Covid ne abbiamo?

Post n°167 pubblicato il 04 Ottobre 2020 da la.cozza

Sto vivendo malissimo questa faccenda della pandemia.
Inizialmentre faticavo molto a capire perchè una semplice influenza in Cina dovesse condizionare le nostre vite.
McLuhan ci avrebbe scritto un trattato sul guazzabuglio comunicativo iniziato a gennaio e non ancora terminato.
A febbraio pensavo fossimo in preda ad un delirio collettivo comunque per non saper né leggere né scrivere un po' di provviste le avevo fatte.
Continuavo normalmente a fare tutto quello che avevo sempre fatto certa che la Cina fosse abbastanza lontana da non costituire un mio problema.
Ai primi di marzo ad Amatrice abbiamo incontrato dei conoscenti provenienti da Roma e anche se nessuno di noi era particolarmente preoccupato istintivamente ci siamo tenuti a debita distanza.
Il lockdown mi ha preso alla sprovvista.
Mancava ancora un po' a Pasqua ma ho iniziato le grandi pulizie, dopo una settimana casa era pulitissima e io esausta.
Mi sono data allo studio, un corso dopo l'altro come fossero ciligie, così tanto per non pensare.
Ma è impossibile non pensare quando in televisione guardi solo Rainews24 e aspetti il bollettino e la conferenza stampa giornaliera come se da questo dipendesse la vita.
Già, ma da questo dipendeva la vita!

E intanto la didattica a distanza dei nipoti debordava fuori dalle loro case: dopo aver messo k.o. i genitori ed esaurito i giga sono venuti per un po' a casa della nonna maldestramente trasformata per l'occasione in scuola.
Averli ogni mattina con me è stata la cosa più piacevole di tutti questi mesi.
Ho preparato tutorial, fumetti e raccolto materiali per la DAD per i ragazzi del progetto che stavamo portando avanti in un istituto comprensivo, ho imparato a creare app e giocato con il coding, ho cercato di fare la spesa online e interrotto per prudenza gli incontri con Sue Storm e Lunapiena.
Nella mia famiglia siamo già di base un assembramento.
Quando hanno tolto gran parte delle limitazioni io ho continuato a non uscire e non frequentare nessuno a parte i familiari più stretti.
Con la scusa dei lavori e degli operai ho continuato a restare quasi sempre a casa.
Ora che i contagi hanno ripreso ad aumentare e i nipoti ad andare a scuola ho scaricato l'app Immuni e incrociato le dita. Già perchè mercoledì a casa eravamo io, Rerun, Cucciolo, Scuttle, Sally, Lucy, Principino, Pupetta, Lunapiena, Sue Storm, Azzurro, Piperita Patty e a cena sono venuti Linus e Franklin. Azzurro aveva il raffreddore. La pediatra il giorno dopo ha avviato la procedura per il tampone.
E mentre Rerun passava in rassegna tutte le superfici sanificate dopo il passaggio di Azzurro, la scuola del Principino ha chiuso in attesa del risultato del tampone effettuato su dodici studenti risultati positivi al test rapido.
Non oso pensare a cosa sarebbe successo se Azzurro o Principino fossero risultati positivi.
Siamo sempre stati tutti abbastanza distanti e baci e abbracci sono banditi, vorrà dire che  aumenteremo le precauzioni indossando la mascherina anche in casa.

 
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Roba vecchia cerca casa

Post n°166 pubblicato il 30 Settembre 2020 da la.cozza

Ovunque giro lo sguardo vedo disordine.
C'è roba ammucchiata su ogni possibile piano d'appoggio.
Ed è dura.
Dura riprendere in mano tutto quello che avevamo accantonato e poi dimenticato nel grande garage dell'altra casa. E' come se si fosse aperto uno squarcio nella tela in cui ho avvolto il mio passato e attraverso quello strappo torna tutto il dolore della mia vita di prima.
Nove anni fa ho lasciato la mia casa, quella regalatami dai miei genitori quando la mia famiglia era cresciuta tanto da rendere inospitale la vecchia casa dei nonni in cui vivevamo. Quella casa era la casa dei miei sogni, ne avevo seguito tutte le fasi di realizzazione, papà era il direttore dei lavori di quel cantiere, facendo apportare tutte le modifiche al progetto che l'avevano resa per me "casa mia", mia e della mia famiglia, la casa dove speravo di veder crescere i miei figli e di diventare vecchia insieme all'uomo che amavo.
Quella casa invece era diventata la mia prigione riempiendosi giorno dopo giorno di momenti da dimenticare.
Non appena è stato possibile mi sono trasferita con il mio compagno e i mei figli nella vecchia casa dei nonni che con non poca fatica e problemi avevamo ristrutturato e ho affittato l'altra casa tenendo però per me il grande garage pieno zeppo di ogni cosa, libri, abiti, mobili, giocattoli, tutto quello che :"Non lo buttiamo, potrebbe ancora servire a qualcuno."
Per qualche anno è andato tutto liscio e tranne qualche incursione per prendere qualcosa che serviva ad uno dei figli, la polvere ha continuato ad ammucchiarsi su scatoloni e scaffali.
Poi giusto un anno fa la mia inquilina ha improvvisamente deciso di lasciare la casa e
nel giro di un mese mi sono ritrovata a firmare i documenti necessari alla vendita di "casa mia". Con tanti dubbi, mille ripensamenti, infinite lacrime mi sono separata da quella casa tanto amata e poi diventata un luogo da cui girare alla larga, figuriamoci entrarci! e ho dovuto svuotare il garage. C'è voluta un'impresa di traslochi per portare tutta quella rattatuglia in un altro garage che ho affittato per un anno, per poter piano piano, un po' alla volta, decretare la sorte definitiva di ogni oggetto.
Il nuovo garage, molto più piccolo dell'altro, era molto più vicino a dove viviamo ora e soprattutto non evocava in me brutti ricordi e questo mi ha permesso di andarci spesso e un po' alla volta portar via tutto.
Mobili in buono stato, servizi di piatti e bicchieri, biancheria da corredo hanno trovato posto nelle case dei miei figli più grandi.
I giocattoli sono stati regalati tranne alcuni con cui ora giocano i miei nipoti quando sono da me. Stessa sorte hanno avuto le montagne di abiti, soprattutto per bambini, che avevo conservato.
Pochi giorni fa abbiamo svuotato del tutto anche questo garage per l'avvicinarsi della scadenza dell'affitto.
C'era ancora tantissima roba, decisamente troppa, tutto quello che ancora potrebbe servirci e quello che richiede più tempo per trovare una collocazione che non sia la discarica. Ed ora tutta questa roba è sparpagliata ovunque in attesa che io vinca le mille battaglie con i fantasmi del passato, dei sogni infranti, dei miei fallimenti, dei ricordi e degli attaccamenti: il lettino di papà che avevo restaurato e in cui hanno dormito tutti i miei figli, le mie bambole, le applique di nonna, i dischi del corso di tedesco di mamma,  tappeti, cuscini, materassi di lana, ritagli di pellicce, sedie da restaurare e libri, tantissimi libri, e disegni, progetti, vecchi appunti dell'università.
Sto diventando una inserzionista iperattiva nei vari gruppi di "vendo, scambio e regalo" di facebook.

