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E io che pensavo

Post n°307 pubblicato il 03 Settembre 2017 da je_est_un_autre

Riprendiamo con una confessione poco lusinghiera per me.

Me la son sempre tirata da lettore forte. Sbagliavo: sono una mezza calzetta.
Prendiamo i Karamazov, per dire.
I Karamazov l'ho lasciato lì a metà non una, ma due volte (la seconda volta ricominciando da capo!) e venendone sempre puntualmente sconfitto, costretto a gettare la spugna verso pagina cinquecento.
O il Don Chisciotte.
Mi sa che non ho neanche finito il primo dei due volumi. Sono stato molto ma molto più molle di qualunque mulino a vento, e così l'Hidalgo mi ha infilzato da par suo.
Adesso c'è il Guerra e Pace, lì, sul comodino, con l'orecchia a pag. 280.
Ho voluto affrontare questo corpo a corpo dopo la lettura di Resurrezione, che mi ha fatto pensare: questo Tolstoj sa il fatto suo. Solo che Guerra e Pace ha 1300 pagine. Quando vado a letto il volumone mi guarda e mi dice: sto solo aspettando il momento in cui mi dirai, hai vinto tu.

Mannaggia, e io che pensavo.

Insomma ero lì, parecchio deluso da me stesso, intento a contemplare certe vette mai raggiunte. Poi succede che un cuore gentile mi fa il regalo di farmi conoscere Colette, che io neanche sapevo che fosse una scrittrice.
Perchè se uno mi diceva "Colette" io pensavo, non so, a un'attrice del muto, a una spia della Prima guerra mondiale, a una stilista trasgressiva.
E invece no. Era una scrittrice, e scriveva da dio. Una scrittura densa di vita, un respiro pieno, pieno di natura e di immediatezza e di divertimento. E' davvero una lettura che vola.
Insomma per adesso me la gongolo lì con Colette, ma con Guerra e Pace non è ancora detta l'ultima parola.
Anche perchè all'ultima parola, in fondo, mancano solo milleeventi pagine. Roba da ridere.

 
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