Quattro passi tra le nuvole…

Chissà perchè si dice”avere la testa fra le nuvole”? Forse perchè non sappiano dove le nuvole inizino e dove abbiano fine, per cui perdersi fra le nubi significa essere altrove, oltre la realtà. A volte questo succede inconsciamente, a volte con la volontà di soffermarsi su di loro, sulle loro infinite forme, spessori e trasparenze, quella loro imprevedibilità che da sempre affascina gli uomini. Moltissimi ne hanno scritto fin dai tempi antichi, vedi Aristofane,tra i Greci, Shakespeare, studiosi, poeti e semplici ammiratori di nubi, come lo sono io,che mi diletto con un cielo di nuvole,come fosse un gioco,
Quante forme hanno le nuvole? Infinite. Le nuvole sono instabili, mutevoli e cangianti. Più prosaicamente per un meteorologo una nube è un insieme di minuscole particelle d’acqua o di ghiaccio, così numerose da risultare visibili. Le goccioline sono grandi pochi micron fino a raggiungere i 100 micro.
Il mistero sta nell’aspetto dell’acqua lassù rispetto a quella quaggiù: perché il composto d’idrogeno e ossigeno ha una forma così diversa dal liquido versato nei nostri bicchieri? Semplice: l’aspetto bianco e opaco dipende dal fatto che l’acqua ,distribuita in una enorme quantità di goccioline infinitamente piccole riflettono la luce in tutte le direzioni così da dare al loro aggregato un aspetto diffuso e lattiginoso. Lassù abitano gli dèi. Dio è rappresentato spesso seduto su una nuvola ,ma anche Zeus è nuvoloso; il dio del cielo e della pioggia, creatore delle nuvole, seduce le donne avvolgendole con una nube come appare nel meraviglioso quadro di Correggio, grande pittore di nuvole: Giove e Io (1531).

Zeus e io,

Nuvole o nubi? non si sa con esattezza, pare che la Scienza sia per nubi, mentre i comuni mortali si smarriscono prevalentemente nelle nuvole. La storia dei nomi delle nuvole comincia con Aristotele e arriva a uno sconosciuto meteorologo dilettante, Luke Howard. Una sera del 1802 in un umido stanzone londinese usato come laboratorio questo trentenne espose la sua nomenclatura delle nuvole-nubi: semplici: Cirrus, Cumulus, Stratus; intermedie: Cirrus-cumulus, Cirrostratus; modificate: Cumulus-stratus; Cumulo-cirro-stratus. Oggi si parla di Cumulus, Cumuloninbus, Stratus e Stratocumulus per le nubi basse; Altocumulus, Altostratus e Nimbostratus per quelle medie; Cirrus, Cirrocumulus e Cirrostratus per le nuvole alte. Sono il genere, poi ci sono le specie e altre varietà come le “nuvole accessorie”, che introducono altri dettagli classificatori. Ma l’impianto resta quello impostato dal quacquero inglese quella sera, dall’uomo a cui Goethe dedicò una lirica appassionata Ma come si formano le nubi? Con la salita di aria per il riscaldamento solare, ma anche per il sopraggiungere in alto di masse d’aria provenienti da direzioni diverse. Le nuvole sono il risultato di una macchina termica che funziona in modi vari e che rende la Terra vivibile. Sappiamo molto delle nuvole, ma non ancora tutto, e soprattutto, nonostante vari tentativi, non siamo in grado di produrle. Come era giunto Howard a definire quelle che Aristotele chiamava le “meteore” – “quel che sta in alto nell’aria” – secolarizzando in un colpo solo i cieli sulle nostre teste? Notando quanto fossero volubili, quindi ponendole come masse dinamiche e infine ,prendendo atto che esse passano da uno stato all’altro attraverso forme intermedie molto labili e poi dando loro un nome. La scienza della previsione, considerata a lungo la scienza della delusione, ha acquistato sempre più veridicità, grazie alla moderna tecnologia di misurazioni perfette. Cade la pioggia, la neve, un mondo di vapore che svanisce davanti ai nostri occhi. Una volta scomparse non senza lasciare i segni della propria effimera esistenza, parrebbe naturale considerarle semplici forme del cielo prive di un significato preciso. E invece no, perché sono le nuvole che ci fanno sognare . La poetessa Wislawa Szymborska ha scritto:

