Creato da: je_est_un_autre il 04/11/2008
Date la colpa alla mia insonnia

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Messaggi di Aprile 2022

 

Non so bene come succeda

Post n°505 pubblicato il 24 Aprile 2022 da je_est_un_autre

Non so bene come succeda, ma ogni tanto ti capita un allievo che puoi urlargli dietro finchè vuoi, puoi insistere, puoi spiegargli in dieci lingue che imparare a memoria le battute è importante e che, guarda un po', per farlo si deve studiare; magari gli dici anche che potrebbe registrarsi le battute e riascoltarsi, qui ci si inventa di tutto ma niente, questo NON LE IMPARA.
E capisci a un certo punto che non è più neanche una questione di studio, ma quasi organica, fisiologica, come se all'allievo in questione mancasse una valvolina nel cervello, quella che aiuta a memorizzare le parole. Ora, è vero che le persone di questo tipo sono quasi sempre mature, a volte anziane (ho avuto anche degli ottantenni nei miei corsi), ma se ne trova anche tra i più giovani, ad esempio tra i cinquantenni (ahah) o tra i più giovani ancora. Ieri, ormai sconfitto davanti all'impossibilità di far imparare alla shakesperiana balia di Giulietta le (non troppe) battute della sua scena, mi sono arreso e ho pensato di farla entrare in scena con in mano il bollettino parrocchiale che può sbirciare di quando in quando, e sul quale la nostra smemorata ha provveduto ad appiccicare le due pagine con le battute.
Mezzucci, si dirà. Ma di fronte alla vertigine di un vuoto di scena è meglio attrezzarsi con un paracadute.
A volte succede che mi chiedano: ma tu come fai? Di solito rispondo: studio. Conoscendoli, mi aspetto che qualcuno una volta o l'altra reagisca con un "oh!" di meraviglia.
In verità uno degli allenamenti migliori è stato lavorare in questi ultimi anni col mio collega E., che impara i testi al 60/70% (pigrizia, credo) e il resto è improvvisazione - e per improvvisare in libertà la memoria deve essere solidissima, per riacciuffare il testo quando è necessario. Ricordo ad esempio che una volta, durante la seconda replica di uno spettacolo, eravamo poco dopo l'inizio e improvvisamente si sbagliò e cominciò a dire delle battute che dovevano dovevano essere dette  mezz'ora dopo. Io sono stato al "gioco" ma negli occhi avevo il panico, insomma non so come dopo un po', improvvisando, siamo riusciti a ricominciare a dire il testo da dove ci eravamo fermati. Alla fine, quando si è chiuso il sipario, l'avrei strangolato. Lui mi guardò e disse, bello placido: "Dì la verità, che ti faccio divertire".
In quell'occasione ho perso un anno di vita ma ho capito delle cose; e adesso ormai mi sono abituato a un tipo di recitazione come forse si faceva solo ai tempi dell'avanspettacolo, con larga parte improvvisativa. E devo dire, che si entra in scena molto più tranquilli, anche se sembra strano.
Insomma concludendo forse è proprio questa la cosa che ti fa imparare meglio le battute: la tranquillità. E il piacere di stare in scena.
Recitare è una deriva, bisogna avere il coraggio di staccare le mani dalla riva e lasciarsi andare. E scoprire che è bellissimo.

