Lei vide "Le onde del destino" e ne rimase sconvolta.
Raccontò il film a lui, e gli disse che le era venuto da vagheggiare di amori assoluti, come quello.
Gli raccontò della devozione senza scampo, e dell'andare giù e giù e giù, e della morte, e della liberazione.
Lui l'ascoltò senza fiatare, senza quasi osare guardarla, tranne forse che per un momento: e gli sembrò di scorgere sul viso appena arrossato di lei come una specie di pudore, come di chi sa di dire cose che non sempre le donne e gli uomini sono pronti a dirsi, e gli pareva che lei stessa ne fosse sorpresa.
Dopo, stettero zitti per un po', camminando.
Poi lui disse:
"Io. Io non lo so. Nessuno, da quando sono nato, mi ha mai insegnato a volare alto. Ho imparato ad avere paura. Così credo, nel tempo, di avere messo un certo distacco tra me e le cose del mondo".
Lei si fece seria e lo guardò. Per un istante, lui avvertì fermarsi anche l'aria, e si sentì un po' meno al sicuro.
Più tardi, seduti e al riparo, lei sciolse gli imbarazzi con un lieve capriccio:
"Io non mi piaccio" diceva "Guarda i miei capelli. E guarda le mie mani".
Lui sorrise, e le guardò i capelli e le mani.
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