 

 
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Bi-laurea: two is meglio che one

Post n°165 pubblicato il 15 Settembre 2020 da la.cozza
Foto di la.cozza

Marzo doveva essere il mese della sospirata discussione della tesi di Rerun.
Tesi slittata di un anno a causa di un vergognoso episodio di abuso di potere e bullismo di uno pseudo professore, uno che si comporta come ha fatto lui non merita il titolo di professore, nonchè pseudo artista. Una bruttissima storia da denuncia.
Marzo doveva essere il mese della discussione della tesi di Cucciolo.
Stessa città stessa Accademia stesso corso di laurea.
Poi ci si è messo di mezzo il COVID e sono rimasti in uno snervante limbo senza sapere come sarebbe andata a finire: accademia chiusa, esami sospesi, sessione di laurea rinviata a data da destinarsi.
Per giorni, anzi mesi, non ci sono state notizie sul sito nè nei gruppi di facebook dell'Accademia.
A casa mia la tensione provocata dal lockdown e dalle drammatiche notizie che arrivavano da tutta Italia è stata elevata all'ennesima potenza dalla lontananza di Charlie che lavora in una provincia piemontese, dalla lontananza di Sally rimasta bloccata nella città di Franklin in un'altra regione, dalla preoccupazione per la salute di Scuttle che è un soggetto fragile, dalla mia decisione di non vedere i nipoti per un po' per evitare possibili contagi, dalla decisione di Marcie di porre fine alla travagliata storia del suo matrimonio con Linus per iniziarne un'altra stravolgendo ulteriormente la vita di Lunapiena. I miei ragazzi in questo clima surreale hanno dovuto sopportare lo stress di un percorso di studi che sembrava essersi arenato nelle sabbie mobili della inefficienza e della disorganizzazione.
Poi finalmente la comunicazione che avrebbero discusso la tesi a maggio, online.
Rerun il venti maggio alle quindici in Progettazione multimediale.
Cucciolo il venti maggio alle quindici in Graphic design.
Sì lo stesso giorno alla stessa ora, roba da non crederci soprattutto se si considera che dopo quattro anni passati lì anche le mattonelle del pavimento sapevano che sono fratelli!
Problemi di computer non ne abbiamo, grazie a Dio e alle nostre attività a casa ce ne sono abbastanza e quando alle quattordici e cinquanta il pc di Cucciolo si è impallato bloccandosi completamente abbiamo potuto sostituirlo al volo con quello di Scuttle.
Problemi di connessione non ne abbiamo più, con una preveggenza che ha stupito me per prima ho cambiato il vecchio operatore, con cui avevamo continui problemi, passando alla fibra appena è stato proclamato il lockdown. Per ulteriore precauzione ho attivato su tutti i miei telefoni le offerte per avere giga di scorta nella malaugugrata ipotesi che la fibra  desse forfait.
Così il venti maggio alle quindici sulle due finestre aperte sullo schermo del mio fidato vecchio pc ho seguito dalla sala di casa mia in contemporanea la discussione della tesi di Cucciolo dalla sua camera da letto e di Rerun dallo studio. Scuttle e Sally, ognuno con un pc, hanno fatto altrettanto.
Dopo la doppia proclamazione le foto in giardino con i miei "piccoli" cinti d'alloro proprio sotto la bandiera italiana, che da marzo sventola sopra gli oleandri, hanno sancito la fine di un accidentato e faticoso percorso universitario, talmente deludente per entrambi da togliergli la voglia di continuare con altri studi universitari e spingerli alla ricerca di un lavoro.

 

 

 
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E pizza fu

Post n°164 pubblicato il 14 Settembre 2020 da la.cozza

Siamo andati a cena in pizzeria.
Cosa c'è di così eccezionale da scriverci addirittura un post?
E' che da quattro anni, e dopo un ricorso al tribunale dei minori, SueStorm può stare con me due ore a settimana. Quando è con me approfitto per farla stare anche con gli zii e i cugini paterni che altrimenti non vedrebbe mai. Ma due ore sono troppo poche e la richiesta che le mie adorate nipoti mi fanno da due anni di portarle una sera in pizzeria ha sempre la stessa risposta: "chiedi a mamma se ti fa stare di più così vi porto".                       
Mia nipote conosce già la risposta di sua madre e così niente pizza.
E nemmeno suo padre, Charlie, ha mai potuto esaudire questo desiderio.
Dopo un anno di matrimonio e otto di una causa senza fine iniziata come separazione giudiziale e tramutatasi in corso d'opera in divorzio e dopo infinite battaglie ha ottenuto di stare con sua figlia il venerdì pomeriggio e un sabato ogni quindici giorni anche a pranzo.
Mai una vigilia di Natale con nonni zii e cugini paterni, mai un compleanno il giorno del compleanno, mai una cena, in tutti questi anni ad ogni riunione di famiglia ho sempre sofferto per la sua mancanza. Uniche eccezioni sono state il battesimo di Azzurro, secondogenito di Charlie, e la Cresima del Principino.
Ma stavolta lei ci teneva tantissimo a festeggiare il compleanno di Lunapiena e Pupetta, nate lo stesso giorno a sei anni di distanza, insieme a tutti noi e così all'ennesimo rifiuto di sua madre deve averle fatto un tale pressing che alla fine è riuscita ad estorcerle il consenso: "Puoi stare dalle diciotto alle ventidue."                      
Ci siamo messi in modalità Cenerentola:
prenotazione in un locale dove il servizio è sufficientemente veloce
appuntamento alle diciannove e trenta
rigoroso calcolo dei tempi per gonfiare i palloncini, scegliere le pizze, ordinarle, mangiarle, spegnere le candeline, mangiare la torta, scartare i regali, giocare, tornare a casa tutto entro le ventidue.
La piazza medievale con la splendida basilica domenicana ha fatto da cornice  ad un evento che resterà negli annali della nostra famiglia e che mi ha reso felice come non mai. Non sono stata la sola ad essere felice, le mie tre nipotine hanno corso, riso, giocato e danzato nella fresca aria settembrina, i capelli al vento, le guance rosse e finalmente di nuovo quella luce speciale negli occhi di Lunapiena che si era spenta da troppo tempo. Principino quest'anno frequenta il secondo anno delle superiori, è entrato  a pieno titolo tra gli adulti e si è goduto la libertà di conversare, lontano dalla mamma che all'altro capo della tavolata tentava di gestire quel terremoto che è Pupetta, con i suoi zii preferiti Rerun e Sally e con Franklin,  la new entry della nostra famiglia ormai nemmeno più tanto new. Azzurro ha avuto la sua parte di pizza e di giochi  ma soprattutto di palloncini e Cicciobello... Cicciobello era invitato ad un'altra festa di compleanno.
Le ventidue sono arrivate troppo presto e prima che la carrozza ritornasse ad essere una zucca ho guardato allontanarsi mano nella mano Charlie e la sua biondissima piccola principessa. Non è rimasta nessuna scarpetta di cristallo ma soltanto brandelli  di palloncini bianchi sull'asfalto della piazza in cui risuona la risata argentina di Pupetta mentre sua madre la afferra al volo stabilendo una volta per tutte che "No, non sei un dinosauro!"

                               

 
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Il profumo di casa mia

Post n°163 pubblicato il 06 Settembre 2020 da la.cozza

Ogni tanto chissà perchè mi vado ad infilare in situazioni che mi provocano un'ansia tremenda.
Qualche giorno fa su facebook qualcuno ha condiviso la ricetta di un piatto tipico della città  natale di Scuttle, proprio la ricetta di come lo faceva sua mamma.
Finora mi sono cimentata con risultati soddisfacenti con la cassata, il biancomangiare, la pasta alla Norma e le polpette di pane, con la granita di caffè e la pasta al forno il risultato è stato tale da farmi rinunciare a provarci di nuovo. Con altre prelibatezze avevo deciso di non provarci nemmeno, troppo difficile avere risultati accettabili senza aver mai visto come si fa.
Inoltre il confronto con la cucina della mamma e della sorella di Scuttle, chef della
Scuola di Arte Culinaria Cordon Bleu, è davvero troppo per me.
Stavolta però era davvero troppo evidente il desiderio di Scuttle di gustare quel particolare piatto della sua terra senza dover aspettare Natale o molto più probabilmente l'estate prossima.
Così ho deciso di provarci e ho passato tutta la mattina a preparare le verdure per i diversi ripieni mentre la pasta finiva di lievitare.
"Ma i broccoli vanno ripassati in padella?"
"Che faccio con la cipolla? Quanto deve essere asciutta?"
"Quanto formaggio ci metto?"
"Le olive e l'estratto vanno solo in quello con i broccoli?"
E tra un "Mia mamma faceva così..." e un rovistare tra i ricordi, tra un "Fai come ti pare" e un "Non lo so io arrivavo a casa, mamma li sfornava e io li mangiavo!" ho infornato due cudduruni senza avere la più pallida idea di quanto ci avrebbero messo a cuocere e a che ora avremmo finalmente pranzato.
Evidentemente ho un santo cuoco in paradiso oppure ci ha pensato Santa Pupa da sempre  protettrice degli incoscienti e mia.
Abbiamo pranzato al solito orario e i cudduruni sono stati molto apprezzati da Rerun e Cucciolo.
E Scuttle? Lui è sempre molto riservato e difficilmente si spertica in elogi o rivela quello che pensa e prova ma gli brillavano gli occhi e il suo poco più che sussurrato "Per un momento ho risentito il profumo di casa mia." è stato il più bel premio per la mia fatica.
La cucina sembra un'immensa cipolla e ho un mare di pentole e contenitori da lavare ma ora che mi sono lanciata non mi fermo più. Gli arancini sono la prossima sfida.

