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Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Pioggia Acida
Post n°330 pubblicato il 26 Giugno 2008 da delilah79
Notizia di qualche giorno fa arrivata da un amico di Taranto. Nichi Vendola è inondato da strazianti lettere e disegni di bambini terrorizzati dalla diossina sprigionata dalle ciminiere delle fabbriche (una su tutte l’ ILVA) della loro città. Appelli affinché possano vivere in un ambiente sano. O perché i genitori non rischino il cancro per andare a lavorare in questi posti ogni giorni…etc… Fabiola, nove anni, un esempio su tutti, scrive:” Il cielo è grigio, mi pare di vedere un lampadario spento. Ti prego, se puoi accendi la luce”. Vendola, guarda un po’, decide di farne un libro. Il titolo: Sognando Nuvole Bianche (non mi spreco in commenti sull’originalità). Dice (il Presindente), per giustificare la decisione, bisogna "imparare a guardare il mondo con gli occhi dei bambini". Penso (io)… Se mi metto a disegnare e mi spaccio per una bambina di otto anni, magari Vendola mi trova uno spazio nel suo prossimo libro. Il titolo? “Sognando strade profumate”. Oggetto? Il pisciatoio pubblico che sta diventando la mia città, Lecce. Certo, rispetto all’Ilva, mi si potrà dire che la pipì non uccide nessuno. Allora proporrei un altro titolo: Insegnami a camminare – sottotitolo “dieci regole d’oro per non temere di passeggiare in centro dopo l’una di notte” (da gravida e non) + due regole di platino per superare con nonchalance i commenti di quei soliti coglioni che riterranno sempre che, essendo tu una donna, qualcosa avrai pur sempre detto, fatto, indossato per (rischiare di) essere – al minimo – importunata. No, Lecce, non è una città impossibile da vivere, tutt’altro, ma in una società fuori rotta, non si può certo dire che La Firenze del Sud abbia adottato un comportamento diverso dalla (a-)normalità dilagante. Altra considerazione che potrebbe essere fatta è che mi sto allontanando dal tema principale della notizia dell’amico: Taranto; Ilva; Ambiente; Bambini. Potrei, allora, cercare di essere patetica tanto quanto la parole di Vendola, affermando che i bambini sono il nostro futuro, che uno ce l’ho in panza e che se miniamo le fondamenta (e, nel mio caso, prima ancora della gittata di cemento!), l’intera costruzione non potrebbe che crollare (e crollarci addosso). Tuttavia, la banalità insita nell’affermazione (al pari di quella “imparare a guardare il mondo con gli occhi dei bambini”) mi susciterebbe un rigurgito spontaneo ed io stessa, riuscendo a partorire tali perle di saggezza, penserei di potermi dare fruttuosamente alla politica. Armo, pertanto, il mio cinismo e affermo che: - Taranto non è la mia città; - non ho realtà vicine che mi riportino all’Ilva. Tranne il padre di una mia ex amica, lavoratore indefesso in quella fabbrica, ammalatosi di cancro. - Credo che l’ambiente sia già bello che fottuto, ergo, perché affannarsi in un’impresa impossibile; - Ritengo che nel libro di questi bambini non ci sia nulla di non strumentalizzato ad hoc. Pertanto, non mi lascio impietosire da ciminiere colorate e, a Fabiola, consiglio di accendere la luce da sé senza aspettare mister orecchino (o chi per lui, di qualsiasi colorazione, albero, germoglio o fiorellino di campo sia) come Messia Lucifero. E se ancora non ottiene buoni risultati, spolverare con vetril e buona volontà. Cinismo come cera nelle orecchie per non sentire più le baggianate che mi propinano quotidianamente. Perché, se c’è qualcosa di peggiore rispetto a questo mondo in reale ed evidente declino, questo qualcosa lo si trova negli orpelli inutili e vuoti fatti di parole e discorsi con cui le teste grigie ci vorrebbero spiegare la realtà nella quale noi viviamo. E ora, per rendere la nostra voce afona, hanno trovato un nuovo escamotage, il mondo, ce lo sezionano in pacchetti. Pacchetto (in-)sicurezza. Che grande stronzata! Fanno leva sulle nostre paure (lavoro, ambiente, legalità o mancanza della stessa) per farci credere in qualcosa che non esiste e che è un paradosso nella sua stessa affermazione - sicurezza - e intanto loro prendono tempo, ci placano, sfruttano la nostra saturazione e altro non riescono ad emettere se non autoreferenza di un sistema che lentamente implode su se stesso. Cinismo (finto o reale che sia) il mio, perché (pur non ancora definibile donna matura) mi sento già spossata dopo questo camminare e dinnanzi al sentiero che mi si profila. Pensiero sussurrato, è chiaro, perché non è accettabile che “i giovani” (specie poi dinnanzi all’impresa di una nuova famiglia) si arrendano. In effetti, non mi arrendo, no. Semplicemente, mi sono stancata di combattere anche per gli altri. Così, l’Ambiente diventa il mio ambiente; il Lavoro sarà il mio lavoro, i Bambini saranno i miei bambini e via dicendo. Di Domenico Basile, un altro scrittore in erba per conto di Vendola “Je men fut”! In verità, la speranza recondita di persona che non ha ancora lasciato che il suo sguardo idealista-romantico dell’esistenza venga del tutto accecato, è che l’ipocrita egoismo che manifesto porti me, come altri, a curare il mio orticello affinché poi, io curo il mio che tu curi il tuo, se ne avvantaggi il “terreno” per intero, prima che sia troppo tardi. Trentaseiesima settimana. Il caldo è micidiale. A momenti mi sembra di esplodere e, contemporaneamente, di sciogliermi. Non sopporto più questa gravidanza. Se fra 8 anni, piuttosto che chiedermi l’ovetto kinder, parteciperai alla stesura di un libro per la regione, manifestando preoccupazione e quindi consapevolezza sul tema “polveri sottili” (che fino ad allora saranno diventate spesse), sappi che dovrai dimostrare a me, tua madre, che hai padronanza della materia e che hai intenzioni serie (tipo iscriverti a dieci anni alla Columbia University) . Se, invece, così non fosse, calcolando lo zampino di gallina delle maestre e il loro ego, rischierai, solo, un giorno fuori la porta di casa. Sempre tua, madre educatrice impeccabile.
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Erba
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