Incertezza? No, grazie …

 

incertezza

Terribile l’incertezza per me… mi fa star male mi crea un senso di angoscia che mi stordisce tra dubbi, speranze , illusioni… Amo la chiarezza, in qualunque rapporto, in qualunque frangente, mi piace la verità, la possibilità di valutarla e di accertarmi se posso affrontarla.. qualunque sia questa verità ed in modo particolare in un rapporto di amore dove posso anche amare per due… cosciente e felice di quello che faccio….
Quando si fugge o si rincorre, si deve sapere dove si va!!

                                                                                                                   Varazze, 17 agosto 1963

Mio amore…finalmente la tua voce, dopo onde e onde di silenzio; incredibile, proprio parole con la tua cadenza di tigre delle boscaglie di amore. Fra pochi giorni ti avrò. Non so più nulla; Questa assenza è stata piena di reticolati e di insidie, di velluti e di pugnali…il sangue ora non esiste nei suoi limiti. Curzia mia, ho bisogno di certezze, non di angoli bui, di molta vita: come te. Vieni nel mio cuore, come sempre, ti bacio, ti bacio….

                       Salvatore Quasimodo

I legami psichici più vivi e durevoli sono quelli scaturiti da uno sguardo..

 

Molti anni fa, era di moda mettere in ridicolo l’idea dell’«amore a prima vista»; ma coloro che pensano, non meno di coloro che sentono profondamente, ne hanno sempre sostenuto l’esistenza. A dire il vero le moderne scoperte, in quel che può essere definito magnetismo etico o magneto estetica, fanno apparire probabile che i più naturali e perciò i più veri ed i più intensi affetti umani sono quelli che sorgono nel cuore quasi per opera di simpatia elettrica, in una parola che i legami psichici più vivi e durevoli sono quelli scaturiti da uno sguardo.
Edgar Allan Poe_ Gli occhiali

 

sguardo-malizioso

Io, tu, noi …nella natura!

Sarà l’Autunno coi suoi cieli azzurri, coi suoi mille colori dei quali si adorna questa stagione, cangiando ogni giorno la scena su cui muoviamo i nostri passi quotidiano, sarà il venticello leggero che aiuta gli alberi a spogliarsi piano piano, pudicamente conservando le ultime foglie, che si imbellettano ogni giorno di più, saranno gli uccellini che si stringono nei nidi, che perdono piano piano la loro protezione, la nostalgia malinconica si ritrova nei giorni di questa stagione, che nella sua bellezza porta il ricordo di quello che è stato, la primavera e la calda estate della vita, che fa di noi parte della natura e delle sue regole eterne.

Alla natura
Può essere in effetti fantasia, quando io
Cerco di estrarre da tutte le cose create
La gioia interiore, profonda, sincera, che aggrappa attentamente;
E seguo nelle foglie e nei fiori che attorno a me giacciono
Lezioni di amore e onesta pietà.
Allora lascia che sia; e se l’ampio mondo ruota
Nel simulato di questo credo, esso non porta
Né paura, né dolore, né vana perplessità.
Allora costruirò il mio altare nei campi,
Ed il cielo blu sarà il mio duomo preoccupato,
E la dolce fragranza che il selvaggio fiore produce
Sarà l’incenso che io produrrò a te,
Te unico Dio! E tu non disprezzerai
neppure me, il sacerdote di questo povero sacrificio.

Samuel Taylor Coleridge

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La matita…

Da “Sono come il fiume che scorre” di Paolo Coelho

Il bambino guardava la nonna scrivere una lettera. A un certo punto, le domandò:
“Stai scrivendo una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me.”
La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote:
“È vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tuttavia, più importante delle parole, è la matita con la quale scrivo. Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto.”
Incuriosito, il bimbo guardò la matita, senza trovarvi alcunché di speciale.
“Ma è uguale a tutte le altre matite che ho visto nella mia vita!”
“Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se riuscirai a trasporle nell’esistenza, sarai sempre una persona in pace con il mondo.
“Prima qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una Mano che guida i tuoi passi. ‘Dio’: ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve condurti sempre verso la Sua volontà.
“Seconda qualità: di tanto in tanto, devo interrompere la scrittura ed usare il temperino. È un’operazione che provoca una certa sofferenza alla matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno diventare un uomo migliore.
“Terza qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare ciò che è sbagliato. Correggere un’azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negativo: anzi, è importante per riuscire a mantenere la retta via della giustizia.
“Quarta qualità: ciò che è realmente importante nella matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. Dunque presta sempre attenzione a quello che accade dentro di te.
“Quinta qualità: essa lascia sempre un segno. Allo stesso modo, tutto ciò che farai nella vita lascerà una traccia: di conseguenza, impegnati per avere piena coscienza di ogni tua azione.”

mano che scrive.

