Convivenza difficile tra denaro, signorilità e buon gusto…

L’abito tutto di carte di credito – gold, per la precisione – l’avevamo già visto (ed era quello della costumista Lizzy Gardiner agli Oscar, nel 1995).

carte credito Ma la stola tutta realizzata in dollari fruscianti ancora ci mancava. E chi poteva indossarla se non colei che è arrivata persino a vestirsi di bistecche, ovvero l’unica e inimitabile Lady Gaga? A stupirci, dal suo account Instagram, è proprio Miss Germanotta, che ci regala un selfie scattato a bordo del suo jet privato in arrivo a Las Vegas, dove è impegnata in una serie di nove concerti dal titolo Jazz e Piano. Un impegno che le farà intascare – pare – qualcosa come oltre un milione di dollari, e per il quale ha preparato un guardaroba di scena per un valore che arriva a sfiorare i 10 milioni.

Schermata-2021-10-13-alle-16.44.19
Ecco che allora persino il boa realizzato con banconote da 100 dollari, specie se abbinato alla Kelly Hermès  fucsia, non sembra poi improvvisamente più essere così straordinario. Un’idea da copiare, insomma. Usando però i soldi del Monopoli, al massimo ,che poi, sembra, anche quella di Gaga dovrebbe essere un semplice accessorio-scherzo per party. E meno male.\  Da Vanity  Fair

Sperando che sia davvero così. diversamente sarebbe poco rabbrividire all’dea di dove stia andando il mondo, senza ritegno e vergogna.

 

Nel settembre del 1791 Olympe de Gouges pubblicò un testo all’avanguardia: la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina.

Leggi tutto “Nel settembre del 1791 Olympe de Gouges pubblicò un testo all’avanguardia: la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina.”

Columbus day…cancellato in sordina dal suo giorno e anticipato per fa posto alla festa dei nativi americani.

Ieri, in America si sarebbe dovuto festeggiare il Columbus Day, nella ricorrenza della scoperta dell’America. Niente di tutto questo.In sordina il presidente Biden, succube di una sinistra diventata revisionista, antistorica, anticulturale nel segno del progressismo, l’ha sostituito coll'”Indigenous people’Day,”il giorno in cui celebrare i popoli indigeni.

Sarebbe inutile dire che è un affronto alla civiltà occidentale, cristiana, alla storia e alla cultura italiana, europea e statunitense,perchè sappiamo tutti, che quella fu violenza e conquista di un popolo, al quale si aggiunse lo zelo della chiesa per portare il cristianesimo .Ho sempre nutrito rispetto, e anche affetto, per i nativi americani, per la loro fierezza, il loro attaccamento per la terra delle loro tradizioni e la non propensione al consumismo americano, contrario all’atavico rispetto verso la madre terra, da usare e basta .Magari sarebbe stato saggio rifare i conti con la storia e onorare i nativi con una giornata dedicata a loro. Ma senza cancellare il giorno di Colombo, perché la storia non si cancella, perché se esistono gli Usa lo devono a lui (e magari ad Amerigo Vespucci), inoltre perché in quella festa si ricorda un altro popolo, quello degli europei e in primis degli italiani che andarono a vivere e lavorare negli Usa. Perchè la cancel cultur non riporta a casa il sindaco di NY De Blasio, magari a fare i sindaco a Sant’ Agata dei Goti ? E lo stralunato Biden non può lasciare il suo posto al pronipote di Toro Seduto e il pentagono agli Apache o ai Cheyennne? Quel Colombo fu per milioni di italiani emigrati negli Stati Uniti il loro Patrono, la loro carta di credito, il loro primo vero passaporto per non sentirsi intrusi in America.I progressisti americani preferiscono sentirsi figli di nessuno piuttosto che riconoscere le loro origini. E poi America è un nome importante, pensate se Vespucci l’avesse regalato il suo cognome,Vespuccia. Chi , forse , riserverebbe lo stesso rispetto per uno stato che porta il nome di un insetto, brutto, fastidioso e pericoloso, mentre America sta nelle prime pagine dei dizionari,mentre al contrario sarebbe nelle ultime. Questo sgarbo a Colombo è l’ennesimo errore compiuto da questi intelligentoni, che non hanno ancora capito niente della Storia e pretendono di insegnare la civiltà al mondo intero abiurando le loro origini, senza aver il coraggio di restituire uno Stato ai legittimi proprietari. Agli errori si rimedia , non solo a parole, quando si è seri.

