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Quadretti

Post n°336 pubblicato il 22 Luglio 2018 da je_est_un_autre

Io c'ho avuto una bella fortuna: fin da piccolo mi hanno abituato ad andar per mostre, musei eccetera. Un po' mi ci portavano i miei - senza preparazione ma curiosi per le cose d'arte - ma forse ancor di più quando facevo le vacanze con gli zii, entrambi insegnanti di educazione artistica e pure un po' pittori. Insomma l'humus era quello.
Certo, questo non è servito a far di me un intenditore, tutt'altro. Diciamo che mi faccio bastare la sensazione di appagamento e di benessere che provo in un posto pieno di opere d'arte. Naturalmente, sarà che il nostro Paese è stato "la culla del Rinascimento"  - formulina comoda e abusata che riempie di tristezza a constatare quello che siamo riusciti a diventare - è soprattutto l'arte tra Quattrocento e Cinquecento quella che mi colpisce di più. E poi, soprattutto, è bella perchè sembra che non ci sia molto da capire: una Madonna è una Madonna, un Angelo è un Angelo, un'Annunciazione è un'Annunciazione. (Poi non è sempre esattamente così, è ovvio, ma scusate se uso l'accetta per un argomento che meriterebbe un delicato cesello).
Altro discorso va fatto con l'arte moderna. Per dire, l'altro giorno ero alla Guggenheim di Venezia per l'augusto genetliaco della Mother, gliel'avevamo promesso da un anno.
Mi aspettavo di trovare qualcosa di poco commestibile, e invece mi sono sorpreso. L'ho trovata bella. Sto facendo dei passi avanti, mi son detto.
Mi è piaciuto quasi tutto. Kandinskij, per dire. Quel Kandinskij la sapeva lunga, davvero. Non c'è un colore fuori posto, una linea di più o di meno, c'è invece una precisione, una perfezione da lasciare a bocca aperta.
O Max Ernst, che ti inventa dei mondi che non ci sono. O Magritte. Insomma, bello, proprio.
Poi c'è un'ala della collezione che non è proprio il Guggenheim ma ha un altro nome (meglio cautelarsi, avranno pensato) e abbiamo visto anche quella. Cosa fai? Sei lì e non entri? Siamo entrati.
Lì dentro ci sono delle opere di artisti meno noti, forse anche più sperimentatori, un po' estremi. Le reazioni sono diverse. C'era una comitiva di giovani giapponesi ad esempio che sembrava felicissima di bombardarsi di selfie davanti a quattro piastrelle smaltate di bianco lucidissimo, o davanti a tele che dentro a un fondo di un certo colore hanno un quadro più piccolo ma di colore diverso. Ce n'è una serie, di quei quadri lì. Ma tutto sommato li ho trovati innocui. Quello che non mi è sembrato del tutto innocuo (o forse dovrei dire innocente) è stato un altro quadro che mi ha molto colpito. Si intitola Rose (nel senso della rosa, il fiore, ed è un titolo rassicurante in mezzo a tanti "Concetto spaziale 2,3" o, chessò "S/Z1") ed è un bel quadrone grande così.
Bianco, pieno solo di esili righine a quadrettini che lo rendono un po' una griglia. E basta. A me ha fatto venire in mente i quaderni a quadretti su cui Suor Giuliana ci faceva disegnare le aste, all'asilo, per educare le nostre mani incerte.
Voi direte: e perchè ti ha colpito così tanto? Ebbene, perchè lì, unico caso in tutta l'ala del Guggenheim che non è il Guggenheim, hanno pensato bene di metterci una spiegazione, di fianco al quadro, una specie di piccolo apparato critico. Ho pensato: oh, bene, mi ci voleva, l'hanno messo proprio per quelli come me. Solo che.
Quindici righe scritte in cui mi dicono che lì dentro, in quella tela a scacchi, c'è lo "splendore e la bellezza della rosa" (cito a memoria), e che è chiaro il "richiamo al mondo biologico" e alla "spiritualità della natura".
Diobuono. Io ci provo, a vedere tutte quelle robe lì. Ho provato a vedere in mezzo ai quadretti se si vedeva almeno l'ombra di un petalo, ho anche annusato la tela per sentire se sapeva di rosa. Niente.
No, vabbè. So che l'arte moderna è nel concetto, è nel pensiero che sta dietro un'opera. So che non è più la pennellata virtuosistica quello che conta. La bellezza ha cambiato aspetto. Forse anzi la bellezza non c'entra più niente. Però, detto questo, fatico a mettere da parte la vaga sensazione che mi si stia prendendo per i fondelli.
Ma di sicuro sono io che sbaglio.
Comunque prima della prossima mostra d'arte moderna mi prescrivo un Piero della Francesca e un Parmigianino. E anche un Prosecco.
Che devo rifarmi un po' la bocca.

 
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