5M L’Atene di Pericle 4

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Sofocle, Edipo a Colono

Datazione: 401 a.C. (postuma)

Personaggi: Protagonista: Edipo Antagonista: Creonte

Personaggi secondari: Antigone, Teseo (aiuto del protagonista), Polinice, Ismene Divinità: Zeus (interviene per chiamare a sè Edipo) Coro: vecchi di Colono

Ambientazione: boschetto sacro delle Eumenidi a Colono, presso Atene, dove si narrava ci fosse la tomba di Edipo.

Tempo della tragedia: ultimo giorno della vita di Edipo.

Trama: Un oracolo aveva annunciato che, nel conflitto in corso a Tebe tra Eteocle e Polinice, avrebbe vinto la parte che avrebbe riportato Edipo (vivo o morto). Nel frattempo Edipo aveva viaggiato per la Grecia con la figlia Antigone (l’unica, della sua discendenza, che aveva saputo alleviare, con la propria giovinezza, le sue sofferenze). Ora i due giungono nel boschetto sacro delle Eumenidi presso Colono. Tutto sembra tranquillo e sereno ma irrompono sulla scena personaggi di disturbo. Scocca infine l’ora del trapasso. Accompagnato da Teseo, Edipo si inoltra nel boschetto. Si sente il rumore di un tuono, la voce di Zeus che chiama a sè Edipo, e si vede una luce, ed Edipo che si avvia solo, senza più bisogno di una guida, verso il luogo del suo trapasso. Ma la sua non sarà una vera morte: nell’Ade la sua natura eroica continuerà ad agire beneficamente proteggendo per sempre Atene da ogni nemico. Messaggio: la sofferenza porta alla redenzione. L’uomo, per salvarsi, deve accettare passivamente i dettami religiosi. La conciliazione con dio è la strada della redenzione.

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Edipo Coloneo – vv. 1/116

Prologo (Antigone ed il Vecchio Cieco giungono a Colono)

EDIPO: O Antigone, figlia del vecchio cieco, a quale aperta campagna siamo giunti, o alla città di quali uomini? Chi nel giorno presente accoglierà con scarsi doni l’errabondo Edipo, che chiede poco, e che ottiene ancor meno del poco, eppure, ecco, (in quantità) sufficiente per me? Infatti le sofferenze, e il lungo tempo che (con me) si accompagna, e in terzo luogo la nobiltà d’animo, mi insegnano ad adattarmi. Ma suvvia, o figlia, fammi fermare o presso luoghi profani o presso sacri recinti di dei, e fa(mmi) sedere su di un sedile, se (mai ne) vedi qualcuno, affinchè possiamo apprendere dove mai ci troviamo: infatti siamo venuti (noi) stranieri per informarci dagli abitanti del luogo e regolarci secondo quel che avremo udito.

ANTIGONE: O sventurato padre (mio) Edipo, le torri che difendono la città, per quanto (si può giudicare) dallo sguardo, (si trovano) lontano; e questo luogo (è) sacro, a quel che pare, essendo tutto pieno di lauri, di ulivi, di viti; e con frequente batter d’ali vi gorgheggiano dentro gli usignuoli. Piega le membra qui, su questa rozza pietra: hai percorso infatti una via (troppo) lunga per un vecchio.

E: Mettimi a sedere, dunque, e fa’ la guardia al cieco.

A: A causa del (lungo) tempo, invero, non occorre che io impari ciò.

E: Puoi dirmi dunque dove ci troviamo?

A: Atene, si, (la) riconosco, ma questa contrada no.

E: Infatti proprio questo ci diceva ognuno dei viandanti.

A: Devo informarmi dunque, dopo essere andata in qualche parte, quale (luogo sia) questo (luogo)?

E: Si, o figlia; se pure almeno (esso) è abitato.

A: Ma è certamente abitato; del resto, credo che (non) ci sia bisogno di nulla: infatti vedo qui un uomo vicino a noi…

E: (Lo vedi) che avanza forse e che accorre a questa volta?

A: (Si,) e precisamente, anzi, (lo vedo) qui presente; e quel che ti è utile dire, di(llo), poichè l’uomo (è) qui.

E: O ospite, poichè sento dire da costei che vede (e) per sè e per me, che (tu) sei venuto (come) opportuno messaggero, per dir(ci) quello di cui siamo incerti…

OSPITE: Per ora, prima di domandare di più, esci da questo posto dove siedi: (tu) occupi infatti un luogo non puro a calpestare.

E: Ma quale (luogo) è questo? A quale degli dei è consacrato?

O: (Esso è) intangibile e non abitabile: lo abitano, infatti, le terribili dee, le figlie della Terra e dell’Oscurità.

E: Di quali (dee) udendo il venerato nome, potrò (io) invocar(le)?