 

Progetto

Perchè temiamo i cambiamenti…quando indietro non si può tornare.

Dicono che prima di entrare in mare
Il fiume trema di paura.
A guardare indietro
tutto il cammino che ha percorso,
i vortici, le montagne,
il lungo e tortuoso cammino
che ha aperto attraverso giungle e villaggi.

E vede di fronte a sé un oceano così grande
che a entrare in lui può solo sparire per sempre.

Ma non c’è altro modo.
Il fiume non può tornare indietro.

Nessuno può tornare indietro.
Tornare indietro è impossibile nell’esistenza.
Il fiume deve accettare la sua natura
ed entrare nell’oceano.
Solo entrando nell’oceano
la paura diminuirà,
perché solo allora il fiume saprà
che non si tratta di scomparire nell’oceano,
ma di diventare oceano.

Khalil Gibran

foce idume

Un uomo,una donna…

Victor Hugo, considerato il padre del romanticismo francese, scrittore poliedrico, scrisse questa poesia sull’uomo e sulla donna, che è bellissima sotto l’aspetto poetico innanzi tutto, un inno fantastico, ma allo stesso tempo potrebbe essere un piccolo trattato antropologico e sociologico. La cosa evidente è che l’autore vedeva con l’occhio dell’intelligenza logica quello che la tradizione non aiutava a ragionare( e anche oggi molti non ragionano su questo argomento)
L’uomo e la donna, due esseri distinti, diversi,assoluta uguaglianza dei sessi, ma complementari per la creazione del genere umano.

L’uomo e la donna.

L’uomo è la più elevata delle creature.
La donna è il più sublime degli ideali.
Dio fece per l’uomo un trono, per la donna un altare.
Il trono esalta, l’altare santifica.
L’uomo è il cervello. La donna il cuore.
Il cervello fabbrica luce, il cuore produce amore.
La luce feconda, l’amore resuscita.
L’uomo è forte per la ragione.
La donna è invincibile per le lacrime.
La ragione convince, le lacrime commuovono.
L’uomo è capace di tutti gli eroismi.
La donna di tutti i martìri.
L’eroismo nobilita, il martirio sublima.
L’uomo ha la supremazia.
La donna la preferenza.
La supremazia significa forza;
la preferenza rappresenta il diritto.
L’uomo è un genio. La donna un angelo.
Il genio è incommensurabile;
l’angelo indefinibile.
L’aspirazione dell’uomo è la gloria suprema.
L’aspirazione della donna è la virtù estrema.
La gloria rende tutto grande; la virtù rende tutto divino.
L’uomo è un codice. La donna un vangelo.
Il codice corregge, il vangelo perfeziona.
L’uomo pensa. La donna sogna.
Pensare è avere il cranio di una larva;
sognare è avere sulla fronte un’aureola.
L’uomo è un oceano. La donna un lago.
L’oceano ha la perla che adorna;
il lago la poesia che abbaglia.
L’uomo è l’aquila che vola.
La donna è l’usignolo che canta.
Volare è dominare lo spazio;
cantare è conquistare l’Anima.
L’uomo è un tempio. La donna il sacrario.
Dinanzi al tempio ci scopriamo;
davanti al sacrario ci inginocchiamo. Infine:
l’uomo si trova dove termina la terra,
la donna dove comincia il cielo.

 
uomo e donna

Una domanda sola…

Il 14 agosto del 1922 il giornale L’Intransigeant pose a Marcel Proust una piccola domanda: “E se stesse per venire la fine del mondo?”

