2I Pino e il Sud

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Fratelli d’Italia… ma sarà poi vero? Perché, festeggiati i centocinquant’anni dall’Unità d’Italia, il conflitto tra Nord e Sud, fomentato da forze politiche che lo utilizzano spesso come una leva per catturare voti, pare aver superato il livello di guardia.
Pino Aprile, pugliese doc, interviene con grande verve polemica in un dibattito dai toni sempre più accesi, per fare il punto su una situazione che si trascina da anni, ma che di recente sembra essersi radicata in uno scontro di difficile composizione.
Percorrendo la storia di quella che per alcuni è conquista, per altri liberazione, l’autore porta alla luce una serie di fatti che, nella retorica dell’unificazione, sono stati volutamente rimossi e che aprono una nuova, interessante, a volte sconvolgente finestra sulla facciata del trionfalismo nazionalistico.

Terroni è un libro sul Sud e per il Sud, la cui conclusione è che, se centocinquant’anni non sono stati sufficienti a risolvere il problema, vuol dire che non si è voluto risolverlo. Come dice l’autore, le due Germanie, pur divise da una diversa visione del futuro, dalla Guerra Fredda e da un muro, in vent’anni sono tornate una. Perché da noi non è successo?

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Il libro di Pino Aprile è la storia di un risveglio, anzi di molti risvegli. Di occhi che si sono aperti su realtà inaccettabili, di persone che hanno potuto guardarsi le une con le altre, che si sono riconosciute e hanno deciso di fondersi in comunità. È la storia di una decisione che ne ha portate con sé molte altre, e che si riassume in un grido di protesta: “non vogliamo sopportare più”.


E sono molte le cose che non vogliono sopportare più, il ricatto “o salute o lavoro” che per decenni ha avvelenato Taranto nell’indifferenza generale, i veleni della “monnezza” proveniente da molte zone d’Italia e accumulata in Campania, veleni che si infiltrano nella terra, che uccidono il cibo e le persone, ma che arricchiscono la camorra e tutti quelli che fanno affari con la criminalità organizzata, il pizzo che bisogna pagare ai soliti noti per riuscire a lavorare.

In un’indagine appassionata Pino Aprile ci apre una finestra su un Sud al di fuori dei luoghi comuni, su persone che agiscono, si spendono, rischiano, indifferenti al pericolo, al ricatto, alle minacce. Come Lella Ottaviano, commerciante, la prima che ha avuto il coraggio di denunciare i camorristi che esigevano il pizzo e che ha reso Ercolano una città libera, e don Maurizio Patriciello, diventato una guida per le associazioni che vogliono liberare la piana del Volturno dai veleni che l’hanno trasformata in un inferno, e Giuseppe Di Bello, tenente della Polizia provinciale in Lucania, la cui vita viene demolita per aver osato denunciare l’inquinamento di un lago, causato da infiltrazioni di petrolio. Le storie che ci racconta sono avvincenti come un romanzo, l’affermazione di un riscatto che diventa sempre più vicino.

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Perché al mondo ci sono tanti imbecilli? E perché gli stupidi prosperano, riuscendo spesso a raggiungere posizioni di successo? La risposta è semplice: l’intelligenza non serve più. L’uomo se l’è lasciata alle spalle, come i peli che gli ricoprivano il corpo o la camminata a quattro zampe. Il segno più caratteristico dell’essere umano, quello che gli ha permesso di elevarsi dalla specie animale e, in una certa misura, di dominare il mondo, non è più necessario. Chi ha qualche dubbio, dia uno sguardo a ritroso, ai geni del passato, a Leonardo, a Michelangelo, a Einstein, e li paragoni con quello che ci offre il mercato. La conclusione è triste, ma inevitabile: gli intelligenti hanno fatto il mondo, gli stupidi ci vivono alla grande.

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Nel verbosissimo e infinito fiume di parole scritto e detto per raccontare il meridione d’Italia, luci e ombre non sono (quasi) mai nella stessa scena. Da una parte si mettono in evidenza criminalità, sprechi, lentezze, degrado, dall’altra si inalberano una difesa esaltata e a oltranza e un folclore al limite della caricatura. Una contrapposizione che non serve a fare chiarezza. Quello che occorre, invece, è guardare i chiari e gli scuri insieme nella stessa foto.

Questo fanno le quattro autorevoli voci che compongono questo libro. Quattro intellettuali “terroni” raccontano il Sud senza sconti, senza piagnistei, senza sensi di inferiorità né di superiorità, tra la “fuganza” di chi proprio non ce la fa a restare e la “restanza” di chi invece ha deciso di tenere duro e rivitalizzare la propria terra. E le ragioni per entrambe le scelte non mancano. Il risultato è una riflessione illuminante, una messa in guardia sul valore del nostro Sud. State attenti, dicono gli autori, significa sia preoccupatevi per il Sud, sia badate a voi perché potrebbe stupirvi ed esplodervi in mano. In ogni caso, stare attenti al Sud vuol dire stare attenti all’Italia intera.

Nota

Le descrizioni delle singole pubblicazioni sono state redatte dall’Autore, Pino Aprile, nato Gioia del Colle, cresciuto a Taranto, poi trasferitosi ai Castelli Romani, dove vive, e per alcuni anni a Milano. Sposato, due figlie, un nipote, qualche gatto, un cane, una barca a vela, e una biblioteca di undicimila volumi, cui è stata imposta (con donazioni mirate) una cura dimagrante.

Giornalista, ha lavorato in Rai al settimanale di approfondimento del Tg1, TV7, e con Sergio Zavoli, nell’inchiesta a puntate “Viaggio nel Sud”; a vent’anni era già cronista alla “Gazzetta del Mezzogiorno”, interrompendo gli studi di Fisica alla Sapienza, Roma (inutili le iscrizioni a Lettere Moderne, Lecce, e a Scienze Politiche, Bari); è stato vicedirettore di “Oggi” e direttore di “Gente”; velista, ha diretto il mensile “Fare Vela”. La professione lo ha portato ovunque nel mondo e gli ha fatto incontrare i grandi del Novecento.

Notizie tratte dalla sua biografia (Chi è Pino Aprile | Pino Aprile )

2I Pino e il Sudultima modifica: 2023-08-16T11:23:36+02:00da masaniello455