S_CAROGNE

La chioccia e l'orgoglio dell'uovo

Sembrerà strano ma pare che il regresso della civiltà si misuri dalla vittoria del superfluo sul necessario.

Quindi perché non parlare dalla pessima abitudine di genitori dementi di addobbare con abiti a la page poveri innocenti di appena qualche anno?

I vestiti sono chiari sintomi di egoismo da cui, per carità, siamo tutti evidentemente affetti e poi, ad essere sinceri, anche la passione di Erba per le borse può essere opinabile. D’accordo. Però si presuppone che le inclinazioni libertine e modaiole vengano fuori in una età evolutiva più avanzata: riesce difficile capire che il fehn mondano inizi a spirare in età prescolare, no?

Ciò nonostante quella moltitudine di cozze, totani e polipi che vive nei quartieri tres chic dell’hinterland barese che non vogliamo qui citare per evitare di risultare offensivi (pfui, sarebbe sgradevole se qualcuno di questi ancestrali molluschi si collegasse da PARCHITELLO e si sentisse tirato in ballo) tende inesorabilmente ad educare sin dalla più tenera età la propria stirpe imperiale al mito dello spendaccione.

D’altronde vige la regola non detta per cui bisogna imparare a seguire la partitura fin da piccoli, non so se lo sapete.

Così la patinata chioccia barese ama sollazzarsi nei centri commerciali armata delle carte di credito del consorte per ricercare la propria felicità tra le vetrine mentre una anonima baby sitter rimorchia dietro di sé un ostaggio recalcitrante e maleducato ma, viva Dio, accessoriato di scarpe Prada e magliettina  Lacoste.

Col tempo, miei cari, ho imparato ad alzare un sopracciglio davanti a ricche ville arredate con pessimo gusto e a restare impassibile di fronte alla completa gamma cromatica delle imbecillità umane. In silenzio. Sperando. Sì. Che l’evoluzione faccia il suo corso. E che il vostro diletto pargolo, appena raggiunta l’età della ragione, si trasformi in un metallaro ricoperto di piercing e tatuaggi che ami ascoltare a tutto volume gli AC/DC, trascinando catene nella finta quiete del vostro salotto immacolato, facendovi maledire, ogni ora di più, il giorno in cui per la prima volta avete varcato la porta dell’emporio Armani.