 
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Presentimenti

Post n°162 pubblicato il 03 Settembre 2020 da la.cozza

Le volte che sono stata in Sicilia sono perle di una collana troppo corta.
A sedici anni in una vacanza viaggio con i miei genitori e mia sorella.
Era un settembre che si credeva agosto e a Catania l'asfalto si scioglieva restandoci attaccato ai sandali. Quegli stessi sandali con cui ignara turista affrontai il tour sull'Etna.
Il ricordo di quei giorni è di una bellezza abbagliante ora che di anni ne ho molti di più e di affetti molti di meno.
La seconda volta di anni ne avevo quarantanove ed era d'inverno. Tra Natale e l' Epifania. La prima volta con quello che sarebbe diventato il mio compagno, una specie di prova di verifica, in fondo ci conoscevamo da poco tempo. Nei ricordi è sotto l'etichetta Luna di miele.
Ci siamo tornati pochi mesi dopo con i miei tre figli più piccoli. Un'estate al mare ma in realtà erano prove di convivenza.
Quello stesso mare che avremmo rivisto quattro anni dopo quando Scuttle capì che quello era un buon sistema per tirarmi fuori dal baratro in cui ero sprofondata con la morte di mamma.
Sono passati altri otto anni, come passa in fretta il tempo. Otto anni in cui ho coltivato il sogno di fare il giro della Sicilia e soprattutto vederne i mari senza mai decidermi a tramutarlo in realtà.
Scuttle in questi lunghi anni è tornato nella sua terra natale a trovare figlio, nipoti, sorella e amici da solo, brontolando un po' e rassegnandosi ai miei nervosismi e alle folli fantasie di cui sono preda quando lui è lontano
                 

Poi l'anno scorso ho deciso all'improvviso che dovevamo regalarci una vacanza, una vacanza vera non pochi giorni mordi e fuggi.
Volevo vedere Segesta e Selinunte. L'ho proposto ai figli e inaspettatamente ho trovato la soluzione a tutti i problemi che gli anni precedenti mi erano sembrati insormontabili. Non so perchè dentro di me qualcosa mi diceva che avrebbe potuto essere l'ultima possibilità di tornare in Sicilia, di fare una vacanza con Sally, Rerun e Cucciolo, di realizzare il mio sogno.
E' stato un mese indimenticabile, un mese che mi ha fatto decidere che sì! ci tornerò appena possibile, ho tante cose ancora da vedere, tante emozioni da provare, tanti luoghi dove tornare.
Ci tornerò ma non quest'anno.
I ricordi mi hanno aiutato a superare il lockdown e questi strani mesi trascorsi sempre nella mia piccola città e quasi sempre in casa. Non sono riuscita ad accontentare Scuttle che voleva passare almeno un fine settimana all'Elba.
Per me vacanza è sinonimo di libertà, di assenza o quasi di regole, di improvvisazione, di cose decise sul momento e dover prenotare tutto prima, controllare la temperatura e ricordarsi di indossare la mascherina, stare attenta a non toccare niente e sanificare spesso le mani e stare a distanza da tutti mi avrebbe tolto tutto il piacere di visitare un luogo in cui non siamo mai stati.
In più ci si sono messi i lavori che sono iniziati con molto ritardo, praticamente quando avrebbero dovuto essere finiti.
Così sono rimasta qui e quando ho troppa nostalgia del mare e della luce d'oro della Sicilia guardo le mie foto e quelle che trovo su Istagram dove ho iniziato a seguire molti profili "siciliani". Rerun è ad alto tasso di tecnologia e social e così mi ha insegnato ad usare Istagram ed ora anche io fotografo quello che cucino prima di mangiarlo.

 

 
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Lavori in corso

Post n°161 pubblicato il 01 Settembre 2020 da la.cozza

Abito in una casa costruita "al tempo delle sanzioni" come ama dire la mia prozia (novembre 1935 - luglio 1936)
Costruita dal mio nonno paterno e dal mio bisnonno, uno geometra e l'altro ingegnere.
Nonno abitava a Roma ma fiutò l'aria che tirava e decise che era meglio trasferirsi in campagna, nella piccola città di cui era originaria sua madre e in cui viveva suo padre e dove  avevano parenti e amici con cui trascorrevano le calde giornate estive. Con nonno, nonna e mio papà si trasferirono anche i genitori di mia nonna.
Così la casa fu costruita come un'unica proprietà, una casa di famiglia, con al piano terra un appartamento per i genitori di mia nonna, al primo piano uno leggermente più grande per i miei nonni e al secondo piano uno per il padre di nonno rimasto vedovo giovanissimo e che comunque risiedeva perloppiù nella casa del principe di cui amministrava le tenute. In quell'appartamento andò poi a vivere la sorella di nonno dopo la separazione dal marito, insieme ai suoi due figli.
Molta acqua è passata sotto i ponti da allora e la proprietà è stata divisa e poi venduta.
Io abito nel piano terra di questa vecchia casa, nelle stanze che furono abitate dai miei bisnonni, poi dai miei nonni paterni che dovettero vendere il loro appartamento al primo piano a causa della guerra, poi dai miei genitori.
Molta acqua è passata sotto i ponti e molta sopra il tetto ormai quasi centenario.

Il colpo di grazia, al tetto, glielo ha dato il terremoto di quattro anni fa. C'erano già infiltrazioni d'acqua all'ultimo piano ma la ferma opposizione della proprietaria dell'appartamento del primo piano, che lo ha ereditato nove anni fa dalla madre e che si oppone a qualsiasi spesa non abitandoci e non avendo alcun interesse a questa casa di cui è propietaria insieme al fratello con cui non ha più rapporti da oltre vent'anni, aveva impedito qualsiasi intervento di risanamento.
Così siamo arrivati all'anno scorso quando i lavori sono diventati assolutamente improrogabili dato che il cornicione ha iniziato a sgretolarsi in più punti mettendo in pericolo noi e chiunque fosse passato sotto di esso.
Tra rinvii e lungaggini varie finalmente la ditta prescelta per rifare il tetto ha portato il ponteggio e lo ha depositato nel mio giardino in attesa di montarlo e iniziare i lavori.
E covid fu!
Per mesi tubi e ferri abbandonati in terra sono stati il lunapark dei gatti e l'erba è cresciuta indisturbata fino alla fine del lockdown.
Maggio per molti ha significato una ritrovata libertà, per me l'inizio di una estate da incubo. Ho l'abitudine di fare un giro tra le mie amatissime piante ogni mattina e d'estate spesso ceniamo in giardino. Quest'anno questo non è stato possibile fino a ferragosto, quando prima di andare in ferie gli operai hanno smontato il ponteggio almeno per la parte che invadeva le mie aiuole.
Un mese di cure non è stato sufficiente a guarire le ferite provocate dall'impossibilità di annaffiare a sufficienza, di effettuare le piccole potature verdi necessarie, di togliere le erbe infestanti per non parlare delle povere piante di bosso che sono state letteralmente schiacciate dal peso del ponteggio.
Il grosso dei lavori è stato fatto ma mancano ancora alcune cose sia fuori che dentro casa e così prevedo che il ritorno alla normalità per me non avverrà tanto presto e continuo a guardare sconsolata il caos che regna nelle stanze in cui ho dovuto ammucchiare tutto quello che ho tolto da quelle dove dovremo fare degli interventi.
Come se non bastasse ho la casa invasa da tutto quello che avevo ammucchiato nei ventimetriquadriventi di garage dell'altra casa che ho dovuto sgombrare a dicembre per venderla. Ma questa è un'altra storia.


