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Crisi economica: I veri perchè.

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Gentile lettrice, lettore

Preambolo

Il comune buonsenso suggerisce che le giuste soluzioni esistono davvero per ogni  situazione che si possa definire “difficile”

La guerra, lungi da rappresentare alcuna soluzione, (e lo dimostrano ben 2 guerre mondiali o globali una a ridosso dell’ altra) può esordire in maniera militare, ma anche finanziaria con il medesimo obiettivo dello scontro tra  Stati-nazione. Entrambi i generi di conflitto generano non solo moltissime vittime da scontri, ma anche vittime economiche.

I tempi sono cambiati e le potenze economiche, si sono fatte avanti a concorrere sul predominio delle economie e dei territori, obiettivo che in passato era appannaggio esclusivo degli stati nazionali e degli imperi, causando conflitti che generano un bottino perpetuo di sottrazione di civiltà, di diritti e di ricchezza, una diminuzione di democrazia ai privati cittadini che ne subiscono la sconfitta a causa che il proprio governo non ha combattuto affatto, ma senza resistere, ha abbracciato un nuovo ideale, abdicando, consegnando moneta sovrana, banca centrale, protezione dei confini e le proprie politiche economiche e monetarie in mano all’ entità finanziaria aggressore. Stiamo parlando del governo delle elite economiche e del sistema bancario denominato Unione Europea.  Una entità economica che sta sottraendo forza economica oltre che politica agli Stati-nazione con l’ intento di effettuarne un progressivo smantellamento.

Un semplice aneddoto il quale indica che la soluzione al problema è proprio “davanti al naso” di colui che lo ha realmente compreso,  richiama ad un diritto-dovere di conoscerne le cause davvero profondamente, prima di cimentarsi solo a ideare, e men che meno a proporre, eventuali soluzioni.  Chiediamo quindi cortese pazienza a leggere attentamente le seguenti informazioni, che sono in apparenza semplici, ma se non bene assimilate, impedirebbero di capire davvero questo scritto.

Fine del preambolo

Per conoscere cos’è la crisi è necessario conoscere alcuni fondamenti di economia politica. Approfondiamo!

Al giorno di oggi, la stragrande maggioranza delle comunità economiche del mondo origina e si distingue nella riconosciuta istituzione che prende il nome di Stato-nazione.

Lo stato-nazione ha origine come concetto nel XII secolo, sospinto da una grande frammentazione sia economica che culturale  delle regioni europee.  Con il Trattato di Westfalia del 1648 nasce una nuova Europa.   Il sistema geopolitico nato dalla pace di Westfalia ingloba quasi tutta l’Europa, compresa la Russia e per convenzione è utilizzato come spartiacque tra il sistema-medioevo e la nuova società basata sullo stato-nazione.  Con lo sviluppo degli stati-nazione  nasce anche un’economia mercantile e, con essa, il futuro sistema capitalista.

Lo Stato-nazione, (come la Francia o l’ Italia e molti altri noti esempi,) è oggi, un entità Giuridica, Economica e spesso racchiude anche in sè, particolari omogeneità Culturali nonchè Etniche. La convivenza continuativa di un popolo che adotta la stessa lingua e che condivide gli stessi destini in quanto ad usi e costumi nazionali, crea un forte senso di appartenenza e di volontà individuale a difendere i valori ed i territori comunemente condivisi. Sentirsi appartenente ad una etnia, ad un popolo o ad una nazione è sia un istinto naturale, che un esigenza psicologica dell’ individuo che naturalmente sente il bisogno di appartenere ad un classe sociale, etnica, nazionale nonchè di appartenenza territoriale inquadrata in un preciso contesto storico.  Eppure esiste un ideologia che si giova della soppressione di questi comuni istinti umani.

Il senso di orgoglio sociale,  etnico, di razza, o  di appartenenza nazionale sono un bene o un male?

Dal mondo della cultura, giunge una inequivocabile conferma sull’ imprescrittibile importanza dei valori classici, ovvero, del senso di appartenenza, della tradizione, dell’ orgoglio locale, nazionale e la difesa dei propri diritti che ingloba quindi, anche la conservazione dei propri territori,  i quali sono valori positivi come quello dell’ unità, della solidarietà… della famiglia.

