Creato da: je_est_un_autre il 04/11/2008
Date la colpa alla mia insonnia

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Messaggi di Ottobre 2016

 

Lasciami qui/2

Post n°284 pubblicato il 26 Ottobre 2016 da je_est_un_autre

Ci ho pensato su due giorni.
Di solito avrei risolto la questione in trenta secondi mandando al diavolo Gaddi e rifiutando l’offerta. Cosa mi trattenga, cosa mi fa esitare non so. Carina è carina, anche se poi si sa che le foto su quegli accidenti di social tradiscono, visto che la gente mette sempre e solo quelle dove si è venuti meglio di come si è; ma non è solo questo e non so cosa sia.
Ora, io mi sono dato delle regole, e da quando il mio collega mi ha fatto vedere quella foto non riesco più a seguirle. Vorrei non pensarci e invece la mia testa finisce sempre lì. Gaddi sembra che lo sappia, mi guarda mentre lavoriamo e non dice niente, sorride sornione. Maledetto.

- Stronzo di un Gaddi. Ci vado.
- Grande, grande, grande! Io lo sapevo, lo sapevo. Anzi, l’hai fatta aspettare anche troppo: lo sai o no che non si fanno aspettare le signore? Vedrai che non te ne pentirai.
- Lo spero.
- E metti da parte quell’aria da gatto sotto l’armadio. Fatti una bella serata allegra, eh? Racconta delle cose divertenti, falla ridere, le donne si conquistano così.
- Allora sono fottuto.
- Ahah! Lo vedi che riesci sempre a farmi ridere? sei già sulla buona strada. Oh, poi mi devi raccontare com’è andata!
- Non ci contare.
- Ah, no, ci tengo! Ou, ricordati che quando arrivi lì sei tu che ti devi far riconoscere, tu hai visto la sua foto, lei no. Fatti onore, tomber de fam!

- Sè, vabbè.

Arrivo con la macchina all’Ultima Spiaggia, faccio un paio di passaggi avanti e indietro prima di trovare parcheggio, anche per farmi un’idea di cosa mi aspetta. Il locale non sembra affollato come me lo ricordavo. Sarà l’orario. Meno male. Parcheggio, m’incammino, entro.
Non c’è molta gente. Due o tre camerieri che ciondolano in giro, pochi tavoli occupati, musica bassa. Il locale lo trovo migliorato.
Faccio un passo verso la sala, e la vedo. Occupa un tavolo vicino all’ingresso, ma lei non guarda nella mia direzione. Posso vederle il profilo. Dà un’occhiata al menu, poi alza la testa, forse si volta verso di me; senza quasi accorgermene faccio un passo di lato e distolgo lo sguardo. Quando torno con gli occhi su di lei, sta guardando il cellulare. Ha l’aria concentrata, posso guardarla indisturbato.
Lei è.
E’, bellissima. Bellissima. I riccioli neri. Il naso perfetto, forse appena lungo. Gli occhi scuri, mi sembra di vederli brillare fino a qui. Sono paralizzato. Assaggio un guizzo alle viscere. Onde formicolanti che si allargano sulle pareti del mio stomaco.
La guardo ancora. Sta di nuovo per alzare il viso nella mia direzione.
Dovrei andare verso di lei, e invece.
E’ lì che succede. Una sensazione che conosco bene. Io che mi vedo da fuori. Dall’alto. Di fianco. Io. Come sono. Cosa sono. Poi una voce dentro che riconosco, la mia. Chiusa all’esterno. Chiusa a tutto. Sono senza scampo.
Mi giro, ed esco dal locale.
Fuori, solo rumori di traffico.


