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Date la colpa alla mia insonnia

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Post n°54 pubblicato il 21 Agosto 2009 da je_est_un_autre

"Però non dirmi che sono magra!"
Anche cinque anni fa, l'ultima volta che ci siamo visti, mi avevi chiamato prima per avvertirmi: "non devi dirmi che sono magra!". E io, oggi come allora, non ci riesco proprio. Peggio: non perdo l'occasione per chiosare con uno stupidissimo "però mangia!" le osservazioni su come non sei cambiata poi tanto.
Che poi è vero. E' quasi vero.
Quando ci vediamo, al parco, sei lontana, ma ti riconosco subito. Sottile e vivace, stai facendo bere il tuo cane a una fontana. Ti giri e io noto i solchi sulle tue guance. Il sorriso aperto, i denti bellissimi come un tempo. Mi dici subito: "ti presento un mio amico senzatetto, vuoi?" Hai sempre amato circondarti di personaggi variopinti e borderline.
Arriviamo, lui mi guarda e mi fa: "Accomodati pure in salotto". Il salotto è una panchina.
E io: "E la signorina? ci attende fuori?"
Mi squadra: "Somigli al cantante degli Stadio, te l'hanno mai detto? Io sono amico di Gaetano, lo sai? l'ho incontrato giusto l'altro giorno, certe feste mi ha fatto! proprio amico amico. E anche di Vasco, amico amico anche lui. Perchè vedi, ho fatto i capelli a tutti gli artisti di Bologna, io, mica storie. Se riesco a tirarmi fuori da questa merda, torno in pista alla grande".
Tu lo guardi e sorridi.
Più tardi, una volta lontani da lì, parlo della faccia di Gaetano Curreri e sfodero un paio di storielle che so funzionare, e sembri divertita.
"Ti devo ringraziare" mi dici "perchè vedi, io non rido mai" e il gancio mi arriva dritto allo stomaco, "il periodo assieme a te" aggiungi " è stato l'ultimo davvero sereno della mia vita" e io riesco solo a pensare a come eri bella, e a tutto il male che ci siamo fatti.
Arrivati ad un chioschetto, ho un attimo di imbarazzo:
"Prendi qualcosa?...voglio dire, anche una coca-cola, o..."
"Una birra. Non ti preoccupare, sono tranquilla, adesso"
"Birra, allora!"
Si vede che abbiamo davvero voglia di vuotare il sacco, di dirci tutto quello che non eravamo riusciti a dirci prima.
Tu: tutti gli inferni che hai visitato; tutta la feccia che cercavi così ostinatamente, i tuoi compagni di viaggio, la perdita di te stessa, in una ricerca del peggio che non sembrava mai avere fine. Senza risparmiarmi i particolari.
Io: il mio girare a vuoto.
E tu che lo fraintendi prendendolo per chissà quale determinazione:
"No, no, guardami, stai sbagliando. Anche io, ho fatto un sacco di cazzate. Anche io, non so chi sono" dico.
E tu che arrivi al punto. Arrivi a raccontarmi di quella notte in cui avevi deciso che ne avevi abbastanza, e di come ti abbiano raccolto un attimo prima che te ne andassi per sempre, e poi la risalita, e una famiglia bastarda che ti ha voltato le spalle.
"Avresti fatto una cosa così stupida senza nemmeno provare a chiamarmi prima?" e mentre parlo so già che sono parole inutili, che all'epoca eravamo lontani anni luce, e che valevo per te esattamente come chiunque altro. Infatti mi guardi, e non dici nulla. Ma sembri davvero più tranquilla.
Ad un certo punto, per il caldo, sempre in silenzio, raccogli i lunghi capelli sulla testa, alzando le braccia, e io penso che nessuna orribile abiezione può uccidere del tutto la grazia.

 
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