Non gravate dalla memoria di nulla,

si librano senza sforzo sui fatti. Ma quali testimoni di alcunché

si disperdono all’istante da tutte le parti”.

nuvole

Quanto pesa il cuore…

Ho imparato a pesare il cuore della gente con le mani. Duecentoventi grammi. Trecento. Trecentodieci. Ho imparato a pesare il cuore della gente con le mani, e raramente sbaglio. Le metto a cuppetiello, come con la frittura di paranza. Ci faccio una conca, una bacinella, un secchiello per bambini. Al posto delle mani ho due piatti di bilancia, una stadera da fruttaiuolo che non mente. Sottraggo la tara al peso lordo e misuro le persone al netto di chi sono.

Ho sentito, con le mani, cuori pesanti di piombo di malinconie. Altri, invece, erano leggeri, erano piume d’uccello, erano soffioni. Mi sono piaciuti tutti e due, e mi sono sentita un po’ piombo e un po’ soffione pure io, mentre mi pesavo il cuore con le mani a cuppetiello, dosando l’amarezza di certe assenze e, di altre assenze, la liberazione.

Il cuore è un muscolo che risponde alla legge di compensazione, ai vasi comunicanti, a sacco vuoto e sacco pieno. I cuori più grevi sono quelli stipati di rimpianti, come gli scaffali delle dispense alimentari. Li riconosco al tocco, mi basta poco, nun ce vo’ niente. Hanno dentro una tristezza diversa dalla tristezza dei rimorsi, che è più rabbiosa, incattivita ma vibrante. Il cordoglio dei rimpianti, invece, delle cose che non abbiamo osato per paura, delle persone che abbiamo perduto per inazione, per pavidità o inettitudine, è un sentimento apatico, depresso, insonnolito. Come quando non hai voglia di far nulla e ti accomodi sul letto pigramente, aspettando che il tempo passi, che qualcosa accada e ti travolga. La tristezza dei rimpianti è una tristezza che si è arresa e non reagisce. È un morto che cammina.

I cuori più leggeri, invece, i cuori-soffione, i cuori-piume d’uccello, li peso con una mano sola e tanto basta. Sono spumosi, sembrano friabili, mi ricordano la schiuma di sapone che si infrange quando l’hai montata a neve nella vasca; ci hai fatto dentro l’amore che profuma di nudo, l’amore che inarca i reni, quello che urla il piacere a bocca piena e ventre teso, quello che non si aspetta niente e sente tutto, sente il doppio. L’amore che ti fa femmina, l’amore che ti fa uomo.
I cuori più belli sono un poco e un poco. Un poco pesanti e un poco leggeri. Un poco zavorra e un poco spuma. Hanno dentro il peso e la leggerezza, l’arrivo e la partenza, lo scatto di chi fugge e l’immanenza di chi resta. Al gioco di sacco vuoto e sacco pieno loro sono sacco mezzo, non per quella storia dei grigi, della diplomazia di chi non si schiera, di chi non parteggia. No. Al gioco di sacco vuoto e sacco pieno loro sono sacco mezzo perché la vita li ha spaccati in due, li ha divisi. Ci ha messo sotto la leggerezza dei soffioni, delle piume d’uccello e della spuma, e sopra la pesantezza del piombo delle malinconie. La prima regge la seconda e non le permette di cadere; la seconda resta in equilibrio sulla prima e non la schiaccia. È una legge fisica sbilenca, sovversiva; è una logica oltreumana ca sùlo ’o core pò capì.

