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Date la colpa alla mia insonnia

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Dio stramaledica gli Inglesi

Post n°27 pubblicato il 19 Marzo 2009 da je_est_un_autre
Foto di je_est_un_autre

Non si può avere tutto. Poteva succedermi, nella vita, di incontrare Vasilij Grossman, l'autore di "Vita e destino". Oppure di imbattermi in David Grossman, lo scrittore di "Vedi alla voce: amore". Più modestamente, ieri ho avuto a che fare con Loyd Grossman, cuoco inglese (notare l'ossimoro) di una certa fama (mah) anche televisiva, e imprenditore di prodotti gastronomici quali sughi, salse, pasta e così via.
Per intenderci, una sorta di Giovanni Rana inglese. John Frog.
Come il suo omologo italiano, anche il vecchio Loyd ama metterci la faccia, specie negli spot pubblicitari. E per lanciare il suo sugo alla bolognese, quale scenario migliore di Piazza Santo Stefano, uno degli spazi aperti più belli di Bologna?
Insomma, ecco che il sottoscritto ha l'onore di essere uno dei prescelti per testimoniare davanti a tutto il Regno Unito di quanto Loyd ci sappia fare, in cucina.
Ora, per soldi si fa tutto. Ma vi assicuro che addentare pasta scotta condita in modo atroce alle nove e mezzo del mattino, e far finta di essere felici, è davvero dura.
Perchè poi il punto è questo: gli inglesi devono fare canzoni (non a caso pare che anche l'eclettico Loyd suonasse in una punk-band, da giovane), giocare al calcio, al massimo produrre whisky. Ma non cucinare. Specialmente non la pasta, e non il sugo. Perchè Loyd, vedete, nel ragù alla bolognese, ci mette l'aglio. Il garlic. Ma non il garlic normale. Il garlic liofilizzato. E questa, cari voi, è una tremenda bestemmia. Specialmente davanti a Santo Stefano. Ma Loyd non ha paura di nulla, e per tutta la mattina ha continuato a girellare allegramente tra di noi, grattugiando parmigiano nei nostri già esausti piatti. Cheese? Thank you, Mr. Grossman.
Ma il peggio è arrivato nel pomeriggio. Dopo una pausa pranzo al Ristorante La Capriata, dove un banale sugo zucchine e pomodori ci è sembrato un piatto da re, è arrivato il mio momento. Il momento della battuta, divisa a metà tra me e una tipica arzdora bolognese. Belli satolli, ci siamo seduti su una panchina coi nostri piatti di spaghetti collosi, pronti a cominciare. Il compito era il seguente: pronunciare la battuta, che per qualche imperscrutabile ragione era "What language does he speak?" e quindi ingollare una forchettata di spaghetti (azione spesso solo simulata, e comunque ridotta ai minimi termini). Ma la signora non ne voleva sapere, di dire bene la battuta. Le usciva il bolognese da tutte le parti. E in più, quel sapore tremendo in bocca.
Al trentesimo ciak, mi sono alzato in piedi davanti alla troupe attonita, e ho urlato con quanto fiato avevo in gola: LOYD! L'AGLIO NO! NEL RAGU' L'AGLIO NON CI VA! LOYD! NO GARLIC!
Ma di Loyd non c'era più traccia. Non è sicuro, ma pare che qualcuno l'abbia avvistato alla Capriata, intento a trangugiare una cucchiaiata di tortellini in brodo.

 
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