Ricordi semiseri solo in apparenza, ma vissuti realmente: 5
Al “S…” quella fine d’anno erano inca…volatissimi (già pensavano di triplicare i prezzi estivi e di far pagare, con mia somma preoccupazione, quote intere anche a borse e borsoni dei futuri vacanzieri): la verità era che un pò Veltroni, un pò il vento russo, avevano tenuto lontano dal Comune più a destra dell’Italia centrale (anche metereologicamente parlando) i C.R.A.L. di mezza penisola… ma c’era, putroppo, l’altra metà!
Quei fortunati mortali che non conoscono ancora il “S… “, “V.T.” a quattro stelle (e “V.T.” non sta per “Vaiassa Tunisina”!), sappiano che probabilmente gli attuali proprietari, “Vuò cumprà” “ante litteram” venuti dall’Abissinia, lo ricevettero quasi gratis, a metà degli anni Quaranta, dalle SS tedesche (che, nell’euforia del momento, avevano pensato, costruendo ben quattro forni crematori a poca distanza l’uno dall’altro, di rendere omaggio alla città di D’Annunzio) ed abbellirono il tutto con tre cordoni ombelicali in “plexiglas” presi a Cinecittà quando si girava “La nascita di Gozilla” o comprati di seconda mano a Capo Canaveral: nel “S…”, infatti, tutto si svolge “sotto vetro”, dalla partita a bocce allo “shopping”, sotto il vigile sguardo di ex-gorilla della guardia del corpo di Madonna (la cantante!), divenuti animatori alla “Fiorello”.
Ma bando all’indagine storica e… torniamo a noi!
Quel 30 dicembre mi trovai nell’altra metà d’Italia che aveva ricevuto l'”allettante offerta”, vero e proprio messaggio costrittivo subliminale (su cui ancora sto indagando), e, una volta presi “armi e bagagli” (nonchè catene da neve), caricai donne e taniche di benzina (ammassate nell’ultimo mese abusivamente nel bagno di casa per il minacciato sciopero degli addetti) e partii.
Lasciai una Napoli assolata e brulicante di giapponesi per affrontare sadici “cavalcaviisti” ed austeri pastori abruzzesi: incerto fino alla fine tra il percorso interamente autostradale e quello appenninico (con pareti di 4° grado), scelsi il terzo, quello solito, già messo a dura prova varie volte in passato.
A Venafro la pioggia torrenziale, che ci aveva seguito da Caianello, si trasformò in tormenta di neve, ma… non mi preoccupai; ad Isernia una bufera di vento siberiano mi permise, andando “a folle”, di fare circa 40 km. su un lastrone di ghiaccio senza consumare benzina, ma… non mi preoccupai, …anzi; iniziai a sospettare di aver erroneamente preso la “Transiberiana” quando, a pieno regime, mi si ghiacciò l’acqua nel motore e vidi lupi eschimesi, rari anche in Lapponia, scortarmi fino all’incrocio con l'”A 14″ (detta così, forse, per il numero delle persone arrivate quel giorno fin lì… ed io ero la quindicesima!).
Sopravvissuto fino all'”Adriatica”, pensai di avercela fatta, ma, quando vidi venire contromano, con orribili racchettoni ai piedi e la Kawasaki in spalla, un “centauro” (che avevo vinto “a carambola” durante la coda al casello di Caianello e che, sbalzato da Trepalle [comune di Livigno!] fino in Dalmazia da una folata di vento, dalla “bora” era stato costretto, come mi raccontò in lacrime, a percorrere il litorale dal confine ad Ascoli finchè una slavina non aveva fermato la sua folle corsa), decisi di fare il lungomare.
Arrivai al “S…” con uno spesso strato di salsedine sulla carrozzeria (tipo “Nautilus” dopo l’attraversamento della banchisa polare), con un inizio di congelamento al naso (mio punto debole da sempre), a notte inoltrata, ma, conoscendo i “tipi”, non mi meravigliai di trovarli nella “hall” ben svegli e… con la biro in mano.
E giunse il momento del Cenone!
Al nostro tavolo, a otto, conoscemmo gli altri allegri banchettanti, quattro ex-bersaglieri ultranovantenni che, appena ci videro, si rimisero dentiere (alloggiate nei bicchieri fino a quel momento) e cornetti acustici ed iniziarono a raccontare la loro vita a partire dalla Campagna in Africa: solo allora compresi che quelli del “S…”, in mancanza dei C.R.A.L., si erano rivolti alle Associazioni delle Ex-Suffragette e dei Combattenti della Prima Grande Guerra!
Dopo tre Inni di Mameli e due “alzabandiera”, lapponi di passaggio assoldati come camerieri per l’occasione iniziarono a servire le leccornie in menu: semolino al dente, macinato bollito, polpettone lesso, verdure cotte; il tutto innaffiato da acqua corrente, resa frizzantina dalle “Alca Seltzer”, con aperitivo marcato “Giuliani” e gassosa diuretica per spumante.
Quando una composta centenaria si tolse la protesi e tentò, a pochi minuti dalla mezzanotte, di ballare su una sola gamba (la destra, quella rimastale) il “syrtaki” insieme ad un alpino ottuagenario, come venni a sapere, suo amante dopo El Alamein in una “Casa chiusa” di Gorizia, non ce la feci più: mi alzai e, deciso a passare un anno nuovo “diverso”, mi diressi verso l’auto… la trovai sepolta da quattro metri di neve!!!