Centocinquanta grammi, grazie. A me ne bastano duecento, prego. Io abbondo, ne voglio trecento. Metto il cuore della gente nel cuppetiello delle mani e faccio su e giù. Molleggio a mezz’aria e poi sputo la sentenza: cuore soffione, cuore piombo, cuore sacco mezzo.

Non lo dico e non lo lascio intendere ma, da lì in avanti, io ti ho pesato.

(Antonia Storace, dal libro Frumento e papaveri)

peso del cuore

La tecnologia che mi piace…

Avanti a tutta tecnologia, avanti a tutto digitale, avanti a realtà virtuale, avanti di corsa, sempre più di corsa, il tempo è denaro, ,sempre più denaro è il fine di tutto questo percorso, che coinvolge ormai la vita di tutti noi. Per chi è nato in questa epoca credo che difficilmente qualche scoperta farà rimanere a bocca aperta  qualcuno, a meno che  la scoperta fosse quella dell’immortalità. Per chi, come me, ascoltava da bambina la radio a galena, passato ormai il periodo dello stupore , è subentrato quel sentimento che si chiama noia. Strano, vi chiederete, perchè noia in questo mondo cosi rapido, così continuamente nuovo? Si, noia, perchè per ottenere tutto questo basta la connessione, ossia una sedia , una postazione PC, un collegamento Internet, il più veloce possibile, aggiungiamo uno smart  Phone ed il gioco è pronto. Qualche clic sui tasti del computer oppure leggeri sfioramenti allo schermo del PC o del telefono per trovarmi immersa dove voglio, nel commercio mondiale, nella politica, in una guerra oppure in un disastro naturale dovunque nel mondo, senza muovermi dal mio tavolo… che noia  vivere la vita così rapidamente , immersi dovunque si voglia essere, costantemente ,giorno dopo giorno, settimane, mesi, anni… respirando aria climatizzata tutto l’anno, quando il mondo lento di un tempo ci regalava sole, pioggia, freddo ed afa, fatica ,ma soprattutto la voglia di andare, di programmare, di elaborare pensieri. Anche i pensieri si elaborano con la tecnologia, a noi basta imparare l’uso della strumentazione- E i bambini non giocano più nei cortili, per le strade, giocano sul divano  con play-station,  sempre più  sofisticate ,collegati; i ragazzini si scrivono parole d’amore su What’s app, fanno l’amore su Skype e quando si incontrano per fare coppia, pensano già a come sarà quando sarà finita.
Ebbene il mondo virtuale non mi attira più di tanto, mi piace come gioco, un simpatico passatempo per tenere la mente allenata, per continuare a ricordare, per imparare quello che , alla mia età, in altri tempi mi sarebbe stato impossibile e poi osservare quante cose meravigliose la tecnologia digitale permette di fare nel mondo dell’arte. Oggi non c’è museo o mostra d’arte che non offra confronti interattivi tra le opere esposte. Possiamo così osservare molte cose curiose e questo mi piace, mi piace tanto.
Al Getty  Museum è esposta questa opera di Dou, periodo tra il 1655_ 1659, che rappresenta “Studioso di archeologia , con candela”.
Ebbene, guardate quanta carica di vita la tecnica gif riesce a dare a questa bellissima riproduzione fotografica.

 

 

Incertezza? No, grazie …

 

incertezza

Terribile l’incertezza per me… mi fa star male mi crea un senso di angoscia che mi stordisce tra dubbi, speranze , illusioni… Amo la chiarezza, in qualunque rapporto, in qualunque frangente, mi piace la verità, la possibilità di valutarla e di accertarmi se posso affrontarla.. qualunque sia questa verità ed in modo particolare in un rapporto di amore dove posso anche amare per due… cosciente e felice di quello che faccio….
Quando si fugge o si rincorre, si deve sapere dove si va!!

