7B SSC Napoli: 1987-2013

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È scudetto, finalmente; ma in Coppa c’è il Real

Dopo la vittoria in Messico con la sua Argentina, Diego torna a Napoli tirato a lucido. Intanto, sono arrivati De Napoli, Carnevale, Sola e sarà ingaggiato Romano. C’è anche un folto gruppo di campani in squadra con Caffarelli, Volpecina, Muro, Marino e Bruscolotti, capitano senza fascia per averla ceduta a Diego.

A Brescia, una prodezza in stile “Mundial” di Maradona regala la prima vittoria. Seguono un paio di pareggi e poi un’importante vittoria con il Torino per poi, poco dopo, sbancare Roma sempre con una perla del Pibe assistito da Giordano.

Il nove Novembre il Napoli sbanca il “Comunale” rifilando tre reti alla Juventus: pareggia Ferrario, poi segnano Giordano in mezza girata e Volpecina in contropiede.

E’ la svolta anche se a Firenze, un mese dopo, arriva la prima sconfitta stagionale. Il Napoli si riprende alla grande ma trema dopo lo stop di “San Siro” con l’inter, rete di Bergomi. La domenica dopo Romano batte la Juve ma a Verona è Pacione a far vivere un incubo ai tifosi azzurri.

Quando Maradona contro il Milan segna una rete da antologia però si capisce che è quasi fatta. A Como, Carnevale ci mette anche una mano galeotta per pareggiare la rete di Giunta ed il 10/5/87 pareggiano con la Fiorentina, ancora a segno Carnevale, il Napoli è Campione d’Italia per la prima volta in 60 anni di storia.

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La squadra va a mille e conquista anche la Coppa Italia nella doppia finale con l’Atalanta: simile impresa era riuscita solo al Grande Torino ed alla Juventus nel 1960.

Stagione 1987-88 arriva anche Antonio Careca, fortissimo centravanti brasiliano; si va in Coppa dei Campioni, avversario al primo turno il Real Madrid.

Al “Bernabeu” si gioca a porte chiuse, vincono i madridisti per due a zero, segna Michel e De Napoli fa autogol. In un “San Paolo” pieno come non mai, Francini fa uno a zero, Buyo compie un miracolo su Careca prima che Butragueno, “el Buitre”, faccia secco Garella.

In campionato, però, la squadra vola ma già nella partita in casa contro la Roma, rete di Giannini, qualcosa si rompe. Il 17 Aprile il Napoli perde in casa della Juve e il Milan si avvicina. Il sorpasso va in scena la settimana successiva a Fuorigrotta, nonostante Maradona giochi una partita straordinaria ma la squadra è sulle gambe e così Virdis e Van Basten passeggiano sulle macerie azzurre: lo scudetto e gli applausi della folla sono per i rossoneri.

Il trionfo Uefa con la firma di Careca

Lo spogliatoio si spacca e per la stagione 1988-89 c’è un repulisti con Garella, Ferrario, Bagni e Giordano che pagano per tutti.

Al loro posto ecco Giuliani, Fusi, Crippa, Corradini ed il brasiliano Alemao. Allodi e Marino sono surrogati da Moggi e Perinetti.

In campionato, storiche le vittorie sulla Juventus per cinque a tre e sul Milan per quattro ad uno con Diego ancora stratosferico.

E’ però l’anno dell’Inter dei record ed il Napoli si concentra sulla Coppa Uefa. Battuto il Paok Salonicco, tocca al Lokomotiv Lipsia e Francini si riscopre “bello di notte”. Liquidato non senza difficoltà il Bordeaux, nei quarti agli azzurri tocca la Juve. A Torino si perde due a zero (Bruno ed autorete di Corradini) ed a Napoli si va subito sotto di un gol: segna Laudrup ma l’arbitro annulla per un fuorigioco che non c’è.

Maradona su rigore e poi Carnevale ribaltano il risultato dell’andata prima che Renica al 119′ faccia esplodere il “San Paolo” con un magnifico colpo di testa. Al Bayern viene riservato un brutto trattamento: due a zero a Fuorigrotta e due pari a Monaco di Baviera con Careca sugli scudi. In finale c’è lo Stoccarda. Al “San Paolo” per i tedeschi segna l’emigrato Gaudino ma Maradona e Careca ribaltano la situazione. In Germania è un trionfo con Alemao, Ferrara (al volo in mezza girata su assist di testa di Maradona) e Careca a suggellare l’impresa azzurra: finisce tre a tre ma la Coppa Uefa viaggia con la squadra verso Napoli.

