Creato da: je_est_un_autre il 04/11/2008
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Post n°118 pubblicato il 19 Dicembre 2010 da je_est_un_autre

Chissà perchè nella prima parte del viaggio mi era venuto da raccontare una storia che avevo letto a proposito di Woody Allen: agli esordi, parallelamente al lavoro di autore di testi per svariati comici, affiancava lui stesso un'attività di stand-up comedian che però lo terrorizzava, e pregava sempre che durante il giorno succedesse qualcosa per annullare lo spettacolo: "Beh, potrebbe sempre capitarmi un incidente" diceva.
Questo raccontino mi è stato rinfacciato per due giorni. (C'è un seguito: il secondo giorno seguivamo una fiat Panda dalle parti di Monte San Savino in un  paesaggio siberiano. Quella macchina procedeva lentissima nella strada innevata e non era possibile superarla. Mi è sfuggito un "magari adesso slitta via e finisce fuori strada". Tempo un minuto e l'abbiamo vista sbandare e lentamente scivolare per metà dentro a un fosso. Mi sono fatto paura da solo. L'autista mi ha imposto il silenzio fino alla fine del viaggio).


Sto parlando chiaramente di quello che è successo sulla A1 e che tutti avete visto. Ora, per impiegare otto ore da Bologna a Firenze bisogna, non lo so, percorrerla a piedi magari camminando all'indietro. Invece questo ci è successo - e so bene che a molti è andata peggio. Molto peggio.
La beffa è quando ti ritrovi intrappolato ad appena 2 chilometri (2 km e 700 metri per la precisione) prima della tua uscita, Firenze Certosa. Fermi dalle 14.15, siamo ripartiti - molto faticosamente - alle 19. Nelle prime due ore di sosta sei ancora fresco, hai voglia di chiacchierare, di scherzare. Poi arriva il tramonto e assieme al sole lentamente ti spegni anche tu mentre cresce la preoccupazione "mica ci toccherà di passare qui la notte?" e i bisogni primari cominciano a farsi sentire - così ti maledici per quella banana lasciata nel frigo o per non aver fatto pipì anche l'ultimo secondo prima della partenza. (Vabbè che quello non è stato un gran problema, sono semplicemente andato dietro il camion di un ungherese e l'ho fatta. Ho tenuto fino alle 6, non ero nemmeno l'unico in piedi dalle parti del guard-rail. Sono i momenti in cui sono felice di non essere una donna).
Insomma alla fine dopo molti sforzi siamo ripartiti e quindi arrivati in teatro alle 20. Sforzi inutili perchè ad un certo punto è stato chiaro che il secondo equipaggio non sarebbe mai arrivato e di conseguenza la serata era annullata e buonanotte al secchio. (Il suddetto secondo equipaggio - una mela e due cioccolate in cinque la loro dotazione - per riuscire a fare dietro-front e tornare a Bologna ha impiegato qualcosa come 13 ore arrivando alle 5 del mattino, giusto per accennare a quelli a cui è andata peggio, appunto.*).
Il giorno dopo splendeva il sole, era passata una notte riposante da quell'incubo e tutto sembrava risolto. Le Marche, tappa del sabato sera, sembravano vicine e comodamente raggiungibili. Nient'affatto, A1 ancora bloccata e di conseguenza altre otto ore di macchina su strade minori spesso impercorribili.
Ma siamo arrivati in tempo, non so come, tutti e otto.
Svuotati, stanchi, incazzati, nervosi, affamati. Con le facce brutte da piegare forzatamente al sorriso, chè questo ci tocca.

Ah, l'ungherese, il camionista, parlava un po' di francese. Ci ha detto che arrivava dalla Danimarca e che aveva trovato neve dappertutto, ma che solo da noi succedeva tutto questo.
C'è da sorprendersi?

(*): Giò, so che mi leggi. Credo siano i numeri giusti, altrimenti correggimi.

 
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