                                                                                                                   Varazze, 17 agosto 1963

Mio amore…finalmente la tua voce, dopo onde e onde di silenzio; incredibile, proprio parole con la tua cadenza di tigre delle boscaglie di amore. Fra pochi giorni ti avrò. Non so più nulla; Questa assenza è stata piena di reticolati e di insidie, di velluti e di pugnali…il sangue ora non esiste nei suoi limiti. Curzia mia, ho bisogno di certezze, non di angoli bui, di molta vita: come te. Vieni nel mio cuore, come sempre, ti bacio, ti bacio….

                       Salvatore Quasimodo

Comportamenti ecologici che fanno male all’ambiente…

Paradossi green: pratiche che molti di noi credono virtuose in realtà portano più danni che benefici. La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni: un saggio aforisma che ben descrive alcuni paradossi della galassia green. L’inferno, ovviamente, è la catastrofe climatica in cui siamo entrati a passo deciso. Le buone intenzioni sono alcuni dei nostri comportamenti “ecologici”, che abbracciamo con entusiasmo ma che aiutano a scavarci la fossa.

Abitudini, eccesso di zelo, cattiva comunicazione: quali sono le convinzioni più dannose e più radicate che dobbiamo assolutamente correggere?
Molte hanno a che fare con i consumi domestici. Per esempio, fare la doccia è più eco-friendly che fare il bagno, ma attenzione alla durata. Le docce “meditative” da 10 minuti consumano circa 150 litri d’acqua, l’equivalente di un bagno caldo, a cui va aggiunta l’energia utilizzata per scaldare l’acqua. Docce brevi e un buon rompigetto ci aiuteranno ad essere più green e attenzione alla temperatura dell’acqua, che , per chi teme il freddo, va scaldata il minimo necessario. Vale lo stesso per la lavastoviglie: risparmiamo acqua solo se la avviamo a pieno carico e a programmi a bassa temperatura.
Il riciclaggio è un’altra nota dolente, specialmente quello della plastica. Vanno bene raccolta differenziata e bioplastica, tuttavia nel 2019 il nostro Paese ha riciclato appena il 45,5% degli imballaggi Si tratta di un processo inquinante nella fase del trasporto e della trasformazione. Gettare i rifiuti nel giusto raccoglitore è fondamentale, ma l’obiettivo è produrne sempre di meno.
E poi c’è l’abbigliamento. Anche in questo caso, l’obiettivo deve essere quello di acquistare meno, riadattare, comprare usato anche se il nostro brand preferito è improvvisamente diventato “eco-conscious” . È giusto che le aziende si impegnino ad essere sostenibili, ma il problema è a monte. E attenzione al greenwashing.Il bucato? Se proprio serve- Essere sostenibili non è una questione di moda e non si risolve acquistando  la cosa giusta. La sostenibilità ha a che fare con il nostro stile di vita, e ha un impatto sui nostri comportamenti. Non possiamo comprare la sostenibilità, semmai possiamo donarle il nostro tempo. E quindi: invece di buttare, riutilizziamo, riadattiamo Pensiamo alle nostre azioni quotidiane e chiediamoci: come posso produrre meno rifiuti? Come posso utilizzare meno risorse? Tutto qui.

Come fare?

La doccia è green? Sì, ma entro i 5 minuti.
La raccolta differenziata della plastica è sacrosanta, ma il vero obiettivo è produrre sempre meno rifiuti.
Non serve “acquistare” la sostenibilità: basta riciclare ciò che abbiamo e comprare meno cose.

 

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Cop26, l’ipocrisia dei partecipanti. Ecco perchè si perde fiducia anche nei grandi della terra. Ecco perchè si preferisce credere nella Fata turchina,piuttosto che ai politici, per immensi che siano, sono sempre piccoli uomini!

Cop26, l’ipocrisia dei partecipanti: oltre 400 jet privati atterrano a Glasgow, l’ingorgo,ripreso  in timelapse è visibile su  Repubblica,di oggi. Il Gulf Stream da 56 milioni di euro di Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ha guidato una parata di 400 jet privati diretti alla COP26 di Glasgow. Tra questi quelli del Principe Alberto di Monaco, di decine di reali e di dozzine di amministratori delegati “green”, che hanno creato uno straordinario ingorgo.