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È di nuovo scudetto

Stagione 1989-90 a Bianchi subentra Bigon. Maradona fa le bizze e non vuol tornare dall’Argentina. A sostituirlo degnamente è il giovane Gianfranco Zola, sardo di Oliena dal dribbling funambolico e dal tocco fatato, che giunge in azzurro dalla Torres.

Diego torna per il match con la Fiorentina, Landucci gli para un rigore ma poi il capitano suona la carica e conduce i suoi alla rimonta: con la città ed i tifosi scoppia di nuovo l’amore.

Il Napoli chiude in testa il girone d’andata ma inizio Febbraio il Milan lo umilia a “San Siro” e lo raggiunge in classifica.

L’otto Aprile Napoli e Milan sono distanziate da un punto solo: gli azzurri vincono “a tavolino” contro l’Atalanta a Bergamo perchè Alemao viene colpito da una monetina e la società lombarda paga con lo zero-due. Verona si conferma campo stregato per il Milan mentre il Napoli passa a Bologna con reti di Maradona (ma Carnevale giura di aver toccato lui il pallone), Careca, Francini ed Alemao in contropiede: gli azzurri sono ad un passo dallo scudetto.

La firma in calce il 29-4-90 la mette Marco Baroni, giunto dal Lecce, che di testa sigla la rete del vantaggio contro la Lazio nel match che risulterà decisivo.

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Il Napoli è di nuovo Campione d’Italia ma la decadenza sta per cominciare…

L’ultimo trionfo e la notte di Fonseca

Il Napoli che si appresta a difendere lo scudetto nella stagione ’90-’91 si presenta ai nastri di partenza con una formazione che subisce qualche ritocco, ma che non muta negli uomini di punta.
Si comincia con una squillante vittoria nella Supercoppa Italiana: 5-1 alla Juventus (doppietta di Andrea Silenzi).

Un punto nelle prime tre partite di campionato fa capire che non è l’anno buono. In Coppa Campioni si parte bene. Una doppia vittoria sugli ungheresi dello Ujpiesti Dosza illude i tifosi. Il Napoli esce per mano dello Spartak Mosca. Al San Paolo finisce 0-0. Al ritorno il risultato è lo stesso. Si arriva ai rigori. Segnano tutti, Baroni sbaglia. Il Napoli è eliminato.

In campionato gli azzurri sono indietro rispetto a Sampdoria ed Inter. Il 10 novembre, il Napoli perde 2-1 a Milano con l’Inter ritrovandosi a 8 punti ed in piena zona retrocessione. Con qualche vittoria si rimette in sesto.

Maradona gioca la sua ultima partita al San Paolo con il Bari, vittoria 1-0 (Zola) il 17/3/91, dopo poche settimane viene squalificato per doping. Si chiude mestamente all’ottavo posto.

Nella stagione successiva ’91-’92 la dirigenza partenopea decide di rifondare. Arriva un tecnico emergente: Ranieri. Perinetti acquista dal Montpellier il libero Blanc, che andrà via dopo una stagione ma segnerà sei reti. Il nuovo trainer riesce a dare un impronta alla squadra. Il girone di andata è ricco di soddisfazioni. Il Napoli è secondo con la Juventus, dietro il Milan.

Il 5/1/92 si gioca a San Siro: 5-0 per i rossoneri ed addio sogni di gloria. Il Napoli finisce in affanno ed è superato, per il terzo posto, dal Torino all’ultima giornata. La stagione successiva, ’92-’93, sulla panchina del Napoli siede ancora Claudio Ranieri. Il Napoli negli intenti della vigilia vorrebbe tornare a lottare per il tricolore. Ben presto ci si accorge che non è possibile. La campagna acquisti è faraonica. Arrivano, per citare i più importanti, l’uruguayano Fonseca e Roberto Policano dotato di un sinistro al fulmicotone.