Eppure esiste un ideologia che richiama proprio questi valori, a generatori di nuovi possibili conflitti, sospingendo per questa ragione, la creazione di una nuova forma di società umana snaturata di principi di appartenenza e spossessata di orgogli etnici, territoriali.. nazionali. Non è affatto un caso se nelle scuole pubbliche di tutta Europa, da ormai molti anni non si insegna più la geografia, poco la storia e nemmeno il latino, lo scopo è di crescere nuove generazioni insensibili al concetto di appartenenza sociale, etnica e nazionale, per renderle meno coscienti della propria appartenenza, e più duttili ai nuovi imput politici che sospingono la formazione di una nuova società omologata, indifferente e standardizzata.

Chi sospinge il concetto di orgoglio etnico e nazionale come “una miccia” per possibili conflitti, si basa sullo sfruttamento di una diffusa ignoranza popolare,  infatti, quasi tutte le guerre, sono innescate esclusivamente da governi criminali che impongono lo stato di guerra e non da odio razziale come si potrebbe credere almeno nel caso del Ruanda, che invece vede nel dominio di un governo su base di prevalenza etnica e non su base democratica nonchè, nell’esercito nazionale la principale mano criminosa. Quindi, una scusa etnica per compiere crimini organizzati dal governo e non una azione etnica autodeterminata dagli individui. Insomma, è escluso il forte sentimento di appartenenza nazionale come causa scatenante delle guerre. Nello scoppio delle guerre civili invece, sempre  causa di governi criminali, il popolo allo stremo della sofferenza sociale si rivolta contro i propri aguzzini.

La nuova forma di società umana snaturata di principi di appartenenza e spossessata di orgogli etnici, territoriali.. nazionali, è propedeutica quindi al solo più agevole controllo, data la assenza di ostacoli culturali, storia e tradizione che funga da catalizzatore di un pensiero in qualsimodo polarizzato, o cosciente.

La non cultura è la chiave del successo del “Pensiero Unico”

Questi antichi valori sono apertamente in contrasto con “il pensiero unico” che sospinge concetti come mercato unico, globalizzazione e meticciato imposto  per ragioni politiche come valori positivi quando essi non lo sono affatto nella realtà.

Facciamo un piccolo esempio: 

Se lo stato dove vivi ha un economia estremamente florida, tu, come cittadino investito dell’ incarico di ministro dell’ economia, prestando giuramento di fedeltà alla missione  a te affidata di proteggere i prioritari interessi nazionali,  apriresti i confini di stato liberalizzando commerci, dove prodotti provenienti da paesi poverissimi e quindi a bassissimo costo, distruggessero completamente i fatturati delle imprese della tua nazione  e della quale proprio  tu sei responsabile per l’ economia?

No?  Eppure  “il pensiero unico” che sospinge concetti come mercato unico e globalizzazione, ha trovato estimatori anche tra capi di stato e ministri delle finanze di molti paesi, ideali che stanno decretando una letterale continuata distruzione del patrimonio industriale nazionale, creando disoccupazione, deflazione economica, esodi e sofferenze immani… in nome di un ideale.

Non esiste uno stato che non si sia formato solo lentamente e per la maggiorparte dei casi, abbia preso la propria forma geo-politica odierna a causa di un conflitto bellico. Una scusa questa, impiegata dai fautori del “pensiero unico”  per generare deliberatamente nuove crisi, in luogo di operare per il benessere popolare, che servono allo scopo di sortire effetti politici desiderati dai gruppi di potere.  Ogni popolo ha diritto al miglioramento della propria condizione sociale e non a subirne la sovversione, per ragioni ideologiche che sono le medesime delle guerre, ovvero con scopo di raggiungere obiettivi politici particolari che nulla hanno a che vedere con il benessere dei popoli.

Smantellare lo Stato-nazione… ma a favore e per chì?

Il neoliberismo che continueremo a definire “pensiero unico”  è di fatto concorde quindi sulla positività nella  generazione della crisi (e quindi dei disagi e sofferenze derivate) per conseguire i propri scopi, che implicitamente, essendo scopi propri, sottointende una azione politica volontaria a diminuzione dello stato di democrazia.

Una  tale azione di diminuzione dello stato di democrazia non è praticabile in una nazione politicamente attenta ai principi democratici, autoregolata da funzionali organi di sorveglianza, edotta culturalmente e consapevole del reale peso che ha la gestione etica delle politiche nazionali.  Quindi, si sottraggono dagli istituti scolastici le materie di studio che formano la coscienza dell individuo, escludendo Storia, Geografia ed anche evitando di spiegare davvero il principio di democrazia (quello che regola la vita stessa dell’ intera nazione).