O: Il popolo che abita qui dovrà chiamarle le Eumenidi che vedono tutto: ma altri nomi altrove (sono considerati) onorevoli (per esse).

E: Deh! Che (esse) accolgano (invero) benevole questo supplice, cosicchè (io) non debba allontanarmi più dall’asilo di questa terra.

O: Che cosa mai significa ciò (che dici)?

E: (E’) un segnale del mio destino.

O: Ma (io) non ho davvero il coraggio di cacciar(ti di qui) senza (il consenso del)la città, prima che, almeno, (io la) informi di quel che faccio.

E: In nome degli dei, dunque, o ospite, non stimare indegno me, errabondo qual sono, di ciò che ti supplico di dir(mi).

O: Indica(melo), e non apparirai disprezzato da me almeno.

E: Qual (luogo) mai è dunque questo in cui ci troviamo?

O: Tutto quel che so anche io, (lo) saprai (anche tu) ascoltando(mi). Tutta questa contrada è sacra; la protegge il venerando Poseidone; vi (risiede) inoltre il dio portatore del fuoco, il Titano Prometeo; il luogo, poi, che tu calpesti, è chiamato “soglia (dai piedi) di bronzo” di questa terra, (ed è) il baluardo di Atene; ed i villaggi vicini affermano con orgoglio che è loro progenitore questo (nostro) cavaliere Colòno, e portano tutti il nome di lui concordemente adottato. Tali ti sono questi luoghi, o straniero, celebrati non a parole, ma piuttosto con la convivenza.

E: (Ci sono) dunque degli uomini (che) abitano questi luoghi?

O: Ma certo, (e sono) uomini che prendono il nome appunto da questo dio.

E: Li governa un re, oppure l’autorità (è) nel popolo?

O: Queste contrade sono governate dal re della città.

E: E chi (è) costui (che) governa con l’autorità e con la forza?

O: Si chiama Teseo, figlio di Egeo che (lo) precedette.

E: Non potrebbe andare qualcuno di voi (del luogo) come messaggero a lui?

O: Dovrebbe andare a parlar(gli) o a dispor(lo a venire) con quale scopo?

E: Affinchè (egli), dando(mi) un piccolo aiuto, possa trarre un grande guadagno.

O: E quale giovamento (può venire) da un uomo che non vede?

E: Le parole che diremo, (le) diremo tutte veggenti.

O: Sai, o forestiero, in che modo ora non devi sbagliare? Poichè tu sei (un uomo) nobile, (così) a vederti, a parte la (tua) sorte, resta qui, dove appunto (mi) sei apparso, intanto che io essendo andato dico queste cose agli abitanti di qui stesso, non (a quelli) della città: essi infatti decideranno nei tuoi riguardi se tu debba rimanere o andar via di nuovo.

E: O figlia, si è allontanato dunque l’ospite?

A: Se ne è andato, cosicchè (ti) è lecito parlare tranquillamente di tutto, o padre, dato che io sola (ti sto) vicino.

E: O venerande (dee) dal terribile sguardo, poichè nella sede di voi per prime di questa terra io ora mi sono fermato, non mostratevi insensibili verso Febo e verso di me; poichè egli, quando (mi) vaticinava quelle molte sciagure, qui mi predisse (che avrei avuto) riposo dopo lungo tempo, quando fossi giunto all’ultimo paese (assegnato dal Fato alle mie peregrinazioni); dove io avessi ricevuto ricovero e ospitalità da dee venerande, qui (egli mi predisse) che avrei terminato l’infelice (mia) vita, (apportando) vantaggio, con il prender dimora (nella loro terra), a coloro che mi avessero accolto, e sventura a quelli che (mi) mandarono (via), che mi scacciarono; e come segnali di queste cose mi assicurava che sarebbe venuto o un terremoto o un tuono o un fulmine di Zeus. Ora certamente io so bene che in questo (mio) viaggio non è possibile che non mi abbia condotto a questo sacro recinto un veritiero auspicio da parte vostra: altrimenti, non mi sarei imbattuto mai, nel compiere il mio viaggio, in voi per prime, (io) sobrio in (voi) astemie; e (non) mi sarei seduto (mai) su questa sacra pietra non levigata. Orsù, o dee, concedetemi ormai, secondo il responso di Apollo, un termine e un compimento della vita, a meno che non (vi) sembri che ho qualche cosa in meno, io che sono soggetto sempre alle più grandi sofferenze del mondo. Orsù, o dolci figlie dell’antica Oscurità, orsù, o Atene, che derivi il nome dalla grandissima Pàllade, (e che sei) la città più onorata fra tutte! Abbiate compassione di questa infelice ombra dell’eroe Edipo: giacchè non questo certamente (è) il (mio) corpo d’un tempo.