In Coppa Uefa si comincia benssimo 5-1 al “Mestalla” di Valencia con cinque reti proprio di Fonseca.
La corsa del Napoli si ferma al turno successivo. Il Paris Saint Germain vince 0-2 al San Paolo (doppietta di Weah). In campionato la squadra balbetta. L’otto novembre ’92 il 5-1 del Milan a San Paolo decide la sorte del tecnico romano. Sulla panchina del Napoli si riaccomoda Ottavio Bianchi. Il tecnico bresciano risistema la squadra. Dalla Roma arriva Nela a puntellare la difesa ed in attacco arriva Bresciani. Bianchi traghetta il Napoli verso la salvezza senza grossi patemi.

Lippi, Boskov e le cessioni eccellenti

All’alba della stagione ’93-’94 il presidente Ferlaino lascia il pacchetto azionario nelle mani di Ellenio Gallo. La squadra viene svecchiata e rifondata. Bianchi diventa general manager e sceglie come tecnico Marcello Lippi. Lasciano l’azzurro campioni del calibro di Careca e Zola. Arrivano il portiere Taglialatela, il difensore Bia, ed i centrocampisti Corini, Pecchia e Di Canio.

La squadra parte male. Due sconfitte nei primi due incontri. Lippi decide di giubilare i senatori e si affida ai giovani. Pecchia, Cannavaro ed altri non deludono. All’ultima giornata il primo maggio ’94 il Napoli vince 1-0 a Foggia ottenendo cosi un posto utile per la coppa Uefa. Una sola vittoria di prestigio, contro il Milan con spettacolare gol di Di Canio.

Lippi, a fine stagione, lascia il Vesuvio, destinazione Juventus. Ferrara, bandiera nonché capitano del Napoli, segue il tecnico. Fonseca va alla Roma. Arriva sulla panchina del Napoli, Vincenzo Guerini che porta da Ancona l’attaccante Agostini. Dal Torino arriva il talentuoso “10” Benny Carbone, subito idolo della folla. Giungono anche due stranieri nuovi di zecca: il brasiliano Andrè Cruz ed il francese Alain Boghossian.

Il Napoli comincia male. Guerini viene esonerato dopo un 5-1 subito a Roma contro la Lazio. Arriva Boskov che con il suo entusiasmo porta i partenopei a ridosso della coppa Uefa che sfuggirà per un niente.

Da registrare il record di vittorie consecutive in serie A (tutt’ora ineguagliato) con la regola dei tre punti per vittoria (cinque di seguito dalla 29° alla 34°).

La stagione ’95-’96 comincia subito con una svolta societaria. Al timone del sodalizio azzurro ritorna Corrado Ferlaino. Vengono ceduti, per esigenze di bilancio, Cannavaro e Carbone. Arrivano Pizzi, Baldini, Colonnese e, dal Gualdo, Arturo Di Napoli. Boskov, affiancato da Aldo Sensibile, è ancora i sella. Il Napoli comincia benissimo. Poi un lento declino verso le ultime posizioni.

I timori per la retrocessione verranno scacciati da Arturo Di Napoli che segna un importantissimo rigore la Sampdoria alla trentaduesima giornata.

Boskov dice addio.

Coppa Italia mancata e si torna in B

Il Napoli, che si avvale di Ottavio Bianchi come consulente tecnico, chiama sulla panchina azzurra l’esperto Gigi Simoni. Ferlaino, non più presidente, è maggior azionista. Giammarco Innocenti funge da amministratore delegato. Pari, Pizzi, Agostini e Tarantino salutano. Arrivano Caccia, Aglietti, Milanese, Turrini ed l’estroso brasiliano Joubert Beto. Il Napoli gioca uno splendido girone d’andata. Alla pausa natalizia è secondo dietro la Juventus ed a braccetto con il Vicenza.

Il girone di ritorno va male. Simoni viene esonerato il 12 aprile ’97 dopo una sconfitta in casa con l’Atalanta. Montefusco prende il suo posto.

La Coppa Italia regala grandi soddisfazioni ai tifosi del Napoli. Si arriva in finale. Memorabili le partite all’Olimpico contro la Lazio, giocata in nove uomini, e la semifinale al San Paolo con l’Inter, vinta ai rigori. L’epilogo della Coppa si gioca contro il Vicenza. All’andata il Napoli vince al “San Paolo” per 1-0 con gol di Pecchia. A Vicenza però perde 3-0. Caccia coglie un palo a pochi attimi dal termine, quando si è sull’1-0.