 
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Esorcizzare

Post n°504 pubblicato il 16 Aprile 2022 da je_est_un_autre

A me sembrava una buona idea, forse non troppo originale ma insomma, un'idea discreta: organizzare uno dei miei saggi raccontando gli ultimi due anni, le chiusure e le ripartenze, dal punto di vista di chi segue i corsi di teatro, con le difficoltà che si possono immaginare.
Poi, lo sapete, è arrivato il 24 febbraio e lo spettacolo è invecchiato mille anni da un giorno all'altro. Ma noi insistiamo, un po' perchè ha un suo senso "storico" e quindi la sua forza e il suo significato non sono perduti, e forse un po' perchè ci siamo affezionati a quel testo, a quei personaggi, e a certe scene grottesche, surreali, divertenti assai (beh, almeno a noi fanno ridere: poi vedremo).
Però la cosa strana, che colpisce, è stato rendersi conto di quante volte usiamo la parola "guerra" come metafora di qualcos'altro. Mica ci avevo fatto caso, prima. Scritto, appunto, prima di quel giorno infausto, il testo è infarcito di allusioni (allora ingenue, nel senso che è d'altro che si parla) alla guerra, alle bombe, ai missili; e ogni volta che arrivano a pronunciare quelle parole, gli allievi si girano verso di me e fanno una faccia come a dire "ma devo proprio dirla, 'sta cosa?". Io - superando qualche incertezza di fondo - rispondo che sì, la devono dire, suggerisco anzi di sottolinearla, in qualche modo: un'espressione, una pausa, un movimento della testa.
Far capire che ce l'abbiamo in mente, la cosa. Eccome.
Le due ore di pausa dal mondo che sono le due ore di un corso di teatro, non sono mai, completamente, una vacanza. Meno che mai, ora.
Eppure, imparruccati, vestiti da hawaiiane, gorgheggianti, cerchiamo di esorcizzarla, quella cosa.
"FE-LI-CI-Tààà!"

 

 
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Mi sento come uno

Post n°503 pubblicato il 08 Aprile 2022 da je_est_un_autre

Mi sento come uno che dormirebbe cinquanta ore di fila. Anzi, non è che mi ci sento e basta: sono esattamente quella cosa lì: uno che, all'indomani dello spettacolo (ma c'entra qualcosa? mah) dormirebbe cinquanta ore di fila. E invece, anche potendo dormire, la mattina alle 5 mi sveglio. A volte anche prima.
E così sento tutti i rumori.
Dalle 4 e mezza comincia il merlo che emette un trillo uguale al suono di whatsapp; alle 5 e mezza sento il tipo che esce con la 500, proprio una 500 di quelle vecchie anni 60, carine, chissà dove va, è un signore in pensione, forse ha degli animali da curare, va via tutti i giorni a quell'ora; poi arriva il camion che rifornisce la coop e fa un sacco di casino, whiiirr...bonk!...whiiirr...bonk!...con quel pianale che va su e giù a scaricare i pallets.
Io mi alzo dopo un po' e mi sembra di avere trillato come un merlo, rombato come una 500, scaricato un camion. Triturato, fino a sera. E penso: come sarò fra cinque anni, fra dieci? Mioddìo, il pensiero mi terrorizza.


Se penso, ecco, com'ero da ragazzo. Che dovevo puntare la sveglia se mi volevo svegliare prima di mezzogiorno. Che smaltivo le sbornie in mezza giornata. Che non facevo in tempo a pensare: sono stanco, che già mi era passata.

Stupide nostalgie. Maledetta vecchiaia. Eccomi qua, che già brontolo come un vecchio rompicoglioni. Mi sto mettendo avanti per bene coi lavori.

 
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Questa sera

Post n°502 pubblicato il 02 Aprile 2022 da je_est_un_autre

Questa sera debutta la mia commedia, e io me la sto facendo sotto. Dalla paura soprattutto. Sì, un po' sono anche contento, ma sempre meno man mano passano le ore che mi avvicinano al Chi è di scena; e l'orgoglio e l'eccitazione lasciano spazio alla tensione.
Sono dubitoso. Com'è venuto questo lavoro? Non lo so. Ci sono troppo dentro per dirlo. Una cosa è certa: il pubblico (quel piccolo pubblico che abitualmente ci segue) resterà un po' interdetto: è ben diverso il tono rispetto ai lavori che presentiamo di solito, più allegri, pieni di gag, spensierati. Che posso farci se stavolta alla fine ne è uscito un dramma? Che posso farci se in scena vediamo due fratelli che non riescono a far la pace e se ne dicono di tutti i colori, proprio nel giorno in cui avrebbero davvero un buon motivo per abbracciarsi in silenzio?
C'erano delle cose che dovevo tirare fuori, evidentemente.
Le risate torneranno.
Vedremo.
(Non riesco a stare fermo, giuro. Mi alzo e mi siedo di continuo. Madò, arriverà mai domani?)

 
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