A: Taci: avanzano infatti, eccoli qui appunto, degli uomini vecchi d’età, alla ricerca del tuo sedile.

E: Da parte mia tacerò; tu dal canto tuo nascondi me, il piede, fuori della strada, nel bosco, finchè io abbia appreso da costoro quali discorsi faranno: nell’apprendere, infatti, risiede la prudenza delle (nostre) azioni.

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Edipo Coloneo – vv. 1505/1555

4° Episodio (“Pende la bilancia della mia vita”)

EDIPO: O signore, sei apparso (qui da me) secondo il mio desiderio, e a te qualcuno degli dei ha concesso una fortuna fausta per questa (tua) venuta.

TESEO: Che novità, dunque, c’è ancora, o figlio di Laio?

E: Il punto culminante della mia vita; e voglio morire senza aver ingannato te e questa città in ciò che promisi.

T: E su quale segno della (tua) morte ti fondi?

E: Gli dei stessi, (quali) araldi, mi danno (questo) annunzio, senza mentire in nessuno dei segni prefissi.

T: In che modo dici che si manifestano tali segni, o vecchio?

E: (Tali segni sono) i tuoni che si susseguono ininterrottamente, e le folgori che fitte lampeggiano dalla mano invitta (di Zeus).

T: (Tu) mi persuadi: vedo, infatti, che tu predici molte e non ingannevoli profezie; orbene, di(mmi) che cosa bisogna fare.

E: Io (ti) svelerò, o figlio di Egeo, i vantaggi che, non afflitti da vecchiaia, ti saranno riservati a questa città. Subito io (ti) condurrò, non scortato da (alcuna) guida, al luogo dove è necessario che io muoia. E (tu) non indicare mai ad alcuno degli uomini questo (luogo), nè dove (esso) è nascosto, nè in quale contrada si trova; affinchè esso, più che molti scudi e lancia importata di (alleati) vicini, ti dia sempre difesa. E quel che (è) empio a dirsi e (che) non deve essere toccato dalla parola, tu (lo) apprenderai, quando sarai giunto là (tu) solo; poichè nè ad alcuno di questi cittadini (io) potrei dir(lo), nè alle mie figlie, sebbene (io le) ami. Ma tu solo custodisci(ne) sempre (il segreto); e quando giungerai al termine della vita, di(llo) al solo (tuo) primogenito, e questo a sua volta (lo) faccia conoscere al (suo) successore. E così governerai questa città senza (che essa subisca) devastazioni da parte degli uomini seminati; giacchè innumerevoli città, anche se uno (le) governa bene, facilmente trascendono a violenza. (E fanno questo,) perchè gli dei vedono bene, sì, ma tardi, quando uno, disprezzando le istituzioni divine, si volge a(l commettere) pazzie; tu (però), o figlio di Egeo, non voler sperimentare questa empietà. Tali precetti, del resto, (io li) sto insegnando ad uno che (già li) conosce. Ma andiamo ormai al luogo, poichè mi incalza il mònito qui presente da parte del dio; e non esitiamo più. O figlie, seguite(mi) colà; giacchè io mi rivelo ora a voi insospettata guida, come (prima) voi due (eravate guida) al padre (vostro). Avanzate, e non mi toccate, ma lasciate che io stesso trovi la sacra tomba, in cui (è) destino per questo uomo essere sepolto in questa terra. Da questa parte, così, avanzate per di qua; per di qua infatti mi conduce Ermes accompagnatore e la dea (Persèfone, regina) degli ìnferi. O luce priva di splendore (per me), in un lontano giorno del passato (tu) eri mia, ed ora, per l’ultima volta, il mio corpo ti tocca. Infatti ormai mi avvio a nascondere nell’Ade la (mia) vita che volge alla fine. O carissimo fra gli ospiti, voglia il cielo che tu, questa terra ed i tuoi sudditi siate felici; e (voi), nella (vostra) felicità, ricordatevi di me morto, (e siate) sempre assistiti dalla fortuna!

