4N I funerali in Grecia

Share on FacebookShare on TwitterShare via email

Connesse con la religione sono le usanze funerarie. Già nel mondo elladico gli acheo-micenei conobbero i due sistemi della cremazione e dell’inumazione, ma in ambedue i casi era considerata essenziale la copertura, almeno simbolica, dei resti del defunto con la terra, in quanto secondo le religioni classiche la vista dei resti di un defunto offende gli dèi celesti, rende impuro tutto ciò che di umano entra con essi a contatto e inoltre è una grave mancanza nei confronti dei defunti stessi, poiché essi non trovano la pace se non ricoperti di terra: solo a questo modo sembrava fosse possibile, per quelli che credevano in una vita d’oltretomba, che il defunto fosse ammesso agli inferi.

funeraliettore

Non si trattava, quindi, di un dovere incombente soltanto sopra i congiunti, quando si procedeva alla sepoltura: un cadavere non poteva essere lasciato insepolto, anche se si trattava della salma del peggiore nemico; il lasciare insepolto il corpo di un defunto era infliggere un castigo peggiore della morte stessa, tanto che la cosa veniva praticata soltanto con persone già decedute in seguito a esecuzione capitale, cui sembrava che la morte non fosse stata una pena sufficiente, come accadeva nel caso delle persone condannate a morte per tradimento. Quando una persona moriva, la prima cosa che i membri della famiglia dovevano fare era quella di fornirgli la monetina che avrebbe dovuto essere pagata per il traghetto in barca del fiume Stige. La moneta in Atene era un obolo, e veniva messa in bocca. Dopo questa prima pietosa funzione, il cadavere doveva venire lavato e profumato con unguenti, dopo di che veniva rivestito: non di un sudario, ma degli stessi abiti che portava abitualmente in vita. Sopra questi abiti si mettevano ghirlande di fiori e nastri, dopo che il cadavere era stato trasferito sopra un letto, in maniera adatta per la visita di saluto della salma e la sua esposizione, che doveva assolutamente essere fatta, aprendo la casa a tutti quanti desideravano fare visita al defunto, anche perché questa costituiva una garanzia tanto sull’identità del defunto, quanto contro il pericolo di morti apparenti. La funzione dell’esposizione funebre, chiamata prothesis, richiedeva la disponibilità di piante aromatiche, come l’origano, di cui dovevano essere pronti alcuni ramoscelli per una specie di rito purificatorio, consistente nello spruzzare acqua sul cadavere, con queste erbe aromatiche. Occorreva quindi che, vicino all’uscio della stanza, fosse sistemato un recipiente con acqua, mentre accanto alla salma dovevano essere pronti leciti dipinti con soggetti funerari e contenenti oli o unguenti profumati, che avrebbero poi dovuto andare a finire sul rogo o nella tomba, insieme alla salma. Durante la parte del funerale consistente nell’e­sposizione del defunto le donne di casa o mercenarie assunte appositamente dovevano assistere la salma con continue lamentazioni (threnoi).

Fin dal tempo di Solone intervennero disposizioni per regolare le manifestazioni funerarie evitando che fossero eccessivamente vistose, sontuose o gravate di vecchie superstizioni…