(continua)



 

 
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Lasciami qui/1

Post n°283 pubblicato il 22 Ottobre 2016 da je_est_un_autre

Il mio capo, quando fa le battute o peggio ancora quando racconta le barzellette, è l'unico che ride. Cioè, qualcuno ride, lì attorno, ma finge, perchè son barzellette che non piacciono a  nessuno.
Io infatti non rido. Beh, sì, lo ammetto, una volta ci ho provato e ho riso per finta; solo che poi sono stato male tutta la sera. Così ho deciso che non avrei mai più riso alle battute del capo. Del resto non mi riesce difficile, io rido pochissimo. Tra l'altro non ho neanche dei bei denti e non ridere è un buon mezzo per tenerli nascosti.
C'è il mio collega Gaddi che non gli va giù, 'sta cosa, dice che secondo lui sono sbagliato e si è messo in testa che devo cambiare. Oggi me ne ha giocata una:
- Senti, allegrone! Indovina un po'? Ho conosciuto una su fb.
- Beh, almeno ci sei per qualcosa. Sempre lì sopra, stai.
- E' solo un mezzo. Ed è anche un mezzo piuttosto fico, sappilo. Dovresti starci anche tu. Oltre a uscire di casa, socializzare, stare sui social. Sei out, se non sei sui social.
- Hai finito le medie da trent'anni, perchè parli in questo modo?
- Lo vedi che se vuoi sei simpatico, allegrone? Beh, ti dicevo di quella tipa. Pensavo di invitarla a un ape, ma ho capito che non ne voleva mezza. Però, sai una roba? Mi ha ricordato te.
- Dovresti cercarle più carine.
- Ma lo vedi che mi fai ridere? Intendevo come è fatta, come persona, capito? A parte che lei è su fb e tu no, siete uguali. Pensa tu: la sera non esce e sta in casa a leggere dei libri! E' pazzesco o no? Beh, ti dirò una cosa: secondo me se la conosci ti piace.
- Ma siccome non la conoscerò visto che su fb non ci sono e non ci sarò mai, la questione non si pone.
- Eh, ma tu hai fatto i conti senza l'oste, che in questo caso son poi io. Le ho chiesto se le andava di uscire con un mio amico che ha i gusti uguali uguali a lei, e ha detto di sì!
- Spero di aver capito male.
- Hai capito benissimo, allegrone! Ti va L'Ultima Spiaggia, come luogo dell'appuntamento?
- L'Ultima Spiaggia? Quel posto con la musica orrenda a tutto volume, con la gente che urla senza motivo, accalcata e sudaticcia?
- Quello. Ma lo descrivi male. E' un posto strafico.
- Ma perchè non badi ai casi tuoi? Non ci sarà nessun  appuntamento.
- Dai, su! Comunque non  c'è fretta. Tu pensaci con calma e quando avrai concepito la tua risposta affermativa devi solo dirmelo...penso a tutto io. L'Ultima Spiaggia non scappa, e neanche la tipa. Ho capito che le andrebbe, di farsi un'uscita così, c'ho l'occhio clinico, io. Ah, a proposito...dai un'occhiata al mio smart, ho la foto del suo profilo su fb...eh? Che cosa mi dici? carina, vero? Ehi, e prova a sorridere, sei un uomo fortunato, c'hai qua Gaddi che pensa a te!
- Ma porca miseria. ...Dai, rimettiamoci al lavoro, c'è il barzellettiere che ci guarda male.
- Ok, però pensaci, allegrone. Guarda che ti faccio svoltare, ti faccio.
- ...

(continua)

 
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La crema della crema

Post n°282 pubblicato il 16 Ottobre 2016 da je_est_un_autre

(Elaborato n.2, o della cattiveria. Che si capisce benissimo quanto cattivo posso essere io)

 

Catapultati dentro una enorme cisterna calda di crema spalmabile alla nocciola, si nuota o si va a fondo? Le pale d'acciaio che tengono in perpetua agitazione il composto cioccolatoso mandano giù lo sventurato, oppure gli danno un appiglio?
Lo verificheremo, del resto è uno di quei casi in cui non è proprio possibile fare una prova. Basterà una spintarella, una mano amichevole sulla tua spalla: non  potrai negarmela. Chissà come te la caverai. Diciamo che sarà buona la prima. Mi sento fiducioso. Emozionato e fiducioso.

