Creato da: je_est_un_autre il 04/11/2008
Date la colpa alla mia insonnia

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Attitudini naturali

Post n°571 pubblicato il 22 Febbraio 2024 da je_est_un_autre

La mia assoluta perizia nelle robe pratiche oggi si è palesata in tutta la sua evidenza durante il corso antincendio.
Nella parte teorica in fondo non sono andato male: 9 risposte esatte su 10.
Ma è quando siamo passati a spegnere l'incendio (un incendio farlocchino, di un metro per un metro) che si è vista tutta la mia abilità. Eravamo una ventina e io ero uno dei primi. Ho cercato di scalare all'indietro, non visto, ma non c'è stato nulla da fare.
Quelli prima di me erano stati impeccabili, l'istruttore era entusiasta: "Ma avete fatto tutti i pompieri, prima?! Bravi!...Adesso venga, venga lei! Sì sì, lei lì dietro!". Ho smesso di cercare di mimetizzarmi alle spalle di un giovane corpulento e sono andato. L'emozione deve avermi un po' fregato nell'allacciatura del caschetto. Mi ha aiutato ad infilarlo l'esaminando prima di me: un uomo di buon cuore. Poi finalmente ho abbrancato l'estintore cercando di non guardare il pubblico, ho tolto la spoletta e ho cominciato a domare il fuoco. Per un po' devo dire che è stato l'estintore a guidare me, poi ce l'ho fatta e il fuocherello si è estinto, o forse si è suicidato per pietà. A quel punto mi sono levato, anzi strappato il caschetto di dosso, mi sono deterso il sudore e sono andato a dare la mano all'istruttore, che mi ha salutato dicendo "in bocca al lupo per tutto", non so perchè.
Questo episodio mi ha ricordato quando, a militare, mi fecero sparare col FAL e con la bomba a mano (una ridicola esercitazione da prima guerra mondiale, ma tant'è). Dovevamo correre col fucile nella sinistra e la bomba a mano a destra, poi coi denti strappare la spoletta e lanciare la bomba buttandoci a terra. Troppe cose in una volta. Ho cominciato a correre, ma quando mi sono trovato la spoletta tra i denti, il fucile mi si è messo in mezzo alle gambe e sono atterrato mentre la bomba viaggiava veloce verso il tenente che comandava l'esercitazione.
Ci crederete? quel bel tomo si mise a urlare: "CHE CAZZO FA, LANCIERE!!!?!". Rimase illeso, e intanto io pensavo: "Ma stai calmo, che cazzo urli, pensa che ti è andata bene".
Vabbè. Se dovete spegnere un incendio, o mandare qualcuno all'assalto, io ho un impegno.

 

 
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Duri allenamenti dello spirito: La telefonata alla Mother

Post n°570 pubblicato il 02 Febbraio 2024 da je_est_un_autre

IO: Pronto, mà. Senti, hai portato la macchina alla revisione? ti ho preso l'appuntamento.
LA MOTHER: Sì, ma ho pensato che voglio venderla, 'sta macchina.
IO: Ma come? Eravamo d'accordo che la tenevi. Hai fatto la revisione, hai anche pagato il bollo.
M: Sì, ma non voglio più guidare, sono vecchia.
IO: Mh. Vabbè, senti, quando vengo da te ne parliamo, ok?
M: Ma poi come faccio ad andare a fare la spesa?
IO: Appunto. Dicevi che volevi andarci a piedi. Ti avevo anche regalato un trolleyno apposta, con le ruote. Non l'hai neanche guardato, l'hai messo sopra l'armadio.
M: Non sarò mica vecchia, da usare quel zavaglio!
IO: Ecco. Infatti hai la macchina e la usi per andare a fare la spesa, adesso mi dici che la vuoi vendere...
M: Mi vergogno, è brutta, piena di buchi, con la vernice che salta via.
IO: E allora compriamone un'altra. Una macchinina usata, eh? Che costa poco. Che dici?
M: No. Sono vecchia.
IO: ...

Chissà se ci salto fuori.

 

 
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Una gita allo sportello

Post n°569 pubblicato il 21 Gennaio 2024 da je_est_un_autre

A volte i miei simili mi stupiscono. Tu pensi di averne viste tante poi arriva qualcuno che ne fa un'altra che non ti aspetti proprio.
Tipo ieri al bancomat ho visto questa coppia con un bambinetto, e cosa hanno fatto questi due? Hanno appoggiato il frugoletto (due, tre anni al massimo) sulla sbarra di ferro prospicente lo sportello, e hanno cominciato a scattargli delle fotografie, col papà tutto orgoglioso che urlava "Dai, fai l'operazione!" e il bambino presumibilmente inconsapevole che pigiava sui tastini. Poi hanno prelevato il bambino e se ne sono andati.
Insomma dicevo che ecco, non so voi, ma a me 'ste cose mi stupiscono.

