2M Lucia

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Casertana di nascita, napoletana d’adozione, Lucia Stefanelli Cervelli, già docente di Italiano e Storia, è scrittrice e saggista, ma all’attività di penna affianca anche quelle di regista, attrice e drammaturgo e di docente di Arte del Teatro.

Ha tenuto corsi di Sociologia della comunicazione scenica e laboratori teatrali per l`Università Popolare di Napoli. Al suo attivo la fondazione nel 1990, con il regista Gianni Spataro, dell’associazione di cultura teatrale L’Ascolto. Fa parte del Comitato Scientifico della rivista Teatro contemporaneo e cinema. È autrice di raccolte di poesia. Sensibile ai temi sociali, ha anche pubblicato il saggio Condizione di handicappato (1983). ln campo teatrale ha, inoltre, scritto Chesta è la storia di Pulecenella, con prefazione di Domenico Rea (1988), Tutte Ii femmene di Pulecenella (1993) e, infine, il Progetto metodologico Teatro/Giovani (1995). Al teatro per ragazzi ha dedicato Fioralba che si annoiava (1990). Alla narrativa appartiene L’occhio strabico – Racconti brevi e monologanti per intellettuali a riposo (2011).

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occhio

Chi mai oggi, ad ogni livello, ha l’urniltà di saper essere allo stesso tempo “docente e discente”, in cattedra e nei banchi? In verità pochi, anzi pochissimi: solo chi non si pone nelle quotidiane vicende della vita in ruoli fissi, schematici, mummificati ma ha l’urnile consapevolezza del proprio essere e decide di spaziare con lo “sguardo” su orizzonti più vasti, oltre ogni dato sensibile o apparenza. Appunto come ci ricorda e riesce amabilmente a fare Lucia Stefanelli Cervelli attraverso monologhi di taglio sensibile e razionale, a un tempo, in questo scritto. Cosa che, dopo aver attentamente letto e meditato, io vedrei più compiuta con una indispensabile aggiunta: “Racconti brevi e rnonologanti non solo per intellettuali a riposo. . . ma anche e soprattutto per intellettuali militanti, spesso accecati dai loro convincimenti, da credersi interpreti ed esegeti del verbo assoluto”.

Frutto di una pienezza di vita e di una continua ansia di conoscenza alimentata, in cui riaffiorano lontani ma intensi echi dei moralisti classici, mi riferisco ai remotissimi dialoghi di Platone, alle lettere di Seneca all’allievo Lucilio, L’occhio strabico di Lucia – Lucia come la omonima santa protettrice, – ci fa luce su come ripensare le ragioni d’ogni giudizio, di ogni valutazione e restituire così all’uomo la vera educazione alla libertà del fare, del comportarsi, non più compressa e plagiata da omologanti messaggi – luoghi comuni, percorsi obbligati, datati o etichettati; ma finalizzata all’ottica di nuovi orizzonti. Stando sempre bene attenti a non cadere nella “prigione della codificazione”, dalla quale solo “l’Occhio strabico” può tenerci lontano, ricordando che bisogna vedere il mondo nel suo insieme, senza pregiudizi, abusati percorsi, logori e frusti protocolli, postazioni fisse, in cui tutto può risultare distorto.

Marcello Fasolino

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fuori

Fuori di persona, dunque, si presenta come il dísperante tentativo di un esproprio che consenta finalmente il ritorno. Un ritorno possibile soltanto se si riesce a deporre l’orpello del possedersi, l’ingombrante bagaglio che si raccatta giorno per giorno nell’atto del rintracciarsi.

E’ un percorso all’inverso, noncurante della perdita e perciò ricco dell’assottigliamento che conduce all’essenziale. Una raccolta nucleica, dal sapore quasi definitivo.

Forse per questo appare ancora una volta opportuno citare qui quanto detto in merito da Bàrberi Squarottí che queste poesie definisce “belle, intense, sicure per sapientissimo ritmo e per fervida ricchezza di giudizi di riflessioni, di concetti”.

Riconoscendo, inoltre, all’Autrice di saper “partire da occasioni di incontri, istanti di vita, episodi anche minimi, per salire fino all’emblema, all’esemplarità, all’ammonizione”, fino a dichiarare “mirabili” quelle datate marzo 2005.

L’ultima parte del libro raccoglie alcuni Poemetti, che ci riportano anche alla scrittura teatrale dell ‘Autrice. Il canto di Maddalena, Il canto di Maria e la Trenodia per Minotauro – e a proposito di quest’ultimo, riferendosi alla figura di Pasifae, Raffaele Sirri si spinge a dire che “certamente Euridice si compiacerà, pensando al suo dramma perduto” – ci dicono anche che tale Poesia, pur intimo possesso della poetessa che la esprime, conosce e vuole però la collettività delle voci e reclama quella adesione di ascolto che è l’unico senso della più profonda comunicazione.

Marcello Fasolino


Alcune poesie

Giocondità

Io sono in viaggio

Mi tenta l’albergo mentecatto,

prostituta bottega dei riposi.

La calura che ottunde il pensiero,

l’avvertita noia del proprio peso

che indugia, greve, il passo,

l’ignorato percorso

e il vuoto d’ogni meta

trasformano la sgangherata porta

del bordello,

anagogico antro dei misteri,

nel fumoso porto sospeso

dove aduggia perenne alla partenza

il sognato vascello della fiaba:

la veridica storia dell’ubriaco

nulla…!

Da “Radici d’acqua” – Guida

Poesie

1

Non incontra la luce altra compagna

che l’iride sospesa

S’apre il canoro percorso del giorno

e coniuga sentieri oltre la meta

Non assegniamo impegni alla presenza

Assorbiamo la luce pellegrina

rappresa a dilatata meraviglia

dello statico occhio

12/10/2006

2

Naufrago,

quest’isola non è zattera di salvataggio

L’avvistamento possibile è paura

della speranza,

ma pure l’illusione permane e pretende

futuro

Altri linguaggi gridano

ostentati al rimbombo

mentre la voce assottigliata non cattura

più suoni

L’abbandono è la vagula forma

trasparente che assottiglia:

non resterà più nulla nel vapore

di nuvola breve

4/8/2010

Da “Fuori di persona” – Iuppiter edizioni

2M Luciaultima modifica: 2023-11-09T11:56:52+01:00da masaniello455