Creato da: je_est_un_autre il 04/11/2008
Date la colpa alla mia insonnia

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Messaggi di Marzo 2020

 

Questione di prospettive

Post n°404 pubblicato il 29 Marzo 2020 da je_est_un_autre

Quando mi sono rotto il polso (era l'8 di gennaio), quell'evento mi sembrò una tragedia immane. Immane.
Adesso che ci troviamo nell'occhio del ciclone della Catastrofe mi guardo indietro e capisco che quell'incidente non era davvero nulla. Ma allora non lo potevo sapere, era un'altra epoca: avevo bisogno di guidare la macchina, c'erano i corsi da mandare avanti, i copioni da scrivere, addirittura gli spettacoli da preparare e i testi da studiare, quella ansiogena sensazione d'incertezza era un pocolino giustificata. Tant'è.
Il polso, nel frattempo, noncurante della sventura mondiale, si è messo a posto da solo. Non è proprio al 100%, ma mi accontento. Una cosa che mi ha scioccato è il rumore che fa, una novità sorprendente. Se lo faccio ruotare su se stesso, ne esce uno scricchiolìo sinistro che trovo raccapricciante e affascinante insieme. In secondo luogo ha un po' perso la forza di prima, che già non era erculea. L'ho scoperto usando l'attrezzo che serve per fare i passatelli (come si chiama, schiacciapatate? o quando si schiacciano i passatelli diventa uno schiacciapassatelli? insomma quello coi fori, ci siamo capiti).
Beh, a farla breve ho preparato un impasto piuttosto sodo e dopo non ce la facevo a schiacciare abbastanza forte, così ho avuto bisogno di una mano.
Mi sento un cuciniere a metà.
Ho deciso che approfitterò di questo periodo anche per far riacquistare forza al mio polso. Uno degli esercizi è lasciarlo per delle mezze orette in acqua e sale. Cosa che mi fa sentire come una vongola.
Ma un cuciniere a metà no, non si può sentire.

 
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Medioevo

Post n°403 pubblicato il 27 Marzo 2020 da je_est_un_autre

Oggi è la giornata mondiale del teatro e io tutto quello che riesco a pensare è che il teatro per un bel po' di tempo cambierà faccia. Non vi ci vedo, almeno per un bel pezzo, a riempire quelle sale, tutti insieme, tutti vicini.
Beh, forse non tutti i mali vengono per nuocere.
Ad esempio potrebbe essere l'occasione per noi per riscoprire un teatro più ruspante, più artigianale. Stamattina oziavo nel silenzio del letto (gli uccellini sono ancora in sciopero) e fantasticando, con la mente che vagava di qua e di là, ho immaginato di vedermi arrivare con un paio di colleghi su un carretto nella piazza di un paese, montare due quinte e un fondale di cartone e fare lo spettacolo così. Qualche commediuccia di repertorio ce l'abbiamo, altre potremmo inventarne. L'immagine mi piaceva così tanto che mi ci sono crogiolato un po'. Mi è anche venuto in mente che in questo spettacolo da guitti, da saltimbanchi, non dovrebbe mancare il numero con gli animali. Secondo me andrebbero fortissimo i numeri con gli animali, nelle piazze. E ho capito solo in quel momento perchè in questi giorni mi sto tanto incaponendo nel voler fare del cane Spike un portiere. Ho pensato che la gente impazzirebbe, nel pre-spettacolo, a vedere il numero "Spike para i rigori". Ha talento, il ragazzo. Un po' troppo facile alla distrazione, ma la pasta è di quella buona.
Oggi è la giornata mondiale del teatro, e il teatro per un po' cambierà faccia.

 
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Se finiscono le cose

Post n°402 pubblicato il 25 Marzo 2020 da je_est_un_autre

Ho paura di avere finito le cose da fare.
Non ne faccio un dramma, c'è chi se la passa molto peggio, ma ho paura di atrofizzarmi completamente.
Finora non me la sono passata così male, tutto sommato. Ad esempio ne ho approfittato per leggere. Ho letto due commedie in dialetto di Testoni, una (Insteriarì) è anche molto bella. Un giorno la farò, lo so.
Poi, la mattina, siccome mi sveglio presto anche se non voglio, ascolto gli uccelli. Da due giorni, penso per il freddo ma anche - ne sono certo - per via di certe cornacchie bullizzanti e prevaricatrici, non li sento più. Devono essersi rifugiati altrove, almeno per il momento. Ma prima, alle 5, era un concerto. Più di tutti mi piaceva uno di questi uccelli, che canta proprio una melodia. Ho provato a fischiettarla e mi esce una cosa che sembra il suono della notifica di whatsapp.  Lui è più bravo.
Ho ricominciato a leggere il giornale, le parole di carta hanno più sostanza, mi nutrono di più. Sto finendo anche "Il club degli incorreggibili ottimisti", titolo che s'adatta a noi che continuiamo a credere che un giorno si potranno riaprire i cancelli.
Ho provato anche il bricolage, ma l'ho messo subito da parte perchè va bene che la Cosa ci sta cambiando, ma non vorrei esagerare.
La divanizzazione forzata, ho questa sensazione, potrebbe ridurmi ai minimi termini: ho paura di annientarmi. La ginnastica, che già facevo per la schiena, in tre minuti mi stanca.
Ho bisogno di luce.