La stagione finisce con un anonima dodicesima posizione. L’anno dopo, 1997-98 si scende in B con quattordici punti due vittorie otto pareggi ventiquattro sconfitte.

Ferlaino chiama al capezzale del Napoli quattro allenatori. Cambia anche tre direttori tecnici. Si perde anche il conto dei giocatori che arrivano a Soccavo. Dopo Mutti, Mazzone e Galeone come tecnici e Bianchi e Bagni come direttore tecnico.

Novellino, Zeman e l’ultima retrocessione

Ferlaino decide di affidare il Napoli, che ritorna in B dopo 32 anni, ad Antonio Juliano general manager ed a Vincenzo Montefusco in qualità di allenatore. Juliano sceglie Renzo Ulivieri come allenatore per il torneo 1998-99.

La squadra non riuscirà mai ad inserirsi realmente tra le compagini che lottano per andare in A.

Nel mese di gennaio arrivano due giocatori che da subito si rivelano utili. Sono Schwoch e Magoni, ma neanche con i loro innesti si riuscirà a lottare per la A.

Ferlaino manda via Juliano. Sostituisce Ulivieri con il sanguigno Novellino. La squadra, stagione 1999-00, viene migliorata. Gigi Pavarese e Filippo Fusco si occupano dell’area tecnica. Arrivano Stellone, Oddo, Lucenti e Matuzalem. Lasciano Napoli: Rossitto, Tagliatatela, Murgita e Daino. Un rendimento costante in casa e la preziosa vittoria in casa della Sampdoria, il 22 aprile con reti di Asta e Schwoch, permettono agli azzurri di risalire in A.

Nella stagione 2000-2001 Ferlaino non è più il proprietario unico del Napoli. E’ affiancato al 50% dal re delle televendite Giorgio Corbelli.

Novellino parte per altri lidi. Arriva Zeman, ma il tecnico boemo viene esonerato dopo sei gare senza mai riuscire a vincere. Al suo posto c’è Mondonico.

Nonostante il cambio in panchina e l’arrivo del brasiliano Edmundo, gli azzurri non riescono ad evitare la seconda retrocessione in tre anni.

Ferlaino e Corbelli per la serie B ’01-’02 scelgono come guida tecnica Luigi De Canio. La squadre è molto competitiva per la cadetteria. Una partenza falsa e la mancanza di un’alternativa a Stellone non permetteranno al Napoli ritornare in A. La partita per entrare nel lotto delle quattro “elette” si svolge al San Paolo. Contro la Reggina sono presenti 70.000 spettatori. Non si va al di la del pari 1-1. Su questa partita si chiude il sipario della stagione 2001-2002.

Il Napoli nelle mani di Naldi

L’imprenditore napoletano ha acquistato da Corbelli il 98% delle azioni del club partenopeo.

da Repubblica, 23 luglio 2004

Disperata la posizione del Napoli appeso alla camera di conciliazione del Coni, chiamata giovedì a dirimere il contenzioso con la Federcalcio.

Il nodo è sempre relativo al fitto d’azienda proposto da Luciano Gaucci, per mantenere la squadra in serie B. Ma intanto il Napoli ha debiti con Figc, Lega, giocatori, erario etc: la Federcalcio non ha nemmeno preso in considerazione per ora l’iscrizione.

Il Napoli nelle mani di Gaucci (?)

Si fa avanti Luciano Gaucci, patron del Perugia. Arriva al Napoli e c’è chi lo acclama, ma non ha i mezzi necessari per accedere al Lodo Petrucci e ridare dignità alle speranza dei napoletani che quotidianamente affollano Piazza Municipio. Sono ore di ricorsi e di tensioni forti. I calendari non vengono compilati, saranno poi diramati con delle ‘x’ e molte incognite: il Presidente della FIGC, Franco Carraro, viene convocato a Napoli: in discussione è se il titolo della B possa o no essere revocato dal Palazzo del Calcio o non costituisca invece patrimonio della società in fallimento, e, quindi, nella disponibilità del curatore. Il problema di fondo, al di là delle disquisizioni giuridiche, è che il calcio sta rischiando di scomparire a Napoli.

