Tipo quando, neodiplomato alla scuola di teatro, alle prese col mio primo vero lavoro semiprofessionistico (uno Shakespeare poco frequentato), mi ritrovai a fare, durante le prove e assieme ai miei compagni e altri valenti attori, il "gioco dei ciechi" (un esercizio sulla fiducia consistente nel camminare ad occhi chiusi lasciandosi guidare dal partner con piccoli colpetti sulle spalle).
Mi fu affiancato un attore già pieno di esperienza, in questi anni giunto a un buon grado di notorietà (esclusivamente teatrale), un giovane generoso e pieno di talento.
Io ero la guida, lui il cieco.
Non so perchè - forse per la confusione di quella sala piena di ciechi ipercinetici e di guide incerte - ma ad un certo punto il mio cieco non sentì il mio comando.
Fu un attimo, stava già per schiantarsi contro un muro. Vedendomela e vedendogliela brutta non trovai di meglio che urlare "Occio!" (occhio!) che nel nostro idioma locale richiama subito l'attenzione.
Niente, si schiantò.
Si ruppe l'arcata sopraccigliare con copioso sanguinamento, ma fu così gentile da non prendersela troppo (l'ho detto che era generoso).
Disse solo:
- Perchè non mi hai fermato?
- Ci ho provato, ti ho detto "Occio".
- E tu dici "Occio" a un cieco?
In effetti.
Ecco come sono, io. Uno che dice "Occio" a un cieco.
A proposito di fiducia.
Inviato da: bluaquilegia
il 18/09/2024 alle 10:01
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il 13/09/2024 alle 18:23
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il 13/09/2024 alle 17:36
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il 12/09/2024 alle 09:15