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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

Cuor di Carogna

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Diario di una gravida

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Walk on the wild side (la festa)

Post n°412 pubblicato il 01 Novembre 2008 da erbavoglio_70

 

Nonostante tutto (litigata furiosa al lavoro, diverbi con le maestre dei pargoli, impossibilità di recarmi dal parrucchiere, dentista, scarpe strette, commenti sarcastici di mia madre “Tu e Sara dovreste guardarvi allo specchio e rassegnarvi: non siete più delle ragazzine, anche se a sentire quello che dite non si direbbe”) riesco in ventisette minuti a rendermi presentabile. Arriviamo alla festa. Sara è tranquilla, e questo mi infonde una buona dose di ansia. Si è riempita di cerone, è vestita a lutto, ha chiesto ad un amico l'auto in prestito per evitare di appestare gli abiti con il tanfo dei suoi cani. Insomma, mi sembra di essere in compagnia della versione triste di Gina Lollobrigida, ma lei, che probabilmente ha assaggiato qualche tisana lasciata in giro da Geghe, mi prega di chiamarla Moira Orfei. Avvistiamo un tipo in giacca rossa laminata. Esclamo: “Ehi, Moira! Ma è Sergio Caputo oppure un tuo collaboratore?” E lei, visibilmente sconvolta: “Cazzo, Erba, ma è quel rincoglionito di Mister X!”; io, di rimando: “Avrà seguito i tuoi consigli e ha colorato il suo guardaroba.” Dopo aver represso il primario impulso di fuggire, anche perché dando uno sguardo più attento in giro ci rendiamo conto di essere a un party a tema, e non al raduno del Milan, fingiamo di sentirci a nostro agio e salutiamo il nostro amico, consegnandogli i regali. Sara, non appena si rende conto del grado di inutilità degli stessi, e dell'esistenza di almeno 10 colori a lei sconosciuti, minaccia di uccidermi seduta stante. Fortunatamente arriva un branco di quarantenni agghindate come per una festa in maschera e, dato il di loro incerto incedere (dovuto alla sobria scelta delle calzature), ci affrettiamo verso il bar, lasciando il festeggiato in balìa delle sue fan. “Sara, cosa bevi?” “E che cazzo ne so, sei tu l'esperta di mondanità” “Ok, va bene una caipiroska?” “Sì, va bene, anche se preferirei un Bloody Mary”. “Perfetto: mi dà per favore due caipiroske?” Segue una lunga attesa, causata dal desiderio contemporaneo degli astanti di dimenticare i loro anni, la finanziaria e la loro attuale collocazione spazio-temporale immergendosi in un cocktail. Sara ripete ossessivamente “Cazzo Erba, chiedi qualcosa, muoviti, ho sete” e così a me non resta che (maledirmi e) afferrare bicchierini di prosecco in bella mostra. Quando finalmente arrivano i nostri drink ho già scolato un buon numero di flut e Sara si è dileguata. Non tardo molto a trovarla: è l'unica che mangia avidamente tartine e panzerottini, sotto gli sguardi compassionevoli di un bel cameriere. Intravedo un po' di persone conosciute alla fine degli anni ottanta: li avevo lasciati con molti capelli e sguardi furbetti, li ritrovo avvocati con pancia e chierica. La musica è quella che è, ma non dispero. Improvvisamente il volto di Sara si contrae in una smorfia. Temo nell'ordine: una delle sue solite disgustose reazioni allergiche, l'inattesa apparizione del nostro Prof. di Italiano, una sua ispirazione per un post, la raggiunta consapevolezza che il nostro libro non sarà pubblicato, l'insorgere della sua menopausa. Afasica indica una parete. Su un mega schermo si susseguono le immagini di un video amatoriale che vede Mister X e i suoi più fidati amici esibirsi in un balletto, il tutto condito con immagini di quello che fu da bambino. Agghiacciata confesso a Sara di avere la sensazione di essere a una convention elettorale americana. Lei mi dice candida: “Cos'è una convention? Chi è l'attuale presidente degli Stati Uniti?”. Mi lancio sul bancone del bar e le prendo altro prosecco, poi mi allontano alla ricerca di un posto dove fumare in pace. Mi fermo per appoggiare la giacca e aprire la borsa. Lo faccio nel posto sbagliato: improvvisamente si accende un riflettore accanto a me. Realizzo di trovarmi ai piedi di un piccolo palco su cui ci sono un pianoforte e Mister X, visibilmente commosso. Scappo e vado ad accertarmi che Sara e la gente a lei limitrofa stiano bene. Senza doveroso preavviso Mister X inizia a cantare. Non chiedetemi cosa. Pensate ad una canzone italiana depressa qualunque. Lui l'ha eseguita per noi, con trasporto e professionalità, per carità, ma insomma: se mi avesse avvertita avrei portato anche mia madre. Trascorrono così circa due ore: gli astanti non appaiono particolarmente sorpresi (evidentemente erano stati avvertiti) e lo ascoltano senza opporre resistenza; Sara si accascia su un divano con uno sguardo vitreo che non prelude a nulla di buono; io tento di distrarla alla stregua del corpo di ballo di Domenica in. A volte le strappo anche un sorriso, soprattutto quando le dico “Scatta il post, ricorda questa frase... questa la scriviamo sicuramente.” Lei si rasserena un po' ripensando al blog, ma è ormai vittima di uno stato confusionale, per cui mi chiede anche di accompagnarla, ripetutamente, in bagno. Per evitare di abbatterla del tutto non le faccio notare le telecamere e le macchine fotografiche presenti in sala, e tanto meno le riferisco una frase udita in giro: “Domani sarà tutto documentato su Facebook”. Mi sfiora il pensiero che il desiderio di autocelebrarsi tipico di chi si sposa in pompa magna possa esternarsi anche così, organizzando, più che una festa di compleanno, un concerto. Ma forse sono solo una carogna: Mister X è innamorato, non è corrisposto, e ha bisogno di elargire un po' della sua sofferenza in giro, o semplicemente vuole che il gentil sesso sappia che è un ragazzo, diciamo, sensibile e romantico. Insomma, uno dei pochi scapoli d'oro di Bari. Sono ormai visibilmente ubriaca, e fortunatamente il festeggiato ha concesso al dj disperato di svolgere il suo lavoro: inizio a ballare come una ragazzina in mezzo ad altri nel mio stato. La Signora guarda disgustata dal suo trespolo. Regge poco, e come ai vecchi tempi mi intima con la dolcezza dello sguardo che le è propria di andare via. Accenno una protesta: “Proprio ora che iniziavo a divertirmi, dai, restiamo. L'ascolto massivo di Battisti e Mina cui mi ha sottoposta il tuo amico richiede che io disperda un po' di energie negative ballando, altrimenti per i prossimi due o tre mesi scriverò solo post tristi.” E lei, algida: “Sfogati scrivendo cosa pensi di questa serata. E non tralasciare nessun particolare.” Ora, caro Mister X, rinnovo i miei auguri per i tuoi 40 e un mese, i miei complimenti per la raffinatezza della scelta del colore, dei filmati e del repertorio melodico e ti porgo le mie scuse: sono andata via presto, e così mi sono persa la torta... va be', la vedrò su Facebook.


 
 
 
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