Una passeggiata nel mio tempo…

 Il Monviso, colla cima che sfoggia la prima spruzzata di neve è là a fare da sfondo alla mia vita  da sempre. La luce di oggi è meravigliosa,gli alberi del  viale, che la riflettono nei mille colori delle foglie, che si stanno vestendo d’autunno, fiancheggiano ancora il viale, che  correva un tempo lungo le mura dell’antico convento benedettino, dove ho frequentato per otto anni le scuole complete delle suore .Questo era un ciclo scolastico, che integrava i normali corsi ministeriali con materie come cucito, rammendo, cucina, menage della casa, galateo, musica e pittura, al fine di educarci  come ragazze, signorine e poi giovani spose. Da tanto non venivo da queste parti,ed ora, che ci sono capitata , ho voglia di rifare quel viale, passo dopo passo, cercando le orme di un passato lontanissimo.  So che ora quel viale è stato accorciato, per far posto al recupero delle antiche mura, risalenti al 1100, che circondavano la mia città, quel borgo vecchio che ora è il centro antico sulla collina e si affaccia sugli spalti. Infatti,poco dopo un centinaio di metri ,il viale va restringendosi fino a perdersi sulla balconata in vetro a cavallo degli scavi di quel labirinto di mura diroccate, annerite e ricoperte di muschio sulle quali cammino come sospesa nel vuoto, con un senso di vertigine improvvisa, come se la terra che conoscevo, sulla quale avevo passeggiato, giocato da bambina fosse scomparsa ,all’improvviso,in un niente…mi appoggio per sentirmi sicura ad una vecchia porta del monastero. E’ ancora la stessa, solo la serratura è stata cementata.So cosa c’è dietro quella porta,il giardino della clausura,dove era proibito andare,ma che la monella che c’era in me, attraversava veloce ,di tanto in tanto,per fuggire a correre in libertà su questo viale.Per un attimo  torno in quel giardino, sento la mano di quella giovane novizia che mi afferra, mentre rientro di soppiatto,un pomeriggio qualunque , durante la pausa.
. Non esistono più suorine come quella, giovane, bella  come un fiore, occhi come il cielo azzurro, ieri come  oggi, che lei  con un dito mi indica al passaggio di aereo.  Ricordo le sue parole :” Starò zitta per questo, ma devi dirmi che uccelli sono  quei volatili, che ronzano giorno e notte sulle nostre teste. Dicono le sorelle che sono automobili del cielo e che le guidano uomini veri ,come sulla terra.  Ricordo che sentii il cuore sorridere  a quella richiesta ,mi alzai sulle punte per sussurrarle all’orecchio” aeroplani”, sorridendo felice per essere stata graziata e per aver restituito il sonno alla suorina .Oggi mentre cammino coll’impressione di cadere nel vuoto  sento forte il desiderio di poter aprire quella porta, entrare e non uscire più dalla clausura  ,per non vedere come il moderno  abbia stravolto quel mio mondo incantato ,che non sarà mai più com’era, nemmeno nei ricordi…

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