Domenica almeno 52 jet privati sono atterrati a Glasgow. Previsioni prudenti suggeriscono che la flotta di jet privati in arrivo per la COP26 genererà 13.000 tonnellate di emissioni di CO2, l’equivalente della quantità prodotta da più di 1.600 inglesi in un anno. Il principe Carlo è stato tra coloro che hanno viaggiato in un aereo non commerciale dal G20 di Roma. I registri di volo suggeriscono che l’aereo era un jet MOD.

Bank of America, che nelle pubbliche relazioni vanta il suo ‘impegno per la sostenibilità’, arriverà con due jet privati in Scozia, molto più inquinanti degli aerei commerciali, delle auto o dei treni, con circa due tonnellate di anidride carbonica ogni ora.

Joe Biden è atterrato oggi a Edimburgo mentre Angela Merkel e Emmanuel Macron sono arrivati a Glasgow. Solo il presidente Biden genererà circa 100 tonnellate di carbonio per essere presente alla conferenza, grazie a una flotta di quattro aerei, l’elicottero Marine One e un enorme corteo di auto tra cui The Beast e numerosi SUV.

Altri jet privati sono atterrati in Scozia da destinazioni tra cui Stoccolma, Roma, Londra e Bruxelles, tutte servite da regolari rotte commerciali. La maggior parte degli aerei è stata noleggiata, rendendo difficile capire chi fosse a bordo. L’enorme traffico aereo ha costretto alcuni jet dopo aver lasciato i VIP all’aeroporto di Glasgow e volare per 30 miglia verso la vicina Prestwick a causa della mancanza di parcheggio. Boris Johnson è arrivato da Roma sul suo Airbus A321 con la bandiera del Regno Unito, ma è rimasto bloccato e ha sorvolato Glasgow per più di 20 minuti a causa del numero di jet in arrivo. Dietro di lui il presidente della Corea del Sud, arrivato anche lui da Roma, dove si è svolto il G20.

Da La Repubblica-

jet privati

Quando i sentimenti sono veri…

Quante volte dobbiamo soffocare ancora un sentimento vero, vero a tal punto da non poterlo negare a noi . Un sentimento che esplode dentro noi e che, non implica un corpo nell’altro..

La vita è assurda per certi versi, si parla d’amore così spesso che quasi ci si dimentica di cosa sia in realtà. Si sente parlare di questo sentimento a tal punto da vedere che poi è una grande illusione . Amare che sarà mai ? Non si definisce nelle parole e in quei modi semplici  che dicono  che amare è  semplicemente tenere la mano di qualcuno ,che poi nel tempo  ritroverai  su un divano con un giornale e in una cucina a vedere telenovelas, nè   volere ricreare un senso  per quell’ amore  quando questo è già finito. Amare è un libertà talmente grande che non include due soggetti ma include un mondo intero. I sentimenti potranno anche avere scale che indicano il valore, ma questo è solo un modo impaurito di definire un sentimento vero. Amare non conosce uomo e donna ,conosce solo l’universo e noi in quello che siamo indipendentemente da cosa siamo . Ma come spesso devo vedere tutto deve essere ordinario perchè uscire da questo è l’incubo di un mondo intero. Che non è pronto a questo, non è adattato a dire qualcosa che non sia racchiuso in due persone all’interno di un concetto chiamato famiglia.
Sentimenti veri ,quelli che invece vivono in coloro che sanno dare e ricevere amore e io, dico amore non dico un volere bene che sminuisce solo un sentimento diverso, ma che piccolo non è. Perchè come si piange per amore si piange pure per un tvb . Quindi la scala meglio vederla in salita  piuttosto che nelle parole che non diciamo .