Tuffo nel vasetto  il mio consueto biscotto del mattino, un frollino punteggiato di granelli di zucchero. E' la mia colazione: un biscotto tuffato in questa sublime delizia preparata nella nostra azienda.

Oh, che gioia, Grand'Uomo! hai scelto proprio noi, la nostra piccola aziendina, per una visita ufficiale!
La nostra crema, il nostro vero orgoglio, tu verrai ad omaggiarla! e lasciamo stare che distrattamente e superficialmente qualcuno si ostina a chiamarla "nutella". Anche se, detto tra noi: quando succede, mi viene voglia di colpire il blasfemo con un frullatore.

Mi vengono in mente certe immagini: io e te insieme da bambini, vicini di banco alle elementari, poi ancora alle medie e alle superiori. Sempre vicino a me. Troppo vicino a me, Pocucci. Tu sempre con quel sorriso simile a un ghigno. C'erano le foto, e io ne ho ancora di quelle foto, in giro, sai?

Giro e rigiro il mio frollino nel vasetto. Lo pesco e lo ributto. E' docile, il mio frollino.
Lo metto in bocca, ammorbidito dalla mia santa crema. Un croc attutito e dolce, vorrei che non finisse mai.

Sai cosa? E' che tu non ti lavi, presidente Pocucci.
Sei sempre in televisione e la televisione non fa odore. La gente non lo sa, che non puoi soffrire il sapone.
Io sì, che lo so. Lo so da quarant'anni.
Ecco. Se riesci a non fare croc, stritolato dalle pale che muovono la nostra golosissima crema spalmabile, ecco, poi lo vediamo, se stavolta non ti fai una doccia.

 
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We're a happy family

Post n°281 pubblicato il 10 Ottobre 2016 da je_est_un_autre

 

(Il primo esercizio, al corso di scrittura creativa, è riscrivere un dialogo dato - una litigata tra marito e moglie - sotto forma di monologo interiore, o insomma in prima persona. Una roba complicatissima, per me. Però mi diverte provarci. Ecco qui)

 

Dopo novanta minuti di corsa su un campo di calcio, l’arbitro Maresca sembra freschissimo.
Chissà come fa. La sua figura, vibrante di maschio temperamento con quel braccio alzato a sventolare il cartellino rosso in faccia a capitan Gastaldello, riempie tutta la prima pagina del Carlino Sport.
No, arbitro Maresca. Non riuscirai a rovinarmi la lettura del giornale domenicale, qui sul divano, di domenica mattina.
Sento un improvviso bisogno di un editoriale solidale e consolatorio, o anche di un corsivetto che te ne dica quattro. O forse ancora di un cognachino, ma in effetti è troppo presto.
Sto per voltare pagina, entra Moglie.
Anche lei vibrante, come Maresca. Ma di solenne incazzatura. Certamente ce l’avrà con mia Madre.
Ascolto. Sì, ce l’ha con Madre.
No, Moglie, te ne prego, non posso reggere l’attacco concentrico di un assalto domestico e di un arbitraggio infame.

Moglie parla, Moglie rivendica, Moglie protesta, Moglie lamenta, Moglie urla.

Moglie forse esagera.
Possibile mai? Davvero Madre ha rovistato nei nostri cassetti? Mi sembra incredibile. O forse no. Penso. In effetti. Forse è, in qualche modo, appena credibile. Sono confuso.
Dice che ha le prove. Ho quasi un involontario moto di ammirazione per la stratega che è Moglie: il filo da cucire appiccicato con lo scotch tra due cassetti a me non sarebbe mai venuto in mente.

Balbetto qualche possibile spiegazione dell’accaduto. Madre è un’ossessiva dell’igiene, avrà pulito i cassetti, i bordini di ogni cassettino. E’ minuziosa con le pulizie, Madre.
No, Moglie, non puoi dirmi che non verrai con me da Madre, oggi.
Non mi sente. Solo urli su urli.
Come faccio a spegnere Moglie?
Con Maresca posso sempre chiudere il giornale, ma come faccio a chiudere Moglie?
Moglie, fermati, ti prego. No, non posso andare da solo con Figlia, che scuse accampo? Moglie alza i decibel. La mia voce è un filo, la prego di non urlare, potrebbe sentire Figlia.