Solo dopo tre giorni dalla morte avvenivano le vere e proprie esequie, ecforà, che consistevano in un accompagnamento funebre sino alla purà, il rogo, nella Grecia arcaica o alla tomba se usava l’inumazione. Quando usava la cremazione, sul rogo i doni venivano bruciati insieme alla salma, se invece si ricorreva ai tempi in cui veniva praticata l’inumazione, i doni funebri si ponevano sotto terra, nella tomba, cioè in feretri costruiti per lo più in terracotta, quando non ci si poteva permettere un sarcofago di pietra scolpita. Quando il morto veniva sepolto, era permesso ai proprietari di terra la sepoltura nel proprio terreno, però le sepolture più lussuose erano sistemate in terreni di proprietà privata, fiancheggianti le strade di grande comunicazione, mentre le salme dei poveri venivano sistemate in terreni comuni destinati a questo scopo… Nel rito omerico il cadavere, posto sul rogo, riceve l’estremo omaggio di capelli che gli accompagnatori si strappano dal capo; acceso il fuoco, alcuni stanno a sorvegliare il rogo sino a che tutto sia ridotto in cenere e frattanto, mentre le fiamme ardono, vengono offerti sacrifici di animali e di cibo. A rogo estinto, le ceneri vengono spruzzate con vino e poi raccolte insieme alle ossa e messe in un’urna con una manciata di terra e poi sepolte… La quantità di oggetti preziosi che si trovano nelle tombe micenee concorda con la tradizione, dando l’impressione di funerali sontuosi, usanza che rimase a lungo radicata, anche nelle successive epoche della storia greca… In alcune occasioni particolarmente solenni, soprattutto in occasione di seppellimento o di cerimonie commemorative per morti in guerra, usava una solenne cerimonia pubblica, nella quale una personalità eminente doveva pronunciare il discorso funebre, detto epitafios… Finiti i funerali tutti i partecipanti alla cerimonia dovevano compiere funzioni purificatorie, per togliersi l’impurità proveniente dal contatto e anche dalla semplice vista della salma. Dopo le esequie, i congiunti del defunto si riunivano per una cena funebre; il terzo giorno dopo il funerale si compiva un sacrificio su un altare per propiziare le divinità al morto o, a seconda delle località, un sacrificio propiziatorio al morto stesso sulla sua tomba. Questi sacrifici si ripetevano ancora una volta al nono giorno. Era prescritto un periodo di lutto, ma la durata era differente, non solo a seconda del grado di parentela, ma a seconda delle località. Era comune in Grecia l’obbligo, come segno di lutto, di portare abiti scuri oppure bianchi. I capelli dovevano venire sciolti oppure tagliati e non era permesso né portare gioielli o altri ornamenti, né usare belletti o cosmetici. Il periodo prescritto per queste manifestazioni pubbliche di cordoglio variava, secondo le nostre testimonianze, nelle varie località dai 30 ai 150 giorni.

Alla fine del lutto si rinnovavano cerimonie religiose e, in ogni caso, usava accennare ai morti chiamandoli «buoni» (chrestoì). I defunti venivano ancora fatti oggetto di cerimonie di culto nei giorni anniversari della loro nascita, della loro morte, e anche nel giorno in cui venivano innalzate preghiere per tutti i defunti. In questa occasione le tombe venivano adornate con corone di fiori e di erbe, con nastri e con vasi particolarmente i leciti preferiti per le funzioni sepolcrali. Esistono casi di testamenti in cui è previsto che, con un capitale tolto dal patrimonio del defunto, venga costituita una fondazione, il cui reddito annuale deve servire a mantenere un’associazione per la celebrazione delle onoranze funebri del defunto e di tutti gli scomparsi parenti dei membri della pia confraternita.

Le tombe erano contrassegnate da stele, che venivano collocate spesso sopra una base a più scalini, di cui si posseggono parecchi esempi. Spesso la figurazione scolpita sulle stele funerarie era il ritratto del defunto, da solo, o nell’atto di congedarsi dai suoi cari, o in altri atteggiamenti. In ogni caso sulla tomba viene indicato il nome del defunto: talvolta senza altra precisazione, talvolta invece con il patronimico, anche il nome del marito, il luogo di nascita e persine l’età, e sovente finivano con il saluto chaire (sta’ allegro); qualche volta, invece, sulle tombe si mettevano testi più elaborati, minacce contro chi osasse profanare la tomba o testi poetici… In alcuni casi, non ritrovandosi il corpo dell’estinto, perché disperso, era possibile onorarlo con una finta sepoltura nella quale si metteva un feretro vuoto con le offerte abituali.

M.A. Levi, La Grecia antica. Società e costume, Torino, 1976

4N I funerali in Greciaultima modifica: 2022-09-21T11:48:08+02:00da masaniello455