Ritorno al Sud

Mattino lucente a Capri, ancora fresco e disabitato di gente, dominato dalla luce mediterranea. Perché non fuggire a Punta Tragara a godersi i faraglioni inondati dal sole? Un libro, una penna e due lenti scure per entrare nel paradiso terrestre in incognito, senza restare abbagliati. Era bello star soli a Punta Tragara a spiare il trionfo della natura nell’azzurra maestà del cielo. Ma ad un certo punto arrivò una piccola sagoma.

Era una vecchia signora, curvata dalla vita, capelli rifatti da una residua vanità che ancora resiste all’assedio del tempo, una borsetta sgualcita che penzolava dal braccio, due gambette magre che spuntavano da un impermeabile vuotato di corpo. Piccola e ancora più rimpicciolita dagli anni. Giunse lentamente all’angolo estremo che sporgeva sul mare. Si affacciò alla ringhiera di Punta Tragara in direzione dei faraglioni. Si poggiò con entrambe le mani insecchite alla ringhiera che le arrivava quasi all’altezza delle spalle. E stette lì ferma, non per un attimo o per riprendere fiato. Si fermò a lungo come impietrita, ogni tanto cercava di puntare i piedi come una bambina che vuole raggiungere la credenza proibita delle delizie e guardava di sotto, nel precipizio gioioso.

In silenzio guardava e pensava, mentre la brezza leggera scuoteva appena la sua permanente. Il suo sguardo non filtrava dalle lenti spesse e leggermente affumicate, non saprei dire se la smorfia appena accennata sul volto alludesse a un dolore o a un piacere. A volte è sottile il passaggio e forte la somiglianza. Chiusi il libro e stetti a guardarla, con tenera e incuriosita passione. Immaginai di che cose fosse riempito il suo lungo silenzio, il suo miope ma lunghissimo sguardo. Mi intrufolai nel suo passato presunto e remoto. E trovai una ragazza, piccola e graziosa, di vent’anni. Spumeggiante di vita, dal passo veloce. La vidi là, poggiata alla ringhiera in una mattina degli anni trenta. Non da sola. Ma in compagnia di un uomo più alto, abbronzato, vestito di bianco, con i larghi pantaloni di lino gonfiati dal vento, i capelli dorati e ondulati, i sandali, che la stringeva e poi la baciava. Un uomo perduto nei flutti del tempo.

Ho immaginato il suo passato, le sue onde, i suoi vent’anni leggeri come la brezza di quel mattino di ottobre. La sua prima fuga a Capri con quel giovane che non c’è più, che forse diventò suo marito. E divise con lui il grigiore degli anni maturi, e poi il suo nero congedo. O forse no, quel giovane sparì insieme ai suoi vent’anni, fu un amore spezzato o sparito. Forse è la stessa cosa, sposarsi o sparire, quel giovane non è più quello in nessuno dei due casi. Ma quella mattina a Capri sorridevano e si sentivano stregati dalla magìa di quell’aura, legati in eterno – che poi dura un istante – dalla luminosa bellezza del luogo e dalla solare passione che li univa.

La piccola donna era lì a visitare il suo paradiso perduto, a portare un fiore alla vita. Pensò la vita che finisce lungo la bianca scia di uno scafo. La piccola donna estrasse dalla borsetta un fazzoletto. Lo tenne in mano come se volesse salutare una barca che non c’era. Poi lo accostò al naso senza soffiare. E riprese il suo lungo, immobile congedo dai tesori della sua vita, sporgendo ogni tanto la testa in basso come se fosse caduto là il suo passato, come un orecchino staccatosi dal suo lobo e finito nel goloso blu del mare.

La perla tornò all’ostrica nel cobalto lucente della memoria…

MV, Ritorno a sud (2

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Inno alla bellezza, che ci fa vivere…nonostante tutto. Il mondo è meraviglioso e noi siamo una di quelle meraviglie, ma non ce ne rendiamo conto.

“La bellezza cammina fra di noi come una giovane madre quasi intimidita dalla propria gloria. La bellezza è una forza che incute paura come la tempesta scuote al di sotto e al di sopra di noi la terra e il cielo. La bellezza è fatta di delicati sussurri parla dentro al nostro spirito la sua voce cede ai nostri silenzi come una fievole luce che trema per paura dell’ombra. La bellezza grida tra le montagne tra un battito d’ali e un ruggito di leoni. La bellezza sorge da oriente con l’alba si sporge sulla terra dalle finestre del tramonto arriva sulle colline con la primavera danza con le foglie d’autunno e con un soffio di neve tra i capelli. La bellezza non è un bisogno ma un’estasi, non è una bocca assetata né una mano vuota protesa in avanti ma piuttosto ha un cuore infuocato e un’anima incantata. Non è la linfa della corteccia rugosa né un’ala attaccata a un artiglio. La bellezza è un giardino sempre in fiore e una schiera d’angeli sempre in volo. La bellezza è la vita quando la vita si rivela. La bellezza è l’eternità che si contempla allo specchio e noi siamo l’eternità e lo specchio.”