Infatti. Entra Figlia.
Figlia si chiama Erica. Io avrei voluto chiamarla Erika, col kappa. Dopo una serie di discussioni Moglie ebbe la meglio e così ecco qui Erica. Devo ammettere che le si addice. Ha lo stesso eloquio e la stessa gamma espressiva di un sempreverde.
Figlia chiede con un cenno cosa succede. Moglie ridiventa tutta miele e le preannuncia il viaggio da sola con papà. Figlia mi guarda senza espressione, risponde con un cenno molto simile al primo ed esce.
Moglie fa svanire lentamente il suo sorriso e dedica un’ultima parola alla mirabile dolcezza di Figlia.
Poi si congeda con un mugugno ed esce.
La polvere torna a posarsi attorno a me, l’aria diventa più trasparente.
Guardo il giornale, sempre la prima pagina. L’immagine si confonde. Forse la nebbia deve ancora diradarsi.
Che succede?
Non c’è più Maresca.
Ci sono io in prima pagina, perfettamente fonato, impettito e volitivo, che mostro al mondo un inequivocabile, orgoglioso e scintillante cartellino rosso.


 
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Piacevolezze dei viaggi in treno durante l'autunno

Post n°280 pubblicato il 02 Ottobre 2016 da je_est_un_autre

Io, se mi succede di dover andare a fare un provino lontano da casa, lo faccio solo nei giorni in cui Trenitalia decide di scioperare. E' così, ho fiuto.
Cinque ore fermo alla stazione di Mestre mi hanno dato modo di rispolverare imprecazioni che non  ricordavo nemmeno più di conoscere, con una una sensazione di disagio crescente ogni volta che il tabellone elettronico presentava come partenti dei treni che poi risultavano CANCELLATI (così, un po' urlato) due minuti prima dell'ora fatale.
(Quel disagio poi s'è manifestato in un modo che conosco bene, ovvero: io sudo molto, ed è per questo che parto sempre con lo zainetto pieno di magliette pronte alla bisogna. Venerdì ne avevo solo due: "eh, ormai l'estate è finita, figurati un po'". Infatti a metà mattina le avevo già consumate tutte e due. Così sono entrato in un negozio di cineserie, di quelli che vendono di tutto. La commessa voleva per forza vendermi una maglietta con su scritto AMO VENEZIA.
"No no, bianca, o comunque senza scritte, la prego".
"Ecco, vieni qui, dietlo ultimo scafale folse, ecco qui!"
"Sì, ma queste sono tutte triplaXL"
"Aspetta, adesso celco...qui, ecco, M, buona pel te, M"
"Non sarà piccola?"
"No, buona pel te, M"
Infatti. Quando l'ho potuta provare, indossandola non senza un certo sforzo, mi sono trovato con su una maglietta che sarebbe andata bene per Cicciobello, o magari per Arturo).
Insomma con la mia microtshirt sono arrivato un po' avventurosamente a Trieste, solamente tre ore dopo l'appuntamento previsto. Per fortuna sono stati gentili e comprensivi e mi hanno visionato lo stesso.
Tornato con un treno a Mestre, era notte. Treni finiti.
Ormai le imprecazioni mi uscivano direttamente in aramaico.
Ho dormito in un albergo (molto pulito e tranquillo) gestito da un cinese anche quello, nella famigeratissima zona della stazione di Mestre, dopo aver mangiato nella pizzeria del cugino del proprietario dell'albergo: "Vai a mangiale in pizelia di mio cugino Michele, piza molto buooona".
Insomma per un provino sono stato via ventisette ore e speso una cifra spropositata.
Arturo può ben dire grazie a Trenitalia, per la sua maglietta nuova.

 
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