Proust rispose così:

“Credo che la vita ci sembrerebbe improvvisamente deliziosa, se fossimo minacciati dalla morte, come voi dite. Pensate, in effetti, a tutti i progetti di viaggi, di amori, di studi che la nostra vita contiene in soluzione, invisibili alla nostra pigrizia la quale, sicura dell’avvenire, li rimanda continuamente. Ma appena tutto questo rischierà di essere impossibile per sempre, come ridiverrà bello! Ah, basta che il cataclisma non avvenga per questa volta e non mancheremo di visitare le nuove sale del Louvre, o di gettarci ai piedi di mademoiselle X…, e di visitare le Indie. Il cataclisma non avviene e noi non facciamo nulla di tutto ciò, perchè ci troviamo reinseriti nella vita normale, in cui la negligenza smussa il desiderio. Eppure non avremmo dovuto aver bisogno del cataclisma per amare oggi la vita. Avrebbe dovuto bastarci il pensare che siamo esseri umani e che la morte può venire questa sera”

mondo1

 

Dall’Amore all’arroganza…

ofelia

Ophelia,  Sir John Gilbert, 1817-1897

Là c’è il rosmarino, che è per il ricordo. Ti prego, ama, ricorda. E laggiù ci sono le pansies,il loro nome ti dice che loro sono per i pensieri.

Ofelia in Amleto, atto IV scena 5 .

Da questi versi di Shakespeare alla biografia di Ilda Boccassini, non ci sono solo secoli di distanza, ma cambiamenti radicali di modi di vivere e costumi. Una delle donne più note d’Italia, Ilda Boccassini, la rossa PM, che ha riempito per decenni le cronache giudiziarie d’Italia,ha scritto la sua biografia “La stanza numero 30”, che è quella in cui ha lavorato per tanti anni. Un capitolo intero è dedicato a Giovanni Falcone,al tempo già sposato con Francesca Morvillo, in cui la PM descrive il suo amore grande, appassionato per il celeberrimo PM siciliano. Di questo libro ne sta parlando tutta la stampa e naturalmente il web, dove sono postati parecchi brani. Questa cosa mi ha portato a riflettere e a chiedermi perchè offuscare la luce di un uomo, che nella memoria collettiva è visto e ricordato per la sua assoluta integrità. Sono donna, comprendo quello che può essere un grande amore, il desiderio di poterlo rivivere attraverso i ricordi, posso scrivere un romanzo su questa grande passione e poi tenerlo in un cassetto. Sarebbe dovuto essere proprio l’amore a frenare questo desiderio di pubblicizzare una relazione, anche se nata e cresciuta in confronti lavorativi, che non giustificano una relazione extraconiugale, che, a detta della Ilda ,avrebbe potuto diventare travolgente se la morte non avesse posto fine a tutto quanto. E la morte  colpì per mano criminale mafiosa i Giovanni Falcone insieme alla moglie, immolata anche lei sugli altari dei grandi valori per il quale Egli  aveva combattuto. Non so se questa signora, abituata a cercare il pelo nell’uovo di chi finiva tra le sue mani, scavando oltre il lecito, abbia usato il cervello prima di pubblicare quanto ha scritto. Ha screditato una grande personalita, una famiglia, gettando un ‘ombra su colui, che tanto amava e non può più parlare. Ritengo una vergogna l’arroganza senza limiti di costei.

Chi non ha un album dei ricordi? Può contenere di tutto e di più; ma è importante saperlo guardare.

Sto leggendo un libro che mi affascina, “La storia di Fiore”, il cui  autore è uno tra i miei preferiti scrittori italiani contemporanei. Adoro il suo pensiero, il suo lessico, sia nei saggi politici e filosofici, che nei romanzi. Non lo nomino, cosi, se qualcuno  leggesse , il suo giudizio sarebbe obbiettivo, così come avrebbe voluto l’autore, se il suo editore l’avesse permesso.

