Un tempo in cui si poteva respirare insieme dentro la stessa stanza.
Lei aveva il suo studio in periferia. Io passavo a volte sotto la sua finestra. Facevo una piccola deviazione, guidando, e arrivavo lì. Non mi fermavo nemmeno.
Non aveva senso, eppure lo facevo. Non speravo di incrociarla. Era come un vizio assurdo, incomprensibile. Solo a volte mi fermavo da lei. Potevano passare mesi da una volta all'altra.
Lei mi odiava per questo. Mi apriva la porta, silenziosa. Un lieve rimprovero negli occhi grandi. Durava solo un attimo.
Diceva, il mio corpo è freddo, non provo niente, nessun desiderio. Nè con te nè con nessuno: se proprio vuoi, fai da solo. Io facevo da solo. Lei mi lasciava fare. Mi dava solo un bacio su un fianco. Un bacio leggero, ad occhi chiusi, di una sensualità inconsapevole.
Nel ricordo, quell'attimo si è ingigantito, e ha assunto i contorni del mito, inscalfibile.
Lei ne riderebbe se lo sapesse. Eppure quel gesto, ora, ora che tutto è cambiato e tutto è svanito da tanto tempo, non riesco a non pensare a quell'istante se non con un senso di piena gratitudine.
E di rimpianto. Per quello che non abbiamo più.
Inviato da: je_est_un_autre
il 20/09/2024 alle 09:35
Inviato da: cassetta2
il 20/09/2024 alle 09:00
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il 19/09/2024 alle 08:02
Inviato da: bluaquilegia
il 18/09/2024 alle 10:01
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