 

 
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Salite e discese

Post n°160 pubblicato il 31 Agosto 2020 da la.cozza

E quando pensi che sia finita è proprio allora che comincia la salita.
Ho una nuova salita da affrontare.
Sally si arrabbia quando i problemi suoi o dei suoi fratelli diventano miei problemi, quando mi faccio travolgere da cose su cui non ho alcuna possibilità di intervenire.
Non posso farci niente, i problemi dei miei figli sono "fatti miei" e non serve a niente che loro cerchino di non farmi sapere quello che li preoccupa rispondendo con uno sbrigativo "Niente" alla mia eterna domanda "Cos'hai?"
Cucciolo ha una nuova salita da affrontare.
E mentre lui sale io sprofondo.
Nelle domande, nei perchè, nei dubbi, nelle paure, nei sensi di colpa, nella ricerca di un perchè che probabimente non esiste.
Fino a che punto le scelte dei figli ci riguardano?
Finchè vivono con noi, volenti o no, ci riguardano.
E' normale che una madre si interroghi sull'identità sessuale dei propri figli?
Io non me ne sono mai preoccupata più di tanto
"Sarà un problema di chi se la/o sposa, a me interessa che stia bene."
Li ho osservati crescere senza preoccuparmi di farli giocare con giocattoli ritenuti da maschio o da femmina, secondo l'opinione più comune, coinvolgendoli tutti nelle faccende domestiche, lasciando che indossassero le mie scarpe e i miei abiti.

Lucy e Sally sono sempre state molto femminili.
I miei quattro moschettieri invece mi hanno fatto chiedere, ora l'uno ora l'altro, se avrei avuto a che fare con una nuora o un genero. Non che la cosa abbia mai costituito per me un problema, a me ha sempre interessato la loro serenità e sono sempre stata pronta ad accogliere con amore qualsiasi persona avessero amato.
Ma la salita che Cucciolo mi ha messo davanti qualche anno fa non me l'aspettavo e dentro di me ho segretamente sperato che cambiasse idea, che si fosse sbagliato, che le cose non stessero come pensava lui.
Ho preso tempo.

Gli ho fatto prendere tempo.
Gli ho chiesto di finire prima gli studi.
Lo ha fatto. Quasi.
Ha iniziato la salita quando ormai mancavano solo due esami e la tesi.
A volte l'ho accompagnato.
Sempre con la segreta speranza che gli dicessero che si era sbagliato, che la strada da fare è un'altra, molto meno faticosa e impegnativa.
A maggio si è laureato.
Un primo pezzetto di salita lo ha fatto e non gli hanno detto che si è sbagliato, anzi. Ma lui non poteva essersi sbagliato, è sempre stato così lucido, realista, con i piedi per terra e poco incline a farsi trasportare da emozioni e sentimenti.
Così diverso da me, così simile a mia madre.
E come discutevo e litigavo con mia madre ora battaglio con lui.
E con me stessa.
 

 

 
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Va dove ti porta il cuore.

Post n°159 pubblicato il 18 Giugno 2019 da la.cozza

Quando nove anni fa decisi che era ora di fare qualcosa per evitare che altri bambini soffrissero quello che avevano sofferto i miei figli a scuola a causa del loro diverso modo di apprendere, non immaginavo che il volontariato mi avrebbe fatto andare su e giù per l'Italia.
La sede dell'Associazione di cui faccio parte è a Bologna e così almeno un paio di volte l'anno ho potuto passeggiare in Piazza Maggiore e a volte incontrare una carissima amica blogger.
Sabato scorso nonostante il caldo ci siamo reciprocamente aggiornate sulle nostre vicende familiari sorseggiando un tè, siamo abbastanza latitanti dai blog da un po' di tempo: entrambe impegnate a vivere, tempo per scrivere non ne resta molto.
                    
L'organizzazione della formazione per gli insegnanti ha portato me e Scuttle a Roma, Norcia, Casperia, Foligno, Montopoli in Sabina, Castel di Lama, Poggio Mirteto; gli incontri con studenti, famiglie e insegnanti a Formia, Chieti, Pescara, Fara in Sabina, Latina, Borgorose, Roma, Acquaviva Picena, Frascati, Cassino, Ronciglione, Civita Castellana; i laboratori didattici e i progetti con le scuole a Poggio Moiano, Terni, Cascia, Amatrice, Cupra Marittima, Matelica; i convegni a Ascoli Piceno, Firenze, San Benedetto del Tronto, Roma, Milano, Siena, Viterbo, Napoli, Modena e perfino una conferenza stampa a Fermo.
Ho lasciato un pezzetto di cuore in ogni luogo portandomi via in cambio tanti bellissimi ricordi.
Ho incontrato persone speciali e stretto legami di amicizia che mi fanno tornare in città e paesi ormai "del cuore" per incontrarci, raccontarci, confortarci nei momenti di scoraggiamento, riprendere forza ed entusiasmo.
Io che sono stata sempre timidissima ho parlato davanti a neuropsichiatri, politici, psicologi, dirigenti scolastici, giornalisti, insegnanti, genitori e soprattutto davanti ai giudici più severi, quelli che proprio non li imbrogli e fiutano la falsità lontano un miglio, i ragazzi e i bambini.
Sempre "in formazione", continuando a studiare e a fare corsi ed esami, eppure sempre con il mal di stomaco e il cuore in gola, forte solo del mio amore e della certezza che il gioco vale la candela, che ne vale la pena, che se una parola può aiutare allora devo dirla.
Come quando all'improvviso a Latina è mancato un relatore e mi sono ritrovata a parlare di una proposta di legge che ormai è diventata vecchia aspettando invano di essere discussa, o quando mi tremavano le gambe per l'emozione davanti al dirigente scolastico di un istituto comprensivo di una Camerino fantasma dove la sera prima mi aveva accompagnato una carissima amica di Matelica raccontandomi come se l'erano vissuto lì, il terremoto e mentre percorrevamo le vie deserte del centro, le finestre chiuse, nessun fumo dai comignoli, il tutto reso irreale dalla luce gialla dei lampioni, unico segno di vita i militari a presidio della zona rossa, mi colpiva il silenzio assordante di quella che era una città universitaria un tempo piena di vita.

 
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Spoleto all'improvviso

Post n°158 pubblicato il 19 Maggio 2019 da la.cozza
Foto di la.cozza

Quello che Scuttle aggiuge alla mia vita è l'allegria profonda che nasce dal sentirmi amata.
E anche un po' di sana follia e imprevedibilità.
Come quel giorno in cui mi è venuto a prendere al lavoro e invece che a casa nostra siamo finiti a Spoleto.
Spoleto è una delle parole che volevo riempire di significato e avevamo deciso di andarci una domenica dello scorso novembre.
Il tempo era incerto quasi come in questo maggio e il sabato precedente mentre tornavamo a casa c'era un bel cielo azzurro e un caldo sole.
"Sally è andata a Terni" mi dice Scuttle "a pranzo siamo solo noi."
L'abbiamo deciso così su due piedi anzi su quattro ruote, andiamo oggi.
Facciamo una breve passeggiata lungo strade rese familiari da una nota serie televisiva e ci infiliamo in un ristorantino del centro storico.
Il locale è molto particolare e, nonostante abbia iniziato da un paio di settimane la mia dieta, mi lascio tentare da una fantastica polenta di farina di castagne con sugo di cinghiale.
A fine pasto assaggio anche il tipico dolce locale rubandone un pochino dal piatto di Scuttle.
Riprendiamo il nostro girovagare nella bellissima Spoleto, andiamo a piedi su fino alla Rocca parlando fitto fitto delle bellezze in cui siamo immersi e di come ci voglia anche sapienza per attrarre flussi di visitatori e soprattutto far desiderare loro di tornare.
Cosa che facciamo un paio di mesi dopo con Sally, Rerun e Cucciolo.
E' il nostro regalo per l'Epifania.
Sta diventando una consuetudine, una nuova tradizione familiare, regalarci un giorno pieno di arte e bellezza in questa occasione.
Stavolta siamo partiti presto e abbiamo tutto il giorno a disposizione per visitare chiese, piazze e Musei.
Ci accompagna Franklin, il ragazzo che Sally frequenta da qualche mese e che...se son rose fioriranno.
Non so se sono più interessata a scoprire la città o questo "possibile nuovo membro della tribù".
Spoleto è davvero bellissima, a partire dal viale d'ingresso alla città alla scenografica scalinata che conduce al Duomo che ti si presenta all'improvviso in tutta la sua magnificenza dietro la quinta dei vicoli medievali.  
Il tempo è tiranno come sempre così rimandiamo a data da destinarsi una visita ragionata agli altri monumenti della città e ci  limitiamo a gironzolare  un pò a caso e poi visitare la Rocca Albornoziana e il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto, il Museo Archeologico Nazionale e il Teatro Romano oltre che fare un breve giro nel giardino di Palazzo Collicola Arti Visive.

