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Horses

Post n°103 pubblicato il 15 Settembre 2010 da je_est_un_autre

"Ma lei sa cavalcare? Badi che per questa cosa è importante"
"E' ovvio" risposi tronfio "L'equitazione è la mia più grande passione, fin da ragazzo"

Non avevo mai visto un cavallo, naturalmente: ma volevo quel lavoro.
Tutti bluffano ai provini, in una logica da morti di fame che ti fa dire: tanto non mi scelgono, e se poi mi scelgono, me la vedo io. Quando mi telefonarono per dirmi: "sei tu!" dopo un primo momento di felicità mi chiesi: e ora?
La Bavacchina abbonda di frequentatori provenienti dalla campagna, anche proprietari di cavalli. Gec è uno di questi. Doveva esserci per forza, visto che il suo trattore John Deere - che lui usa spesso alla pari di un'utilitaria anche per muoversi in paese - era parcheggiato fuori. C'era.
"Senti Gec, ho un problema così e così, puoi aiutarmi, mi dai una lezione o due?"
"Niente da fare. Ho due cavalli ma sono indiavolati. L'altro giorno uno mi ha buttato giù e mi è saltato sopra, quel bastardo. Non fa per te"
Mi sono immaginato con un cavallo di cinque quintali sulla schiena:
"Forse hai ragione. E quindi?"
"Vai al maneggio qua vicino, gli spieghi la faccenda e ti fanno provare"
Andai. Il proprietario mi accompagnò da quello che era il cavallo dei principianti assoluti:
"Questo è Pìolo. Per girare a destra fai così, a sinistra così e per fermarlo così. E' buono, monta su"
Montai e vidi che era straordinariamente facile. Pìolo doveva avere settant'anni o giù di lì, con una criniera color bianco sporco. Il proprietario aveva ragione, Pìolo era veramente tranquillo, muoveva il testone come a dire: ok, vado di qua, non tirare; oppure: ok, mi fermo, tranquillo.
Quante arie si danno, quelli che vanno a cavallo, pensavo, ahah! E' di una facilità imbarazzante!
Arrivato sul set convinto di stupire tutti con le mie abilità equestri, subito dopo il trucco mi presentarono il cavallo a me destinato, bianco, enorme:
"Questo è tuo. Si chiama Decano. Fa dressage, è un po' tosto, ma tu sai cavalcare, giusto? Monta su."
Pensai per una frazione di secondo a Pìolo, non senza nostalgia, poi la forza della disperazione mi trasformò per un attimo in una specie di Carla Fracci, alzai la gamba e montai in groppa. Da sopra avevo quasi le vertigini.
Anche il Decano muoveva il testone, ma in su e in giù come a dire: adesso ce la vediamo, pivello. Frenai la tentazione di pregare.
Il regista si avvicinò:
"Ok, andiamo col primo ciak. All''Azione!' ti lanci al galoppo e poi ti fermi da quella siepe."
Indossavo un paio di stivali con due speroni appuntiti lunghi così. All''Azione!' diedi un colpo sul costato e il Decano partì a velocità assolutamente folle. Non feci in tempo a raccomandare l'anima a Dio che fummo dalla siepe. Naturalmente non sapevo come frenare, e così diedi un forte strattone alle redini. Il Decano si fermò per poi rizzarsi sulle zampe posteriori con un lungo nitrito. Non so come riuscii a rimanere in groppa. Risistemai la feluca che aveva compiuto un quarto di giro sulla mia testa, guardai verso il regista e chiesi:
"Come sono andato?"
Lui non fece una piega. Prese in mano il megafono e urlò:
"Chiamate lo stunt!"
Dilettante, pensai. Non riconoscere a prima vista un fantino provetto.

 

 
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