Sentimenti veri ,quelli che al di là della coppia ci fanno volare ,quelli che al di là di mille persone ci fanno sentire bene , quelle carezze innocenti che ricevi da qualcuno, come una madre verso un figlio. Amore vero quello che non conosce solo il sesso che unisce per poi  denigrare qualcuno, per poi portare a merce da mercato uomini e donne e che, se visto in contesti diversi, parla  invece d’amore. Il sesso è un fusione totale tra due persone che con un sentimento trovano una meditazione totale nel vivere il corpo in estasi .. Ma questo è il miraggio che rimane per molti . Amare è la semplice via di una libertà che fa abbracciare colori diversi, con parole diverse, con mondi  dissimili, uomini e donne ,animali, piante e Dio stesso. Quando non temi più il sentimento e non gli dai un nome per darlo sei Tu Dio, L’amore è Dio ,il sentimento vero, chiamalo come vuoi . Ma pensa a una cosa: è l’unica religione dell’universo intero che non lotta contro un diverso e che unisce tutti sempre.

Il mondo e coloro che ci vivono dimenticano spesso cosa sia un sentimento vero, perchè  dimenticano il senso della libertà. Un sentimento non conosce limiti e barriere e nemmeno ha l’esclusiva di qualcosa e qualcuno. Se questo fosse i messo in una luce nuova il mondo sarebbe rosso amore per sempre……

Non serve oggi mentire alla verità, anche se la verità è oscurata dall’ipocrisia fatta per tutelare coloro che oltre al limite che conoscono non possono vedere altro. E’un comodo  che può diventare violento, perchè porta spesso a vincolare cose e persone, a porre una tristezza unica e dire non posso, non voglio , ma perchè? E’ solo negarsi un sentimento che fa vivere secondo la natura stessa e non contro di essa. La natura mostra la verità assoluta e l’uomo  la nasconde dietro il “valore”. Il valore è solo un vincolo che decide chi e come e perché e ci impedisce di ammettere che una relazione è finita , una banale giustificazione che ci fa sentire deboli nel non saper accettare una responsabilità vera: quella di porre fine a qualcosa senza un valido motivo , ma che,  coll’aiuto di pretesti nascondiamo il  desiderio e il diritto alla libertà.

Il mio pensiero potrà fare anche ridere, ma io che so piangere per poco e so ridere in un nulla, vedo una tristezza in questo. Perchè ammettere a volte di essere come si è , di pensarla diversamente da una massa ordinaria, è un gesto pericoloso che tende a isolare.
Ma penso che chi, non vive pericolosamente non ha mai iniziato a vivere davvero. Pianto e risate, estasi e solitudine sono solo un modo di vita nell’esperienza di una meditazione unica.

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Ciò che conta non è l’inizio o la destinazione .E’ il percorso che c’è tra l’uno e l’altra .Questo viaggio vive con le cose che dovrebbero essere viste ed ascoltate, respirando ogni cosa ,ed è necessario e importante voler imparare il suo ritmo…non sempre facile perchè  pur bravi in quello stato, che si chiama adattamento, combattere le ribellioni è una difficile esperienza.

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Occorre pensarla; la vita non va solo vissuta…

Non è sufficiente vivere la vita: bisogna pensarla

Vi racconto con un nome finto una storia vera, che non è storia singola e paesana ma una parabola epocale. Accade in provincia, che era il cuore antico e arretrato dell’Italia, ma ora vive le mutazioni in tempo reale, simultaneamente alle metropoli; anzi è un laboratorio a vista per le trasformazioni del costume. Vent’anni fa quando tornavo al paese, i miei amici al bar mi raccontavano il pettegolezzo hard del momento: sai che Pippo Mazzo se la fa con la moglie del capostazione? Ma non è un’eccezione e mi citavano subito dopo altri casi di sposati irrequieti che trescavano con le signore più mature. Dieci anni fa quando tornavo al paese i miei amici al bar mi raccontavano che Pippo Mazzo si era separato. Ma non è un’eccezione, e mi citavano subito dopo svariati altri casi di quarantenni separati o in via di separazione. Gioca pure al videopoker d’azzardo, beve tanto e visita i siti porno, ma qui lo fanno in tanti. Cinque anni fa quando tornavo al paese i miei amici al bar mi raccontavano che Pippo Mazzo era stato beccato in un locale di coppie scambiste e sniffava pure. Ma non è un’eccezione, a Milano avevano beccato altre coppie nostrane.