Ma soprattutto, si sottrae alla facoltà di scelta dei cittadini, la possibilità di decidere se rimanere in democrazia o lasciare che politici momentaneamente al governo la cedano “in dono” a banchieri i quali non sono assolutamente soggetti all’influenza del voto popolare. Un dono di moneta sovrana, di cessione della banca centrale, cessione della gestione delle politiche economiche e monetarie e della cessione della protezione dei confini nazionali al governo delle banche,  un inestimabile valore democratico, fatto dono dalla politica sulla pelle dei cittadini completamente traditi da un simile enorme spossessamento di ricchezza e di dritti.

Per arrivare al risultato di cedere “le chiavi di gestione” di uno stato intero ad una simulazione di democrazia (lUnione Europea) con un Parlamento europeo letteralmente impotente, un Consiglio dell Unione Europea  che non può svolgere nemmeno riunioni formali ma solo informali , con un Consiglio Europeo senza potere legislativo ma solo consultivo, e la potestà sulle politiche economiche e monetarie italiane trasferite ad una banca con sede in Germania (la BCE a Francoforte), un Eurogruppo formato dai ministri delle finanze che può solo svolgere incontri informali,   nonchè una Commissione europea che non è  affatto subalterna al parlamento, ma lo è rispetto a sconosciute ed oscure agenzie esecutive e direzioni generali, le quali hanno invece potere legislativo!

E necessario essere sia impreparati che corrotti dalle proprie fondamenta, oltre che agevolarsi di un sistema di divulgazione culturale assolutamente muto ovvero, prono agli interessi del regime instaurato per soffocarne la democrazia.

C’ è bisogno inoltre, di una scuola evirata da materie di studio fondamentali, sostituita da comodi cellulari-smartphone per perdere tempo, pubblicità martellante e telegiornali privi di indirizzi politici informativi, per riuscire a creare un genere di individuo che si farà sottrarre centinaia di anni di diritti faticosamente acquisiti, mediante lo smantellamento della sostanza della democrazia e del proprio scheletro a sostegno che è lo Stato-nazione,  senza che esso ne prenda coscienza, inondato da una  ingannevole pubblicità, la quale istericamente insiste che i mercati siano ora deputati alla regolazione delle politiche e non più le  politiche deputate alla regolazione dei mercati.  Un  perfetto falso ideologico che consente agevolmente di anestetizzare l’ opinione pubblica e sfilare democrazie e protezioni di stato di sotto al sedere dei cittadini, senza che essi nemmeno se ne accorgano.

Non si sottovaluti l’ estrema semplicità del concetto, perchè sarà preso in esame come proprio l’ aggressione al sistema Stato-nazione, ovvero della propria struttura operativa creata in ambiente democratico sono la causa fondante di quella che è conosciuta come crisi economica.

Prima di approfondire il funzionamento dello Stato-Nazione, è necessario menzionare un altro fondamentale di economia politica che in sintesi estrema, chiarisce che  a parità di condizioni socio-economiche, dove aumenta il livello di agglomerazione umana, ovvero il tasso di urbanizzazione, si raggiungono i massimi redditi economici pro-capite su basi statistiche, in quanto l’ urbanizzazione, ha come obiettivo primario, la creazione di un insediamento con la capacità di produrre e distribuire capillarmente merci e servizi  limitando al minimo  gli spostamenti che la popolazione deve compiere allo scopo di fruirne, ciò,  a tutto vantaggio sociale attivando un virtuoso volano economico accorpando a comodità di servizi un reale risparmio economico.

La storia consegna come obiettivo della formazione della città-stato ancor prima dello Stato-nazione, una azione comune difensiva. Concetto questo da non dimenticare.

In pratica, questa formula, indica gli agglomerati urbani prima (le città stato) e ben più avanti gli Stati-nazione, come aventi funzioni difensive  ed anche  maggiore potenziale economico rispetto alle zone rurali, ed infine,  il numero di individui, se superiore per km quadrato indicano una più elevata capacità economica teorica, limitata solo dalle potenzialità agricole, che  superato un certo tasso di abitanti, faticherebbero a sfamare la popolazione.