Giochiamo, scherziamo, parliamo, mi godo i figli che di solito sono a Frosinone e che vedo pochissimo, respiro ogni attimo di questa spensieratezza e felicità e li conservo per i giorni di pioggia.
Mi porto a casa la consolazione donatami dalla frase scritta nel cartiglio della Sacra Icone custodita nel Duomo
  "Che cosa chiedi, o Madre?"
  "La salvezza dei viventi"
  "Mi provocano a sdegno"
  "Compatiscili, Figlio mio"
  "Ma non si convertono!"
  "E tu salvali per grazia"


Franklin è come se ci fosse da sempre.

 

 

 
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Senza Scuttle

Post n°157 pubblicato il 09 Maggio 2019 da la.cozza
Foto di la.cozza

E niente, non mi abituo a stare senza Scuttle.
Stavolta ho resistito un po' di più. Non ho iniziato subito a mettermi in standby aspettando il suo ritorno, a vivere al rallentatore, riducendo al minimo gli impegni e i motivi per uscire di casa e passando ore e ore tra fotografie, ricordi, facebook e vecchi post.
Stavolta ho continuato a vivere come niente fosse, insomma ... quasi.
Non mi sono nemmeno agitata come faccio di solito quando il suo passato, di cui io non faccio parte dato che ci siamo conosciuti che entrambi eravamo diciamo così "grandi", diventa di nuovo presente, quando lui cammina per le sue strade, tra la sua gente, così lontano e non solo per la distanza.
So che è giusto così, è normale che lui quando può torni al suo paese dove vivono figli e nipoti, a Catania da sua sorella, nella terra dove ha tanti amici vecchi e nuovi.
In questi giorni c'è la festa del Santo e lui desiderava tanto esserci.
Aveva cose da sistemare giù e sono stata io a dirgli di andare a vedere se casa può accoglierci questa estate per una piccola vacanza, con le case disabitate non puoi mai essere sicuro che sia tutto a posto quando serve.
Continuo a ripetermi come un mantra tutte queste cose ma non serve, non basta.
Questo tempo pazzo, un po' piove e fa freddo, un po' c'è il sole, non mi aiuta.
Ho tantissime cose da fare in casa e fuori e invece oggi non faccio niente, mi sono proprio messa in pausa ad aspettare il suo ritorno.
E' un bel guaio, starà via ancora alcuni giorni, troppi per passarli ascoltando musica mentre lo aspetto. Troppi per tenere a bada le mie ansie e i pensieri neri, i maledetti film che mi faccio immaginando cosa sta facendo, con chi è, chi incontrerà.... se vedrà per caso quella che gli mette sempre un like ai post qualsiasi cosa pubblichi o quella a cui lui commenta tutti i post in dialetto, il loro dialetto che io non parlo, che non è il mio.
Mogli e buoi dei paesi tuoi. Io al suo paese ci sono stata tre volte in tutto.
Altra testa, altra mentalità, difficile capirsi a volte.
Per anni sono stata gelosa del suo passato, poi finalmente quest'anno all'improvviso un giorno mi sono sentita in pace, ho cominciato a pensare che non c'era proprio niente per cui star male, che tutto quello che era successo era assolutamente normale e assolutamente finito, per me e per lui.
Questo ha funzionato finchè il passato se ne è stato buono buono al suo posto, oggi non funziona per niente e sono qui che rimugino e scrivo, scrivo e rimugino.

 
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Verde Umbria

Post n°156 pubblicato il 07 Maggio 2019 da la.cozza
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Più vado in Umbria e più me ne innamoro.
Incontrare due cari amici in vacanza ci porta a Passignano sul Trasimeno.

Dopo aver passeggiato in riva al lago ci inoltriamo per le vie del borgo medievale, su
su fino alla rocca. E qui mi incanto incerta se bearmi della natura e del paesaggio o
dell'opera dell'uomo che, quando vuole e sa, riesce a rendere splendidamente fruibili manufatti in rovina.
Sazi di bellezza torniamo in riva al lago per placare un'altra fame con l'ottima cucina tipica locale. i genitori del nostro amico sono una compagnia piacevolissima  e conversare con loro mi riporta indietro nei giorni, ai miei cari.
Smaltiamo gli eccessi gastronomici camminando a lungo in riva al Lago mentre parliamo fitto fitto scambiandoci quelle confidenze che tessono i fili di comprensione e condivisione che annodano le vite nell'amicizia.
Continuiamo a camminare, a parlare ma soprattutto
a riempirci di bellezza, a Castiglione del Lago.
Castiglione è un gioiello.
Ed è un capolavoro di sapienza turistica e accoglienza.
Niente da invidiare a Taormina.
Il tempo è tiranno e la luce del tramonto ci accompagna sulla via del ritorno.

La stessa luce in un caldissimo fine agosto ci accompagna verso Orvieto. Stavolta ignoriamo il famosissimo Duomo e ci godiamo le bellissime piazze della città ma stasera non siamo qui per fare i turisti, stasera il cuore della Sicilia batte qui, all'ombra dello splendido Palazzo del Capitano del Popolo.



Batte forte il mio di cuore nel vedere l'uomo che amo abbracciare il suo amico, sempre presente nei suoi ricordi d'infanzia, una delle voci più autentiche
ma anche più potenti e moderne della tradizione musicale siciliana.
Batte più forte in sintonia col suo tamburo e pulsa il sangue nelle vene al ritmo della terra che amo.
In prima fila un gruppo di ragazzi speciali con i loro accompagnatori mi emozionano. La voce di Rita Botto sembra entrarmi nell'anima e poi portare in cielo i miei pensieri, il mio sentire, come una preghiera.

 
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Buon compleanno papà

Post n°155 pubblicato il 03 Maggio 2019 da la.cozza
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I numeri contano.
Tu eri nato il 3/5.
Io sono nata il 5/3.
Ogni giorno mi manchi un po' di più
da dieci anni
ogni istante sempre un pò di più.
Ti cerco nell'aria che respiro, guardo le cose che guardavi tu
cercando i tuoi occhi
i tuoi occhi grigi così chiari, dolci come una carezza.
So che ci sei
nel tepore di ogni raggio di sole
in ogni goccia di pioggia che piange sui vetri
in ogni battito del cuore
in ogni mia cellula.
Sei in ogni pensiero
in ogni sogno realizzato
in ogni mio progetto, parola, silenzio.
Sei la mia radice
da cui nonostante la morte
ogni giorno prendo vita, sostegno, alimento.
Quando ero una sciocca adolescente mi arrabbiavo perchè ovunque andassi ero per tutti "la figlia dell'ingegner ....."
mentre io volevo essere riconosciuta per me stessa.
Oggi sono fiera e orgogliosa e mi commuovo quando qualcuno si ricorda di te e mi riconosce come tua figlia.
E' la più grande onorificenza che io possa ricevere.
Oggi il mio Buon compleanno papà è un grido soffocato in gola dalle lacrime.

 
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Impara l'arte

Post n°154 pubblicato il 29 Aprile 2019 da la.cozza
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Quando pensi di aver visto tutto nella vita, arriva qualcosa che ti sorprende.
Così mi è accaduto lo scorso settembre quando Piperita Patty e Lucy hanno partecipato ad una selezione per un corso della Regione per "Modellista dell'abbigliamento".
Un tempo esistevano le sarte e le apprendiste, ora ci sono i corsi e gli stage.
La più creativa, quella che da anni si arrangia con mille lavoretti ed ha fantasia e manualità da vendere e che sarebbe diventata molto più di una sarta, Patty, non ce l'ha fatta ad essere ammessa. Cosa che invece è riuscita a Lucy che non aveva mai toccato prima un ago in vita sua e che pensavo non fosse proprio interessata alla cosa.
La sorpresa è stata vedere la mia secondogenita buttarsi a capofitto nello studio e cimentarsi con disegni, cartamodelli, stoffe e macchina da cucire riuscendo molto bene in tutto.
                                                                         
Da quando il.genero ha chiuso la sua attività preferendo lavorare come dipendente, la crisi qui è stata durissima e ancora non è finita, Lucy si è arrangiata con tanti lavoretti e l'idea che potesse lavorare in una sartoria o almeno lavorare in casa senza le vessazioni, i rischi, lo sfruttamento e le umiliazioni a cui deve spesso sottostare chi non ha un regolare contratto di assunzione, questa idea mi piaceva molto e non solo a me.
Ma la vera perla preziosa in tutto questo è stato il tempo che da ottobre a oggi, e il corso non è ancora finito!, ho potuto trascorrere con Pupetta.
Io e lei sole sole, core a core.
Non mi è parso vero di offrirmi volontaria come babysitter della mia ultima nipote e così passo buona parte della mattina con lei ed ora che il tempo lo permette oltre ai giochi e alle chiacchiere, che vuoi quel che vuoi sono un po' limitate visto che Pupetta ha un anno e mezzo, ci facciamo lunghe passeggiate che oltre a farci bene alla salute e all'umore a me servono per raggiungere più velocemente e in condizioni migliori uno degli obiettivi che mi sono prefissi in questi ultimi mesi: tornare al mio peso forma ovvero quello di quindici anni e diciotto chili fa.

