Creato da: je_est_un_autre il 04/11/2008
Date la colpa alla mia insonnia

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Messaggi di Aprile 2018

 

29 aprile

Post n°326 pubblicato il 29 Aprile 2018 da je_est_un_autre

C'è un'immagine struggente che accompagna oggi il ricordo di mio padre, una cosa che pur mi pare di avergli sentito raccontare e che poi avevo rimosso, e ridestata finalmente dall'oblio da una chiacchierata casuale con mia sorella.
C'è lui, bambino, alla fine della guerra. Mio nonno soldato è lontano, probabilmente in Russia (a casa non si sa con precisione, lo si spera vivo e sulla via del ritorno ma le notizie sono frammentarie e contraddittorie) a pagar caro l'infatuazione giovanile per il fascismo.
Quel bambino che era mio padre faceva un gioco ogni giorno, ispirato da sua mamma, ovvero mia nonna. Verso il tramonto usciva di casa e sul prato, verso la strada, chiamava "Papà!...Papà!..." con mia nonna a suggerire "Vedrai che così torna". Chissà quante volte ha fatto quel gioco. Finchè una sera, uscito di casa e chiamato papà come al solito, da lontano, una figura non ancora visibile rispondeva con voce allegra "Oooohhh!..." (e qui pare anche a me di sentirla, io che di mio nonno ho un ricordo così nitido). Mio padre, spaventato e sorpreso, rientrava in casa a nascondersi. Nulla è dato sapere di quelli che devono essere stati pianti e poi risate e poi abbracci, solo mio padre ripeteva "Io non l'avevo visto che da piccolissimo, quell'uomo grande e grosso per me era uno sconosciuto, c'è voluto un po'".
E' strano che oggi, tanti anni dopo che non c'è più nemmeno lui, ripensi a mio padre come un bambino. Ma forse è l'immagine più giusta.
La mitezza e l'ingenuità lo hanno contraddistinto fino alla fine. Era così poco moderno, in questo. E se ne sentirebbe tanto il bisogno, di qualità così poco alla moda.
Oggi ho avuto un pensiero buono. E glielo devo.

 
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A casa!

Post n°325 pubblicato il 24 Aprile 2018 da je_est_un_autre
Foto di je_est_un_autre

Eccolo qui. Incazzato, stizzoso, affamatissimo, è sempre lui.
Seguirà un Dialogo Impossibile su gabbie foderate di carta di giornale, odori di ambulatori veterinari, minestrucce insipide e così via.

 
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Oggi

Post n°324 pubblicato il 21 Aprile 2018 da je_est_un_autre

Questo post è solo una speranza. Un soffio.

Oggi operano Arturo. Quella che doveva essere poco di più che una visita di controllo per il suo solito problema si è rivelato quasi una sentenza.
Chi mi segue qui sa bene quanto sia affezionato a questo gatto. Si può volere così bene a un gatto tignoso se mai ce n'è uno, incapace di prendere due carezze in fila senza piantarti gli artigli addosso? Sì, si può.

Oggi, non mi resta che sperare.

 
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Spettri

Post n°323 pubblicato il 15 Aprile 2018 da je_est_un_autre

Sto (ri)leggendo Ibsen. Il grande scandinavo se ne sta appoggiato, con le sue incredibili basette, su due comodini di due case, così, ovunque mi trovi, lui è lì che mi aspetta. Quando mi prende di leggere con questa ostinazione un autore mi dico che qualcosa deve pur capitare. Non credo interpretare uno dei suoi drammi (magari, ma tutto si profila davanti a me tranne questa eventualità, e sì che mi piacerebbe, anche se non ho proprio una faccia da Ibsen, io, troppo italiano, addirittura troppo emiliano, quelle atmosfere raggelanti da fiordo mi sa che non mi si addicono a livello attoriale ed è un peccato, anche se non si sa mai) ma chissà, forse potrei proporlo in uno dei miei corsi. Certo non sarebbe semplice far passare l'idea che proprio io mi metta a fare un lavoro su Ibsen, visto che sono quello che sempre e per forza deve far fare lavori comici, ma questa cosa - iniziata anche per colpa mia - se reiterata così tanto negli anni può diventare una condanna, e un po' si cambia, no? Che poi appunto, ci ho messo anche del mio facendo del norvegese una pietra di paragone del teatro serio, drammatico, solenne e conseguentemente prendendolo un po' in giro: "Ehi, ma come la dici? un po' di leggerezza ragazzi: questo è Neil Simon, mica Ibsen!" oppure "Che è 'sta faccia da funerale, stiamo facendo Molière, non Ibsen!". Vabbè, diciamo che sarà ora di ribaltare la frase. Rinnovarsi è lecito, anzi doveroso.
Insomma gli allievi sono avvertiti, l'anno prossimo si fa Ibsen.
Che poi lo voglio vedere quello sventurato che dovrà pronunciare quella terribile battuta di Osvald, un vero incubo per gli attori: "Mamma, il sole...dammelo, dammi il sole...".

aiuto.

 
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I Dialoghi Impossibili: Io & Arturo (XXIII)

Post n°322 pubblicato il 08 Aprile 2018 da je_est_un_autre
Foto di je_est_un_autre

IO: Dunque? Che ne pensi?

ARTURO: Di che?

IO: Come, di che? Di Spike. Del cane Spike. Ti piace?

ARTURO: C'è un cane da qualche parte?

IO: Non fare lo scemo. Ti piace o no?

ARTURO: Senti. Ti sembra che possa piacermi? Rifletti: esiste una possibilità su un miliardo che possa piacermi un cane? Ragiona, su.

IO: La nostra famiglia si allarga, potresti essere felice.

ARTURO: Come no. Il sogno della mia vita: imparentarmi con un cane.

IO: Lui è felicissimo, quando può stare qui da noi. La mattina corre nel parco che è una bellezza.

ARTURO: L'ho visto. Lui e la sua orribile lingua di fuori.

IO: E dovresti vederlo su da me, come gioca coi tappeti, i cuscini, le ciabatte, come salta sul divano. Si vede proprio, che sta bene.

ARTURO: Non ho mai visto nessuno così felice di farsi radere al suolo la casa.

IO: Certo fa un bel po' di casino. Quando beve, ad esempio: acqua dappertutto.

ARTURO: Bere. Una faccenda maledettamente complicata, se si è cani.

IO: Comunque. Volevo dirti che sei sempre il caro vecchio Arthur. Non pensare che ti sto trascurando.

ARTURO: Non mi trascuri. Ma se proprio vuoi fare qualche cosa per me, cambiami la dieta almeno per qualche giorno. Mangiare solo bocconcini gastrointestinal tutti i giorni da un anno non è esattamente una cosa che ti colora la vita. Cosa dai a Coso?

IO: A Spike? Crocchette. Ma le ultime non  gli piacevano e ho dovuto mescolarle con un po' di ragù.

(pausa)

ARTURO: E io chi sono? Il figlio della serva?

IO: Ok. Capito. Vado.

ARTURO: "Il caro vecchio Arthur". Santapace.

 

 

 
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