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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

Cuor di Carogna

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Diario di una gravida

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Stagione balneare (... continuazione).

Post n°746 pubblicato il 17 Maggio 2011 da delilah79

Finalmente si entra in macchina. Lui, ligio rispetto alle regole imposta da lei, propone un casto giro in centro ed il bicchiere della staffa. Lei, che la staffa se la sente in testa, infrange le regole e, con la sola discrezione che Bacco sa regalare, fa – rudemente - intendere a James che è ora che il suo testosterone entri in circolo insieme all’alcool.
James prende una strada che Ella non ricorderà mai di aver fatto con James.
In una lotta impari tra la sua coscienza ed il coma etilico, sente dire “siamo arrivati.”.
James, romantico, l’ha portata al mare, in spiaggia. Una deliziosa baia la cui battigia è a pochi metri dalla macchina.
Ecco, appunto. Ella decide di percorrere quei pochi metri perché vuole toccare l’acqua del mare.
Fortunatamente, non è così poco lucida da non rendersi conto che l’impresa sarebbe a dir poco ardua con tacco 12.
Diciamo il vero: seppur Ella abbia da sempre questo irrefrenabile desiderio di mare e di testarne l’acqua in qualsiasi mese si trovi a percorrere la battigia, quella notte dei primi di aprile, la Sig.ina M. vuole impressionare l’immaginario di James, disegnandosi come novella Venere.
Così, tutta bardata di collant, vestito, raso e cachemire (della madre) la Signorina Mestizia, in barba al suo nome, barcolla, gaudiosa e ridente, verso le onde. La sabbia è umida e ne sente la consistenza sotto le calze. Fa nulla, pensa, “fra poco le toglierò e domani si laveranno”.
L’ebbrezza e l’oscurità sono tali da non lasciare percepire le distanze ed è così che la Sig.ina M. che voleva solo toccare le onde con le dita, a seguito di un’onda lunga (che nelle sue condizioni si sarebbe potuta tranquillamente paragonare ad uno tsunami!) si ritrova i piedi (e le calze) impantanate nella melma sabbiosa e glaciale. James la guarda esterrefatto.
A quel punto, Ella, ripresasi subito a seguito del gelo che le attanaglia le caviglie, ma non ripresasi del tutto da sedare la sua folle rappresentazione di Anita Ekberg del bacino Mediterraneo, pensa: “fatto 30, faccio 31. Sarò mio per sempre: entro in acqua fino alle ginocchia”. E così, inizia a camminare nell’acqua noncurante delle grida incredule di lui che la pregavano di fermarsi, né del gelo che oramai non sentiva più, in preda a febbre d’amore e ormone.
Accade così che Ella, presa una buca di sabbia sott’acqua, crolli miseramente nel mar Adriatico in una gelida notte di inizio Aprile.
E accade anche che, tirata giù dal peso dei vestiti e del Cachemire della madre, Ella non riesca più a rialzarsi.
E accade, infine, che Ella, sempre e comunque ubriaca, continui inconsapevole, spettatrice della tragedia, a ridere, come in preda ad una reazione psichica sintomo di patologia grave.
A tale scena, Egli, non volendo avere un cadavere da recuperare in Albania, corre in soccorso, entrando in acqua con scarpe e pantaloni e trascinando Ella fino alla battigia. A quel punto la Sig.ina M., appesantita anche dalla sabbia bagnata mescolata ai vestiti zeppi d’acqua, fa precipitare James su di sé. La scena, in un altro mese, sarebbe potuta sembrare un groviglio di sensi e passione al limitar delle onde. Tuttavia è più tristemente, il franare di due corpi vestiti (di cui uno ubriaco) intrisi di mare e sabbia, impotenti rispetto alla forza di gravità.
La Sig.ina M. non sa bene come è rientrata in macchina. Sa solo che James, ormai non più James, ma semplicemente Giovanni, non parla più.
La macchina del padre (che solo ora la Sig.ina M. comprende essere la macchina del padre) è una duna-mobile. Sul sedile posteriore si può indire una gara al più bel castello di sabbia. Il cachemire nonché i vestiti di Ella l’hanno, inoltre, ridotta ad un tasso di umidità interna tale da renderla un perfetto habitat per girini e zanzare.
Ella è nuda come una cozza, ma non per scopi goduriosi, bensì per necessità di evitare una probabilissima broncopolmonite.
La Signorina M. ricorda solo che la serata è finita alle tre di notte ad un autolavaggio 24 ore su 24, nel tentativo di riportare la macchina del padre in uno stato di decenza.
Le ultime parole di Giovanni sono state: tu sei pazza.
Il mattino dopo, nel silenzio totale del suo cellulare, la Signorina Mestizia ha la certezza che non erano le parole romantiche di un amante in adorazione della follia creatrice della sua nuova Musa.
Primi di aprile, primo bagno della stagione.

 
 
 
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