Riflettori e attenzione sono puntati sulla “piazza”, sulle polemiche, anche politiche, che il “caso Napoli” suscita e alimenta. In questo scenario compare all’improvviso il produttore cinematografico Aurelio de Laurentiis. Aveva già tentato qualche anno prima di rilevare il Napoli da Ferlaino, con un’offerta disattesa di cento miliardi. Ora ritorna alla carica, forte di un progetto risolutivo e decisivo. La situazione va risolta in tempi strettissimi. In Svizzera si è incontrato con il Direttore Generale e Consigliere dell’Udinese Pier Paolo Marino, e con lui ha stretto un patto di ferro, per riportare il calcio a Napoli, anzi per restituire il Napoli al grande calcio. Per Marino è un ritorno tra applausi, lui era nel Napoli nella Stagione del primo Scudetto. Lascia una Udinese lanciata bene ed economicamente molto ben assestata per ritentare l’avventura Napoli. Per De Laurentiis è l’esordio nel calcio, una grande scommessa. Aurelio De Laurentiis, figlio d’arte, è campano. Ha fondato nel 1975 la FilmAuro nei cui listini, tra produzione e distribuzione, figurano più di 300 titoli. Ideatore di cicli di film che si sono rivelati autentici “blockbuster”, classificandosi tra i primi cinque maggiori incassi di ogni anno. Azionista di Cinecittà, Presidente dei Produttori Cinematografici Italiani. E’ lui l’Uomo Nuovo del Napoli, l’Uomo della Provvidenza. Gli bastano pochi giorni per risolvere un “caso” che da mesi fa bollire la “piazza”. Versa 30 milioni di euro in tribunale, fonda Napoli Soccer, ne presenta l’ambizioso progetto e ne affida l’esecutività a PierPaolo Marino, iscrive la squadra, completata nel giro di qualche giorno, al Campionato di Serie C1, chiama in panchina Giampiero Ventura che dopo pochi mesi viene sostituito da Edy Reja. E’ cominciato un nuovo ciclo nella Storia del più grande Club del Sud.

Ritorna il Napoli. Primo Campionato, finale ai Play Off con l’Avellino, promozione sfiorata già al primo tentativo. Conquistata al secondo, con una formazione che avrebbe meritato ben altre platee.

Nuovi e importanti acquisti, un potenziamento continuo con l’ingaggio dei migliori calciatori sul mercato. Il Napoli si ripresenta nella Stagione 2006/07, ai nastri di partenza, stavolta con il suo vecchio nome, Società Sportiva Calcio Napoli, e con un obiettivo più prestigioso, la Serie A.

Impresa che riesce il 10 giugno 2007. Il Napoli pareggia a Genova e sale a braccetto con i “cugini” grifoni in Serie A. Una promozione esaltante che riporta in città l’entusiasmo dei tempi d’oro. La squadra è accolta da una marea di tifosi che si riversa in strada come a rievocare i fasti del Napoli maradoniano.

E’ ufficialmente l’inizio del Rinascimento Napoletano. Arrivano Lavezzi, Hamsik ed una squadra capace di conquistare al primo anno l’Europa, dopo un’attesa che durava da 14 Stagioni e quasi 5.000 giorni.

Il sogno europeo, però, svanisce con l’eliminazione nei preliminari Uefa con il Benfica. Ma è solo una prova generale, perché il Napoli rilancia le sue ambizioni nella stagione seguente. Il tecnico è Roberto Donadoni. Arriva l’estate di ricostruzione e speranza. Poi l’autunno di illusione e falsa partenza. Fino alla rivoluzione di Ottobre con l’avvento in panchina di Mazzarri. Il Soul Man, il Walter Ego della riscossa azzurra. L’esaltazione dell’Anima, l’Elogio della Follia e la rimonta sui sogni. Il Napoli riconquista l’Europa League dopo un’esaltante rimonta. Gli azzurri tornano sul palcoscenico continentale. Fino alla stagione più luminosa dell’ultimo ventennio azzurro: 2010/2011

