Creato da: je_est_un_autre il 04/11/2008
Date la colpa alla mia insonnia

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Messaggi di Novembre 2017

 

Splatterpost (post grandguignolesco e lamentoso)

Post n°312 pubblicato il 26 Novembre 2017 da je_est_un_autre

Mi hanno cavato un dente. Succede. Del resto il mio garrulo dentista me lo aveva detto mesi fa: "Lorenzo, ti massacrerò per un po' di tempo e vediamo se si risolve, alla peggio però lo dovremo togliere, sappilo. Ma parlando di cose importanti, si può sapere perchè non sei ancora andato a vedere dove sono piantati quei pioppi che si vedono laggiù?". E insomma eccoci qua. L'altro giorno era meno ciarliero del solito, si è limitato a dire: "Sentirai un po' cric-crac ma non è nulla, l'importante è che tu non senta male". Cric-crac.
In un attimo ha finito - ed è un bene - ma è un peccato che mi abbia fatto vedere il dente solo di sfuggita, un secondo e via. Lì per lì mi sentivo un po' suonato e non mi è venuto da dire niente ma avrei preferito congedarmi meglio dal mio premolare, in fondo eravamo insieme da tanti anni, ne abbiamo fatte tante noi due.
Invece niente, cric-crac, strap, sguish e adieu. Pazienza.
Ora la sensazione è quella di avere in bocca una piazza d'armi grande abbastanza da ospitare la banda del paese, come se mi avessero cavato otto denti e non solo uno. Ogni tanto mi faccio coraggio e vado a controllare allo specchio per essere sicuro che manchi solo quello.
Subito non credevo di poter vivere una vita normale, non solo per quella sera, ma per gli anni a venire: "Dottore, ma io stasera avrei lezione, come faccio? Mi lascia così, con questo buco?".
"Lorenzo, vai, non ti preoccupare, puoi fare tutte le lezioni che vuoi. Quanto al buco non posso fare molto, se vuoi vengo con te a lezione e ci tengo un dito sopra, così lo tappiamo".
Ho fatto lezione cercando di dissimulare il fastidio. E ho anche dissimulato il mio disgusto davanti alle pappine fredde di venerdì sera e di ieri. Ma oggi, passate le fatidiche 36 ore, direi che un piatto di tortellini dalla Mother ci sta. Lì no, lì non dissimulo. Buon pranzo.


 
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Come un cane sotto al palcoscenico

Post n°311 pubblicato il 18 Novembre 2017 da je_est_un_autre
Foto di je_est_un_autre

Ieri sera mi sono portato il cane Spike a uno dei miei corsi di teatro. Di solito tre o quattro orette tranquillo a casa da solo ci sta, non è un problema e ci mancherebbe pure, ma ieri sera quando ho fatto per prepararmi ha cominciato ad annusare il guinzaglio e a fissare la porta e a guardarmi con quegli occhi che c'ha lui e così non ce l'ho fatta, m'è toccato prenderlo con me. (Lo so, son troppo morbido, cedo in fretta, son "di picaglia tenera" come si dice qui, che nemmeno so cosa vuol dire, dovrei chiedere alla Mother, bisogna muoversi: qui tempo una generazione e nessuno saprà più cos'è la picaglia).
Sono entrato e ho chiesto scusa ai ragazzi se m'ero portato il cane, loro gli hanno fatto un po' di feste ma si sa com'è Spike, preferirebbe sempre passare inosservato e così ha cercato l'angolo più nascosto, dapprima dietro al pianoforte, ma non sentendosi abbastanza riparato s'è guardato in giro ed è andato a rifugiarsi sotto al palcoscenico, un immenso tavolone di legno sopraelevato perfettamente esplorabile nelle sue regioni sotterranee.
Cioè, perfettamente esplorabile dai canidi, dagli uomini un po' meno.
Insomma io facevo fare un'improvvisazione dal titolo "cittadini di varia estrazione sociale vengono intervistati dalla tv sul luogo dell'omicidio" e Spike raggiungeva zone mai toccate da nessun essere vivente, circa a metà palco; poi organizzavo un'altra improvvisazione a tema "ressa in coda all'ufficio anagrafe" e Spike piantava la sua bandierina nell'ultima regione raggiungibile sotto al palco, laggiù in fondo. Parlo sempre di "attenzione divisa" ai miei allievi. Dico loro: l'attore deve essere così, pensare alle battute da dire ma insieme ricordare i movimenti e intanto essere pronto per qualunque sollecitazione arrivi dai compagni sulla scena. Ecco, ieri sera l'attenzione divisa l'ho avuta anch'io: un po' ero su quel luogo dell'omicidio e in quell'ufficio anagrafe a vedere cosa combinavano i miei allievi, e un po' sbirciavo sotto al palco sperando di vedere quegli occhi che man mano diventavano due puntini luminosi sempre più lontani.
Comunque alla fine, visto che Spike non  ne voleva sapere di uscire da là sotto, m'è toccato armarmi di coraggio e chiudere la serata con l'improvvisazione "il regista si cala negli antri ragnatelosi e ammuffiti sotto al palcoscenico per recuperare il suo quadrupede". Pieno di polvere fino ai capelli ne sono riemerso tra gli applausi con Spike al guinzaglio e ho anche rilasciato un paio di interviste.
Ragazzi, già il teatro era una faccenda complessa prima, adesso con Spike è diventato un fottuto Vietnam. Roba da cuori forti.

 
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