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Sara
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Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Addio alle armi (the end)
Post n°787 pubblicato il 03 Maggio 2015 da erbavoglio_70
E poi anche quell'aspetto del tatto, del garbo. Davvero è così importante? L'essenza della cosa non cambia, l'irreversibilità di cui sopra resterà tale, per cui il fatto che voi avreste gestito diversamente il timone poco importa. E poi, con questa mania della gentilezza, delle buone maniere, non incantate nessuno: non siete certo immuni dal peccato. Concesso: ora parliamo di amore, che invero era stato Amore, e non solo, parliamo di tempo, che era stato Tempo, e lo avete sottratto ai vivi e ai morti in nome della follia, giacché non è mai stata – lo vedete che siete folli? - vostra intenzione costruire nulla di concreto con l'altro, laddove concreto non è (ma che scuole avete fatto?!) stabilire un legame unico, eterno, senza riserve, segreti, obblighi, morale, scavando nella propria carne e nel proprio animo fino a trovare, pur conservando tutti gli odori e le immagini pregresse, l'armonia. Ed ecco che di nuovo torna il passato. Sempre lo stesso errore. È stato. Non è più. Basta. Andare avanti è l'unica possibilità. Qualcuno lungo il cammino si incontra. Non è questo un posto per le cose definitive. Ora, le storie d'amore si basano sul concetto di unicità: l'altro è in grado di suscitare in noi una determinata modalità (quella adatta al momento) di sentimenti, emozioni, sensazioni. È, in questo almeno, unico. E intorno a questa sua capacità, che dio sa quanto vorremmo appartenesse a persone più alla nostra portata, più semplici, che la vita ci ha destinato, costruiamo una storia, fatta sì delle abitudini simili a quelle della volpe, ma anche di unici modi di toccarsi di ridere di aspettarsi di cercarsi. Ora, depauperando il rapporto di tale unicità, dicendo “Non mi servi per vivere, so fare a meno di te”, il gioco di specchi e di coincidenze è distrutto. Eravamo così annoiati da concedere ad un altro essere umano di infiltrarsi nella nostra esistenza e di renderla più amena, poi sono subentrate le comode ripetizioni digesti e parole, l'impossibilità di provare ogni giorno emozioni diverse, e la appagante sensazione di essere importanti. A volte, nelle storie d'amore vere, ci si spaventa anche un po'. Perché si sperimentano abissi sconosciuti e si prova un senso di appartenenza tale che sentire l'odore del culo di un'altra persona è come tornare nel grembo materno. Accettiamo anche i difetti che ad altri non perdoneremmo. Questo, in genere, non dura per sempre. Ma quando lasciamo una persona, lo sappiamo che la stiamo uccidendo? Come simbolo, come essere in grado di emanare luce e unicità. Non la amate più, potete vivere senza di lei, eppure è la stessa persona di prima, di prima che il processo – anch'esso meraviglioso e unico - si innescasse e vi conducesse a pensare che lei è una persona che si può anche perdere di vista. Si dovrebbe aver cura di quelli che abbiamo amato, anche perché si dovrebbe ricordare che per alcuni l'amore non è convolare a giuste nozze, bensì sentirsi protetti. (Questo capita spesso quando si è avuto un rapporto difficile con la propria madre, e questo è ancor più grave quando esso tende a restare irrisolto.) E allora? Mi lasci qui ad affrontare le giornate da sola, incurante di quello che provo? Beh, io sono una bambina, ma tu sei un mostro. Per coerenza ti donerò unicità, un trattamento unico in questo commiato. Rispettando le tue volontà, non saprai come mi staccherò da te, poiché non vuoi sapere, non credi sia opportuno, non hai forse tempo, o sai già tutto o - peggio ancora -scorgi ipocrisia. Dal canto mio, qualcosa dovrò pur fare, giacché non so proprio liquidare qualcosa, figurati qualcuno, senza doveroso rito funebre, tanto più solenne quanto più profondo è stato il sentimento. Adoro le tradizioni, ad un inizio si addice una fine. La costruirò e serberò per me. Forse un giorno non sarà più così importante. D'altro canto, sapessi quanto tempo ho sprecato a sognare nei dettagli il mio abito bianco! L'errore, allora, era pensare che il bianco esistesse. Oggi quello di pensare che, una volta superatala soglia dell'indecenza, ci fosse singolarità. Eh sì: con tutto quello che sai di me, con tutto quello che hai toccato di me, non meriti vendetta – altrimenti bestemmierei sul mio stesso sangue –ma solo il dolore del distacco definitivo, quello che si riserva ai morti. Bello avere (più di) quarant'anni. Come vedi non inveisco, non ti maledico, non predico un futuro felice lontana da te. No, nulla di tutto questo. Semplicemente, mi organizzo: molte cose belle si possono ancora fare. |
Erba
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