Creato da: je_est_un_autre il 04/11/2008
Date la colpa alla mia insonnia

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Trent'anni, un istante.

Post n°576 pubblicato il 28 Aprile 2024 da je_est_un_autre

Domani, saranno trent'anni che mio padre non c'è più.
A pensarci oggi, che ho vissuto di più senza la sua presenza, che con lui, mi sembra assurdo, inaudito, quasi come se qualcuno mi stesse giocando un qualche tiro, scombinandomi la memoria, dilatando e restringendo i tempi della mia vita.
In sostanza, questi trent'anni sono stati - mi sono sembrati - un niente, un soffio, un istante, il suono di un risucchio sordo in una stanza vuota. Mentre prima, quel tempo perduto dell'infanzia e della giovinezza, così pieno, dilatato, è sembrato abbracciare secoli, epoche.
Non so perchè la vivo così.
Si deve a mio padre, questo? Mi sembrerebbe così strano: non era il tipo di genitore ingombrante, anzi: discreto e rispettoso in tutto, non avrebbe mai voluto riempire uno spazio non suo. Eppure la sua morte deve pur aver rappresentato, per me, uno spartiacque importante, se è vero, come è vero, che nulla, dopo, è stato più come prima, e ho deciso di rimescolare tutte le carte. Per sentire meno un'assenza? Forse. Ma lo penso solo ora, ed è difficile pensare che sia così.
Certo una cosa colpisce, una cosa l'ho imparata, con mia grande sorpresa: quanto si continua a parlare, con chi non c'è più. Non si tratta di consolazione, ma di necessità. Per capire che cosa si è stati e cosa si è, le voci scomparse, tornano. E ci parlano.

 
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Escher

Post n°575 pubblicato il 22 Aprile 2024 da je_est_un_autre
Foto di je_est_un_autre

Sono andato a Ferrara, al palazzo dei Diamanti, a vedere la mostra di Escher.
Non ero convintissimo, prima di vederla. A dirla tutta, mi ero aggregato più per la compagnia, che per un sincero interesse personale. Mi ero fatto da solo - sbagliando - l'idea di un artista un po' narciso, più intento a mostrare quanto è bravo nel creare illusioni, piuttosto che a mettere anima nelle opere. Ora, in effetti qualcosa di questo c'è, ma solo in parte. Alla fine ho trovato in Escher una strana figura di giocherellone un po' serioso (nel senso di rigoroso, meticoloso) e assai geniale. In alcuni momenti sembra quasi un matematico prestato all'arte.
Ma la vera sorpresa è stata l'installazione, davvero assai curata, e infarcita di giochini interattivi (tipo quello in foto) che attraevano più gli adulti dei bambini, me di sicuro. Non so quanto tempo ho passato nella magic room, una stanza in cui, nelle pareti riflettenti, venivano proiettate in caleidoscopio continuo svariati lavori del maestro, in perenne movimento. Passato il primo momento con effetto mal di mare, dopo un po' diventa una droga.
E poi, vai a Ferrara a vedere Escher, e non ti vuoi fare la foto con la sfera riflettente? Voilà.

Insomma, consigliatissima!
Fino a luglio 2024.

