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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

Cuor di Carogna

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Diario di una gravida

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 La Madonna Assunta(almeno Lei!)

Post n°368 pubblicato il 21 Agosto 2008 da delilah79

In fondo, poteva andare peggio.

Nell’unico giorno di ferie imposte, il dover essere e stare occupa lo spazio del tempo libero.

Alle undici di mattina, dopo essermi concessa una sveglia ritardata, sono già in marcia verso il mare, dai miei. Al mio arrivo la casa è magicamente vuota, silenziosa. Mi concedo un po’ di relax per orecchie e spirito in attesa del rumore che arriva, puntuale e noto, sottoforma di parentame.

Il padre, misantropo per natura, manifesta il solito nervosismo legato a questi eventi “mondani”. Predica per il ritardo degli ospiti che comporterà uno slittamento coatto del suo solito orario di pranzo e rastrella foglie di ulivo nel vano tentativo di sfogarsi.

Il fratello, arrivato nelle terre del profondo Sud per un periodo di ristoro, esprime, come di consueto, il suo radicato attaccamento agli affetti familiari chiedendo dettagli sulla condizione dei televisori di casa e dispensando ghiotti consigli su parabole e antenne. Intercala con affettuosi epiteti […] rivolti alla madre, la quale ha il grave torto di non comprendere il gergo tecnico-televisivo.

La madre stempera la tensione - che più scorrono i minuti senza l’arrivo degli ospiti, più sale, trasuda dalle pareti e si appiccica sulla pelle degli astanti -  con interventi ameni e pittoreschi, azzeccati quanto panna montata su pasta con le sarde, del tipo “Quest’estate è meno calda della precedente, non dite?”.

La sottoscritta rimpiange la sua quotidiana routine lavorativa.

Arriva la prima tornata di zii e zie ospitati. Il padre dà il benvenuto facendo notare per ben cinque volte consecutive il suo disappunto.

Si comincia a mangiare e a bere (grazie a dio!). Poco dopo ecco i cugini. Relegata con loro all’angolo (perché nonostante l’età che avanza, noi saremo sempre i piccoli che stanno vicini così chiacchierano e giocano insieme), mi creo la mia oasi di felicità tra una carosella, un pampasciune, una frisella ed un bicchiere di rosso “paesano”. Non appena il mix entra in circolo, l’udito si ovatta, non sento più le cicliche ed epocali minchiate familiari, i discorsi divengono suoni in lontananza e l’unica cosa che emerge lampante dalle ceneri di questo allegro concistoro estivo è l’ineluttabile, quanto gradito scorrere del tempo.

Le ventre chine (leggi: pance piene), si sa, ben poco hanno voglia di abbandonarsi a polemiche.

Il pomeriggio scorre con topico rimescolìo di ricordi e di aneddoti del sangue che fu e che ora è tumulato; e annoiato pettegolezzo sul sangue del sangue che ancora è.

Ore sette di sera. Si riprende la strada del ritorno. Anche questo ferragosto ce lo siamo levato davanti!

 

Citazione a margine di un momento che vale la pena segnare tra i pochi meritevoli di quest’estate.

Al mio arrivo, come già detto, la casa è vuota. Ne approfitto per coccolarmi. Mi improvviso un mini aperitivo a base di dreher ghiacciata, olive e tarallini e salgo in terrazza.

Una distesa di mare limpido balza agli occhi. Alla mia sinistra Castro e, subito dietro, Santa Cesarea. Amo quella casa, amo quell’angolo. Lo so da sempre. Le cicale non cantano già più, ne è rimasta giusto qualcuna tardiva. Il vento tra i pini; ulivi dinnanzi agli occhi tra me e l’azzurro dell’Adriatico. E penso a come sarebbe bello poter spegnere tutto. Lasciare a quell’istante una durata maggiore rispetto ad un insoddisfacente 4/4. Chiudere il resto fuori, per un po’.

Ma, un secondo dopo questo pensiero, mi rendo conto che ormai sono inquinata dall’altro mondo, quello oltre quell’angolo. La forza parassita del dovere richiama immediatamente non appena si profila al cuore l’istinto benefico di un temporaneo auto-annullamento. Perché non si riesce quasi mai a superare la soglia esistente tra il desiderare e il fare? E’ possibile che il vero piacere sia nella masochista tensione verso e non nella follia del raggiunto?

E sono ancora qui.

 
 
 
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