Quindi, per uno Stato-nazione con un economia basata in modo preponderante sull’ agricoltura,   esiste un ottimale proporzione di abitanti per km quadrato, ed invece, negli Stati-nazione con un economia basata prevalentemente in modo industriale e sui servizi, vale praticamente il solo concetto di: Più abitanti = a più potenziale di arricchimento, in quanto i cittadini salariati più sono in numero elevato e più generano consumi che dal punto di vista industriale corrispondono a maggiore domanda che si converte al movimento di maggiori flussi di capitali economici aumentando quindi la dimensione dell’ economia. Questi risultati sono stati nella realtà sperimentati nell’ economia italiana arrivata al proprio apice appena prima della firma dei disgraziati trattati di Maastricht, tessuto economico-industriale il quale gradiva l’ arrivo di immigrati per sopperire alla carenza di forza lavoro creatasi dalle sempre maggiori necessità del sistema Italia, fino a quando non si iniziò lo smantellamento di questo medesimo “gioiello economico” mirabilmente capace, con la propagazione dei prevedibili speculari nefasti effetti di perdita di benessere e diritti oramai negati ai cittadini italiani.

Questi eccellenti risultati economici si possono raggiungere  se le regole economiche e sociali generali sono almeno tendenzialmente di tipo democratico all’interno del sistema, altrimenti, con sistemi di governo di tipo neoliberista, i quali sottraggono democrazia, drenando essi ricchezza e benessere  in luogo di favorirne la libera circolazione, il medesimo aumento della popolazione esercita l’ effetto opposto, conseguendo quindi, il danno di aumentare la concorrenza economica fra individui, abbassando i salari per eccesso di offerta, contribuendo perciò, ad un fenomeno opposto,  che  consiste in un progressivo impoverimento a causa della concorrenza.  E così chiaro che in un sistema chiuso, la differente natura che costituisce le fondamenta sociali, possa determinare nella medesima società, sia un grande benessere diffuso come anche grande povertà!

Ciò è reso possibile da un semplice meccanismo economico, il quale prevede che se la nuova ricchezza prodotta dal valore aggiunto di trasformazione generato dal lavoro umano circola in un sistema libero, ne beneficia l’intera comunità di individui, innescando un virtuoso volano di aumento di ricchezza e benessere, ma in un sistema neoliberista, dove i poteri forti  impongono un drenaggio del benessere, appropriandosi prima della grande impresa e poi anche del governo, della moneta, della banca centrale e delle politiche economiche e monetarie, i cittadini rimangono privati di reali possibilità di sviluppo ed entrano  in una letterale gabbia economica di povertà perpetua.  Questo è il sistema economico italiano geneticamente mutato dal neoliberismo targato UE!

In Italia, storicamente si è sviluppato il primo evento di sistema a causa della neonata democrazia del dopoguerra, la quale ha portato grande ricchezza e benessere diffuso, ma che è progressivamente stata smantellata e sostituita dal sistema neoliberista materializzato nell’ Unione europea che assorbe  e quindi priva la nazione sia delle energie economiche che delle regole e protezioni democratiche, offrendo invece un sistema sociale definito aperto, ma non alle opportunità economiche, esse di fatto già predate, bensì “aperto” alla concorrenza tra individui e quindi in rotta di crollo economico a causa della concorrenza, propedeutica essa allo sfruttamento ottimale del cittadino mediante la formazione di un nuovo substrato sociale miserabile, ottimale per il ritorno allo schiavismo.

Da questa “apertura”  del neoliberismo, nasce anche un obbligo di disambiguazione sfruttato in propaganda dall UE, con il concetto di globalizzazione e mercato unico, derivato dal significato di economia di sistema di tipo aperto, perchè in realtà il neoliberismo preda granparte della ricchezza sfruttando la leva del potere ed “apre”  realmente le porte invece, dei confini nazionali alla concorrenza sleale che significa aumento generalizzato della povertà!

Questi semplici concetti si collegano ad un principio di economia politica che definiremo economia frazionata. (Da non confondersi con economia “frazionaria” che è un concetto squisitamente bancario) in quanto il sistema Italia era ben protetto nei propri confini da  necessari dazi, e tutti gli organi di stato contribuivano alla regolazione interna dell’ economia compresi i necessari trasferimenti economici dalle regioni più ricche a quelle più povere. (Cassa del Mezzogiorno ecc.)

Per ragioni di differenza geopolitica sostanziale ed anche di differente cultura e progresso industriale,  non è possibile avere economie su vasti territori completamente omogenee e quindi, la europea sovversione dei princìpi di funzionamento dell’ economia, diventa un atto distruttivo al benessere economico, proprio imponendo degli standard uguali a nazioni differenti.