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Edipo Coloneo – vv. 1586/1666

Esodo (La scomparsa di Edipo nelle parole di un messo)

MESSO: (Si, e) di questo appunto conviene meravigliarsi davvero. In che modo, dunque, (egli) si muoveva di qui, (lo) sai bene anche tu, credo, che eri presente: (egli si mosse senza la) guida (di) nessuno dei (suoi) cari, anzi facendo da guida lui a noi tutti. Quando poi giunse alla soglia scoscesa, radicata alla terra con bronzei gradini, si fermò in uno dei sentieri che numerosi (di lì) si diramano, vicino alla cava conca, dove si trovano (incisi) i patti sempre inviolabili di Tèseo e di Piritoo; fermatosi (dunque) nel mezzo fra questa (conca) e la rupe di Tòrico, e ad egual distanza dal cavo pero selvatico e dalla tomba marmorea, si poneva a sedere; quindi sciolse le squallide vesti. E poi, avendo chiamato ad alta voce le figlie, ordinava (loro) di portare, da qualche parte, lavacri e libagioni di acque correnti; e quelle, recatesi sulla collina ben in vista di Demètra che tutto ammanta di verde, portarono in breve tempo al padre queste cose (da lui) ordinate, e lo (purificarono) con lavacri e adornarono con vesti, come si usa. Quando poi (egli) aveva la soddisfazione (propria) di chiunque ha compiuto il suo dovere, e non rimaneva trascurato più nulla di quanto (egli) aveva disposto, Zeus sotterraneo tuonò, e le (due) fanciulle, come ebbero udito, rabbrividirono: e, gettatesi alle ginocchia del padre, piangevano, e non desistevano da(l darsi) percosse al petto e da(l mandare) altissimi lamenti. Ed egli, come udì l’improvviso crudele fragore, avendo cinto su di esse le braccia, disse: “O figlie, non è più a voi in questo giorno il padre! Infatti certamente è finito tutto per me, e non più (voi) avrete il faticoso (compito di provvedere al) mio sostentamento; duro (compito), (lo) so, o figlie; ma una sola parola cancella certamente tutte queste (vostre) sofferenze. L’amore, infatti, non vi è (uomo) dal quale (voi lo) abbiate avuto più che da me, di cui prive trascorrerete ormai la vita in avvenire”. In tal modo scambievolmente abbracciandosi tutti piangevano singhiozzando. Quando poi giunsero al termine dei (loro) lamenti e non si levava più una voce, vi fu il silenzio; ed (ecco che) improvvisamente la voce di qualcuno lo chiamò con alte grida, sicchè tutti, resi sgomenti dalla paura, si sentirono rizzare d’un tratto i capelli. Lo chiama, infatti, più volte (e) in vario tono, un dio: “Ehi, tu, o tu, Edipo, che aspettiamo ad andare? Da troppo tempo ormai s’indugia da parte tua”. Ed egli, come si accorse che veniva chiamato da un dio, chiede che si accosti a lui il signore del paese, Tèseo. E poichè (questo gli) si avvicinò, disse: “O caro, dammi il pegno (da) antico (tempo in uso) della tua mano alle (mie) figlie; e voi, o figlie, (date il pegno della vostra mano) a lui; e (tu, o Tèseo,) prometti di (non) abbandonarle mai volontariamente, e di compiere sempre, benevolmente disposto nell’animo, quanto (tu) possa di utile per esse”. E quello, da uomo generoso (qual è), senza manifestare (la sua) emozione, promise con giuramento allo straniero che avrebbe fatto ciò (che egli voleva). E come (egli) ebbe fatto questo (giuramento), subito Edipo, toccando con le cieche mani le sue figlie, disse: “O figlie, bisogna che (voi), sopportando nel cuore un nobile sacrificio, vi allontaniate da questi luoghi, e non pretendiate di vedere quello che non (è) lecito (vedere), nè di ascoltare (me e Tèseo) mentre parliamo. Orsù, andatevene al più presto: soltanto il re Tèseo rimanga, per apprendere quello che avviene”. Tutti obbedimmo a lui che parlò così; e ci avviammo con le (due) fanciulle, piangendo dirottamente. E quando ci fummo allontanati, voltatici (indietro) dopo breve tempo, vedemmo da lontano che l’uomo (non) era più in nessun luogo, e che il re (Tèseo), (rimasto) solo, teneva (distesa) dinanzi al capo la mano a riparo degli occhi, come se (gli) fosse apparsa una paurosa visione, terribile e non sopportabile a vedersi. Poi, subito e senza indugio, vediamo che egli adora la terra e insieme l’Olimpo degli dei, con la stessa preghiera. Di quale morte poi quello sia morto, nessuno dei mortali può dir(lo), tranne (il capo di) Tèseo. Giacchè non lo uccise nè un infuocato fulmine di Zeus, nè una tempesta scatenatasi dal mare in quel momento; ma o un messaggero degli dei, o la sede degli Inferi, sostegno della terra, squarciatasi (per lui) beneola, senza (arrecargli) dolore. L’uomo infatti non si allontanava a causa di malattie, oggetto di compianto e causa di dolore (per i superstiti), ma degno di ammirazione più di ogni altro mortale. E se non sembra che io parli con senno, non cercherò di convincere coloro a cui (io) non sembri aver senno.

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5M L’Atene di Pericle 4ultima modifica: 2022-10-16T11:17:56+02:00da masaniello455