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I dialoghi impossibili: Io e Arturo (II)

Post n°127 pubblicato il 08 Febbraio 2011 da je_est_un_autre

IO: Vieni qui.

ARTURO: Cosa c'è? Mi hai chiamato? Eh? Cos'hai lì? Cosa vedo? Oh no, è un tagliaunghie? Nononono. Te ne prego, no. Metti giù quel'aggeggio orribile. Cosa c'è? Chi c'è di là, c'è qualcuno? Slap, slap. Non mi guardare così, sai bene che quando mi scappa di leccarmi lo devo fare immediatamente. Ascolta, quella cosa delle unghie, non potremmo fare un'altra volta?

IO: Cheppalle, ogni volta così. Vieni qui.

ARTURO: Ehi, ma che razza di linguaggio è? Questi toni scurrili non ti si addicono affatto, sai? Ti ho sempre apprezzato, io, come uomo, te l'ho mai detto? Dicevo, non potremmo semplicemente parlare, noi due? So che non possiamo andare al pub a farci una birra, ma possiamo berla qui, insieme. E dimenticare una volta per tutte che al mondo sono esistiti gli strumenti di tortura.

IO: Bel miciotto.

ARTURO: Bel miciotto? Sono bello? Beh, sì, in effetti sì, è una constatazione oggettiva, nessuno direbbe il contrario. Aiuto, ancora con quell'affare? Ma perchè proprio io? Poni mente a una cosa: Merda e Culo (*) non hanno nessuno che gli taglia le unghie eppure campano benissimo, e allora perchè io? Poi senza artigli sembro una mammoletta e detesto farmi vedere in giro, vuoi fare di me una mammoletta? Slap, slap. Ehi, cos'è sul tavolo? E' prosciutto? E' buono, il prosciutto. Ricordo che ieri me ne hai dato un po'. Non dimentico mai certi dettagli.

IO: Vieni qui. Solo una spuntatina. Facciamo un po' di pulizia.

ARTURO: Ah! Ma che maniere. Vorrei che per una volta qualcuno ti prendesse in braccio per farti le unghie, tu, un uomo adulto. E' un supplizio. Non voglio guardare, lascia che giri la testa all'indietro. Mioddìo.

IO: Accidenti, ma si può sapere dove vai tutto il giorno? Hai le zampe sporchissime.

ARTURO: Cos'è, vuoi che ti faccia la cronaca dell'ultima settimana? Sono gatto di mondo, lo sai.

IO: Ecco fatto.

ARTURO: E' un fottuto Vietnam, questa vita. Ma ho salvato la pelle anche stavolta. Slap. Senti, dicevamo, di quel prosciutto?

(*): i gatti dei vicini.

 
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