Ora, tornato al paese, i miei amici mi raccontano che Pippo Mazzo ha un amante, senz’apostrofo perché maschio. Ma non è un’eccezione, ce ne sono tanti altri, e mi citano altri cinquantenni, separati e no, con figli grandi, che se la fanno con ragazzi o vanno a trans. E cresce anche qui in paese l’uso tardivo di pasticche, erbe e cocaina. Ammazza la provincia dal cuore antico e un po’ arretrato, vecchia credenza dei nostri ricordi puerili…Ma noi siamo moderni e non condanniamo nessuno. Siamo uomini di mondo e ci ripetiamo col catechismo in uso che ognuno è libero di vivere la sua vita come meglio crede. O vuoi fare l’omofobo, il bigotto, il moralista? Nziamai, dicono al mio paese, contrazione di «non sia mai». Chi è senza peccati scagli la prima pietra. E poi, perché fermare le trasgressioni al primo stadio o consentirle fino al secondo, e non ammettere anche il terzo e oltre? Perché chiudere un occhio allo spinello e non ad alcol e pasticche? Bastano i motivi di salute per stabilire i limiti e i divieti? Cos’è quest’etica sanitaria, ‘sta morale ospedaliera…Conosco pure casi inversi rispetto a Pippo Mazzo: ho un amico sessantottino che era un tossico depresso, gay e single libertino; alla mia età si sposò, ora spinge il carrozzino di suo figlio e vive appassito in adorazione di lui. Prima aveva l’occhio fritto, ora ha l’occhio lesso… I progressi della vita.

Per carità, non voglio fare il moralista né ho i titoli per farlo. Però come la chiamate questa parabola generazionale, arrivata pure in provincia? Evoluzione, involuzione? No, implicherebbe un giudizio positivo o negativo. Semplice mutazione biologica? Mi dà tanto di animali. Non la chiamo e mi sbrigo.

Però guardiamoci negli occhi e chiediamoci: ma che razza di vita stiamo vivendo? Ho capito, il mondo di ieri è finito. Ma questa variazione continua di vita, di sesso, di affetti, cos’è, dove porta? Questa vita fondata sul cesso, prima persona del verbo cessare… cessare d’essere in un modo per diventare un altro. Lascio il piano morale, non entro nel piano religioso, mi fermo sul piano esistenziale. Il dogma assoluto della nostra società è semplice e categorico: la vita va vissuta. Ogni lasciata è persa, ogni desiderio negato è una perdita di libertà; niente e nessuno ti ridarà o ti compenserà quel che perdi o rinunci a fare. Cogli l’occasione, prova, divertiti. Vivi pienamente più vite; se non c’è l’eternità, datti alla varietà, e alla variabilità. È questo il canone universale, arrivato pure in provincia, come il digitale terrestre.