 
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Il Tonèlo

Post n°574 pubblicato il 28 Marzo 2024 da je_est_un_autre

Io ho un problema con lo scolapiatti. E' una storia straziante.
Cominciamo dall'inizio. Quando siamo andati per scegliere una cucina da comprare, ci ha serviti un signore dal forte accento veneto, l'aria rilassata di chi pensa: "Potevo rimané a casa, oggi, o andar per funghi, ma son vegnù per vù, s'è per questo che sono in tuta". Dopo aver visto un po' di cucine, ormai prossimi a una scelta, ci ha fatti sedere nel suo ufficio. "Se prendé quela, fé l'affar miglior del mondo, ve lo dise Tonelo! S'è cara, ma ne val la pena. Mo se non la volé, no fa gnente, che Tonelo el gh'ha un fatturato de sinquanta milioni! Mo se prendé l'altra, meno cara, s'è buona lo stesso, ve lo mete per iscrito il siòr Tonèlo!".
All'inizio mi era venuto da girare la testa di qua e di là per vedere di rintracciare questo misterioso signor Tonèlo, poi ho capito che parlava di sè; in terza persona. Mi è venuto in mente Berlusconi.
Insomma alla fine ce ne siamo andati con la cucina.
Bella, eh? Molto.
Con tutti i suoi stipi, le ante con le venature che sembran vere e ti viene voglia di toccarle, i cassetti che si chiudono morbidi facendo "fffff....toc!" (ma toc pianissimo), il top che Tonèlo ci ha fatto una testa così, tutte le robine a posto insomma. Ma.
Con uno scolapiatti impossibile. Non scherzo.
Ora, tu sei lì che lavi i piatti, non fai in tempo ad appoggiare una forchetta umida, o qualunque altra cosa, che lui te la risputa indietro. E' un miracolo che non si sia ancora rotto niente, ma del resto mi sto allenando, spesso afferro le cose al volo. Non so perchè succeda tutto questo, forse perchè è nato male, col bordo anteriore troppo basso, o forse è perchè ce l'ha con me, mi odia, puoi metterci tutta l'attenzione del mondo ma piatti e posate non ne vogliono sapere di stare lì sopra.
Ad un certo punto, esasperato, ho mandato un messaggio a Tonèlo: "Senta, Tonèlo, quando per caso vede il signor Tonèlo, gli può chiedere se ha uno scolapiatti più funzionale, o comunque meno intraprendente?"
Non mi ha risposto.
Da quel momento, lo scolapiatti ha un nome: si chiama Tonèlo.
Così, non appena mi ritrovo risputato nel lavandino qualcosa che ho appena lavato, io non gliela faccio passare:
"Mo và a caghèr, Tonèlo" oppure "Và bàn a fèr dal pugnàt, Tonèlo".
Dopo, mi sento un po' meglio.
Che uno deve pur prendersi qualche soddisfazione.

 

 
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Il gettonato

Post n°573 pubblicato il 21 Marzo 2024 da je_est_un_autre

Ho trovato un'agenda, di ritorno dalla passeggiata al parco con Spike. Stava lì, proprio in mezzo alla strada, la copertina di pelle, l'aria vissuta. Mi sono guardato in giro, non c'era nessuno. Non mi piace farmi i fatti degli altri, però mi sembrava giusto guardarci dentro per rintracciare almeno un nome, un indirizzo, qualcosa. Non c'era niente. Sembrava piuttosto un taccuino in cui il padrone - mi sono fatto l'idea che fosse un uomo, non giovane - riportava frasi, citazioni famose: "Lentamente muore..." o "Un giorno senza sorriso è un giorno perso", cose così. Un po' poco per risalire a un proprietario: mezzo mondo internet scrive le stesse cose. Poi c'erano ritagli di giornale, riviste direi. Articoletti di cronaca. Ma su tutti un articolo su Padre Pio, con la foto del frate. Beh, visto che mi trovavo di fronte alla chiesa, mi son detto: sarà stato un qualche frequentatore ad averla persa, tanto vale portarla dentro. A me piacciono, le chiese, ma sono un po' prevenuto su quelle moderne, e questa è modernissima. Ci passo sempre davanti ma non ero mai entrato. Ho esitato un secondo, non so bene se ci si può entrare, in chiesa col cane. Nessuno in vista, Spike tranquillo, siamo entrati. Mi sono sorpreso: è bella, questa chiesa. Essenziale, tondeggiante, bianca, luminosa. E deserta. Un cartello sul fondo indicava una porta a vetri: Casa del parroco, c'era scritto. Anche lì, ho esitato. Mi sembrava troppo, fare irruzione nella casa del prete solo per consegnare Lentamente muore e una foto di Padre Pio, ma non so perchè, mi ha preso la curiosità, e sono passato oltre. Mi sono trovato in un corridoio bianco, coi neon e le porte, sembrava più un moderno complesso con uffici che la casa del parroco: ero sorpreso, io una casa del parroco me la immagino ancora permeata di un odore stantio da canonica, con la puzza di cavolo che c'è nei refettori. Qui, era tutta un'altra cosa. Poi, oltre un'altra porta a vetri, un ufficio vero, e dentro non c'era un prete, ma una signora bionda, in tailleur. La perpetua? mi son chiesto. Ma tu guarda le perpetue moderne, con computer e telefono, ho pensato.
"Venga" mi ha detto "desidera? Uh, che carino!", ma non diceva a me, diceva a Spike.
"Niente, ho trovato questa agenda, sa, ho pensato che poteva appartenere a qualcuno dei vostri clienti, cioè, nel senso, fedeli, ecco"
"C'è un nome?"
"No. In effetti no, però c'è una foto di Padre Pio, ho pensato che potevate conoscere il proprietario"
"Padre Pio?" ha detto lei con un mezzo sorriso.
"Beh, sì, eccolo qui" ho aperto l'agenda e le ho fatto vedere la foto.
"Uh, ma questo non significa niente. Padre Pio ce l'hanno tutti"
"Intende nell'agenda?"
"Nell'agenda, nel portafoglio, come salvaschermo, dipinto dietro al camion. C'è gente che ha Padre Pio dappertutto e qui non metterebbe piede neanche morta. E' un fatto: Padre Pio è molto gettonato."
"Gettonato?"
"Non solo gettonato. Il più gettonato di tutti"
"Capisco. E l'agenda?"
"La lasci al bar di fronte, ci passa di tutto, là dentro: è più sensato"