(Kahlil Gibran)

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La quasi perfezione…

Quando il buio dona lucentezza ai difetti
Quando la pelle è percorsa da un brivido ghiacciato
Quando le lingue degli amanti leccano le anime impaurite
E l’adrenalina della notte sveglia i sensi
Quei sensi nascosti che implorano attenzione.. Evasione.
Quando un batter di ciglia riesce a toccare il cuore
Quando il sudore inebria i corpi di passione
E la mente riesce a mutare le paure
Padroneggiano le timide sensazioni
Le emozioni fioriscono
Leggiadramente
Si sfiora la perfezione.

(Emanuele Zarba)

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Faccio l’amore con un fantasma… e so che sei tu!

Lenzuolo di sopra.

Piegato con cura mi sono sistemato
tra la biancheria dell’armadio

Hai tirato fuori le lenzuola del tuo letto
e mi hai messo come lenzuolo di sopra

Sei scivolata sotto il copriletto
e ti ho coperta centimetro per centimetro

Allora siamo stati spazzati  dall’uragano
e siamo caduti ansimando  nell’occhio  del ciclone

Adesso giaci bagnata di sudore
con lo sguardo perso nel cielo raso

e il lenzuolo di sopra
ancora aggrovigliato tra le gambe

Oscar Hanh

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Mi piace riconoscermi nel pensiero di qualcuno che è nella Storia, mi gratifica e mi sento molto meno piccola.

Ronald  Reagan è stato uno dei più amati presidenti degli Stati Uniti, durante la cui presidenza gli USA brillarono sulla scena mondiale sia per le scelte di politica interna, che per quelle di politica estera. Le sue biografie ci portano all’interno dei suoi discorsi, delle sue interviste ed anche delle sue personali riflessioni. Molte di queste rispecchiano benissimo anche il pensiero dell’uomo comune,per cui vi propongo qualcosa di lui, che va a giustificare molti nostri cattivi pensieri sui governanti e sul potere. Dopo tutto se le ha pensate uno che è stato dentro alle stanze dei bottoni, possiamo pensarle e dirle anche noi, no ???

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“Abbiamo creduto allora e ora: Non ci sono limiti alla crescita ed al progresso umano quando gli uomini e le donne sono liberi di seguire i propri sogni.”

“Si ritiene che la politica sia il secondo più antico mestiere del mondo. Sono arrivato a rendermi conto che è fortemente somigliante al primo.”

“Il governo è come un neonato: un canale alimentare con un grande appetito a un’estremità e nessun senso di responsabilità all’altra.”

“Amici miei, la storia è chiara: abbassare le tasse significa una maggiore libertà, e ogni volta che abbassiamo le tasse, la salute della nostra nazione migliora.”

“Il contribuente è uno che lavora per lo stato senza essere un impiegato statale.”

“L’assegno di disoccupazione è una vacanza prepagata per i fannulloni.”

“Abbi fiducia, ma verifica.”

“Le menti migliori non sono negli uffici governativi. Se ve ne fossero alcune, il mondo degli affari le assumerebbe portandosele via.”

“Le nove parole più terrificanti nella lingua inglese sono: Io sono del governo e sono qui per aiutarla.”

“Le vedute del Governo sull’economia possono essere riassunte in frasi molto brevi. Se si muove, tassalo. Se continua a muoversi, regolamentalo. E se smette di muoversi, sussidialo.

“Il debito pubblico è abbastanza grande da badare a se stesso.”

Picasso e Velasquez…dall’ammirazione alla rivisitazione.

“Se mi mettessi di buona lena a copiare Las Meninas, a un certo punto arriverei a un’interpretazione personale, dimenticando l’opera di Velázquez. Sicuramente modificherei o cambierei la luce, spostando dei personaggi. Così, poco a poco, le damigelle d’onore apparirebbero deplorevoli a un pittore che copiasse opere antiche in modo tradizionale. Non sarebbero più le figure che aveva visto sulla tela di Velázquez. Sarebbero solo le ‘mie’ Meninas “.Così scriveva Picasso ad un amico anni prima di dedicarsi alla rivisitazione di artisti del passato, che aveva sempre amato ,ed essere approdato ,dopo aver sperimentato molti stili diversi, alla quasi esasperazione del cubismo.

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È del 1950 la sua copia del Ritratto di pittore di El Greco, del 1955 la sua interpretazione delle Donne di Algeri di Eugène Delacroix. Sei anni dopo si cimentò con il primo pittore della modernità, Édouard Manet e la sua opera più rappresentativa ed enigmatica Le déjeuner sur l’herbe. Ma solo delle “meninas” creò tante riproduzioni- mentre rifece di Velasquez anche El bufòn , il giullare di corte, in una curiosissima interpretazione, dove traspare tutta per intero l’ispirazione.

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