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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

Avvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore

 
 

Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

Cuor di Carogna

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Diario di una gravida

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« Master and servantBocca di Rosa »

L'incontro

Post n°221 pubblicato il 23 Febbraio 2008 da erbavoglio_70

 

Premessa:

S_carogne partecipa ad un nuovo gioco letterario, cimentandosi a comporre un racconto dal titolo e dalla lunghezza prestabiliti, che deve contenere le parole

addomesticare, gioia intensa, viso, te, sedersi a tavola, passerella, bussola, discussione, radici, tatto.

Detto questo, vi rammentiamo che Manzoni non ha mai conosciuto personalmente Renzo e Lucia, che Harry Potter non è realmente esistito, e vi facciamo notare che nessun contratto ci impone di parlare esclusivamente e sinceramente dei cazzi nostri. Ergo, non piangete, ma soprattutto non riempite la nostra casella di pvt, sia che vi muova il desiderio di avere dettagli più cruenti o quello di porgere le vostre sentite condoglianze. Stiamo bene, e solo ieri abbiamo scritto amenità, ricordate? Il racconto, d'altra parte, lo abbiamo scritto sfogliando a caso il vocabolario e scegliendo, bendate, le parole. Non sempre i sorteggi sono fortunati.


Il terrazzo era frequentato, quella sera, la calura era una fiammata dopo una giornata molle d’ozio, l'atmosfera esotica, la notte stellata bellissima, fumavamo seduti per terra dopo aver sorpreso l’affascinante padrone di casa a giocare con la cognata. Lui, poverino, non ne poteva davvero più di tutta quella noia che assediava le sue giornate sprecate tra il sedersi a tavola allo spuntar dell’alba e l’andare a letto al calar del sole. Cos’è che si disse quella sera? Un sacco di baggianate, qualcosa tipo che siamo di passaggio e che il peggio che può accaderti è sempre un po’ meno di quello che riesci a sopportare. Bugiardi. Ci sono affanni che non si possono consolare e che solo il contegno trasformerà in valore. Fu una notte strana, quella, giunta un attimo prima dell’altra che avrebbe cambiato per sempre la mia vita, poi nuovamente generata a tua immagine e somiglianza. Ho ricordi confusi di quelle ore spaventose che rimandano alla pacifica serenità di un limbo, quando ancora credevo di poter arguire dal cammino delle stelle quanto fosse vicino il giorno.

Non c’è niente che possa riesumare quella inconsapevole nottata, nessuna passerella che me la possa far varcare: sono tornata furtivamente indietro milioni di volte, costeggiando le emozioni per poterle addomesticare, ma non ogni schiavo s’inginocchia facilmente davanti alla sua cattività.

Mi sono dovuta convertire al dolore: adesso invece che di fronte gli sto di fianco, siamo diventati l’uno la costola dell’altro, un coscienzioso e ingegnoso rammendo mi ha permesso di ricucire il tuo viso che riconoscerei anche al tatto, e se proprio tu mi chiedessi dove siano finite le imperfezioni, gli orli sfilacciati o le parole perse nella nostra ultima discussione, io non saprei risponderti.

Le ho messe via, forse, per non vederle appassire insieme a quella stupida speranza di ritrovarti da qualche parte, che inevitabilmente diventa il dente su cui ogni lingua crocifissa torna incessantemente a battere.

Eppure.

Eppure capita che io e te ci si incontri ancora.

Quando la mano lavora per raddrizzare il torto ed uno spiffero si infila nel rumore confuso che il vento porta da lontano. Ed è una gioia intensa quando succede.

C’è ancora qualcosa di tuo, qui, che vorrebbe essere quel che era prima di quella notte e che diventa la bussola di un dolore che ha messo radici.

Andremo in pezzi insieme, il tuo ricordo ed io, morendo a turno: per vivere veramente bisogna vivere per qualcuno.


 
 
 
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