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« Only Theatre of Pain (*)...Liturgia del nulla »

Only Theatre of Pain (Seconda parte)

Post n°80 pubblicato il 22 Marzo 2010 da je_est_un_autre

L'anno successivo mi annunciarono il "trasferimento" in una scuola del capoluogo.
Pensai: in città! è una specie di promozione, evviva! gli studenti saranno senz'altro più civili, non ci saranno certi eccessi, sarà bellissimo e potrò sperimentare una regia più complessa, finalmente si potrà lavorare come si deve, alè!...
Un collega mi prese pietosamente da parte:
"Stai accorto, mi ci hanno mandato l'anno scorso in quella scuola, a proporre un laboratorio di poesia: un certo giorno si sono abbassati tutti i pantaloni per mostrarmi il deretano"
Lo guardai un momento, e chiesi con un filo di voce:
"Oh. Ed era una specie di...poesia futurista? Avevi organizzato una performance? Un'installazione moderna? Eh?"
Rispose:
"Ehm...più o meno...beh, coraggio!" e mi salutò con una pacca sulla spalla.
Ci risiamo, pensai.
La settimana dopo ero al mio posto di combattimento.
Entrai in aula pronto a salutare un comitato di accoglienza composto da due dozzine di culi nudi e brufolosi. Non c'era niente di tutto questo: la classe era abbastanza tranquilla al suo posto, e solo un paio di ragazzi (uno dei quali con una cresta sul cranio non misurabile dal doppio decimetro) erano in piedi sulla finestra (eravamo al terzo piano) intenti a lanciare palline di carta (che teneri) sulla strada.
"Bene, ragazzi, sono qui. Che ne dite di scendere?"
"Un momento, Prof" fece Cresta. "Non l'ho ancora beccata"
"Oh. E chi dovresti...beccare?"
"Una figa che passa sempre a quest'ora, ahahah!"
A questa uscita, Cresta ebbe l'applauso dei compagni.
Beh, pensai: sarà un altro anno piuttosto lungo.
A proposito: era l'anno brechtiano. In un momento di follia, quello stesso primo giorno, chiesi: ragazzi, avete mai sentito parlare di Brecht?
Un rutto distratto fu la risposta di Cresta, e credo anche di qualche altro.
Solo uno si alzò per dire: io ne ho sentito parlare, l'ho anche un po' letto.
Mi sembrava di aver trovato la soluzione al gioco "trova l'errore".
Invece era Giulio, uno che quell'anno mi ha veramente salvato il laboratorio. L'accento napoletano fortissimo, una naturale propensione alla comicità e una grossa falce e martello dipinta sul suo casco (a quindici anni! a metà anni '90! non so, a me sembrava un miracolo, mi inteneriva) me lo resero subito simpatico.
Comunque, l'impegno era di prendere qualcosa di Brecht, una commedia, stravolgerla, riadattarla, ammorbidirla e proporla ai ragazzi per il saggio. La mia scelta cadde su "La resistibile ascesa di Arturo Ui", una metafora sull'avvento del nazismo, un cupo avvertimento sul pericolo che quanto è successo potrebbe ripetersi ancora.
Non posso negarlo: qualche stravolgimento, qualche correzione la dovetti apportare. Giulio per esempio volle per forza infilarci la famosa scena "Alt! Chi va là? Un fiorino!" da "Non ci resta che piangere"; Cresta pretese di entrare in scena pogando sulla base di un certo pezzo dei Verve, se ricordo bene; e per farlo digerire ai ragazzi, portai in scena il saggio con un titolo leggermente cambiato rispetto all'originale brechtiano: "E' Ui o non Ui?".
Ma, come si dice, quello che conta è il messaggio, no?

 
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Commenti al Post:
je_est_un_autre
je_est_un_autre il 23/03/10 alle 11:57 via WEB
Ricordi il video dove lui cammina per strada e prende contro tutti? Era più o meno quello che faceva Cresta, entrava in scena con quella musica e li abbatteva tutti.
(Rispondi)
 
 
poison.dee
poison.dee il 23/03/10 alle 11:59 via WEB
bittersweet symphony, certo! eh eh :)
(Rispondi)
 
 
 
je_est_un_autre
je_est_un_autre il 23/03/10 alle 12:01 via WEB
Quella! (Un bel brano, tra l'altro. No?)
(Rispondi)
 
 
 
 
megliounsorriso
megliounsorriso il 23/03/10 alle 15:32 via WEB
un brano mitico, che mi ha sempre preso tantissimo, anche se lo riascolto ora http://www.youtube.com/watch?v=Zx3m4e45bTo
(Rispondi)
 
 
 
 
esperiMente
esperiMente il 23/03/10 alle 19:13 via WEB
Ricordo che una volta ho sentito una dj definire richard ashcroft: il bel cantante dei verve. Ora, che davanti a un microfono si possano dire le peggiori stronzate va bene, ma quando è troppo è troppo!
(Rispondi) (Vedi gli altri 2 commenti )
 
 
 
 
je_est_un_autre
je_est_un_autre il 23/03/10 alle 19:19 via WEB
Oddìo, secondo me è proprio davanti ad un microfono che si dovrebbe avere l'accortezza di tenersele per sè, le peggiori stronzate. Sul bel cantate dei Verve però non mi pronuncio, mi fido del tuo giudizio, espe(rta).
(Rispondi)
 
 
 
 
esperiMente
esperiMente il 23/03/10 alle 20:34 via WEB
Come diceva mia nonna: non è brutto, ma quelli belli son diversi.
(Rispondi)
 
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