 

 
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C'è arte e arte

Post n°153 pubblicato il 27 Aprile 2019 da la.cozza

Va dove ti porta il cuore ed il mio cuore mi porta, quando posso, a riveder gli amici e con l'occasione nutrirmi di bellezza.
Una cara amica vive in provincia di Viterbo in un paesino molto attivo, devo dire che anche lei è molto attiva e organizza e partecipa insieme ad altre associazioni ed enti locali a molti eventi.
Il loro Carnevale di anno in anno sta diventando sempre più importante tra quelli del Lazio e a primavera il concorso per il balcone più bello riempie l'aria di profumi e colori per non parlare del Cubo Festival che è diventato una manifestazione molto articolata e che attraversa tutto l'anno con una serie di eventi sempre più importanti e di richiamo.
                           
A parte i vari convegni a cui non manca mai di invitarmi e a cui ho partecipato sempre molto volentieri per l'alta qualità dei relatori, a Ronciglione e dintorni c'è arte ...
L'arte culinaria de La corte dei prefetti di Vico, un bel ristorante con una terrazza  affacciata sui vicoli del centro storico con una vista mozzafiato e un menù con specialità raffinate e tipiche e ricette che hanno messo me, Sally, Rerun e Cucciolo non poco in difficoltà per la scelta dato che per ogni piatto c'erano da leggere almeno tre righe di descrizione e alla fine non sapevamo più cosa avevamo letto all'inizio. Il culmine è stata la descrizione dei dolci, quando il titolare ce li ha presentati raccontando per ognuno una storia che ne decantava la bontà.
Questo non è il solo ristorante che mi è rimasto nel cuore, ce ne è uno che amo di più, la Taverna della canonica, in cui mi sono riproposta di portare presto la mia tribù per l'eleganza, la raffinatezza semplice dell'ambiente e il clima rilassato e familiare, volutamente informale.

...e arte.
Quella all'interno della fiera dell'editoria che con "Un borgo di libri" trasforma il paese in una biblioteca a cielo aperto e ospita presentazioni di libri, performance, conferenze, musica e mostre d'arte.
L'arte fotografica di Enrico Barbini con la sua mostra Uzbekistan, una nazione giovane dal cuore antico, affascinanti architetture di un mondo così lontano, sguardi allegri di bimbi e fieri di uomini, uno spaccato di vita dal sapore di fiaba.
L'arte delle stampe in acquaforte di Pietro Perelli, che sono il motivo per cui siamo tornati ancora una volta qui, esposte all'interno della sua Stamperia d'arte che per l'occasione è possibile visitare assistendo anche alla
dimostrazione sull'utilizzo di un torchio di fine 800. Finisce che una emozionatissima Sally, due lauree in Grafica d'arte, stampa personalmente la sua acquaforte dialogando amabilmente con l'anziano artista, felice di poter parlare con una così attenta "allieva".

Dalla penombra della Stamperia siamo di nuovo nel sole dei vicoli dove è disseminata l'arte di Stefano Cianti e della sua emozionante mostra "Racconti in gabbia" Lettere dal carcere,
basata sul progetto realizzato dall’associazione Arca con i detenuti delle Carceri del Lazio. Mostra che culmina con l'istallazione artistica " Le mie giornate".
Volti e occhi retroilluminati da piccole candele e da cui gocce di acqua  cadono su dei barattoli vuoti.
Unico suono in  un buio disarmante.
                    
"
Vetri dipinti, luce di candele, contenitori di latta, gocce d'acqua che scendono come lacrime e che scandiscono il tempo alienante di una pena da scontare, e la libertà e i sogni che sembrano sempre più lontani.
In questi tre giorni di questa installazione sensoriale, fatta di luci vibranti e gocce risuonanti nell' oscurità, mi sono ritrovato ad essere assorbito da esse, e a loro servizio ho riacceso le luci dei loro sguardi che si erano spenti, rimboccato con acqua i contenitori delle loro lacrime ogni qual volta il silenzio li schiacciava in un dolore senza voce. Esperienza unica... Stefano Cianti"

Esperienza unica anche per me, che ha toccato e fatto vibrare corde di ricordi di antiche liturgie, Lucernari nella Veglia Pasquale, e più recenti di suoni legati all'olio e di lunghi corridoi in un rifugio antiaereo della seconda guerra mondiale.

 

E infine c'è l'arte che mi pacifica l'anima, l'arte dei giardini.
Dopo averlo a lungo desiderato siamo riusciti a ritagliarci una giornata per incontrare il nipote prediletto di Scuttle e la sua fidanzata. Passeggiata e pranzo a Orte e poi via di corsa a Bomarzo.

                             

Fare tutto il giro del luogo seguendo scrupolosamente le indicazioni della guida e arrivare alla fine per scoprire che "loro", quelli che hanno ripristinato e reso visitabile il parco, non ci hanno capito niente e che la visita andava fatta esattamente al contrario
e a quel punto girovagare liberamente andando dove ti portano gli occhi, è da me!

 
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Tre giorni, cinquecento chilometri e...

Post n°152 pubblicato il 25 Aprile 2019 da la.cozza
Foto di la.cozza

... un mini campus, una Cresima e una conferenza.
Non so se capita anche agli altri ma a me succede sempre che le grandi cerimonie familiari coincidano con impegni di altro genere assolutamente inderogabili.
Per la Prima Comunione di Principino sono precipitosamente tornata in treno da Napoli e Charlie è venuto a recuperarmi a Roma Tiburtina altrimenti non ce l'avrei fatta ad essere in chiesa, tirata a lucido, per l'ora stabilita.
Per la sua Cresima sono tornata di corsa da Cupra Marittima dove ho lasciato un gruppo di carissime amiche alle prese con la formazione di alcune giovani volontarie per il secondo anno del progetto che ha portato l'Associazione in cui faccio volontariato nelle terre del terremoto.
Abbiamo passato con loro un fine settimana intensissimo e temevo che non avrebbero retto al programma che avevamo preparato con il solo scopo di trasmettere loro lo spirito, il cuore di questo progetto. Ma per noi era fondamentale che tutte le persone che sarebbero andate nelle scuole, che avrebbero avuto rapporti con genitori, docenti e ragazzi così duramente provati lo facessero con lo scopo principale di essere gratuitamente, delicatamente, rispettosamente accanto a chi ha più bisogno.
A notte fonda, al termine di un laboratorio pratico sull'uso di alcuni software, continuavano a fare domande e a provare e riprovare, ancora col sorriso sulle labbra.
Momenti preziosi in cui lavorare insieme, condividere i pasti, e che pasti!, dormire in una country house nel bosco hanno cementato vecchie amicizie, ne hanno fatto nascere di nuove e hanno rafforzato in tutti il desiderio di fare qualcosa per gli altri preparandosi meglio possibile. E poco importa se all'alba, cercando di far meno rumore possibile per non svegliare tutti con la nostra partenza, il mio scarsissimo senso dell'orientamento e il mio confondere destra e sinistra mi hanno fatto ritrovare chiusa di fuori su un balcone invece che all'uscita, costringendomi a telefonare a Scuttle perchè venisse a liberarmi da quella scomoda situazione.

