Creato da: je_est_un_autre il 04/11/2008
Date la colpa alla mia insonnia

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Ultima conversazione. Dialogo (III)

Post n°245 pubblicato il 08 Dicembre 2014 da je_est_un_autre

LEI: D'accordo. Ne parliamo un'altra volta.

LUI: No, dimmi. Sono con le spalle al muro.

LEI: Sono stanca. Non ho più voglia di parlare.

LUI: Senti, ho sbagliato, d'accordo. Da adesso parlerò seriamente, ok? Mi hai preso alla sprovvista, avevo solo bisogno di scaldarmi. Devi darmelo, un po' di tempo.

LEI: Ti stai scaldando da anni, è una vita che non fai altro che scaldarti, ma tanto è inutile, non cambi mai.

LUI: Non cambio mai? Ma se un tempo non facevi altro che chiedermi di non cambiare mai. "Non cambiare mai, ti prego" dicevi "promettimelo, dimmi che non cambierai mai". Ecco fatto, ti ho accontentata. Dovresti essere felice.

LEI: Ricordi male.

LUI: Ricordo benissimo invece. Mi imploravi. Ecco, pensa, c'è stato un tempo in cui contemplavi la possibilità di implorarmi. Mi guardavi da sotto con gli occhi lucidi e mi imploravi di non cambiare mai.

LEI: "Da sotto"? "Imploravi"? Sei pazzo.

LUI: Sì, mi arrivavi fin sotto al mento e ti facevi piccola. I tuoi occhi scintillavano.

LEI: Ommioddìo, per favore, anche questo lirismo da quattro soldi.

LUI: Scegliere le parole con cura non è lirismo da quattro soldi.

(Pausa)

LEI: Comunque io non la vivevo così.

LUI: Lo dici tu.

LEI: E comunque io dicevo un'altra cosa, ti chiedevo di esserci, di essere presente: invece no, te ne stai sempre ai margini, guardi gli altri, non partecipi. Questo fai.

(Silenzio)

LUI: Ricordo che una volta, da bambino, avevamo l'abitudine nella bella stagione di andare a casa di un amico, fuori dal paese. Era una casa grande, gli antenati del mio amico dovevano essere stati dei nobilotti di campagna, poi decaduti. La casa era grande e io mi ricordo questo camino enorme, questa sala, le pareti scrostate, e fuori una imponente fontana con una grande vasca che non ho mai visto piena, bella ma un po' sbrecciata: ma poi chissà com'era veramente, si sa come ingannano i ricordi dei bambini. Ci trovavamo là perchè c'era un sacco di verde e nella casa potevamo nasconderci per i nostri giochi. Era un momento atteso e pregustato per giorni. Poi c'è stata quella volta. Una volta in cui non ci andai. Avevo preferito andare a una specie di festicciola di compleanno. Quando fui alla festa lo dissi che avevo scelto loro e non gli altri, ma chissà, forse mi era uscita una nota sbagliata, una nota di rimpianto, e attorno a me vidi solo espressioni di rimprovero, e desiderai non essere più lì. Ma ovviamente a quel punto andarmene non era più possibile, e anche raggiungere la casa di campagna del mio amico sarebbe stato un errore, mi avrebbero guardato male anche là. Non so perchè mi è rimasto così impresso quel giorno, quell'occasione. E' un episodio minore, una cosa di bambini, eppure mi ricordo tutto con una precisione spaventevole. Ti sembrerà assurdo ma io ho sempre pensato che quel giorno, ecco, mi sono riconosciuto.

(Pausa)

LEI: Una seconda possibilità non ci viene data.

(Pausa)

LUI: E' il nostro dramma. Non poter fare le prove.

(Pausa)

LEI: Non è una buona ragione per non fare le cose.

(Silenzio. Continua)

 
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