione di rivolerla ancora, per nostro personale piacere, perchè sappiamo quanto sia meraviglioso raccogliere queste perle per farne una collana di momenti felici, sappiamo quanto siano importanti quei nodi di tristezza tra l’una e l’altra, nostro diritto alla malinconia, alla nostalgia, emozioni che illuminano e mettono in risalto le gioie, ce le fanno apprezzare e fanno brillare la serenità su un viso, che sappia ancora guardare davanti a se; specialmente in questo periodo di diffidenze verso chi ci sta intorno (vaccinato,non vaccinato ?con le loro cariche virali ,pronti a tutto…) Basta con le angosce e le depressioni! Trasformiamo in baci le carezze di piccole gioie nelle sue imboscate, dove e quando non sapremo mai!

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