Stupidità…? Vedete,  Si rincorre in modo miope un semplice ideale, in luogo del benessere comune generalizzato.  Gli stessi poteri che distruggono il benessere diffuso, questi governanti sono i banchieri,  gli stessi uomini che finanziarono i Savoia contro gli Austriaci e gli Austriaci contro i Savoia… il vincitore della guerra, a prescindere che fossero gli italiani o il regno d Austria, sono state le banche, le quali hanno tratto profitto da scontri tra Stati-nazione!  Nessuna morale… i banchieri neoliberisti sono sostenitori di un ideologia che si giova della soppressione dei poveri in luogo della soppressione della povertà!

Stiamo dicendo che il sistema Unione Europea  che è letteralmente il governo dei banchieri, non è affatto ne progettato ne costituito per il benessere di cittadini! Assolutamente quindi, non è necessaria nessuna Unione Europea ne tantomeno alcun Euro o moneta unica per conseguire diffuso benessere e ricchezza!

Le economie europee sono esse stesse frazionate ed è sostenibile una apertura interna dei confini nazionali solo per le economie più simili. Quindi giammai con Cina, India ecc… Queste aperture, se e quando avvengono, non sono comunque mai indolore in quanto singoli settori produttivi di beni e servizi, possono avere in stati attigui ed apparentemente simili per macro-economia, ugualmente grandi differenze di condizioni di lavoro, di aliquote fiscali, di costi delle materie prime e delle energie, insomma, differenze causate da 1000 diversi fattori e scatenanti benessere di settore da una parte e crisi dall’ altra.

A  protezione da questi attriti economici sono necessari proprio gli oculati e proporzionati dazi. Il dazio non deve impedire l’ arrivo di una merce straniera, ma deve impedirne il proprio eccesso a danno della produzione interna, ovvero , serve a farne pervenire la ottimale quantità per non togliere un prodotto alternativo al cittadino, ma regolarne la quantità nell’ ottica di salvaguardare la  produzione interna e quindi gli equilibri economici nazionali!

Questi dazi, insiste l’ Unione Europea a sopprimerli, contravvenendo al principio di protezione dei prioritari interessi economici interni, per ragioni di puro interesse particolare, comportandosi quindi da ente che agisce in opposizione al benessere popolare dell area che governa.

Non è possibile una unione monetaria senza uno stato unico e quindi esso provvisto di politiche interne di trasferimento, atte ad attutire gli scompensi economici fra regioni (i frazionamenti economici fra regioni)

L UE, la quale sospinge “il pensiero unico” è completamente disinteressata al solo concetto di re-distribuzione regionale della ricchezza, al contrario opera, imponendo parametri omogenei a nazioni diverse, sottraendo risorse economiche agli Stati-nazione in luogo che fornirne e   soprattutto sanzionando in luogo di trasferire risorse a compensazione.

Queste semplici regole di economia politica si conoscevano già nell’ 800 ma sembra che ai vertici UE, non siano andati molto a scuola, oppure che… non glie ne importa.
La regola di imporre una moneta unica a nazioni con economie frazionate o differenti, senza attuare nemmeno politiche di compensazione è per principio una perfetta utopia che può solo portare disagio sociale, disparità e tanta inutile sofferenza, e.. tali condizioni sono  oggi ben visibili in Europa, particolarmente in Italia. I confini nazionali clamorosamente aperti contro ogni logica protettiva, contribuiscono anche essi al tracollo economico di migliaia di aziende una volta orgogliose di essere state ragione di floridità e benessere economico diffuso.

L ideale è accettare il ritorno delle democrazie e la restituzione di tutti i poteri come della moneta agli stati nazione con le regole tipiche e confini tantopiù controllati e protetti, proporzionalmente al differenziale economico fra nazioni.

Moneta unica? Inutile e se imposta: dannosa!

Ma come opera al dettaglio l’ Unione Europea per smantellare Stati e democrazie?

Lo scopriremo conscendo i quattro cardini di funzionamento dello Stato-Nazione.

 

Lo Stato-nazione  si fonda sulla:

1) Politica economica: ovvero esercitando autorità sui propri confini, per es.  aumentando i dazi su merci che lo stato già produce in grande quantità, per consentire al mercato interno di assorbire la produzione nazionale agevolando sia l’ industria che l’ occupazione!  Lo stato può al contrario diminuire i dazi per agevolare l’ importazione di prodotti della quale si beneficano sia le industrie che i cittadini, le quali scarseggiano per quantità in Italia. I gettiti dei dazi vengono impiegati sia per spese sociali, sia re-investiti  per assistere ‘ impresa che esporta, rifondendo le aziende italiane delle tasse spese per dazi di altre azioni a fronte dell export.

