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Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Il mondo da un oblò
Post n°30 pubblicato il 09 Agosto 2007 da erbavoglio_70
Lo ammetto: mai visto una lavatrice da vicino fino ai 26 anni. Per un paio di anni la mia biancheria ha preferito il pendolino Roma-Bari, ma poi la fuga del mio cervello dall’Italia ha determinato il definitivo taglio del cordone ombelicale. Inizialmente ho usato una lavanderia a gettoni. La prima esperienza fu terrificante. Pensavo che solo per eccessiva pignoleria si usasse suddividere la biancheria in categorie e che solo i fanatici davvero usassero a seconda del fabbisogno tutti i programmi. La scelta media mi sembrava più alternativa, più giovane: colorati a 50 gradi. Che vuoi che accada? Nessuna catastrofe ecologica, è chiaro, però estraendo dall’oblò un maglioncino adatto al mio Cicciobello conservato in cantina mi piombò addosso una netta sensazione di fallimento. Decisi che a partire da quel momento sarei stata più attenta. Innanzitutto mi procurai una lavatrice e constatai che i cicli di un elettrodomestico sono molto lunghi: vegliavo ansiosamente la lavatrice le prime volte, e quando sembrava avesse finito la fissavo impaurita: il più delle volte in effetti riprendeva con ritrovato vigore. Poi mi accorsi con stupore che alcuni indumenti dovevano essere lavati separatamente. Interpretai questo monito letteralmente e per mesi (finchè non ebbi il coraggio di confidarmi con un’amica, che restò basita a fissarmi, pensando forse che in Italia usassimo altri tessuti) lavai questi capi da soli, senza sottoporli all’umiliazione di essere lavati con altri della stessa gradazione cromatica. E’ chiaro che all’epoca spendessi molto di elettricità … Poi sono rientrata (corpo e cervello) in Italia e ho disinvoltamente lavato (separatamente) bianchi, colorati, delicati e anche borse. Ovviamente a volte qualche maglietta rossa dispettosa o qualche indomabile asciugamano blu sfuggono al mio controllo, ma niente di grave (i capi migliori li lavo a mano o casualmente vanno a finire a casa di mia madre). L’uso spasmodico della lavatrice che segue la nascita di un bambino ha fatto sì che mi sentissi ormai sicura: “sei solo un elettrodomestico, tutti i tuoi numeri non mi intimoriscono: me ne servono solo tre o quattro. E ricordati che posso sempre sostituirti con una che ha il caricamento dall’alto”. Ieri sera fissavo un vestitino troppo carino, che Altroconsumo loderebbe per il rapporto qualità prezzo, e mi chiedevo dove si imparino certe cose, se forse sono stata assente io quando la prof. di Educazione Tecnica lo ha spiegato, se invece di fare i corsi pre matrimoniali avrei dovuto seguirne uno di educazione domestica, se mia madre è stata una mamma assente, se mia figlia avrà gli stessi dubbi che ho io. Il vestitino (Promod, se volete verificare esiste e che non è folle come potrebbe sembrare) è marrone, bianco, rosa e rosso. L’etichetta dice perentoria: “lavare con colori simili”. Si accettano scommesse. |
Erba
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