Un uomo,una donna…

Victor Hugo, considerato il padre del romanticismo francese, scrittore poliedrico, scrisse questa poesia sull’uomo e sulla donna, che è bellissima sotto l’aspetto poetico innanzi tutto, un inno fantastico, ma allo stesso tempo potrebbe essere un piccolo trattato antropologico e sociologico. La cosa evidente è che l’autore vedeva con l’occhio dell’intelligenza logica quello che la tradizione non aiutava a ragionare( e anche oggi molti non ragionano su questo argomento)
L’uomo e la donna, due esseri distinti, diversi,assoluta uguaglianza dei sessi, ma complementari per la creazione del genere umano.

L’uomo e la donna.

L’uomo è la più elevata delle creature.
La donna è il più sublime degli ideali.
Dio fece per l’uomo un trono, per la donna un altare.
Il trono esalta, l’altare santifica.
L’uomo è il cervello. La donna il cuore.
Il cervello fabbrica luce, il cuore produce amore.
La luce feconda, l’amore resuscita.
L’uomo è forte per la ragione.
La donna è invincibile per le lacrime.
La ragione convince, le lacrime commuovono.
L’uomo è capace di tutti gli eroismi.
La donna di tutti i martìri.
L’eroismo nobilita, il martirio sublima.
L’uomo ha la supremazia.
La donna la preferenza.
La supremazia significa forza;
la preferenza rappresenta il diritto.
L’uomo è un genio. La donna un angelo.
Il genio è incommensurabile;
l’angelo indefinibile.
L’aspirazione dell’uomo è la gloria suprema.
L’aspirazione della donna è la virtù estrema.
La gloria rende tutto grande; la virtù rende tutto divino.
L’uomo è un codice. La donna un vangelo.
Il codice corregge, il vangelo perfeziona.
L’uomo pensa. La donna sogna.
Pensare è avere il cranio di una larva;
sognare è avere sulla fronte un’aureola.
L’uomo è un oceano. La donna un lago.
L’oceano ha la perla che adorna;
il lago la poesia che abbaglia.
L’uomo è l’aquila che vola.
La donna è l’usignolo che canta.
Volare è dominare lo spazio;
cantare è conquistare l’Anima.
L’uomo è un tempio. La donna il sacrario.
Dinanzi al tempio ci scopriamo;
davanti al sacrario ci inginocchiamo. Infine:
l’uomo si trova dove termina la terra,
la donna dove comincia il cielo.

 
uomo e donna

Chi non ha un album dei ricordi? Può contenere di tutto e di più; ma è importante saperlo guardare.

Sto leggendo un libro che mi affascina, “La storia di Fiore”, il cui  autore è uno tra i miei preferiti scrittori italiani contemporanei. Adoro il suo pensiero, il suo lessico, sia nei saggi politici e filosofici, che nei romanzi. Non lo nomino, cosi, se qualcuno  leggesse , il suo giudizio sarebbe obbiettivo, così come avrebbe voluto l’autore, se il suo editore l’avesse permesso.

L’album dei ricordi

Fiore aveva un vecchio album di pelle, dove erano raccolte immagini, ritratti, fotografie, cartigli e dagherrotipi non solo di famiglia. Era il cordone ombelicale e visivo col magico mondo del passato, il retrovisore della vita e del tempo perduto, il binocolo per scrutare il tempo lontano. La pelle dell’album rispecchiava la vecchiezza di quei corpi ritratti e di quelle immagini, come la fosforescenza dei colori nella sfera di cristallo rifletteva la verginità delle sue figure. La sfera di cristallo e l’album di pelle erano i suoi veicoli temporali, le macchine del tempo per uscire dal presente e affacciarsi con l’una nel futuro e con l’altro navigare nel passato. Erano simulacri del passato e del futuro per proiettare la vita in avanti e indietro.