 
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Che cosa vuol dire

Post n°568 pubblicato il 01 Gennaio 2024 da je_est_un_autre

Che cosa vuol dire, la gioventù! Siete pronti ad ascoltare la storia di un ultimo dell'anno ad alto rischio? E allora allacciate le cinture.

Cena alle ore 19.30.
Menù:
Petto di pollo alla piastra.
Radicchio.
Una fetta di pandoro.
Il tutto annaffiato da sidro di mele, alc. 4,5°

Poi via, davanti al computer (che non abbiamo la tv) a vedere un film di Frank Capra di quelli in rassegna su raiplay, titolo "Accadde una notte".
E cosa accade appunto, la notte? Niente, perchè non riusciamo nemmeno ad arrivare alla fine del film, e neanche al brindisi di mezzanotte, che alle undici siam già cotti.
Beata gioventù.

Però, detto per inciso, "Accadde una notte", che abbiamo finito di vederlo stamattina, è talmente bello, e Clark Gable e Claudette Colbert talmente bravi, che io alcune scene (quella dove si fingono marito e moglie davanti ai detective, ad esempio) le farei studiare obbligatoriamente nelle scuole di recitazione.

A quei tre viandanti che passano ancora di qua, anche ai silenti, auguro un buon 2024 (non esagero con gli aggettivi, di 'sti tempi un "buon" anno sarebbe oro).

 
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Andarsene così

Post n°566 pubblicato il 06 Dicembre 2023 da je_est_un_autre

Durante la funzione, la foto sulla bara mi ha ipnotizzato. L'ho guardata tutto il tempo, ascoltando con poca attenzione il prete, che ha avuto almeno il merito di usare un tono piano, non urtante. Tanto l'urto era comunque arrivato, deflagrante, inaudito, inaspettato, quattro giorni prima, con uno squillo del telefono.
Dicevo della foto. E' uno scatto in cui sembra sereno, mentre da dentro la cornice dà l'impressione di restituire il mio sguardo. Deve essere stata scattata dagli spalti dello stadio di San Siro, si vedono i gradoni e lui indossa una felpa con lo stemma rossonero e la stella. Da bambini eravamo stati milanisti e lui lo era rimasto, mentre io passavo presto a tifare la squadra della mia città.
Quasi coetanei, da bambini eravamo sempre insieme, io e mio cugino.
In un paesino di campagna, 45-50 anni fa i genitori non si curavano troppo di sapere in ogni momento dove si trovassero i figli. Questo ci dava una libertà di cui forse non eravamo consapevoli ma che vista con gli occhi di oggi sembra irripetibile.
Rimanevamo nella "fetta" (un pezzo di prato dietro la piazza) a giocare a pallone fino all'ora di cena, in qualunque stagione e soprattutto con quei clamorosi nebbioni che ora, nella pianura bolognese, non si vedono praticamente più. Oppure, come cavalieri senza paura, ci perdevamo nelle straducole di campagna ad esplorare i vecchi casali abbandonati. Oppure ancora, all'indomani di certe abbondanti nevicate, ci trovavamo con altri sotto il "monumento" a cercar di colpire a palle di neve il soldato in bronzo che celebra la prima guerra mondiale, o ad ingaggiare interminabili e innocue battaglie a pallate tra noi. Tornavamo a casa solo quando ci ricordavamo di averla, una casa, o quando qualche adulto veniva a cercarci. Rientravamo accaldati, stanchi, io spesso totalmente senza voce.
Non so se infanzie così esistono ancora. Mi sembra tutto cambiato. Ma forse è il destino di ogni generazione, rimpiangere un passato che è sempre, invariabilmente, migliore del presente.
Ci divertimmo, vero, Enrico? E' stato bello.
Ma era finito così tanto tempo fa.
Quel bambino dal caschetto biondo, dal sorriso largo, era diventato un adulto scontroso, chiuso, afasico, cupo. Le strade da adulti si separano, si sa, e così successe anche a noi. Quando a qualche riunione familiare (assai rara a dire il vero) ci trovavamo, scambiavamo poche parole, un saluto, poco più di un sorriso, non senza imbarazzo. Negli ultimi anni non so che cosa sia successo, non so che cosa abbia tenuto nascosto perchè tutto precipitasse così, in una malattia che deve essersi protratta per anni e di cui nessuno nulla sapeva, o almeno così pare; ma già da tanto, da molto prima, mi sembrava di intravvedere in lui una pulsione negativa, una voglia di allontanamento, in una scontentezza muta e scostante.
Ma c'è qualche mistero, qualcosa che non so e se lui voleva il silenzio forse - anzi sicuramente - è meglio non andare oltre, anzi è più giusto fare un passo indietro, con quel nodo alla gola che da ieri non riesco a sciogliere.
E il passo indietro ha quasi cinquant'anni, dove ci sono due bambini, due avventurieri felici, liberi, nella campagna aperta, che giocando abbracciano la vita.

 
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