2) Politica monetaria: Si tratta della produzione di moneta che deve essere sia proporzionata all’ aumento dell’ economia reale, sia  regolata per consentire il giusto afflusso di capitale circolante. Questo potere dello Stato-nazione, agisce come calmierante sui tassi di interesse, consentendo alle economie di accedere più agevolmente perchè a buon mercato al credito con tassi bassi piuttosto che elevati.

3)Politica dei tassi di cambio:  Essa serve per la regolazione del cambio. Il tasso di cambio è importante perchè esportando e ricevendo valuta straniera, l’ impresa che esporta ha bisogno di convertire nella propria valuta i proventi delle compravendite. Inoltre la gestione della politica monetaria consente un apprezzamento o svalutazione della moneta producendo effetti sia ad agevolazione dell’ export (effetto competitività,)  che effetti regolatori i quali favoriscono l’ economia che gira intorno alla propria rispettiva moneta.

Chi decide i tassi? Gli europeisti gridano: Naturalmente i mercati, ed invece questa è una menzogna, perchè se la banca centrale (di stato) emette e mette in circolo valuta, i tassi sia di cambio che i saggi di interesse  scendono esattamente in modo proporzionale  alla quantità di valuta emessa, agendo questa operazione, da perfetto regolatore di questi parametri. La banca centrale che non agisce sull’ immissione di valuta per regolarne una ottimale disponibilità, perde la caratteristica di banca centrale nazionale, in quanto non più sostenitrice dell’ economia di stato perchè automaticamente opera contro le economie di territorio, ed allora diviene vero che rimangono i mercati a protagonisti regolatori di questi valori. Questa è la situazione prevalente in materia di politica monetaria delle privatizzate banche centrali europee subordinate alla BCE.

4) Politica Fiscale (A),  Politica fiscale (B) Politica fiscale (C)

Politica fiscale (A) Si tratta delle politiche di Stato le quali programmano e decidono per la spesa pubblica o spesa di stato

Politica fiscale (B) Si tratta delle politiche di Stato le quali programmano e decidono per il prelievo di liquidità dalle economie per ragioni di stabilità monetaria e vi rientra in misura parziale anche il prelievo fiscale ai cittadini.

Politica fiscale (C) Si tratta delle politiche di Stato le quali programmano e decidono per il prelievo fiscale ai cittadini, con obiettivo primario di finanziare le spese di stato.

 

Questi sono i quattro cardini sul quale si basa il sistema economico dello Stato-nazione!

1) L’ Unione Europea ha sottratto agli Stati-nazione la facoltà di gestione delle politiche economiche e monetarie consegnandole alla BCE una banca privata con sede in Germania. Ha sottratto agli stati-nazione  la moneta sovrana ed anche la facoltà di proteggere i propri confini nazionali, consentendo alle economie emergenti e del terzomondo di inondare di merce a prezzi di concorrenza insostenibili per le aziende italiane, oberate di regole, leggi, vincoli, tasse e costi energetici che della tassazione sul lavoro.

2) L’ Unione Europea ha sottratto agli Stati-nazione  la facoltà degli stati di battere moneta. Essi sono ora costretti a mendicare per accedere a puro debito alle banche centrali ora privatizzate dell arcipelago BCE, debito che si riversa su un aumento ormai insostenibile della pressione fiscale che genera deflazione e nuova povertà! Ma… non è proprio l UE quella che dichiara a parole di combattere l aumento del debito pubblico?

3) L’ Unione Europea ha sottratto agli Stati-nazione la facoltà di proteggere le proprie politiche di cambio valutario, impedendo le svalutazioni concorrenziali ed imponendo una valuta unica ad economie differenti, mentre le valute dovrebbero invece ricalcare gli andamenti economici delle rispettive economie che abbiamo definito frazionate.

4) L’ Unione Europea ha sottratto agli Stati-nazione la facoltà di proteggere le proprie politiche fiscali, vietando agli stati dispendere a favore dell’ impresa ed impedendo politiche espansive imponendo  Austerity e Spending review ed imposto contributi a fondo perduto come per l ERF e per il SURE nonchè per il famigerato MES… fondi regalati dagli Stati-nazione ma che verranno impiegati solamente in prestito generando sia deflazione economica agli stati che donano, come anche nuovo debito agli stati beneficiari di questi erroneamente  definiti “aiuti”.