L’album dei ricordi

Fiore aveva un vecchio album di pelle, dove erano raccolte immagini, ritratti, fotografie, cartigli e dagherrotipi non solo di famiglia. Era il cordone ombelicale e visivo col magico mondo del passato, il retrovisore della vita e del tempo perduto, il binocolo per scrutare il tempo lontano. La pelle dell’album rispecchiava la vecchiezza di quei corpi ritratti e di quelle immagini, come la fosforescenza dei colori nella sfera di cristallo rifletteva la verginità delle sue figure. La sfera di cristallo e l’album di pelle erano i suoi veicoli temporali, le macchine del tempo per uscire dal presente e affacciarsi con l’una nel futuro e con l’altro navigare nel passato. Erano simulacri del passato e del futuro per proiettare la vita in avanti e indietro.

Era bello visitare la stanza dei ricordi, riordinare la mente e i suoi scaffali, fino a che riprendevano vita i lacerti di passato. L’album è una fonte favolosa della vita anteriore, un viaggio tenero e struggente, a tratti ridicolo e gioioso, nel mondo di ieri, nelle sue pose e nei suoi costumi. Un mondo piccolo e remoto, dove abitava la sua infanzia, e i suoi cari, il paese che lo vide nascere e crescere. Fiore non si limitava a sfogliare l’album, ma entrava nelle immagini. Pigiava sul loro cuore come per rianimarle e prendeva vita un mondo, risaliva una storia, riviveva una situazione. Si avverava il miracolo del ritorno. L’album è la casa di carta abitata da sguardi, anime, corpi, giovinezze fiorite e sfiorite, vecchiaie smarrite nell’oceano della notte. È la prova della vita che fu. È il tempo messo in salvo, l’attimo fissato per sempre, il divenire che imita l’essere col fermo immagine; il suo archivio è una minuscola eternità, strappa i momenti al fluire impietoso. Si riapre il cuore riaprendo quei mondi. Ancor più le immagini in bianco e nero o virate a seppia; senza colore sembrano provenire da altri mondi, un’età mitica oltre il muro del tempo, frammenti di paradiso perduto caduti in terra. Scene defunte sprizzano più vitalità, più solarità dello smorto benché colorato presente. Cosa non darei, diceva, per riavere negli occhi mio padre mentre assaggia il primo mattino.

da La leggenda di Fiore

 

album ricoedi

 

Il tempo del desiderio…

Il tempo del desiderio

Qual è il tempo del desiderio? Il futuro? Certo, si desidera che qualcosa avvenga, si attende, ci si appiglia a un giorno non ancora giunto. Ma è nel presente che si desidera, nell’adesso e qui.

Jorge Luis Borges, il più famoso scrittore argentino, ci mostra questo semplice paradosso attraverso una poesia:

Nostalgia del presente

In quel preciso momento l’uomo si disse:
che cosa non darei per la gioia
di stare al tuo fianco in Islanda
sotto il gran giorno immobile
e condividerlo adesso
come si condivide la musica
o il sapore di un frutto.
In quel preciso momento
l’uomo le stava accanto in Islanda.

Questi versi riecheggiano le parole di Alissa nel romanzo “La porta stretta” di André Gide: “Talvolta, involontariamente, ti cerco; interrompo la lettura e volgo bruscamente il capo… Mi pare che tu sia qui…”

E ancora riportano alla mente un brano del brevissimo racconto illustrato del 1979 di Richard Bach “Nessun luogo è lontano”, dove il protagonista è in volo verso l’amata Rae e incontra svariati compagni di viaggio che gli fanno capire la filosofia della vita. Qui l’incontro è con un piccolo e saggio colibrì: “Ma sicuro che ci vado, alla festa”, dissi io, “cos’è che ti riesce tanto difficile da capire?” Lui non rispose niente, lì per lì, ma quando arrivammo alla casa del gufo, mi disse: “Può forse una distanza materiale separarci dagli amici? Se tu desideri essere da Rae, non ci sei forse già?”.

Qual è il tempo del desiderio?

desidrio d'amore