Ho paura di avere finito le cose da fare.
Devo inventarmi qualcosa.

 
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Cronache del giorno prima

Post n°401 pubblicato il 19 Marzo 2020 da je_est_un_autre

Il giorno prima che chiudessero il mondo a chiave, io sono andato in una piccola libreria. Mi son detto: fra un po' chiudono tutto, vado a comprarmi un libro finchè sono in tempo.
Sono entrato ed era tutto sottosopra, pochi volumi e messi lì alla rinfusa. Il libraio aveva l'occhio fisso e le mani in tasca: mi è venuto vicino e a voce troppo alta considerando le distanze ha detto: "Stiamo risistemando il negozio!".
Io ho detto: ah.
Si è allontanato, sempre le mani in tasca.
Io ho provato a capire dove guardare. Negli scaffali alcuni libri erano dritti, altri sdraiati, alcuni incellofanati, altri con l'aria di essere già passati per molte mani: i gialli mescolati ai libri di cucina, la narrativa straniera insieme ai libri per bambini.
Avevo appena spostato il libro "C'è un rinofante sul tetto" per prendere in mano un testo di Cioran, quando il libraio è tornato, sempre con le mani in tasca: "Abbiamo anche Kierkegaard!" ha enunciato ad un volume sufficiente a farsi sentire fino alla fermata dell'autobus.
Era chiaro che si aspettava una risposta. Non sapevo cosa dire.
"Oh, Kierkegaard...forse è un po' complesso per me".
Lui mi ha guardato fisso per due secondi, pensoso, come se non capisse la mia lingua.
Poi è uscito e si è messo davanti alla porta.
Io ho pensato che forse era meglio andare; dopo un'ultima occhiata ho afferrato un Simenon a caso, mi sono girato per andare verso la cassa e me lo sono trovato di fronte. Mi squadrava.
"Abbiamo anche Machiavelli!" ha articolato, sempre a quel volume sostenuto. Non so se si riferisse al giallista bolognese o all'autore del "Principe".
Io ho deglutito. "Ah, bene...lo terrò presente".
Non sembrava soddisfatto. "...davvero" ho aggiunto.
Ha battuto lo scontrino, io ho pagato e sono uscito. Fuori, mi sono dato un po' di gel sanificante sulle mani. Da dietro il vetro, mi guardava. Severo.

La letteratura, ho pensato. Roba per cuori forti.

 
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Non potendo fare altro

Post n°400 pubblicato il 15 Marzo 2020 da je_est_un_autre

Si fa talmente poco che si compensa con i sogni.
Io che di solito sogno pochissimo ultimamente ho una vita onirica intensissima, e me li ricordo anche, i miei sogni.
In quelli più recenti i protagonisti erano: in uno i Marines e nell'altro una mia vicina di casa.
Nel primo i Marines arrivavano in Italia e sfilavano in una grande piazza come faceva l'Armata Rossa davanti a Breznev, coi missili e tutto. Io stavo nel palco delle autorità e salutavo le truppe con gesti lenti della mano. Ad un certo punto sfilava una specie di carro armato guidato da un tipo che sembrava in tutto e per tutto Dennis Hopper in Easy Rider. La personalità di fianco a me, perplessa, mi sussurrava qualcosa all'orecchio e io rispondevo "é una citazione". Fine del sogno 1.
Nel sogno 2 una mia vicina di casa mi invitava a bere un aperitivo. La città era deserta e ci fermavamo a parlare in quella che sembrava essere una grande boccia di vetro tipo quelle dei pesci rossi. Lì passava il marito di lei in bicicletta, e ci guardava. Non sembrava nè preoccupato nè interessato. Nemmeno lei sembrava preoccupata. Io sì.
Poi tornavamo a casa su un risciò condotto da un cinese a piedi.
Ricordo che guardavo la nuca di quel cinese.
C'era un gran silenzio. Fine sogno 2.

Cioè, diciamo che la Cosa non è la protagonista assoluta almeno nei sogni, ma non si può neanche dire che se ne stia fuori del tutto.

 
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