ARTURO: Hai visto che tramonto?
IO: Bello, sì.
ARTURO: Con questi riflessi infuocati. Una meraviglia.
IO: Mi sorprendi sempre quando sei così lirico.
ARTURO: E sarebbe bellissimo stare qui a veder calare il sole dietro quei pini e quelle querce, se solo...
IO: Se solo? Se solo cosa?
ARTURO: Se solo non avessi stravolto la mia serra, tagliandole via il tettuccio su cui amavo appollaiarmi e lasciando come copertura solo un telo semisfondato dentro al quale mi sento come un pesce nella rete. E quel che è peggio, appunto, è che da là dentro mi sono precluse tutte le meraviglie della natura.
IO: Ma santapace. Sono stato costretto, era tutta deteriorata. E la colpa è anche tua. Sei stato tu a sfondare la serra, a forza di saltarci sopra. Te l'avevo detto di star lontano dalla serra. L'avevo detto a te, a Merda e a Culo (*).
ARTURO: Anche Merda è parecchio deteriorato. A giocare agli esploratori in mezzo alle piante eravamo rimasti da tempo solo io e Culo.
IO: Per me rimangono indistinguibili, anche se uno è vecchio e malato e l'altro è così in forma da sconfinare fin qui.
ARTURO: Ci piace giocare a fare i portatori d'alta quota.
IO: Tra una felce e un geranio?
ARTURO: Manchi di fantasia, ragazzo. L'ho sempre detto, io.
IO: Te lo dico io che cosa mi manca, a me: un gatto normale.
ARTURO: Senti, se salto nuovamente su quel povero tettuccio sfondato, mi puoi raccontare com'è l'ultimo sole?
IO: Santapace.
(*): i gatti dei vicini.
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il 13/09/2024 alle 18:23
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