Un anno che resterà per sempre marchiato a caratteri cubitali nella storia napoletana. Il Napoli dopo una meravigliosa cavalcata riconquista l’ingresso Champions League dalla porta principale. In sette stagioni la C di Costruzione si è trasformata nella C di Champions. Dalla C di ceneri alla C maiuscola dei Campioni. Un volo magnifico tradotto con assoluta icasticità nel volo di Aurelio De Laurentiis portato in trionfo dalla squadra. Lui è stato il Simbolo, il Padre, il Patron, il Presidente del Rinascimento napoletano che oggi urla un Grazie grande così alla Passione invincibile della sua gente. Un’avventura che culmina nella stagione 2011/2012 con il primo trofeo dell’Era De Laurentiis: la Coppa Italia. Il 20 maggio 2012 è una data da affidare alla storia. Il Napoli batte la Juventus all’Olimpico per 2-0. Segnano Cavani e Hamsik. Il capitano Paolo Cannavaro alza una Coppa che mancava da 25 anni.

Nella stagione 2012/2013 l’ulteriore crescita del progetto azzurro. Il Napoli conquista il secondo posto con 78 punti, la seconda miglior media punti della storia azzurra di sempre. Tornano le stelle della Champions al San Paolo dopo l’esordio del 2011.

Si chiude in maniera trionfale un primo ciclo dell’Era De Laurentiis che ha coronato e certificato il traguardo di una crescita esponenziale sia tecnica che ambientale. Un solco ben delimitato tra quello che legittimamente si può definire il Rinascimento Napoletano e il nuovo panorama aperto da una Società che ha ridato al Napoli solidità strutturale, forza manageriale e appeal internazionale. Il Napoli torna tra le big del calcio mondiale.

Con la scelta di Rafa Benitez tecnico che ha vinto in tutta Europa il Napoli avvia un nuovo ciclo di respiro internazionale, per un Club che vuole attestarsi stabilmente nelle alte sfere del calcio mondiale. Ed al primo anno il tecnico spagnolo vince subito la Coppa Italia, la quinta della storia azzurra e la seconda del Rinascimento napoletano. Nella seconda stagione col tecnico spagnolo giunge anche il successo in Supercoppa, in una infinita finale a Doha contro la Juve vinta ai rigori. Il Napoli rivince il trofeo a distanza di 25 anni proprio nel decimo anno dell’Era De Laurentiis. Il Napoli chiude quinto in campionato ed accede all’Europa per il sesto anno consecutivo, unica squadra italiana ad aver raggiunto questo traguardo nella storia recente. 

(le notizie sono tratte anche dal sito ufficiale del Calcio Napoli)

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Un’intervista di Aurelio De Laurentiis al quotidiano olandese  “De Telegraaf”
12.04.2023 – Redazione Tutto Napoli.net

“Dopo Maradona e la caduta fino al fallimento, abbiamo tirato fuori il club dalla depressione. Siamo l’unico club italiano a giocare in Europa da quattordici anni, la Juventus si ferma a tredici. Abbiamo pensato di realizzare una serie tv, con la CBS negli Stati Uniti. O per fare qualcosa legato a questo terzo scudetto. Ma prima lo dobbiamo vincere.

Il fatto che il Napoli non vinca lo scudetto da tanti anni non è dovuto solo al Napoli stesso, ma anche ad altri fattori che ora stanno lentamente, ma inesorabilmente, venendo a galla. Ma non voglio aggiungere altro a riguardo.

Capisco che sia importante per i napoletani che il Napoli finalmente vinca di nuovo lo scudetto dopo 33 anni. Per Napoli e i suoi abitanti sembrerà un riscatto contro il nord Italia, una vendetta per chi si sente svantaggiato o discriminato. Tuttavia, mi batto perché il sud e il nord formino un’unità italiana. Non è facile, ma sono orgoglioso di portare la bellezza del sud nella nebbia del nord.

Ho sempre considerato Napoli una città centrale, universale a livello europeo. Molti altri hanno visto la città in modo provinciale. Io lavoro per vincere. Quando siamo arrivati in Serie A, il Napoli era alla posizione 550 dei club al mondo. Dopo due o tre anni eravamo tra le migliori venti squadre europee e oggi siamo ai quarti di Champions League. Non sono i titoli e il successo a coronare la gloria, ma il lavoro che si fa per raggiungerli”.”

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L’intervista a “Repubblica” – maggio 2023

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L’avventura azzurra continua…

7B SSC Napoli: 1987-2013ultima modifica: 2021-11-25T10:08:40+01:00da masaniello455