Era bello visitare la stanza dei ricordi, riordinare la mente e i suoi scaffali, fino a che riprendevano vita i lacerti di passato. L’album è una fonte favolosa della vita anteriore, un viaggio tenero e struggente, a tratti ridicolo e gioioso, nel mondo di ieri, nelle sue pose e nei suoi costumi. Un mondo piccolo e remoto, dove abitava la sua infanzia, e i suoi cari, il paese che lo vide nascere e crescere. Fiore non si limitava a sfogliare l’album, ma entrava nelle immagini. Pigiava sul loro cuore come per rianimarle e prendeva vita un mondo, risaliva una storia, riviveva una situazione. Si avverava il miracolo del ritorno. L’album è la casa di carta abitata da sguardi, anime, corpi, giovinezze fiorite e sfiorite, vecchiaie smarrite nell’oceano della notte. È la prova della vita che fu. È il tempo messo in salvo, l’attimo fissato per sempre, il divenire che imita l’essere col fermo immagine; il suo archivio è una minuscola eternità, strappa i momenti al fluire impietoso. Si riapre il cuore riaprendo quei mondi. Ancor più le immagini in bianco e nero o virate a seppia; senza colore sembrano provenire da altri mondi, un’età mitica oltre il muro del tempo, frammenti di paradiso perduto caduti in terra. Scene defunte sprizzano più vitalità, più solarità dello smorto benché colorato presente. Cosa non darei, diceva, per riavere negli occhi mio padre mentre assaggia il primo mattino.

da La leggenda di Fiore

 

album ricoedi

 

Il tempo del desiderio…

Il tempo del desiderio

Qual è il tempo del desiderio? Il futuro? Certo, si desidera che qualcosa avvenga, si attende, ci si appiglia a un giorno non ancora giunto. Ma è nel presente che si desidera, nell’adesso e qui.

Jorge Luis Borges, il più famoso scrittore argentino, ci mostra questo semplice paradosso attraverso una poesia:

Nostalgia del presente

In quel preciso momento l’uomo si disse:
che cosa non darei per la gioia
di stare al tuo fianco in Islanda
sotto il gran giorno immobile
e condividerlo adesso
come si condivide la musica
o il sapore di un frutto.
In quel preciso momento
l’uomo le stava accanto in Islanda.

Questi versi riecheggiano le parole di Alissa nel romanzo “La porta stretta” di André Gide: “Talvolta, involontariamente, ti cerco; interrompo la lettura e volgo bruscamente il capo… Mi pare che tu sia qui…”

E ancora riportano alla mente un brano del brevissimo racconto illustrato del 1979 di Richard Bach “Nessun luogo è lontano”, dove il protagonista è in volo verso l’amata Rae e incontra svariati compagni di viaggio che gli fanno capire la filosofia della vita. Qui l’incontro è con un piccolo e saggio colibrì: “Ma sicuro che ci vado, alla festa”, dissi io, “cos’è che ti riesce tanto difficile da capire?” Lui non rispose niente, lì per lì, ma quando arrivammo alla casa del gufo, mi disse: “Può forse una distanza materiale separarci dagli amici? Se tu desideri essere da Rae, non ci sei forse già?”.

Qual è il tempo del desiderio?

desidrio d'amore

Ognuno di noi ha un proprio simile tra gli animali…

Una sera sul pontile, osservando i gabbiani e i delfini che seguivano la nave, Fiore espose ai suoi compagni di viaggio la sua teoria zoomorfica dell’umanità. Dentro ogni uomo, sostenne, si nasconde un animale, non per somiglianza ma per indole. Animali domestici o selvatici, bestie feroci e docili erbivori, squali feroci e ignavi pesci, uccelli rapaci e inermi tordi, diafane farfalle o fastidiose zanzare. C’è chi sa tenere a bada il suo animale interiore e chi ne è succube, l’animale ha preso il sopravvento o divora la parte migliore di lui. C’è chi invece è ben oltre il suo animale intimo; c’è chi non ha il coraggio di tirarlo fuori e vive male la coabitazione e i suoi rigurgiti. C’è chi ha natura di preda e chi di predatore. Nei casi peggiori ma non rari l’animale è la parte migliore di lui.