Ad aggravare la situazione si aggiunge la privatizzazione delle aziende pubbliche, nate con i soldi dei cittadini, ora espropriati dei benefici dei gettiti di stato che si traducevano nel contributo ad una più bassa tassazione (24% negli anni 80 ed invece ca. 70% nel 2021)  . Altra gravante sul nuovo sistema economico targato UE, è il fatto che le banche centrali non vogliono più fungere da cuscinetto economico per il sociale o welfare popolare perchè essendo il loro stato giuridico mutato da aziende pubbliche a private SpA, gli azionisti delle banche non intendono accettare perdite per ragioni sociali o umanitarie… le banche centrali hanno cessato quindi una delle loro fondamentali funzioni di Stato.

L’ esproprio economico praticato dall’ Unione Europea agli stati nazione, sia in forma di prelievi diretti, sia in forma di sanzioni, che in forma di sottrazione istituzionale delle capacita di gettito statali, come anche l’ evirazione delle facoltà politiche di gestione delle economie, genera un vertiginoso aumento del debito pubblico, ed una ricerca statale di compensazione economica mediante l’ aumento della pressione fiscale.. triplicata ad oggi rispetto agli anni 80.  L’ unico tampone economico applicato alle falle finanziarie generate dall UE, è la terapia da cavallo” chiamata Austerity, insieme a Spending review, per imporre la diminuzione della spesa pubblica (avendone sottratto i gettiti,) terapie le quali, non solo non risolvono i problemi strutturali che generano queste politiche, ma impediscono lo sviluppo delle regioni generando deflazione economica… nuova povertà! Ma cosa offre l’ UE agli stati in difficoltà?  SURE, MES, ERF, propagandati da un giornalismo completamente senza colonna vertebrale come fondi salva stati, ma che esaminati nella realtà corrispondono a Debito! Cosa aspettarsi altrimenti, dal governo delle banche? 

Quelli dell UE… sono proprio dei campioni in economia… peccato che i beneficiari delle loro politiche non siano affatto gli Stati nazionali raggruppativi, ma qualcun altro…

Adesso che è esplicitamente chiarito il reale indirizzo economico conseguito dalle politiche europee, le quali, per diretta conseguenza, producono una esplosione del debito pubblico e della pressione fiscale, ci credete ancora agli slogan di un “UE protesa” ad un empatico conseguimento della diminuzione del debito pubblico e del miglioramento del benessere  dei cittadini?

Ma perchè l Unione Europea sbaglia davvero tutto per il benessere dei cittadini? 

L’ Unione Europea non considera gli europei cittadini propri, perciò oltre a non sostenerne l’ economia interna, ne infligge sanzioni in luogo che soccorso ed infligge debito in luogo di denaro a fondo perduto dove c’è crisi, nonchè nessun trasferimento di finanze a correzione delle disparità economiche regionali (come si opera per le vere unioni di stati.)

Vogliamo rammentare che questa Unione Europea è quella che ha sottratto moneta sovrana e banche centrali alle nazioni, predandone poteri e ricchezza solo su basi attive ma rifiutandone l’ accollo dei debiti pubblici. All’unità  d’Italia invece, il neonato Stato italiano si accollava tutti i debiti pubblici perchè  davvero divenuto una  unica entità economica nonchè politica. Non un generoso atto politico quindi, ma  la nascita del UE rappresenta palesemente un vile atto predatorio dei banchieri ad esproprio economico contro le democrazie nazionali!

Immaginate possibile una Germania ricca che opera trasferimenti finanziari a fondo perduto per la povera Grecia? Nessun aiuto! Non lo vorrebbero i cittadini tedeschi, non lo vogliono le banche centrali perchè da privatizzate, non vogliono rimettere per il sociale e non lo vuole nemmeno l’ Europa.  La realtà la conoscete già e si chiama offerta di Debito con commissariamento economico ed obbligo di restituzione imponendo un letterale troika economica nonchè la cessione di ulteriore sovranità di Stato. Qualunque nazione europea che cadesse in disgrazia economica, sarebbe fagocitata dal debito in luogo che assistita.. attenzione che fra un pò tocca all’Italia, se essa non ritorna ad una propria integrale autonomia politica, prendendo le dovute precauzionali distanze dalla piovra dell’ Euro-sistema.

L’ Unione Europea è un sistema economico escogitato dai banchieri per sottrarre coattivamente ricchezza mediante lo strumento monetario e per agevolare il mercantilismo mondiale delle multinazionali che beneficiano di confini aperti a loro vantaggio al costo della distruzione delle economie nazionali, basate esse su regole e vincoli differenti.  A loro nulla importa di voi cittadini! E chiaro adesso?