Sono andato via un po' scosso. Non lo so mica, io, se son pronto a una chiesa così, con  le perpetue bionde, connesse e col tailleur, e che non stanno tanto lì a raccontarsela e non esitano a definire Padre Pio "gettonato". 
Qui uno si gira un attimo e tac! se ne vanno via tutte le certezze.

Non ho dato retta alla perpetua. Ho lasciato l'agenda su un muretto di fianco alla strada dove l'ho trovata. Un basso pino odoroso le faceva ombra.

 
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Missili

Post n°572 pubblicato il 17 Marzo 2024 da je_est_un_autre

Il fatto di ballare pericolosamente ogni giorno sull'orlo della terza guerra mondiale, si riflette evidentemente anche sulla vita interiore, emotiva, onirica.
Io da tre giorni non faccio altro che canticchiarmi in testa una orribile canzonetta dell'anno del militare: il motivetto è noto a chi ha fatto un anno in caserma, e credo che il testo fosse più o meno sempre lo stesso, riadattato a seconda di dove si prestava l'orrido servizio.
Il nostro ad esempio faceva così:

Cara burbetta dimmi una cosa
(ma quale burbetta mai, noi carristi non eravamo nè burbette nè spine, ma missili. Evidentemente per ragioni di metrica si è lasciato burbetta anche lassù, dalle parti di Trieste. Chissà perchè, poi, missili? Mah. Missile! Ci urlavamo tra noi)
Cosa facevi tre mesi fa?
Andavi a spasso con la morosa e non pensavi a fare il soldà
(il soldà. C'è aria da primo novecento, da prima guerra mondiale, da battaglie sul Carso, in questo verso struggente)
Fare il soldato a Villa Opicina
(il riadattamento di cui sopra)
o mamma mia male si sta
(da lacrime, il fuggevole richiamo alla mamma)
male si sta per tanti motivi
(ma non sto a dirveli per mancanza di tempo, pare dire l'estensore della composizione)
nonni cattivi da sopportar
(mai visto uno, mi è andata bene)
Nonni cattivi, zaini pesanti, sempre più avanti bisogna andar, sempre più avanti sempre in colonna porca madosca la finirà
(non diceva proprio madosca, a dire il vero)
la finirà questa naja schifosa dalla morosa vogli tornar, dalla morosa o dall'amante
(avevamo una vita piena, pare dire l'autore: evidentemente non mi conosceva)
sotto le piante a fare l'amor!
(siamo dei temerari, nel letto è banale)

E così, col sano richiamo all'amore fisico, si chiudeva quel motivetto che penso di avere cantato diecimila volte, e che nonostante la sua terribilità mi sento di rivalutare perchè contiene il meraviglioso messaggio universale:

Facciamo l'amore, non facciamo la guerra!

 
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