Il mondo, per Fiore, è in balia di sei specie di animali. C’è la setta dei rapaci che comandano nel mondo, spadroneggiano sugli altri, li sfruttano e li dissanguano. Frequentano posti inaccessibili agli altri, scendono tra gli uomini solo per depredarli e poi risalgono superbi alle loro sdegnose altezze. C’è la setta degli sciacalli che vivono delle disgrazie altrui, fingono di curarsi dei mali del mondo per approfittare dei deboli e dei malati; spacciano cure, farmaci e vaccini, ma il loro scopo è tenere gli altri sottomessi per paura, sfruttando la loro fragilità e la loro mortalità. Campano sui mali altrui ma passano per altruisti, usano i loro bisogni a proprio profitto. Al loro fianco svolazzano i corvi, nei loro mantelli neri come toghe, si fingono imparziali, e invece, assistiti da gufi e pipistrelli, annunciano disgrazie per apparire poi come i loro curatori fallimentari e soccorritori. I serpenti, poi, s’insinuano ovunque, iniettano veleno, spargono tentazioni; tra i rettili, non mancano i coccodrilli, che divorano i loro figli salvo poi rimpiangerli, fanno del rimorso la loro moralità ma sono pronti a riaprire le loro fauci. È popolosa la setta delle scimmie, e le varianti di macachi, babbuini e scimpanzé, che s’arrampicano da un ramo all’altro, trasmettono il panico, scimmiottano, fanno il verso, imitano l’andatura altrui. Vanitosa è infine la setta dei pavoni, che fanno la ruota per sedurre e farsi notare, vivono di apparenza, di pura esteriorità, emettono suoni striduli, a volte acuti.

Le sei specie spadroneggiano sui popoli, la giustizia, la salute, il lavoro, gli affari, la morale e la religione. La restante umanità – greggi di pecore, agnelli sacrificali, maiali all’ingrasso – è sottomessa, salvo pochi in disparte. Le plebi muovono a pietà, meno al rispetto, per la loro scarsa dignità. Sarebbe già tanto se fossero umilmente, semplicemente uomini. Invece sono mutanti, umani in transito. Cedono umanità all’animale che li abita dentro, al gregge e al cane che li sorveglia. Involucri di bestie appena ingentilite…

da La leggenda di Fiore

 

Animali

Gli amici…come un albero speciale!

L’albero degli Amici
Nelle nostre vite esistono persone che ci rendono felici per la semplice casualità di averle incrociate nel nostro cammino.
Alcune percorrono il cammino al nostro fianco, vedendo molte lune passare, altre che vediamo appena tra un passo e l’altro. Tutte le chiamiamo amici e ce ne sono di diversi tipi. Forse ogni foglia di un albero rappresenta uno dei nostri amici.
Molti di loro li chiamiamo amici dell’anima, del cuore.
Sono sinceri, sono veri. Sanno quando non stiamo bene, sanno ciò che ci rende felici. E a volte uno di quegli amici dell’anima si installa nel nostro cuore e allora viene chiamato innamorato. Questo amico dà luce ai nostri occhi, musica alle nostre labbra, salti ai nostri piedi.
Però ciò che ci rende più felici è che le foglie dell’albero che sono cadute continuano ad esserci vicine, aumentando la nostra radice con allegria.
Sono momenti di ricordi meravigliosi di quando le incontrammo nel nostro cammino.
Ti auguro, foglia del mio albero, pace, amore, salute, fortuna e prosperità.
Oggi e sempre… semplicemente perché ogni persona che passa nella nostra vita è unica. Sempre lascia un po’ di sé, e si porta via un po’ di noi.
Ci sarà chi si è portato via molto, ma non ci sarà mai chi non ci avrà lasciato nulla.
Questa è la più grande responsabilità della nostra vita e la prova evidente che due anime non si incontrano per caso.

Jorge Luis Borges –

 

 

amici