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Quel tempo, a Trieste

Post n°480 pubblicato il 24 Ottobre 2021 da je_est_un_autre

Si è parlato tanto di Trieste, in questi giorni, per via dei noti fatti. Io, qualunque cosa succeda in quella bella e malinconica città, quando se ne parla, ripenso all'anno che ci passai. Purtroppo non nel centro cittadino, ma un po' fuori, in una caserma inutile, lontana da tutto.
La sera a volte, quando potevamo, quando non montavamo di guardia, raggiungevamo la città. Arrivavamo noi e Trieste si svuotava, avevamo in mente solo le ragazze ma nel momento in cui mettevamo piede in centro le ragazze sparivano, si tappavano in casa probabilmente, o se ne andavano chissà dove, al sicuro, lontane dalla nostra portata.
Un po' delusi, un po' soli, ci accontentavamo di andare a mangiare qualcosa. Ricordo che andavamo spesso in un posto che si chiamava Risoteca, dove il riso, appunto, veniva servito nelle preparazioni più diverse. Chissà perchè ci piaceva tanto quel posto: forse perchè era la cosa più distante dalle tristezze della mensa soldatesca. Il locale era gestito da una signora dall'aria elegante. Ogni volta che sceglievamo un piatto, e lì i piatti avevano tutti nomi indecifrabili che ora non ricordo più, chiamavamo la signora e chiedevamo: e questo riso, com'è? Lei diventata pensosa per un attimo e poi sorridendo rispondeva: molto delicato. Era la sua immancabile risposta: molto delicato. Era buono, quel riso. E del resto, probabilmente noi proprio di quello avevamo bisogno, di qualcosa di delicato.
Comunque è una bella città, Trieste. Ricordo un giorno, in Piazza dell'Unità, mi sembra fosse domenica, una domenica piena di sole, pensai: dovrò tornarci quando sarà finito questo anno assurdo, mi sa che ne vale la pena.
Quando le acque si saranno calmate, ci voglio tornare.

 
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