                        
Tutto un altro clima è stato quello della cresima di Principino.
Anni fa ho ottenuto dal Tribunale dei minori di Roma, dopo un'attesa durata ben quattro anni, di tenere con me SueStorm una volta a settimana per due ore.
In occasione della Cresima ho chiesto alla mia exnuora di poterla tenere quattro ore, visto che avevamo saltato un incontro, e di tenerla la domenica invece del giorno stabilito per poterla portare in chiesa e al pranzo insieme a tutta la famiglia (tranne Charlie che lavora lontanissimo e torna ogni quindici giorni).
Durante la cerimonia Azzurro, dal suo passeggino posto vicino vicino a lei, l'ha tenuta sempre per mano e quando le ha appoggiato la guancia sulla mano SueStorm non ha trattenuto le lacrime. A me che preoccupata le ho chiesto cosa avesse ha risposto "Non ti preoccupare nonna, sono lacrime di felicità."
L'ingiustizia di tenere separati e far vedere con il contagocce questi due innocenti mi trafigge l'anima e vorrei tanto capire cosa hanno al posto del cuore avvocati e giudici che hanno chiesto e stabilito così.
Pur di far stare insieme i piccoli di casa sono stata anche al ristorante, cosa che ho evitato molte volte in circostanze simili per il comportamento per me  imbarazzante del mio ex marito.
Nonostante le raccomandazioni di mia figlia al gestore del ristorante, alle quindici ancora non avevamo iniziato a mangiare e così ho chiesto alla mamma di SueStorm di poterla tenere ancora un po' guadagnando un'altra mezz'ora.
Ma ho faticato un bel po' per inventarmi qualcosa per rispondere alla bimba quando mi ha chiesto per due volte, preparandosi a tornare a casa
" Nonna perchè io ci posso stare così poco con papà?"
Nemmeno il tempo di metabolizzare tutte le emozioni e preparami a fronteggiare l'arrabbiatura di Lucy per essermene andata via con SueStorm e non essere tornata, abbandonando il pranzo e un alticcio per fortuna exconiuge, che siamo di nuovo in viaggio, stavolta verso Ronciglione e verso una conferenza con nientepopodimenoche il fondatore e socio numero 1, come lui ama definirsi, dell' Associazione.
L'organizzatrice di questo evento che si è tenuto all'interno del Cubo festival è una cara amica e rivedere lei e le sue splendide figlie mi ha dato serenità e gioia, la stessa che ho perso poco dopo quando mi hanno chiesto di sostituire uno dei relatori impossibilitato a partecipare ed esporre io molto sinteticamente i principi ispiratori della proposta di legge regionale a cui avevo lavorato anni fa coordinando un gruppo di lavoro composto da prestigiose personalità del mondo dei disturbi e della riabilitazione in età evolutiva.
                               

 
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Sono ancora qua

Post n°151 pubblicato il 24 Aprile 2019 da la.cozza

Tanto per vedere se mi ricordo ancora come si fa.....ho fatto un giro tra i blog che seguivo e molti sono abbandonati come del resto lo è questo. Un pò mi dispiace ed ho visto con piacere che un paio di care amiche sono ancora qui. Mi dispiace ma in fondo non sono qui per leggere ma per riprendere a scrivere. Ne ho bisogno ogni giorno di più. E' la mia terapia, quella da cui sono fuggita da molti mesi per non affrontare i miei buchi neri. Sono scappata con la scusa che non avevo tempo, presa come sono stata dalle attività di volontariato oltre che da quelle familiari, per la verità ridotte all'essenziale dall'apatia che mi afferra quando non sto bene con me stessa, presa dal girare forsennatamente la rotellina nel mouse facendo scorrere davanti agli occhi post di facebook di cui non mi importa niente e che nemmeno leggo o dai sudoku infiniti in cui mi rifugio per pensare ad altro o dai corsi che frequento online per la mia insaziabile sete di sapere e per far passare i giorni, uno dopo l'altro, in modo da allontanare nel tempo quello che mi fa star male sperando che la distanza temporale diventi anche distanza emotiva. Speranza finora vana.
Ormai non posso più rimandare. L'ennesima discussione con Scuttle mi ha fatto capire che è assolutamente ora che io riprenda a scrivere se voglio ritrovare un po' di serenità ed equilibrio e non mandare all'aria tutto quello che la vita mi ha così generosamente donato.

 

 

 
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Di sagra in sagra

Post n°150 pubblicato il 03 Settembre 2018 da la.cozza

Settembre è il mese migliore per portare i bambini al mare soprattutto quando sono piccoli e Pupetta è proprio piccola con il suo anno scarso di età.
Lucy è partita sabato e in una casetta affacciata sull'infernale ferrovia che attraversa moltissimi paesini della costa Adriatica si gode, si fa per dire, le meritate due settimane di vacanza con Principino, Cicciobello, Pupetta e Lunapiena. Il.genero la raggiungerà domenica prossima.
Frida è partita domenica con SueStorm anche lei per una settimana sulla costa Adriatica.
Così oggi niente incontro settimanale con i miei nipotini e la casa resta silenziosa e vuota.
Non ci sono nemmeno Rerun e Cucciolo tornati a Frosinone per la sessione d'esame autunnale.
Sally ha iniziato il suo ultimo mese di lavoro con Garanzia Giovani e non rientra mai prima di sera.
In questo silenzio sento il rumore dei pensieri che mi richiamano ai miei doveri: panni da stirare, rammendi e cuciture che aspettano, peperoni e melanzane da arrostire e tanto altro ancora, in casa non manca mai il lavoro.
Anche il giardino reclama attenzioni dopo la crescita incontrollata dovuta al caldo e alle abbondanti piogge. La notte inizia a fare un pò troppo freddo per le piantine più delicate che devono trovare di nuovo posto in casa.
Penso anche alle cose che devo assolutamente fare prima di ottobre: un impegnativo corso online iniziato ormai da troppo tempo e abbandonato a metà, delle esercitazioni con un software il cui uso insegneremo quest'inverno ai bambini di una scuola montana, locandine da preparare e email da scrivere, tutto urgente e tutto che aspetterà ancora un pò.
Oggi ho ancora voci e volti, sorrisi e lacrime, emozioni e risate che mi riempiono il cuore e la mente: questo fine settimana con Scuttle e Sally siamo andati in giro per sagre.


A Rieti passeggiamo in una piazza piena piena di stand per lo più calabresi, poco più in la sul palco una tribute band strazia i successi di Mogol mentre due intrepidi sfidano la parete da arrampicata.
Percorriamo una breve ripida discesa e finiamo immersi nello street food, una intera piazza dedicata al cibo. Tutti quelli che incontriamo stanno mangiando o bevendo qualcosa.
                        
Dopo esserci divertite a guardare le facce dei signori uomini alla vista delle due ballerine brasiliane che hanno attraversato la città accompagnate dalla locale scuola di Capoeira improvvisando esibizioni in ogni slargo, abbiamo visitato la mostra dei peperoncini provenienti da tutto il mondo ospitata nel bellissimo chiostro della Chiesa di Sant'Agostino.

Ad Amatrice è un dovere esserci anche se non vado matta per la folla. Non sono mai stata tanto felice di fare la fila!

Mentre aspettiamo chiacchierando vediamo passare uno dei ragazzi che abbiamo conosciuto quest'inverno: era un ragazzo di terza media ora è un giovane uomo con un'idea di baffi. Si cresce in fretta.
                      
L'Amatriciana come sempre è ottima e abbondante e come sempre ripartiamo solo dopo aver acquistato formaggi e mele, le profumate mele di Casale Nibbi che tanto piacevano a mio papà.


A Saletta ci porta il cuore.
Saletta è la frazione di Amatrice più colpita dal terremoto: sono crollate tutte le case e l’unica chiesa.
                      

Hanno organizzato la Prima sagra della crespella e tra commozione e lacrime si ritrovano, si contano, si cercano, caparbiamente costruiscono futuro e tradizioni per i propri figli e nipoti a cui insegnano ad amare la terra dei loro nonni che non ci sono più.
Saletta aveva una dozzina di abitanti e sotto quelle macerie che sono ancora tutte lì sono morte ventidue persone,
i parenti dei residenti venuti per le ferie. Saletta come molti altri paesini dell'Appennino ha subito negli anni una importante emigrazione ma le radici di questa gente di montagna sono forti così come il legame che li tiene attaccati alla loro terra.

"Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene. Un paese vuole dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta lì ad aspettarti"  - Cesare Pavese


Nel sole che è tornato a splendere caldo un paio di bambini rincorrono il pallone mentre la musica porta conforto agli adulti. Una coppia si lascia trascinare in un valzer e ce ne andiamo accompagnati dalle struggenti note di C'era una volta il west.

 

 
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Una gran brutta storia

Post n°149 pubblicato il 26 Agosto 2018 da la.cozza

C'era una volta un ragazzo buono che volle fare il prode cavaliere e salvare una giovin donzella dalla prigione dove era tenuta rinchiusa dai suoi familiari.
Di famiglie così non ce ne erano molte, quelle poche di cui si era sentito parlare erano nella cronaca nera dei giornali o negli elenchi dei tribunali dei minori.
Pensate al degrado fisico e morale e poi peggiorate tutto quello che avete pensato e forse vi avvicinerete alla verità.
Il prode cavaliere però non aveva fatto i conti con la sua inesperienza e la sua giovane età ne aveva dato peso ai suoi conflitti interiori non risolti e alla presenza ingombrante e malata di suo padre nella sua vita.
Il sogno finì prestissimo e in men che non si dica dovette fare i conti anche con tutto quello che nemmeno la donzella sapeva di se stessa, quanto la vita vissuta ne avesse condizionato lo sviluppo mentale già precario e quanto non si possa aiutare chi non vuole essere aiutato.
Iniziò un calvario di liti furibonde ma nonostante questo si sposarono delirando di una famiglia da costruire per la bimbetta che aspettavano e minacciando ogni giorno di lasciarsi.
Il ragazzo si rifiutò di crescere e diventare uomo, in fondo suo padre non era un sessantenne di quindici anni?
Scelse di farsi vittima come era stata sua madre e a niente valsero i mille amanti di sua moglie, le ferite sul suo corpo e le lacrime innocenti della sua bimbetta.
Sua madre, una vecchia fattucchiera che distruggeve famiglie col pretesto di salvare i bambini dalla malvagità dei loro genitori, si mise in testa che qualcuno doveva intervenire e curare le ferite di quei tre, cavaliere, donzella e bimbetta.
Dopo essersi rivolta ai Dottori ( gli attuali assistenti sociali, neuropsichiatri, logopedisti, psicologi del Materno infantile e psichiatri del CSM) provò con lo Stato ( i mediatori familiari e gli psicologi dei Servizi sociali, i Carabinieri, la Polizia) ma l'unico modo per far sì che qualcuno si occupasse di quella disgraziata famiglia fu rivolgersi ai Giudici.
La fattucchiera raccontò tutto quello che sapeva e le dissero che doveva fare una denuncia. Con la morte nel cuore fece quello che sapeva che avrebbe dovuto fare molti anni prima, quando la bimbetta era piccolissima, ma non ne aveva avuto il coraggio.
Anche le fattucchiere amano i propri figli e nipoti e se per salvarli bisogna andare in tribunale, che tribunale sia!
Il prode cavaliere la accusò di ogni nefandezza e non le parlò più e non andò più a casa sua e dei suoi fratelli se non era invitata anche la donzella sua moglie, che naturalmente nessuno invitò più.
Ma la giustizia in quel lontano paese era molto lenta specie quando qualcuno faceva tutto quel che poteva per rallentarla insabbiando le carte.
Passarono due anni, due lunghi anni di dolore, impotenza e attesa e alla fine la fattucchiera tornò a bussare alla porta dei Giudici e dello Stato e qualcosa sembrò stesse per succedere.
Ora la fattucchiera è lì che aspetta disperata di sapere quale sarà la sorte della donzella che non ha colpe, che è la prima vittima in tutta questa storia, quale sarà la sorte della bimbetta adorata e del prode cavaliere, il suo amato figlio, il sio figlio amatissimo...

 
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Tre giorni lunghi un mese

Post n°148 pubblicato il 25 Agosto 2018 da la.cozza

Foligno è gialla.
Non ci ero mai stata anche se ci ero passata vicino moltissime volte così al termine della nostra riunione in un anonimo centro commerciale uguale a tutti gli altri ho chiesto a Scuttle di farci un giretto in un improponibile primissimo pomeriggio di luglio.
Come sempre Scuttle trasfoma in realtà i miei desideri ed eccoci naso all'insù a gironzolare tra piazze e vicoli medievali.
" E' solo per respirarne l'aria, per riempirmi gli occhi e avere finalmente una immagine da associare a quello che finora per me è stato solo un suono vuoto di significato, così vuoto da confonderlo sempre con un altro suono vuoto che spero presto di associare ad altre immagini per poterlo conservare nel cuore e nella mente: Spoleto."
Cerco di spiegare a Scuttle come funziona la mia memoria.
Architetture diverse convivono armonicamente fianco a fianco, sono espressioni di un unico genius loci in tempi storici diversi. Amo le case, le strade, le città. Se ho rimpianti ne ho solo due: non poter viaggiare come vorrei e non aver continuato i miei studi.
Città di Castello è verde.
Ci accoglie con la frescura dei suoi viali alberati. Umbria, cuore verde dell'Italia. Cuore scosso, spezzato ma qui non ci sono macerie e anche il terremoto sempre presente in me da due anni, per tre giorni diventa lontano, sbiadisce nei miei pensieri.
Il nostro alloggio è in un ex-convento ristrutturato, rispettandone lo stile, proprio a ridosso del centro storico. La gentilezza e la disponibilità della proprietaria  ci hanno subito favorevolmente colpito. La città dove viviamo, benchè abbia tutte le intenzioni e le potenzialità per diventare una meta turistica, ha nell'indole dei suoi abitanti l'ostacolo più grande.
Abbiamo camminato in lungo e largo per ore senza stancarci di ammirare le tante bellezze di questa città molto meno conosciuta di Spello o Gubbio ma altrettanto bella e ben tenuta.
Viareggio è bianca.
Abbiamo impiegato molto più tempo del previsto per arrivarci. Non amo le autostrade e così Scuttle mi ha accontentato impostando il navigatore in modalità "evita le autostrade".
Siamo arrivati praticamente ad ora di pranzo.
Tra ricordi di vecchie storie di famiglia, una mia prozia ha vissuto per anni a Viareggio da bambina e l'album di fotografie di mio papà bambino ha molte pagine di foto scattate a Viareggio, storie più recenti di tensioni e incomprensioni quando i fantasmi creati da problemi di salute si materializzano in esasperazione e litigi, storie di donne e di nudo negli scatti di Adolfo Favilla in mostra alla Torre Matilde, storie di Carnevali sognati e realizzati alla Cittadella e fotografati al Mercato fisso, storie di mare e di rotonde e dancing e canzoni della nostra gioventù la sera è arrivata troppo presto e con essa il viaggio fino a Lucca dove avevamo prenotato per la notte.

                   

Lucca è marrone. E' un gioiello, un topazio.
Sono totalmente affascinata dalle sue mura basse così diverse dalle alte mura di pietra grigia della mia città e dall' idea di poterle percorrere.

E' quello che resta dopo il concerto di Roger Waters.
E' un gelato fai-da-te mangiato tra altalene e panchine.
E' la voglia di tornarci per visitarla con calma e al contrario  la fuga precipitosa il mattino dopo, divorati dalle zanzare e innervositi dalla scortesia della proprietaria del B&B dove abbiamo dormito.

Pescarolo è blu.
Il blu della calma, della serenità di un pomeriggio passato attorno ad un tavolo a raccontarsi e raccontarci. Come ci fossimo lasciati un giorno prima invece che tre anni fa.
E' il blu del cielo d'estate di una mattinata a Cremona, seduta a chiacchierare con la mia amica sui gradini del Duomo mentre Scuttle sale in cima al Torrazzo insieme alla nostra nipotina acquisita. Non puoi andare a Cremona e non entrare nel Duomo a riempirti l'anima della sua bellezza e salutare Sant'Omobono.

Quando rientro a casa mi sembra di essere stata via un mese e non soltanto poco più di tre giorni.

 
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Lucy(1986)
Linus(1988)
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(1990)
Rerun(1995)
Cucciolo/Lana(1996)

I nipoti
da Lucy e il.genero
Principino(2005) Cicciobello(2008) Pupetta(2017)  
da Linus e Marcie
Lunapiena
(2011)
da Charlie e Frida
SueStorm
(2012)
da Charlie e Piperita Patty
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