Lo Stato-nazione è una protezione per il benessere dei propri cittadini, e viene  per questa ragione attaccato dall’ UE, che si nasconde dietro il falso ideologico di una unità europea, mentre invece è occupata allo smantellamento, allo spossessamento di tutti e quattro  i cardini di funzionamento e sostentamento degli Stati-nazione, ai quali è rimasta la sola facoltà di tassazione al cittadino! Perchè l UE ha lasciato l’ onere di tassazione al cittadino?

Perchè se l UE tassa lo stato e lo stato tassa il cittadino, non viene percepita la reale matrice dell esproprio economico che si realizza, e per l’ estabilishment UE, (come è d’abitudine,)  è sufficiente spingere campagne di informazione che descrivono l’ eccessiva fame fiscale degli stati nazionali a causa della propria inefficienza, per scampare dalla diffusione della coscienza collettiva su quali siano i reali responsabili dei dissesti economici causanti “fame” fiscale.

E per questa ragione , che  questo sistema ora non funziona più, con una fiscalità impazzita ed insostenibile che dovrebbe supportare tutti gli espropri di potere che ha operato l’ Unione Europea contro gli Stati-nazionali! Per macabra ironia dei committenti di questi cambiamenti, nei Giornali ed alla TV, in luogo che spiegare le reali ragioni del perchè esiste la crisi, si compie una irricevibile propaganda sull’ incapacità dei governi nazionali a fare fronte alle problematiche di oggi.

Gli europeisti mentono insistendo che siano i mercati a determinare i tassi sia di cambio che di interesse, sottacendo queste funzioni della banca centrale, perchè ad oggi non esiste più la Banca d’ Italia di Stato, ma  solo Bankitalia che appartiene al sistema europeo delle banche centrali e che non è più governata dallo Stato italiano. Loro mentono perchè non si deve sapere che è stato tolto un potente mezzo di gestione delle politiche economiche e monetarie agli Stati-nazione. 

Sempre gli europeisti parlano di trasferimenti economici  a ri-equilibrio delle economie, finanziando nuove aziende e startup dei vari paesi a fondo “perduto”… sottacendo che questi importi sono completamente computati a debito per gli Stati-nazionali. Un perfetto falso ideologico, sia per i veri fini, sia per la compulsiva divulgazione di false informazioni sociali.

Lo avete mai visto come lavora un Bue quando gli si tolgono sia l’ acqua da bere che la paglia da mangiare?  Crolla a terra stremato!  Il “governo Bue” italiano è stato talmente Bue (asino) da togliersi sia il cibo che l’ acqua per potere andare avanti, sottoscrivendo nel 1992 i trattati di Maastricht senza averli nemmeno compresi, e siccome queste cose non possono raccontarle in TV, vengono pagati Saltimbanchi e Giullari televisivi come Beppe Grillo per raccontare che per uscire dall’ Euro è necessario un referendum popolare, cosa espressamente vietata dall art. nr 75 della costituzione, mentre la realtà è che l’ art. nr. 50 del TFUE consente agli Stati-nazione di uscire dall Euro e dalla stessa UE, semplicemente comunicando al Consiglio Europeo la propria intenzone di uscirne.  

Se gli stati iniziano ad invertire questo processo di dissolvimento liberandosi della piovra UE (si tratta del governo delle banche,) e ri incominciano ad auto-proteggersi e se si adotta una moneta comune (ulteriore) e non unica per le transazioni oltreconfine, lasciando i cittadini liberi di circolare per l Europa di nuovo ri-costituita da liberi e protetti Stati-azione,  senza distruggere le economie con maldestre politiche-illusione che stiamo oramai da ben 28 anni vivendo, i cittadini europei sarebbero davvero felici e contenti!

Il vecchio passaporto, quello serve davvero… è già esso, vera libertà inoltre esso consente la circolazione di individui che in quanto a detentori di passaporto non rappresentano una minaccia sociale perchè passaporto e visto di transito non sono posseduti da migranti illegali e criminali.

Il “pensiero unico” rappresenta un autentico danno alle capacità di  pensiero  autonomo, ne è convinta anche la Giornalista de Il Giornale  Ida Magli! 

L’ Unione Europea è nientemeno che la più grande truffa della storia dell’ umanità!

E una imprescrittibile necessità quindi, quella di uscirne subito per non soccombere.

©2021 Boris Smirnov

Crisi economica: I veri perchè.ultima modifica: 2021-04-04T02:52:17+02:00da borissmirnov