Ma possibile che non ci sia nient’altro, nessuna alternativa; che razza di libertà è questa se c’è una sola risposta in automatico e il resto è considerato solo regressione-repressione-restrizione?Allora provo a tracciare una linea e a dire che accanto al dogma «la vita va vissuta» ci può essere anche un’altra scelta: la vita va dedicata. Ecco, dedicare è la parola giusta. Dedico la vita a qualcosa, a qualcuno, a qualcosa e qualcuno insieme, a Qualcuno. Come si dice per le canzoni, questa la voglio dedicare a… così, una vita dedicata a persone, a imprese, a creazioni, arti e mestieri, a paesi e mondi, dedicata a valori e ricordi, al sole e al mare, agli dei o addirittura a Dio. Non una vita dedicata a se stessa, ma a qualcosa che la riempia. Perché non bastano una o più vite vissute, ci manca una vita dedicata. Una vita senza dedica, senza dedizione, è una vita fessa, oscura, che alla fine nemmeno è vissuta, ma è quasi subìta, decisa dalle occasioni e dagli impulsi. Per dedicarla devi essere convinto di una cosa: ciò che facciamo lascia comunque un segno, non scivola e sparisce tutto, ma di tutto resta invece una traccia. Niente va perduto. Accanto agli esiti visibili ci sono pure quelli invisibili. È fesso vivere senza progettare la vita, senza tendere a un amore, a un disegno intelligente. Certo, una vita dedicata può essere anche una vita vissuta. Ma in quel continuo vivere e cessare dov’è l’unità della persona, in quel farsi vivere dai desideri dov’è finito il cuore della vita, e l’anima, cosa resta alla fine di noi? Non dico quando si muore, perché qualcuno potrebbe dire chi se ne frega dopo morti; dico di noi adesso, a fine serata, quando pensiamo la vita anziché viverla soltanto. Che pippo sei?

Meglio dedicare la vita. Ma chi glielo dice al bar ai miei amici e a Pippo Mazzo? E come glielo dici, mancano le parole adatte a loro e al nostro tempo. A proposito, prevedo che con gli anni i miei amici mi diranno che Pippo Mazzo, se non diventerà nel frattempo pedofilo, avrà una badante giovane, una slovacca molto vacca, di quelle che fanno perdere la testa oltre che i mondiali.

Quando morirà, magari d’overdose di viagra, sulla sua lapide scriveranno, perdonatemi l’epigrafe ma è la più veritiera: Visse a c***o.

MV da Panorama

pensare la vita.

A Indianapolis è già futuro…

Indianapolis, sulla griglia di partenza due monoposto aspettano di scatenare tutti i loro cavalli all’accensione del semaforo verde. Una scena consueta, cristallizzata da numerosi film e videogiochi ambientati nel celebre autodromo americano.

Ma il 23 ottobre tutto sarà diverso dal consueto: per la Indy Autonomous Challenge i piloti saranno sostituiti da un’intelligenza artificiale che guiderà al posto loro una monoposto sfidandosi in una gara testa a testa su 20 giri per un primo premio di un milione di dollari. La Indy Autonomous Challenge, organizzata dal circuito di Indianapolis e da Energy Systems Network, porterà in pista delle Dallara IL-15 di Indy Lights, opportunamente modificate per ospitare sistemi di guida autonoma. Una gara senza piloti in carne e ossa e con un ricco montepremi, da 1,5 milioni di dollari.

A partecipare saranno squadre universitarie provenienti dai migliori istituti Tech negli Stati Uniti e nel mondo, e comincerà a tutti gli effetti con un test di qualificazione a maggio. Cioè nello stesso periodo nel quale si troveranno a Indy anche i veri piloti della Indycar per la 500 Miglia tradizionale. Più di 500 studenti universitari, laureati e ricercatori, esperti nello studio e nella progettazione dei software di intelligenza artificiale, hanno risposto alla sfida, rappresentando 39 università in 11 paesi su quattro continenti e 14 stati degli Stati Uniti.

Il telaio Dallara modificato sarà dotato di un computer di bordo ad hoc, che consentirà le comunicazioni tra veicoli, e di sensori per regolare la posizione in pista rispetto alle altre vetture. i controlli drive-by-wire e la gestione dell’intelligenza artificiale saranno elementi fondamentali per vincere la corsa

.Il circuito di Indianapolis ha presentato la gara in una conferenza tenuta nell’ambito del Consumer Electronics Show 2021, nel quale è intervenuto anche Giampaolo Dallara. Il quale ha detto che questa nuova sfida “combina la sua passione per l’automobilismo da corsa e quella per l’innovazione” e che le auto a guida autonoma “saranno qualcosa di normale nel futuro della mobilità“.

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